"O si fa Alitalia o si muore"

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kelly70
00venerdì 21 marzo 2008 15:20
Berlusconi rilancia il suo piano


PARIGI - Il direttore commerciale di Air-France KLM, Christian Boireau ha insistito oggi sull'urgenza di arrivare al più presto a un accordo con Alitalia cui il gruppo franco-olandese propone "un futuro positivo a medio termine". Boireau parlava alla convenzione delle agenzie di viaggio a Biarritz al posto del presidente Jean-Cyril Spinetta, impegnato nei negoziati per Alitalia che, ha detto Boireau, "si accinge a riprendere" Ciò che chiediamo alla compagnia italiana, ha aggiunto, è "di fare i risanamenti necessari per poterle garantire questo avvenire", ha aggiunto Boireau."Noi sappiamo ciò che possiamo fare e bisogna che questo piano sia accettato o rifiutato, ma adesso e non tra due mesi o un mese", ha aggiunto Boireau. Spinetta, ha detto Boireau, "ha passato quasi tutta la settimana e il suo ultimo weekend in Italia e si accinge a ricominciare".

BERLUSCONI: "O SI FA ALITALIA OPPURE SI MUORE"
"Ho fatto appello all'orgoglio degli imprenditori italiani che ritengono ,come me, che non possono essere colonizzati perché qui o si fa Alitalia o si muore". E' quanto ha detto Silvio Berlusconi, conversando con i cronisti uscendo da Palazzo Grazioli.

"La risposta ad Air France la darà il prossimo presidente del Consiglio e sarà un secco e un pieno no: non perché è contro la Francia ma perché contro le condizioni ricevute". Così Silvio Berlusconi, prima di partecipare al Forum con il "Messaggero" commenta l'ultimatum lanciato dalla compagnia francese.

"Poco fa ho detto che qui 'o si fa l'Alitalia o si muore'. Venendo qui, in macchina, mi è venuto in mente un altro slogan: 'Rialzati Alitalia' "."Penso ci sia la possibilità di concretizzare una cordata italiana in pochi giorni: sono assolutamente fiducioso su questo e credo anche che si possa fare con il sostegno di importanti istituti di credito". Così, lasciando la sede del Messaggero, Berlusconi commenta con i giornalisti l'indicazione che viene da Air France.

NON E' VERO CHE C'E' NO INTESA-SANPAOLO
Silvio Berlusconi nega che da Intesa San Paolo sia arrivato un no all'ipotesi di partecipare ad una cordata italiana per Alitalia. Ai cronisti infatti replica: "No, non è vero, Passera ha solo detto 'oggi non abbiamo nulla di concreto sul tavolo'. Per forza - prosegue Berlusconi - non é mai stato consentito ad altri che Air France di conoscere i conti di Alitalia".
"Banca Intesa - ha detto poi arrivando alla sede del 'Messaggero' - non ha smentito affatto il suo interesse su Alitalia. Resta sulle posizioni che aveva mesi fa, cioé è disponibile ad aiutare un gruppo che presenti un serio piano industriale". "Le banche ci sono", ha aggiunto a proposito dell'eventuale cordata italiana.

VELTRONI, BENVENUTA ALTERNATIVA MA NO TRITACARNE
Se "c'é una cordata alternativa si manifesti rapidamente anche se Banca Intesa Sanpaolo dice di non saperne nulla". Così il leader del Pd Walter Veltroni replica ai microfoni del Tg1 e del Tg3 sulla vicenda di Alitalia, invitando "ad evitare di mettere Alitalia nel tritacarne elettorale perché stiamo parlando non solo della compagnia ma di migliaia e migliaia di lavoratori di Alitalia, Malpensa, Fiumicino". "Non vorrei - ha aggiunto Veltroni - che ci sia una cordata che dopo le elezioni non c'é più" perché questo significherebbe portare "Alitalia sull'orlo del fallimento e anche di più".

ANGELETTI: AUSPICHIAMO OFFERTA ALTERNATIVA
"Auspichiamo che ci sia un'alternativa all'offerta di Air France perché migliorerebbe le condizioni di negoziazione". Lo ha sottolineato il leader dell'Uil, Luigi Angeletti, intervenendo al dibattito di 'Omnibus' su LA7. Il segretario generale della Uil - precisa una nota - ha definito "sbagliata" la gestione della trattativa: "In primo luogo nessuno ha mai saputo quali fossero le altre offerte, è stato il governo, a dirci 'questa e' la migliore". Una "offerta che - ha aggiunto Angeletti - si è rivelata peggiore di quella che ci si aspettava. Metterci davanti al 'prendere o lasciare' - ha concluso - è inaccettabile".

L. MORATTI, E' RESA INCONDIZIONATA AD AIR FRANCE
"Il Governo italiano non sta negoziando, la sua è una resa incondizionata ad Air France: così consegniamo la politica dei trasporti italiana a un'azienda straniera" dice il sindaco di Milano Letizia Moratti, intervistata sulla vicenda Alitalia da Maurizio Belpietro, all'interno della rubrica Mattino Cinque di Canale 5. Cosa ne pensa - chiede Belpietro - della cordata italiana di imprenditori che potrebbero rilevare Alitalia, ventilata da Berlusconi? "Alle condizioni attuali di Air France è assolutamente possibile - risponde Moratti - che ci siano nuovi gruppi. Leggete i giornali francesi: parlano di resa italiana!". "Svendere la politica dei trasporti di passeggeri e merci - continua il primo cittadino - è l'operazione del Governo Italiano". Secondo il sindaco, "bisogna separare Alitalia da Malpensa: nessuno vuole il fallimento della compagnia di bandiera, ma non bisogna confondere - sottolinea - Alitalia e la Sea, dove proseguono investimenti e utili. Su richiesta di Alitalia - ricorda - sono stati fatti 800 milioni di euro di investimenti su Malpensa, che cresce a una media superiore a quella europea". Secondo Moratti, "é possibile separare Alitalia e Malpensa. Non ci interessa avere all'infinito Alitalia a Malpensa, ma ci serve tempo per riconfigurare Malpensa, come ha fatto il Governo olandese quando ha venduto Klm".

Quanto tempo? "Rapido" risponde Moratti a Belpietro, sottolineando che "sarebbe importante sedersi a un tavolo, ma non siamo mai stati chiamati a un tavolo di trattative". "Vogliamo continuare a essere a servizio del paese sulle rotte più importanti, intercontinentali come Giappone, Corea, India e Cina, altrimenti i passeggeri italiani avranno un costo più elevato e le pmi non avranno la certezza della priorità e dei costi bassi del trasporto delle loro merci: così - conclude - toglieremmo competitività al sistema imprenditoriale non solo lombardo, ma italiano. Oggi a Malpensa transitano 650mila tonnellate di merci l'anno. Dopo, dovremo andare a Parigi".

www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_41015...
pcerini
00domenica 23 marzo 2008 00:17
Per quanto tempo ancora gli italiani dovrebbero pagare di tasca propria lo sfacelo dell'Alitalia? Politici e imprenditori italiani si sono mostrati incapaci di risollevarne le sorti,una massa di incompetenti,percio',ben venga una soluzione come quella di Air-France.

L'ultima volta che ho volato con Alitalia,lo scoso anno,mi ricordo che il vettore era letteralmente a pezzi,sulle ali la vernice cadeva a pezzi,i posti dell'areo maleodorati,per non parlare del ridicolissimo snack di bordo.

Una volta,invece,ho volato con un vettore di Air France e la differenza ve la lascio solo immaginare.

Sti politici hanno proprio rotto le scatole,Berlusconi in testa (accusato da di pietro di fare insider trading).
kelly70
00domenica 23 marzo 2008 00:25
La maggior parte degli imprenditori italiani seguono la legge di mercato: il prodotto più scadente al prezzo più alto che si possa spillare, tanto, se tutti fanno così, gli Italiani sono costretti ad accontentarsi dello schifo che gli propinano.

E' anche vero che gli Italiani sono dei gran zozzoni fuori dalle loro case e quindi si meritano quello che hanno... [SM=g27812]


La Madre Badessa [SM=g8799]
pcerini
00giovedì 27 marzo 2008 10:32
Da www.repubblica.it/2008/03/sezioni/economia/alitalia-17/cordata-al-palo/cordata-al-p...

"Lo Stato a quel punto si farebbe carico del lavoro sporco (licenziamenti, maxi-ammortizzatori sociali) e il compratore erediterebbe un'azienda in versione molto più light. Meno costosa, più leggera e con i conti già risanati, condizione del resto necessaria per uscire dall'amministrazione controllata. Il conto lo pagherebbero gli azionisti, i lavoratori e il paese che, com'è successo per Swiss e Sabena si ritroverebbe con una compagnia di bandiera ma di serie B. Per i compratori però sarebbe una cuccagna. E a quel punto alla porta di Ermolli - soprattutto se il centro-destra avrà vinto le elezioni - la coda di potenziali compratori sarà molto più lunga e variegata."


Avete capito la furbata? Il risanamento lo dovrebbero pagare ancora una volta gli italiani , oltre che gli azionisti (ma e' ovvio che l'azionista e' sempre lo Stato e percio' alla fine sempre gli italiani),andrebbe tutto a carico degli italiani,se dovesse passare la cordata di quel dannato, mentre se passasse l'accordo con Air France ci rimetterebbe solo la compagnia (licenziamenti,mobilita',etc,etc,) a differenza pero' che il risanamento sarebbe completamente a carico di Air France (e non degli italian),ancora una volta,se passasse la cordata del buffone sarebbero gli italiani (casse dello stato = tasse) a doversi sobbarcare il suo risanamento....sarebbe un'altro colpo di mano di quei ladroni dei politici e industriali italiani...

pcerini
00venerdì 28 marzo 2008 13:05
Altro articolo interessante: Sulla pelle del paese
da www.repubblica.it/2008/03/sezioni/economia/alitalia-17/sulla-pelle-del-paese/sulla-pelle-del-pa...

Sulla pelle
del paese


di MASSIMO GIANNINI

Il "patrimonio" più prezioso delle leadership politiche moderne è la credibilità. Sulla vicenda Alitalia Silvio Berlusconi ha risolto felicemente il problema. Non l'ha perduta: molto più semplicemente, ha dimostrato di non averla mai posseduta. Non ci sarebbe nulla di male, se questa fosse solo una carenza personale. Purtroppo è invece un'emergenza nazionale. Ancora una volta, il Cavaliere gioca la sua roulette russa sulla pelle del Paese. Era il 17 febbraio 2004, quando governava l'Italia e dichiarava all'Ansa: "Per fortuna di Alitalia c'è il signor Berlusconi che impiegherà tutto il suo talento per risanarla".

Sono passati quattro anni. E non solo allora non l'ha risanata. Ma ora sta impiegando tutto il suo "talento" per farla fallire. In un micidiale impasto di indegnità politica, di irresponsabilità economica e forse addirittura di illiceità giuridica.

Avevamo provato a prendere sul serio gli annunci del Cavaliere sulla sedicente "cordata italiana" pronta a scendere in campo per evitare la "svendita" della compagnia di bandiera ad Air France. Avevamo tentato di non irridere il presunto "tentativo patriottico" di difendere un interesse nazionale, di fronte alla prima pioggia di smentite che già dal primo giorno della sua offensiva su Alitalia, giovedì della scorsa settimana, avevano sommerso il Cavaliere.

Smentite sull'esistenza di "numerosi imprenditori italiani disposti a intervenire", sul "sicuro coinvolgimento di Banca Intesa", sulla richiesta di "un prestito-ponte al governo" per sostenere l'iniziativa. Avevamo provato a chiedere al leader del Pdl un estremo gesto di responsabilità. Nei confronti del Paese, di uno dei suoi asset industriali più blasonati, delle 18 mila persone che ci lavorano, dei mercati finanziari, degli elettori. Se esiste davvero un "cavaliere bianco" in marcia su Alitalia, il Cavaliere di Arcore ha il dovere di dire chi è, con quali soldi interviene, con quali progetti industriali risana, con quali alleanze internazionali rilancia.

A modo suo, Berlusconi ha raccolto l'invito. Mettendo in fila la più stupefacente sequela di profezie autosmentite della sua quindicennale avventura politica. Giovedì scorso aveva detto che nella cordata tricolore c'erano anche i suoi figli: "li conosco, non si tirerebbero mai indietro". L'altro ieri ci ha ripensato: "I miei figli in campo? Nemmeno per sogno". Ieri, finalmente, ha fatto i nomi: Ligresti, Benetton, Mediobanca, l'Eni.

"In questi giorni mi hanno confidato il loro interessamento", ha dichiarato alla Stampa. La pioggia di smentite si è ripetuta, persino più intensa di sette giorni fa. Nessuno dei soggetti chiamati in causa ha sul tavolo la pratica Alitalia. In serata il solito voltafaccia: "Sono solo contatti, non decisioni già assunte". Poi la rituale minaccia: "Colpa dei giornali, che intingono la penna nell'inchiostro rosso della sinistra".

La campagna del Cavaliere sull'affare Alitalia è un caso di scuola. Sta ripetendo un'operazione epistemologica nota. È la "strategia del tranello" raccontata a suo tempo da Alessandro Amadori. Lancia un segnale, affermando qualcosa o attaccando qualcuno. Ottiene una reazione, meglio se indignata e spropositata. Nega di aver affermato, o di aver voluto attaccare. Lascia l'avversario impantanato nel suo stesso eccesso di reazione. È il meccanismo della "schismogenesi", sul quale ha costruito tanta parte delle sue fortune politiche. Ha funzionato tutti questi anni, complice una sinistra non sempre consapevole di fare il suo gioco. È convinto che possa funzionare ancora.

Ma sta anche costruendo un'operazione politica nuova. L'uso strumentale della vendita ai francesi serve al Cavaliere a far scattare la trappola mortale sul centrosinistra. Da un lato, riporta in vita, per esporlo alla pubblica gogna di qui al 13 aprile, lo "scheletro che Veltroni voleva nascondere nell'armadio", cioè quello di Romano Prodi. Un boiardo dell'Iri, che oggi fa accordi sottobanco sull'Alitalia come ieri li ha fatti sulla Sme, e che col suo governo ha messo in ginocchio il Paese. Risucchiarlo nell'arena elettorale è utile a delegittimare il suo erede.

Dall'altro lato, riattiva la solita sinapsi anticomunista, per spaventare i moderati sull'esistenza del solido filo che collega Pci-Pds-Ds-Pd. Un'equazione ideologica, che ieri è servita a sfondare al centro e oggi può mobilitare gli indecisi. Rilanciarla nella campagna elettorale è utile a negare l'evoluzione identitaria che ha portato ex-comunisti ed ex-democristiani a confluire nel nuovo Partito democratico.

Ma questa volta c'è una doppia aggravante. La prima è di merito. Berlusconi continua a speculare politicamente su una vicenda che ha enormi implicazioni, economiche e finanziarie. Investe allegramente sulla rottura dell'accordo con Air France, puntando a far fallire l'unica trattativa in corso e preparandosi a scaricare sul Paese i costi del fallimento di Alitalia. Scommette al buio sui destini di un'azienda e sul futuro dei lavoratori.

Gioca a dadi con un titolo quotato in Borsa, che nell'ultima settimana ha avuto sbalzi di prezzo al rialzo e al ribasso fino del 40%. E solo oggi, con un ritardo tanto inspiegabile quanto colpevole, la Consob si premura di intervenire, e la Procura di Roma si decide ad accendere un faro. Coinvolge nella sua disinvolta partita individuale altri pezzi di capitalismo pubblico e privato, di cui da premier in pectore potrebbe diventare azionista (l'Eni) o concessore (i Benetton). E ancora una volta, con un'evidenza mai tanto lampante, si ripropone l'irrisolto vulnus democratico del conflitto di interessi.

La seconda aggravante è di metodo. Nessun'altra democrazia occidentale tollererebbe un leader politico capace di giocare così spudoratamente su una questione di interesse nazionale e su un'operazione market sensitive. Nessun altro Paese civile sarebbe disposto a riconoscere un briciolo di credibilità ad un potenziale premier capace di manipolare così irresponsabilmente i dati della realtà, i fatti dell'economia, gli interessi delle persone, i diritti degli elettori. Purtroppo, per la quinta volta dal 1994, è esattamente quello che sta succedendo. La tragedia d'Italia degenera nella farsa dell'Alitalia. O viceversa. Ci sarebbe da ridere. Ma stavolta, tra vere mozzarelle venefiche e false bufale mediatiche, c'è davvero da piangere.
(28 marzo 2008)


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Gia',c'e' davvero da piangere,perche',io aggiungo,in nessun altro paese civile e democratico assisteremmo a personaggi politici che se la cavano con poco dal punto di vista penale.

Servirebbe la clava e il martello per bastonare questi politici corrotti che si permettono di prendere per il culo le categorie deboli del paese come i precari.
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