"Per amore del mio popolo non tacerò!"

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Vito.Pucci
00domenica 2 agosto 2009 09:23


"ROBERTO SAVIANO: PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO'! - DIFESA DI UFFICIO DI DON PEPPE DIANA"


Infuria ormai su tutti i giornali l' ultima polemica sollevata dalle parole dell' On.le Gaetano PECORELLA, deputato del Partito Democratico (?!?) di Silvio BERLUSCONI, presidente della Commissione Giustizia del Parlamento Italiano e, in particolare, della Commissione di inchiesta sulle ecomafie, già difensore del boss camorrista Nunzio DE FALCO, condannato in via definitiva come "mandante" del turpe omicidio di don Peppe DIANA, un sacerdote Cattolico che, quando era in vita, si era opposto coraggiosamente ai turpi traffici della malavita organizzata ed aveva persino scritto e firmato un documento fondamentale intitolato: "PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO'!".

L' ottimo italiano Roberto SAVIANO ha preso posizione pubblica contro l' avvocato Pecorella e, per le evidenti ragioni spiegate con riferimento alla contestata difesa della WTS da parte dei proff. avv.ti Giuseppe TUCCI, Pietro RESCIGNO e Andrea BARENGHI, al cento per cento, io sono solidale con lui, con Saviano, cioè, non con il prezzolato Collega Pecorella!.

Nel suo articolo pubblicato ieri su Repubblica, tra molto altro, Saviano ha detto assolutamente il vero quando si è scagliato contro "il venticello classico di certe parti d'Italia che CALUNNIA ogni cosa che la smaschera; il tentativo di salvare se stessi dalla scottante domanda "perché io non ho mai detto o fatto niente?".

Per non dare nuovamente credito a calunnie che negli anni passati killer e mandanti hanno cercato di riversare su una loro vittima innocente, Saviano ha aggiunto: "Non permetterò mai a nessuno ... che la memoria di don Peppe sia oltraggiata da accuse false, demolite dai Tribunali, che ebbero il solo scopo di screditare le sue parole, emettendo nel silenzio il ronzio malefico 'quello che dice non è vero'".





La manifestazione di marzo 2009 a Casal di Principe in ricordo di don Diana


La conclusione del suo articolo, però, merita di essere evidenziata specialmente lì dove, per difendere l' ONORE di tutte le persone oneste del Sud Italia (e del Sud del mondo, in generale), citando lo scrittore americano William FAULKNER, giunge ad affermare quanto segue:

"Tu non puoi capirlo dovresti esserci nato. In realtà essere del Sud è una cosa complessa. Comporta un' eredità di grandezza e di miseria, di conflitti interiori e di fatalità, è un privilegio e una maledizione. Vi è il senso aristocratico dell'onore e dell'orgoglio".

Come indicato, condivido al cento per cento lo spirito positivo di Roberto SAVIANO, un mito vivente che io stimo e apprezzo per la genialità del coraggio che manifesta in tutto quello che dice e che fa a favore di noi tutti.






Roberto Saviano




"ROBERTO SAVIANO: PERCHE' PECORELLA INFANGA DON PEPPE DIANA?"
di Roberto Saviano

Pubblicato da: Repubblica.it (estratto) il 1 agosto 2009

www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-9/saviano-diana/saviano-di...

On.le Pecorella ... "La prego di avere rispetto per don Peppe e non dare nuovamente credito a calunnie che negli anni passati killer e mandanti hanno cercato di riversare su una loro vittima innocente.

Questa mia domanda non è questione di destra o di sinistra.

La legalità è la premessa del dibattito politico, o almeno dovrebbe esserlo.

La premessa e non il risultato.

Quando iniziai a trascrivere delle parole che Don Peppe aveva detto nel Casertano ho ricevuto lettere commosse da molti lettori conservatori, da cattolici di Comunione e Liberazione sino ai ragazzi della Comunità di Sant'Egidio, dalla comunità ebraica romana e da tante altre.

La battaglia alle organizzazioni criminali, l'ho vista fare da persone di ogni estrazione politica e sociale.

Ho visto, quando ero bambino, manifestazioni nei paesi assediati dalla camorra in cui sfilavano insieme militanti missini, democristiani, comunisti e repubblicani.

L'onestà non ha colore, spesso così come non ne ha l'illegalità.

Per questo, il mio non è un appello che possa essere ascritto a una parte politica.

Non permetterò mai a nessuno, e come dicevo me lo sono giurato, che la memoria di don Peppe sia oltraggiata da accuse false, demolite dai Tribunali, che ebbero il solo scopo di screditare le sue parole, emettendo nel silenzio il ronzio malefico "quello che dice non è vero".

Questo non lo permetterò. Lei mi dirà che questa mia è una battaglia troppo personale. Io le ribadirei che, sì, lo è, è vero.

Tutto ciò che riguarda la mia terra, ormai riguarda la mia vita stessa e quindi non può che essere personale.

Difendere la memoria di Don Peppe Diana è una questione personale anche per un'altra ragione: è una questione di onore.

Onore è una parola che spesso hanno abusivamente monopolizzato le cosche facendola diventare sinonimo del loro codice mafioso.

Ma è il tempo di sottrarla alle loro grammatiche.

Onore è il sentire violata la propria dignità umana dinanzi a un'ingiustizia grave, è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso.

E io l'onore, l'ho imparato qui a Sud.

Per meglio spiegarmi, mi sovvengono le parole di Faulkner:

"Tu non puoi capirlo dovresti esserci nato. In realtà essere del Sud è una cosa complessa.

Comporta un' eredità di grandezza e di miseria, di conflitti interiori e di fatalità, è un privilegio e una maledizione.

Vi è il senso aristocratico dell'onore e dell'orgoglio".


Mi piacerebbe poter mettere una parola definitiva su questo. Su quanto accaduto a don Peppe. Permettere di farlo riposare in pace.

Riposare in pace significa non chiamarlo in causa laddove non può difendersi.

A volte, come accade a molti miei compaesani per cui conserva il suo valore, mi viene di rivolgermi a lui.

Don Peppe se è vero che tu hai visto la fine della guerra, perché, come dice Platone, solo i morti hanno visto la fine della guerra, sta a noi vivi il compito di continuare a combatterla.

E non ci daremo pace".




[SM=j1609194]


Vito.Pucci
00lunedì 3 agosto 2009 11:13

"PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO'"

Ecco il testo completo del documento scritto da don Peppe DIANA e diffuso a natale del 1991 in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana dallo stesso don Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe.

Giuseppe Diana, chiamato anche Peppe Diana o Peppino Diana (Casal di Principe, 4 luglio 1958 – Casal di Principe, 19 marzo 1994), è stato un presbitero e scrittore italiano, assassinato dalla camorra per il suo impegno antimafia. - it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Diana

L'omicidio

Alle 7.30 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, don Giuseppe Diana viene assassinato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si accingeva a celebrare la Santa Messa.

Due killer lo affrontano con una pistola calibro 7.65.

I quattro proiettili vanno tutti a segno, due alla testa, uno in faccia e uno alla mano, don Peppe muore all'istante.

L'omicidio, di puro stampo camorristico, fece scalpore in tutta Italia.

Un messaggio di cordoglio venne pronunciato anche da Giovanni Paolo II durante l'Angelus.

Don Peppe visse negli anni del dominio assoluto della camorra casalese, legata principalmente al boss Francesco Schiavone detto Sandokan.

Gli uomini del clan controllavano non solo i traffici illeciti, ma si erano infiltrati negli enti locali e gestivano fette rilevanti di economia legale, tanto da diventare "camorra imprenditrice".

Il barbaro omicidio, dicono gli atti processuali, maturò in un momento di crisi della camorra casalese.

In questo periodo, una fazione del clan ordinò l'omicidio di don Peppe, personaggio molto esposto sul fronte antimafia, per far intervenire la repressione dello Stato contro la banda che ormai aveva vinto la guerra per il controllo del territorio.




***




“PER AMORE DEL MIO POPOLO” di Giuseppe Diana
www.dongiuseppediana.it/default1.asp?active_page_id=223

Siamo preoccupati.

Assistiamo impotenti al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.

Come battezzati in Cristo, come pastori della Forania di Casal di Principe ci sentiamo investiti in pieno della nostra responsabilità di essere “segno di contraddizione”.

Coscienti che come chiesa “dobbiamo educare con la parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che é la povertà, come distacco dalla ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà”.

La Camorra

La Camorra oggi é una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana.

I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l’imprenditore più temerario; traffici illeciti per l’acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato.

Precise responsabilità politiche

E’ oramai chiaro che il disfacimento delle istituzioni civili ha consentito l’infiltrazione del potere camorristico a tutti i livelli.

La Camorra riempie un vuoto di potere dello Stato che nelle amministrazioni periferiche é caratterizzato da corruzione, lungaggini e favoritismi.

La Camorra rappresenta uno Stato deviante parallelo rispetto a quello ufficiale, privo però di burocrazia e d’intermediari che sono la piaga dello Stato legale.

L’inefficienza delle politiche occupazionali, della sanità, ecc; non possono che creare sfiducia negli abitanti dei nostri paesi; un preoccupato senso di rischio che si va facendo più forte ogni giorno che passa, l’inadeguata tutela dei legittimi interessi e diritti dei liberi cittadini; le carenze anche della nostra azione pastorale ci devono convincere che l’Azione di tutta la Chiesa deve farsi più tagliente e meno neutrale per permettere alle parrocchie di riscoprire quegli spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio.

Forse le nostre comunità avranno bisogno di nuovi modelli di comportamento: certamente di realtà, di testimonianze, di esempi, per essere credibili.

Impegno dei cristiani

Il nostro impegno profetico di denuncia non deve e non può venire meno.

Dio ci chiama ad essere profeti.

- Il Profeta fa da sentinella: vede l’ingiustizia, la denuncia e richiama il progetto originario di Dio (Ezechiele 3,16-18);

- Il Profeta ricorda il passato e se ne serve per cogliere nel presente il nuovo (Isaia 43);

- Il Profeta invita a vivere e lui stesso vive, la Solidarietà nella sofferenza (Genesi 8,18-23);

- Il Profeta indica come prioritaria la via della giustizia (Geremia 22,3 -Isaia 5)

Coscienti che “il nostro aiuto é nel nome del Signore” come credenti in Gesù Cristo il quale “al finir della notte si ritirava sul monte a pregare” riaffermiamo il valore anticipatorio della Preghiera che é la fonte della nostra Speranza.

NON UNA CONCLUSIONE: MA UN INIZIO

Appello

Le nostre “Chiese hanno, oggi, urgente bisogno di indicazioni articolate per impostare coraggiosi piani pastorali, aderenti alla nuova realtà; in particolare dovranno farsi promotrici di serie analisi sul piano culturale, politico ed economico coinvolgendo in ciò gli intellettuali finora troppo assenti da queste piaghe”

Ai preti nostri pastori e confratelli chiediamo di parlare chiaro nelle omelie ed in tutte quelle occasioni in cui si richiede una testimonianza coraggiosa;

Alla Chiesa che non rinunci al suo ruolo “profetico” affinché gli strumenti della denuncia e dell’annuncio si concretizzino nella capacità di produrre nuova coscienza nel segno della giustizia, della solidarietà, dei valori etici e civili (Lam. 3,17-26).

Tra qualche anno, non vorremmo batterci il petto colpevoli e dire con Geremia “Siamo rimasti lontani dalla pace… abbiamo dimenticato il benessere… La continua esperienza del nostro incerto vagare, in alto ed in basso,… dal nostro penoso disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare… sono come assenzio e veleno”.

Forania di Casal di Principe (Parrocchie: San Nicola di Bari, S.S. Salvatore, Spirito Santo - Casal di Principe; Santa Croce e M.S.S. Annunziata - San Cipriano d’Aversa; Santa Croce – Casapesenna; M. S.S. Assunta - Villa Literno; M.S.S. Assunta - Villa di Briano; Santuario di M.SS. di Briano)




[SM=j1609194]


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:48.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com