Crisi, Richard Ginori in cocci

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kelly70
00mercoledì 18 luglio 2012 23:46
La storica azienda di porcellana chiude

di Maurizio Abbati

Il rischio del fallimento potrebbe materializzarsi già a settembre, se non si riuscirà ad approvare un concordato preventivo che potrebbe concedere ulteriore respiro.

Il rischio del fallimento potrebbe materializzarsi già a settembre, se non si riuscirà ad approvare un concordato preventivo che potrebbe concedere ulteriore respiro.

Un marchio storico della porcellana artistica made in Italy va in frantumi. La Richard Ginori 1735 di Sesto Fiorentino ha infatti ormai le ore contate: lo stabilimento alle porte di Firenze chiuderà il 31 luglio, tra meno di due settimane, mentre per i 337 lavoratori partirà la richiesta di cassa integrazione straordinaria.
OPPRESSA DAI DEBITI DA SANARE. Una fine preannunciata, quella del gruppo fondato a inizio '700 dal marchese Carlo Ginori come Manifattura di Doccia, cui seguì la fusione con il gruppo milanese di Augusto Richard.
Ormai l'azienda è pressata dai creditori e soffocata da una situazione debitoria che ormai ha raggiunto circa 70 milioni di euro nonostante i tentativi fatti per differenziare la produzione, così come l’approdo nelle catene di grande distribuzione, che pure aveva contribuito a risollevare il fatturato.
ALL'ORIZZONTE L'OMBRA DEL FALLIMENTO. Il rischio del fallimento potrebbe materializzarsi già a settembre, se non si riuscirà ad approvare un concordato preventivo che potrebbe concedere ulteriore respiro. La decisione è arrivata implacabile durante un incontro davanti all'assessore alle attività produttive della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini, e ai sindacati attraverso i rappresentanti del collegio dei liquidatori Marco Milanesio e Nicola Lattanzi.
LE OFFERTE E LE TRATTATIVE IN CORSO. Unico segno di speranza da fine luglio resterà quel filo di fumo che continuerà a levarsi dalla ciminiera dello stabilimento, dove rimarranno accesi i forni, nel caso dovesse andare a buon fine una delle trattative in corso con quanti hanno manifestato la propria disponibilità a rilevare l’azienda, cioè Sambonet, Lenox e una cordata di imprenditori del Nord-Est.

I sindacati: mantenere i livelli occupazionali

Le porcellane Richard Ginori.

Le porcellane Richard Ginori.

Solo un nuovo passaggio di mano può insomma salvare l’azienda e gli oltre 300 posti di lavoro, dopo quelli inanellati dal 1970 in poi: dalla Finanziaria Sviluppo di Michele Sindona alla Liquigas di Raffaele Ursini, che la trasferì alla Sai, rilevata poco dopo da Salvatore Ligresti, fino alla Sanitec Corporation, alla Starfin spa e alla messa in liquidazione.
ESSERE AL CORRENTE DEI NUOVI PIANI. Il resto è attualità, quella di chi aveva continuato a sperare, come i lavoratori e i sindacati, che ora chiedono il mantenimento dei livelli occupazionali in caso di una riapertura e di poter essere messi al corrente di qualsiasi piano industriale fosse presentato. «Se la Ginori non trova un investitore, non ha senso parlare di piano di ristrutturazione», aveva già avvertito Bernardo Marasco della Cgil. «Speravamo ci convocassero per dirci il nome del compratore, invece niente. Al momento purtroppo non ci sono scappatoie dalla chiusura, pur provvisoria».
LA CARENZA DI MATERIE PRIME IN AZIENDA. Anche perché all’interno dell’azienda è ormai diventato difficile persino lavorare a causa della carenza di materie prime. Secondo Lucia Sbolci delle Rsu e sindacalista Cisl, serve subito un acquirente «che copra almeno i debiti dei creditori privilegiati, che si aggirano attorno ai 38 milioni, e quindi consenta di firmare il concordato. Purtroppo agosto non è il momento migliore per una trattativa. E con i lavoratori a casa ci mancherà anche un supporto pratico nell'organizzare delle manifestazioni». Niente più cene di solidarietà e raccolte di firme, insomma, come l’ultima organizzata ai primi di luglio in piazza a Sesto Fiorentino. Quella è una fase già passata, che ancora si spera a qualcosa possa essere servita.
POSSIBILE RICONVERSIONE DEGLI IMMOBILI. Intanto c’è già anche chi parla di un futuro diverso per l’area produttiva, magari da riconvertire in più redditizi immobili da destinare ad abitazioni. «La Giunta comunale di Sesto Fiorentino ha assicurato che non verranno consentite speculazioni sul territorio finché non sarà garantita la prosecuzione dell’attività», precisa però Lucia Sbolci.
«Ma altrove è già accaduto qualcosa di simile, per questo dovremo stare con gli occhi aperti». Altrimenti si rischia di andare tutti a casa. Tre secoli di attività che rischiano di rimanere affidati solo al Museo della manifattura, voluto dallo stesso fondatore.

Lunedì, 16 Luglio 2012

=omegabible=
00venerdì 20 luglio 2012 13:59

Se si pensa che una zuppiera può costare più di 150 € è evidente che è una produzione rivolta a classi elevate.
Kelly, fra poco andremo a mangiare nella ciotola dei cani (di plastica)! [SM=g27825]

[SM=x1622938]
kelly70
00venerdì 20 luglio 2012 14:57
Re:
=omegabible=, 20/07/2012 13.59:


Se si pensa che una zuppiera può costare più di 150 € è evidente che è una produzione rivolta a classi elevate.
Kelly, fra poco andremo a mangiare nella ciotola dei cani (di plastica)! [SM=g27825]

[SM=x1622938]




Ma davvero!!!!!!!!! Ormai la gente quando fa gli inviti a cena mette in tavola i piatti di carta [SM=x789049] Quella roba non si usa più, io i servizi di piatti li ho comprati al mercato!!!! [SM=g2535979] [SM=g2535979] Altro che Ginori.
Blumare369
00venerdì 20 luglio 2012 16:16
Beh, che c'entra? il mercato della porcellana di qualità per la casa è enorme nel mondo. Il fatto non è che manca il mercato, ma è mancata la gestione oculata e una buona direzione per aggredire i mercati esteri. Fiat, Renault, Peugeot sono in crisi. Mercedes, Wolks Wagen, Rolls, Ferrari no. Altro errore grosso è stato quello dei sindacati che non hanno per anni consentito di ristrutturare e adeguare gli impianti, perché voleva dire licenziare, e a Sesto Fiorentino, col 90% di comunisti, la cosa non è mai stata possibile. Da ultimo hanno accettato mediazioni e mobilità, ma ormai la storica fabbrica era in agonia, con debiti stratosferici. Quindi la ditta fallisce e qualcuno comprerà il marchio e avvierà di nuovo la produzione lontano dai lavoratori italiani della CGIL.

I sindacati italiani CGIL e FIOM sono i veri nemici dei lavoratori, perché non hanno mai creato un solo posto di lavoro (fra l'altro i loro dipendenti non godono dei diritti che rivendicano per gli altri).

L'ottusità comunista e interessi colossali che portano agli apparati sindacali miliardi di euro fanno si che si preferisca far chiudere e delocalizzare piuttosto che accettare i necessai licenziamenti per salvare la fabbrica.

Non vogliono capire (per interesse corporativo) che gli imprenditori dei sindacati rossi se ne fregano e delocalizzano. Anche io se fossi un imprenditore non starei in Italia un solo minuto. Affanculo i lavoratori difesi da CGIL e FIOM che scioperano solo per motivi politici; i sindacati rossi difendono gli sfaccendati, i ladri, i sabotatori e gli assenteisti cronici. Affanculo!!

I sindacati rossi hanno, col ricatto della tregua sociale, creato il debito pubblico e scavato la fossa al lavoro. Ora ci stanno mettendo dentro i lavoratori morti o moribondi.

Sono andato ot, ma io ho abitato 8 anni davanti alla Richard Ginori e molte cose le ho viste coi miei occhi.
Blumare369
00venerdì 20 luglio 2012 16:19
Re: Re:
kelly70, 20/07/2012 14.57:




io i servizi di piatti li ho comprati al mercato!!!! [SM=g2535979] [SM=g2535979] Altro che Ginori.




essì che potresti permetterteli... [SM=g2407713]


kelly70
00venerdì 20 luglio 2012 17:09
Re: Re: Re:
Blumare369, 20/07/2012 16.19:




essì che potresti permetterteli... [SM=g2407713]






E per che farmene? Per le cene di beneficenza? [SM=x789049]

Comunque hai ragione, il mio commento era goliardico, ma i manufatti di quei livelli non conoscono crisi, la crisi la crea la ditta con scelte non oculate. E sinceramente mi dispiace, è vero che i sindacati rossi hanno affossato un sacco di aziende.
Avril.1
00sabato 21 luglio 2012 00:27
Re: Re: Re: Re:
kelly70, 20/07/2012 17.09:




E per che farmene? Per le cene di beneficenza? [SM=x789049]

Comunque hai ragione, il mio commento era goliardico, ma i manufatti di quei livelli non conoscono crisi, la crisi la crea la ditta con scelte non oculate. E sinceramente mi dispiace, è vero che i sindacati rossi hanno affossato un sacco di aziende.



Cara (se mi permetti) kelly70.
Oramai, la distinzione fra rosso e nero non la vede più nessuno tranne i "fedeli".
Infatti dandoti pienamente ragione:"La crisi la crea la ditta con scelte non oculate" La colpa dovrebbe ricadere solo e sempre sui "battesimati", che come nell'altro caso, si comportano come banderuole.

Alla faccia della ditta.....ITALIA.





kelly70
00sabato 21 luglio 2012 01:39
Re: Re: Re: Re: Re:
Avril.1, 21/07/2012 00.27:



Cara (se mi permetti) kelly70.


Nessun problema.


Oramai, la distinzione fra rosso e nero non la vede più nessuno tranne i "fedeli".



In effetti la distinzione serve solo a chi la esprime, ma a quei livelli non ci sono colori nè parti. Sono tutti dalla stessa parte. LA LORO.




Infatti dandoti pienamente ragione:"La crisi la crea la ditta con scelte non oculate" La colpa dovrebbe ricadere solo e sempre sui "battesimati", che come nell'altro caso, si comportano come banderuole.
Alla faccia della ditta.....ITALIA.



Capisco benissimo... [SM=x789055]

Ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il resto c'è M. [SM=x789049]

[SM=g8799]




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