"ROBERTO SAVIANO: PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO'! - DIFESA DI UFFICIO DI DON PEPPE DIANA"
Infuria ormai su tutti i giornali l' ultima polemica sollevata dalle parole dell' On.le Gaetano PECORELLA, deputato del Partito Democratico (?!?) di Silvio BERLUSCONI, presidente della Commissione Giustizia del Parlamento Italiano e, in particolare, della Commissione di inchiesta sulle ecomafie, già difensore del boss camorrista Nunzio DE FALCO, condannato in via definitiva come "mandante" del turpe omicidio di don Peppe DIANA, un sacerdote Cattolico che, quando era in vita, si era opposto coraggiosamente ai turpi traffici della malavita organizzata ed aveva persino scritto e firmato un documento fondamentale intitolato: "PER AMORE DEL MIO POPOLO NON TACERO'!".
L' ottimo italiano Roberto SAVIANO ha preso posizione pubblica contro l' avvocato Pecorella e, per le evidenti ragioni spiegate con riferimento alla contestata difesa della WTS da parte dei proff. avv.ti Giuseppe TUCCI, Pietro RESCIGNO e Andrea BARENGHI, al cento per cento, io sono solidale con lui, con Saviano, cioè, non con il prezzolato Collega Pecorella!.
Nel suo articolo pubblicato ieri su Repubblica, tra molto altro, Saviano ha detto assolutamente il vero quando si è scagliato contro "il venticello classico di certe parti d'Italia che CALUNNIA ogni cosa che la smaschera; il tentativo di salvare se stessi dalla scottante domanda "perché io non ho mai detto o fatto niente?".
Per non dare nuovamente credito a calunnie che negli anni passati killer e mandanti hanno cercato di riversare su una loro vittima innocente, Saviano ha aggiunto:
"Non permetterò mai a nessuno ... che la memoria di don Peppe sia oltraggiata da accuse false, demolite dai Tribunali, che ebbero il solo scopo di screditare le sue parole, emettendo nel silenzio il ronzio malefico 'quello che dice non è vero'".
La manifestazione di marzo 2009 a Casal di Principe in ricordo di don Diana
La conclusione del suo articolo, però, merita di essere evidenziata specialmente lì dove, per difendere l' ONORE di tutte le persone oneste del Sud Italia (e del Sud del mondo, in generale), citando lo scrittore americano William FAULKNER, giunge ad affermare quanto segue:
"Tu non puoi capirlo dovresti esserci nato. In realtà essere del Sud è una cosa complessa. Comporta un' eredità di grandezza e di miseria, di conflitti interiori e di fatalità, è un privilegio e una maledizione. Vi è il senso aristocratico dell'onore e dell'orgoglio".
Come indicato, condivido al cento per cento lo spirito positivo di Roberto SAVIANO, un mito vivente che io stimo e apprezzo per la genialità del coraggio che manifesta in tutto quello che dice e che fa a favore di noi tutti.
Roberto Saviano
"ROBERTO SAVIANO: PERCHE' PECORELLA INFANGA DON PEPPE DIANA?"
di Roberto Saviano
Pubblicato da: Repubblica.it (estratto) il 1 agosto 2009
www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-9/saviano-diana/saviano-di...
On.le Pecorella ... "La prego di avere rispetto per don Peppe e non dare nuovamente credito a calunnie che negli anni passati killer e mandanti hanno cercato di riversare su una loro vittima innocente.
Questa mia domanda non è questione di destra o di sinistra.
La legalità è la premessa del dibattito politico, o almeno dovrebbe esserlo.
La premessa e non il risultato.
Quando iniziai a trascrivere delle parole che Don Peppe aveva detto nel Casertano ho ricevuto lettere commosse da molti lettori conservatori, da cattolici di Comunione e Liberazione sino ai ragazzi della Comunità di Sant'Egidio, dalla comunità ebraica romana e da tante altre.
La battaglia alle organizzazioni criminali, l'ho vista fare da persone di ogni estrazione politica e sociale.
Ho visto, quando ero bambino, manifestazioni nei paesi assediati dalla camorra in cui sfilavano insieme militanti missini, democristiani, comunisti e repubblicani.
L'onestà non ha colore, spesso così come non ne ha l'illegalità.
Per questo, il mio non è un appello che possa essere ascritto a una parte politica.
Non permetterò mai a nessuno, e come dicevo me lo sono giurato, che la memoria di don Peppe sia oltraggiata da accuse false, demolite dai Tribunali, che ebbero il solo scopo di screditare le sue parole, emettendo nel silenzio il ronzio malefico "quello che dice non è vero".
Questo non lo permetterò. Lei mi dirà che questa mia è una battaglia troppo personale. Io le ribadirei che, sì, lo è, è vero.
Tutto ciò che riguarda la mia terra, ormai riguarda la mia vita stessa e quindi non può che essere personale.
Difendere la memoria di Don Peppe Diana è una questione personale anche per un'altra ragione: è una questione di onore.
Onore è una parola che spesso hanno abusivamente monopolizzato le cosche facendola diventare sinonimo del loro codice mafioso.
Ma è il tempo di sottrarla alle loro grammatiche.
Onore è il sentire violata la propria dignità umana dinanzi a un'ingiustizia grave, è il seguire dei comportamenti indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi, è agire per difendere ciò che merita di essere difeso.
E io l'onore, l'ho imparato qui a Sud.
Per meglio spiegarmi, mi sovvengono le parole di Faulkner:
"Tu non puoi capirlo dovresti esserci nato. In realtà essere del Sud è una cosa complessa.
Comporta un' eredità di grandezza e di miseria, di conflitti interiori e di fatalità, è un privilegio e una maledizione.
Vi è il senso aristocratico dell'onore e dell'orgoglio".
Mi piacerebbe poter mettere una parola definitiva su questo. Su quanto accaduto a don Peppe. Permettere di farlo riposare in pace.
Riposare in pace significa non chiamarlo in causa laddove non può difendersi.
A volte, come accade a molti miei compaesani per cui conserva il suo valore, mi viene di rivolgermi a lui.
Don Peppe se è vero che tu hai visto la fine della guerra, perché, come dice Platone, solo i morti hanno visto la fine della guerra, sta a noi vivi il compito di continuare a combatterla.
E non ci daremo pace".