"Una comunità mette in questione se stessa, quando considera improvvisamente proibito quello che fino a poco tempo prima le appariva sacro e quando ne fa sentire riprovevole il desiderio. Perché le si dovrebbe credere ancora? Non vieterà forse domani, ciò che oggi prescrive?"
Questa puntuale e velenosa frecciata alla Chiesa Cattolica, che non stonerebbe in bocca al più esasperato dei laicisti, è stata lanciata dieci anni fa dal cardinale Joseph Ratzinger in persona, amareggiato dalla triste fine del mai abbastanza rimpianto rito tridentino, la meravigliosa liturgia celebrata in latino in cui il sacerdote dava le spalle ai fedeli e i fedeli ripetevano preghiere incomprensibili, ma tanto affascinanti. Dopo la riforma liturgica avviata negli anni ’60 dal Concilio Vaticano II, celebrare la messa in latino è diventato estremamente difficile: i richiedenti devono rivolgersi al vescovo, che ben raramente concede l’autorizzazione.
Di fronte a cotanta ingiustizia, Benedetto XVI ha sempre mostrato di non voler restare con le mani in mano. Già nello scorso autunno si è cominciato a parlare di un “motu proprio” che avrebbe liberalizzato l’accesso al rito di Pio V, ma a quanto pare Bersani non è l’unico ad incontrare difficoltà in questi casi di liberalizzazione estrema: c’è qualcuno che rema contro. Il testo è già dato per pronto in ottobre; a dicembre è “di prossima pubblicazione”; a marzo si dice che “si avvicina” e che potrebbe essere pubblicato entro Pasqua; a maggio è pronto e vedrà la luce molto presto; la settimana scorsa salta fuori che è stato firmato, lo stanno traducendo e la pubblicazione è “questione di giorni”. Come mai tanto ritardo? Chi è che non vuole il ritorno alla tradizione?
Beh, pare che i principali oppositori del provvedimento siano i vescovi francesi, che temono il rafforzarsi delle comunità tradizionaliste, prima tra tutte quella Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da Marcel Lefebvre in aperto contrasto con la piega ecumenica e libertaria presa dal Concilio, e in particolar modo con la scelta di abbandonare il rito tridentino. La chiesa francese sta assistendo da anni al crollo verticale dell’affluenza a messa, e non vede di buon occhio quella che potrebbe passare come una legittimazione dell’avversario a tutti gli effetti.
Ma la strategia vaticana è più raffinata: i lefebvriani non ci seguono perché siamo troppo moderni? Torniamo al passato, che in fin dei conti non ci dispiaceva mica, e riappacifichiamoci nel segno di Pio V e dei bei tempi andati. Il sistema è accattivante, e a questo punto si potrebbe andare oltre. I lefebvriani, dopotutto, non sono che la punta dell’iceberg tradizionalista generato dal Concilio: ci sono i sedeprivazionisti, per dire, che credono che i pontefici dopo Pio XII siano papi “materialmente” ma non “formalmente”; ci sono i sedevacantisti, che li ritengono eretici, e pertanto considerano nulla la loro elezione; ci sono perfino i conclavisti, che passano dalle parole ai fatti ed ogni tanto mettono su un Conclave, tirando fuori un Antipapa. Sentite anche voi quell’atmosfera un po’ retrò? Non siete affascinati? E allora lasciamo perdere i progressisti, scegliamo la tradizione, e veniamo incontro a questi fratelli che sono rimasti fermi al Medioevo. Troviamoci a metà strada, che so, il 1500 dovrebbe andare bene.
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