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Concordati o Sovranità? – Storia dei rapporti tra Chiesa e Stati (sesta e ultima parte)
Nunzio Miccoli – numicco@tin.it
giovedì 15 novembre 2007
Segue dalla quinta parte…
Nel 1970 in Italia, con una legge, fu ammesso il divorzio civile, naturalmente si ebbero le proteste della Chiesa, che denunciò la violazione del Concordato, e che con un referendum cercò di abrogarla senza riuscirci. L’Italia a volte sembra desiderare le leggi degli altri Stati (laici), ma non può ottenerle perché è uno Stato telediretto o semisovrano. Comunque, la società civile italiana è sempre più secolarizzata: diminuiscono le vocazioni, aumentano le libere unioni e la Chiesa non rifiuta più i conforti religiosi a chi non si reca alla messa.
Prima della legge sul divorzio del 1970, il matrimonio religioso, contratto secondo le norme del diritto canonico, aveva effetti civili, mentre le sentenze di nullità del matrimonio religioso da parte dei tribunali ecclesiastici erano recepite dallo Stato, con sentenza della corte d’Appello.
Nel 1971 la Corte costituzionale ha stabilito che i Patti Lateranensi sono fonti atipiche del diritto, con meno forza delle disposizioni costituzionali ma con più forza delle leggi ordinarie, modificabili con mutuo consenso e non abrogabili unilateralmente o per volontà popolare con referendum. Però, pressata dal cambiamento dei tempi, dal 1976 la Santa Sede si disse d’accordo su un progetto concordato di revisione del Concordato. La revisione avvenne nel 1984, sotto il governo Craxi. Con essa non è più in vigore l’art. 1 del vecchio concordato, che sanciva la confessionalità dello Stato, i vescovi hanno preso l’8per mille sull’Irpef, che sostituisce la congrua. La religione è entrata nelle scuole materne ma l’ora di religione a scuola non è più obbligatoria, i preti non fanno più i militari e i preti irretiti possono impiegarsi nella pubblica amministrazione.
Con questa revisione scompare l’invocazione alla Santissima Trinità, fu riconosciuta la libertà di religione e il Cattolicesimo non era più religione di Stato. La competenza dei tribunali ecclesiastici non era più esclusiva nei casi di separazione dei coniugi, però i sacerdoti non erano costretti a testimoniare su cose apprese nel confessionale, la polizia non poteva entrare nelle chiese senza autorizzazione e si riconoscevano gli effetti civili al matrimonio religioso.
L’8per mille fu destinato a vantaggio delle religioni che stipulavano una convenzione con lo Stato e la somma destinata alla Chiesa cattolica era amministrata dai vescovi. Le tasse per la Chiesa erano già pagate in Germania e in Scandinavia, invece in Usa si preferiva l’offerta libera dei fedeli; per amministrare le somme destinate alla Chiesa cattolica, nacque l’Istituto per il sostentamento del clero e la Chiesa cattolica, grazie ad un singolare meccanismo di distribuzione, incassò l’87% del gettito, anche se le preferenze espresse a suo favore erano solo del 35%.
Lo Stato, destinatario del gettito come altre religioni che hanno stipulato la convenzione, beneficia del 10% e destina la sua quota in parte alla manutenzione d’opere d’arte, all’assistenza ai rifugiati e alle calamità naturali. Parte di questo denaro finisce ancora nelle mani della Chiesa.
Hanno stipulato una convenzione la comunità ebraica, la chiesa luterana, avventisti, valdesi e assemblee di Dio: tutte queste religione hanno circa il 3% del gettito. La distribuzione del gettito dell’8per mille alle altre confessioni è fatta previa intesa e convenzione con lo Stato, perché solo la Chiesa cattolica ha un concordato. I battisti hanno rifiutato di partecipare a questo meccanismo di distribuzione, l’associazione degli atei non è stata ammessa al contributo perché si è detto che la loro non è una religione, le assemblee di Dio accettano solo la contribuzione indicata a loro favore dal contribuente.
Sono prossimi all’intesa buddisti, testimoni di Geova e islamici, per i quali già esiste in Italia una consulta islamica, legata ai Fratelli Musulmani, creata d’intesa con il Ministro dell’interno, e che rappresenta un milione di persone, tra cui 70mila italiani convertiti.
Con la revisione del 1984 è caduto l’obbligo dei vescovi di giurare fedeltà allo Stato, il matrimonio civile è stato svincolato da quello religioso, però non è richiesta la doppia cerimonia. Oltre gli oneri previsti dal concordato, lo Stato finanzia insegnanti di religione, scuole cattoliche, università cattoliche, paga i cappellani militari, ristruttura e costruisce edifici religiosi, finanzia gli oratori, finanzia le cliniche cattoliche, e la chiesa ha tariffe postali agevolate; a ciò vanno aggiunte le esenzioni fiscali: in Italia gli enti ecclesiastici sono 59mila e posseggono tanti immobili e terre.
Quindi nel 1984 il Vaticano ottenne, con la scusa della revisione, altri privilegi. Inserendosi nelle lotte tra i partiti ottiene sempre di più e oggi il Vaticano è divenuto proprietario di un quarto degli immobili a Roma. Dove, fin dall’Unità, prese a fare speculazioni immobiliari, quando ufficialmente politici laici e Chiesa non si parlavano ancora: ha continuato a farlo in tempi recenti tramite società ombra e tramite la sua Società Immobiliare, abbandonando alla speculazione anche prestigiosi immobili d’istituti religiosi, tutti i suoi immobili religiosi godono del regime dell’extraterritorialità.
Il Vaticano ha venduto immobili sfrattando gli inquilini e ha venduto scuole, licenziando gli insegnanti, ha mutato la destinazione delle chiese, senza chiedere autorizzazione alla sovrintendenza. Con la revisione del 1984, i sacerdoti erano esonerati dal servizio militare, mentre con il concordato del 1929 erano soggetti, gli studenti di teologia godevano del rinvio militare, gli ecclesiastici non potevano violare il segreto della confessione, nemmeno nel corso di un giudizio, gli edifici religiosi erano inviolabili per lo Stato.
Gli enti ecclesiastici e gli enti d’assistenza e beneficenza avevano personalità giuridica e godevano di esenzioni tributarie, però le loro attività economiche e i loro fabbricati commerciali erano soggetti a tassazione; in realtà, la Repubblica esentò la costruzione e ristrutturazione delle scuole private dal pagamento dell’Iva (come insegnano gli Usa, anche con le scuole private si può fare profitto) e recentemente ha esentato dall’Ici e da altre imposte le attività alberghiere e di ristorazione ai turisti da parte degli ordini religiosi; il Vaticano importa generi alimentari, anche per gli esterni, esenti da tasse sui consumi.
La Chiesa cattolica può istituire scuole private d’ogni ordine e grado che rilasciano titoli equipollenti a quelli delle scuole statali, le commissioni d’esame devono essere commissioni amiche, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali non è più obbligatorio, però lo Stato paga gli insegnanti di religione della scuola pubblica, i quali sono nominati dai vescovi.
Oggi la scuola privata riceve contributi allo Stato, alcune regioni hanno creato dei buoni scuola e trasporti gratuiti a favore degli alunni delle scuole private, la degenza in ospedale o la permanenza in luoghi di pena prevedono l’assistenza spirituale cattolica, non prevista per le altre religioni. Nelle scuole materne ed elementari l’insegnante di religione è l’insegnante di classe, però la Chiesa interviene anche nella scelta dei libri di testo della scuola pubblica, dove permangono i crocefissi, insomma nemmeno la scuola pubblica è laica e indipendente dalla Chiesa.
Con gli indennizzi ricevuti con il concordato e altre entrare del Vaticano, nacque l’amministrazione delle opere religiose: lo scopo era amministrare il patrimonio Vaticano, che includeva anche una fabbrica di munizioni in cui si riforniva il fascismo ed una fabbrica d’anticoncezionali; questa amministrazione divenne la banca Ior, amministratrice del denaro degli enti religiosi, e successivamente anche di privati, e pure mafiosi, con importanti partecipazioni industriali e bancarie, nelle quali sono rappresentate anche le curie locali, le quali controllano anche le banche popolari.
L’8per mille destinato alla Chiesa cattolica, non è amministrato dall’Ior ma da un istituto centrale per il sostentamento del clero dipendente dalla Cei, il quale riceve anche donazioni di fedeli; la Conferenza episcopale ogni anno ne trasmette rendiconto non analitico allo Stato, che, per delicatezza, non è controllato. Da 1989 le persone fisiche possono dedurre dal proprio imponibile, fino a due milioni di lire, donandoli all’Istituto centrale per il sostentamento del clero, nel 1985 fu creato anche un fondo per la conservazione degli edifici di culto, affidato al ministero dell’interno.
Comunque, per sfuggire alle tasse sui profitti azionari, dal 1962 il Vaticano spostò fuori dall’Italia i suoi investimenti, o meglio, le sue proprietà italiane furono reintestate, ma rimasero sempre nelle sue mani, fiduciarie estere e paradisi fiscali permettevano questo miracolo. Il piano del Vaticano fu quello di sottrarsi al fisco e di costituirsi un suo polo finanziario cattolico, capace di competere con la finanza laica internazionale.
Il Vaticano, il più grande possidente italiano, per speculare sul cambio e per le esportazioni valutarie si servì anche del finanziere Michele Sindona, legato alla massoneria, alla mafia, alla loggia P2 di Licio Gelli, al cardinale Montini, divenuto papa Paolo VI, e al cardinale Marcinkus, presidente dell’Ior. Il duo Sindona-Marcinkus si diede alle speculazioni e alle evasioni fiscali, con la collaborazione anche di un cattolico massone come Roberto Calvi, a capo del Banco Ambrosiano, la banca dei preti.
Nel 1992 a favore degli enti locali nacque l’Ici, che colpiva abitazioni ed edifici commerciali, esentando solo edifici di culto, assistenziali ed oratori. Dal 2005 però con una legge ne sono stati esentati anche i fabbricati commerciali della chiesa, modificando il concordato a favore della chiesa, non nelle forme previste dal concordato stesso, cioè senza revisione del concordato; la Chiesa era beneficiaria del provvedimento e lo aveva sollecitato, perciò non protestò per la violazione del concordato; la classe politica, di destra e di sinistra, era sempre pronta ad andare incontro ai suoi desideri.
Una legge del giugno 2002 riconosce l’embrione come soggetto di diritti ed esclude la fecondazione assistita tra le prestazioni del servizio sanitario nazionale con il divieto di fecondazione eterologa. Gli italiani sono, in larga maggioranza, a favore dell’aborto e dell’eutanasia, ma il Parlamento non se ne preoccupa, teme solo di urtare il Vaticano, perciò gli italiani sono costretti, per queste pratiche, a rivolgersi all’estero.
Archiviato il monopolio medioevale della Chiesa all’insegnamento, questa affermò che la scuola laica era lesiva della libertà di scelta delle famiglie ed indifferente ai problemi dello spirito, perciò reclamò la libertà d’insegnamento, cioè le scuole private in concorrenza con quelle pubbliche. Inoltre, dal 1945 alla pubblica istruzione pretese ministri democristiani. La nostra costituzione prevede le scuole private, ma senza aiuti da parte dello Stato, però il governo Berlusconi e delle amministrazioni locali hanno provveduto a concedere aiuti alle scuole private, inoltre, gli oratori cattolici sono finanziati dalle regioni.
Oggi in Italia il vescovo ha un’autorità superiore a quella del prefetto, con l’aiuto del vescovo si può fare carriera; con un provvedimento legislativo successivo alla revisione del concordato, 20.000 insegnanti di religione, scelti dal vescovo e assunti senza concorso, sono divenuti dipendenti fissi dello Stato e, se revocati dal vescovo, possono svolgere altre funzioni nella pubblica amministrazione e non possono essere licenziati.
Oggi i Ds sono ancora concordatari: Luigi Berlinguer ha scritto la legge che finanzia le scuole confessionali, Massimo D’Alema ha presenziato alla cerimonia per la beatificazione di Escrivà de Balaguer, Francesco Rutelli ha votato una legge restrittiva sulla fecondazione assistita, Casini è con Comunione e Liberazione, Berlusconi osanna la Chiesa e la destra è tuttora vicina al Vaticano.
Però in Spagna Zapatero l’ha sfidata sui temi della famiglia e della sessualità e la Francia ha proibito i simboli religiosi nelle scuole; se anche la società italiana è secolarizzata, come il resto d’Europa, la classe politica italiana è alla deriva clericale, forse perché screditata, sente che deve il proprio potere solo alla Chiesa e non al popolo italiano.
Per la classe politica italiana, caduta la fede nel comunismo e negli altri ideali politici, la Chiesa appare come fattore di stabilità. Accade anche in America con Bush, però in quel paese, la separazione tra Stato e Chiesa, diversamente che in Italia, funziona. Lì la Chiesa cattolica coltiva soprattutto i suoi interessi negli ospedali, nelle scuole e nelle sue numerose attività economiche.
Oggi in Italia i politici governano con il consenso della Chiesa, che detiene il potere reale nel Paese, insomma i politici chiedono i voti al popolo, però per essere eletti e per governare hanno bisogno sempre dell’appoggio della Chiesa, che ha il controllo del Paese, questa è la condizione attuale dell’Italia, Paese a sovranità limitata.
La sovranità non è mai appartenuta al popolo ma a quelli che riscuotevano le imposte e beneficiavano del signoreggio monetari. I sovrani, come il Vaticano, reclamano privilegi ed esenzioni fiscali; nei protettorati, gli Stati protettori riscuotevano tributi dagli stati protetti, ai quali spesso imponevano trattati ineguali, discriminanti e vessatori come i concordati.
Bibliografia:
Ernesto Rossi Il manganello e l’aspersorio
Monica di Bari Il concordato
Attilio Tempestini Laici e clericali nel sistema partitico italiano
Mario Guarino I mercanti del Vaticano
Leo Sisti e G. Modolo Il banco paga
Arturo Carlo Iemolo Chiesa e Stato in Italia
Mario Almerighi I banchieri di Dio
Giancarlo Galli Finanza bianca
Pippo Guerrieri La piovra vaticana
Sergio Romano Libera Chiesa e libero Stato