Croce via

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00giovedì 5 novembre 2009 22:30
di Dario Fo



Dario Fo: croce via

di Dario Fo, da Il manifesto, 4 novembre 2009

Suona scandalo la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che, accogliendo la denuncia di una cittadina italiana, dichiara che la presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni. Scandalizza enormemente i cattolici apostolici romani. Ma non i cristiani. Perché ci sono anche i cristiani non apostolici romani che non fanno del predominio del simbolo della croce il loro valore essenziale. Naturalmente è tutt'altro che offensiva per chi è ateo e non ha religione come me, e tantomeno la sento offensiva per chi professa un'altra religione.

L'elemento straordinario della sentenza, destinata a destare non solo scandalo ma dibattito e scontro, sta nel fatto che precipita sullo schermo piatto della realtà italiana che vive - vivrà? - nei millenni all'ombra del potere della Chiesa romana. Da questo punto di vista è la critica profonda al simbolo per eccellenza, la croce. Proposto finora come una simbologia imposta, affisso ovunque in scuole, ospedali, uffici come il connotato forte della nostra cultura. Una onnivora cultura di stato. E i cattolici difficilmente molleranno l'idea di essere i gestori della religione di stato.

Non a caso però la Corte europea ha aggiunto che proprio la presenza dei crocefissi nelle aule può facilmente essere interpretata dai ragazzi di ogni età come un evidente segno religioso e dunque potrebbe condizionarli: se incoraggia i bambini già cattolici, può invece essere di condizionamento e disturbo per quelli di altre religioni e per gli atei.

Esplode l'ira del Vaticano, il governo di centrodestra accusa, balbettano dall'opposizione democratica: «È una questione di cultura, di tradizione». Allora apriamo anche il libro nero di queste cultura e tradizione. Il cattolicesimo della Chiesa romana nasconde dietro il crocifisso interpretato come riscatto, una cultura e una storia di violenze, sopraffazioni, guerre. In nome della croce sono stati commessi grandi misfatti, Crociate, Inquisizioni, la rapina e i massacri del Nuovo mondo, la benedizione degli imperi e degli uomini della provvidenza. Pensate che il cattolicesimo ha proibito fino all'Ottocento di tradurre in volgare la Bibbia e il Vangelo.

In nome di quel «segno» si sono commessi i crimini più efferati. E si commettono, con le proibizioni contro il diritto degli uomini a gestire la conoscenza e la libertà individuale e sessuale. Se è la «nostra cultura», come dichiarano l'intrepida ministra Gelmini e il «pontefice» Buttiglione che accusa la sentenza di Strasburgo di essere «aberrante», perché non raccontare il lato oscuro della croce come simbologia di potere? Invece è come se continuassero a dire: lo spazio del visibile, dell'iconografia quotidiana della realtà è mio, lo gestisco io e ci metto le insegne che voglio io. È questo che è sbagliato.

La Conferenza episcopale strilla che si tratta di sentenza «ideologica». Racconti della violenza nella cultura storica della Chiesa romana apostolica, dei roghi contro la ragione eretica che da sola ha fatto progredire l'umanità. Se è l'origine salvifica per tutti che si vuole difendere, allora va accettato e relativizzato al presente, perché in origine esso era solo un segno di riconoscibilità dei luoghi clandestini di preghiera e culto. Non un simbolo imposto, che rischia di richiamare un rituale comunque di morte, contro gli altri, le altre culture, storie, religioni.

Che la realtà che ci circonda, in primo luogo quella formativa della scuola, torni ad essere spazio creativo oltre le religioni, libero per tutti dagli obblighi oppressivi dei valori altrui.

(4 novembre 2009)

Fonte: Micromega.net

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Babila il grande
00venerdì 6 novembre 2009 01:50
Re: di Dario Fo


Che dire di più?

L'analisi lucida ed attenta del Nobel Dario Fo esprime molto bene le problematiche legate al crocefisso.

Aggiungo. A me sembra che la difesa - per altro assurda ed ingiustificabile sul piano giuridico - del simbolo appeso nei luoghi pubblici mascheri da parte della Chiesa Cattolica altri interessi economicamenti rilevanti.

La Chiesa cattolica, cioè, si indigna sulla sentenza per spostare eventuali battages mediatici dalle regalie che lo stato italiano - con le nostre tasse - fa affluire al vaticano attraverso l'8 x mille e non solo.

1 Miliardo di euro che vanno a rimpinguare le già ricche finanze papali e depauperare il popolo italiano. In un momento, poi, di grave crisi economica.

Che siano così furbi i nostri corvacci?

Babila.

Vito.Pucci
00venerdì 6 novembre 2009 06:18

"CROCE-VIA: CHI PAGA REALMENTE IL COSTO DEI CROCIFISSI NEI LUOGHI PUBBLICI?"


Postato da: Vito Pucci il 4/11/2009 11.43
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8898753

La "NOTIZIA", oltre che moltissimi blog più o meno specializzati, impazza su tutti i Giornali in edicola questa mattina: dobbiamo riconoscere, però, che la posizione più lungimirante, equilibrata e -perciò- soddisfacente per tutti è quella che è stata magistralmente riassunta da Babila, con il positivo ausilio di Norberto e Pyccolo.

Condivido pienamente i loro rispettivi pensieri perché garantiscono pienamente la Libertà dei Cattolici (e, in generale, di tutti i Credenti) e di tutti i non Cattolici, ivi inclusi -unitamente a tutti i Credenti non Cattolici- tutti i non Credenti.

Il posto appropriato dei Crocifissi non è nelle Scuole, negli ospedali, nelle Carceri o in altri Uffici Pubblici, bensì nelle Chiese Cattoliche e nelle private abitazioni o uffici del Cattolici.

Pertanto, sbaglia sia il "compagno" Gianfranco FINI sia il "camerata" Pierluigi BERSANI allorquando affermano concordemente che la Sentenza emessa ieri dalla Corte Europea di Strasburgo, anziché difendere i diritti umani fondamentali di tutti (quindi anche dei non Cattolici) è in realtà frutto di un "LAICISMO ILLIBERALE" (titolo ad effetto del Quotidiano Il Secolo di questa mattina).

Concretamente, propongo che, a mezzo di Babila IL GRANDE e dei suoi rappresentanti più illuminati, APOCALISSE LAICA si faccia portavoce della equilibrata posizione di cui ai commenti che precedono perché, diversamente, i contrapposti estremismi Cattolicisti e Axteisti continueranno a nuocere ingiustamente gli interessi di tutti gli onesti Cittadini italiani e stranieri residenti in Italia.




Come perspicacemente illustrato al punto 4 della sagace vignetta qui appena riproposta, il vero "dramma" è rappresentato dal "CHI PAGA REALMENTE IL COSTO DEI CROCIFISSI NEI LUOGHI PUBBLICI?".

Realmente, la questione sollevata dalla Corte di Strasburgo è una "QUESTIONE DI CIVILTA'" di massima importanza, e rappresenta solo la punta di un iceberg di proporzioni spropositate destinato ad esplodere irrimediabilmente nel prossimo futuro!.

Buone considerazioni, e buon proseguimento di giornata ... a tutti!.

Vito Pucci





Vito.Pucci
00venerdì 6 novembre 2009 06:56

"CROCE-VIA ... DI DARIO FO, MARCO TRAVAGLIO E ... BABILA IL GRANDE!"


Postato da: Babila il Grande il 6/11/2009 1.50
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8903284&#idm...

... A me sembra che la difesa - per altro assurda ed ingiustificabile sul piano giuridico - del simbolo appeso nei luoghi pubblici mascheri da parte della Chiesa Cattolica altri interessi economicamenti rilevanti.

La Chiesa cattolica, cioè, si indigna sulla sentenza per spostare eventuali battages mediatici dalle regalie che lo stato italiano - con le nostre tasse - fa affluire al vaticano attraverso l'8 x mille e non solo.

1 Miliardo di euro che vanno a rimpinguare le già ricche finanze papali e depauperare il popolo italiano.

In un momento, poi, di grave crisi economica.


Che siano così furbi i nostri corvacci?


Caro amico Babila, carissimi amici tutti,

Vedo che hai colto positivamente il mio esplicito invito pubblicato l' altro ieri mattina (e, a memoria futura, qui sopra ri-trascritto).

Concordo perfettamente con la tua analisi economica, politica e finanziaria e, modestamente, considerando l' aria perfida che tira per l' economia un po' dappertutto, ritengo che l' esagerata reazione della "CASTA OBNUBILATA" dei nostri governanti/corvacci, quale causa ad effetto, comporterà un ritorno di fiamma di tutta la contesa, più volte evocata, della "TRUFFA COLOSSALE DELL' OTTO PER MILLE" nel nome ... del Crocifisso!.

freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6115900&p=1

POST SCRIPTUM: L' esplicito riferimento alla truffa colossale appena indicata è stato fatto anche nel magistrale intervento di ieri del nostro comune amico Marco TRAVAGLIO che, per la sua importanza, qui di seguito trascrivo.

Chi vivrà, vedrà! Buona giornata a tutti!

Vito Pucci





"MA IO DIFENDO QUELLA CROCE" di Marco Travaglio

Pubblicato da: Il Fatto Quotidiano n°38 del 5 novembre 2009
antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&...

Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. E non per le penose ragioni accampate da politici e tromboni di destra, centro, sinistra e persino dal Vaticano. Anzi, se fosse per quelle, lo leverei anch’io.

Fa ridere Feltri quando, con ignoranza sesquipedale, accusa i giudici di Strasburgo di “combattere il crocifisso anziché occuparsi di lotta alla droga e all’immigrazione selvaggia”: non sa che la Corte può occuparsi soltanto dei ricorsi degli Stati e dei cittadini per le presunte violazioni della Convenzione sui diritti dell’uomo. Fa tristezza Bersani che parla di “simbolo inoffensivo”, come dire: è una statuetta che non fa male a nessuno, lasciatela lì appesa, guardate altrove. Fa ribrezzo Berlusconi, il massone puttaniere che ieri pontificava di “radici cattoliche”. Fanno schifo i leghisti che a giorni alterni impugnano la spada delle Crociate e poi si dedicano ai riti pagani del Dio Po e ai matrimoni celtici con inni a Odino. Fa pena la cosiddetta ministra Gelmini che difende “il simbolo della nostra tradizione” contro i “genitori ideologizzati” e la “Corte europea ideologizzata” tirando in ballo “la Costituzione che riconosce valore particolare alla religione cattolica”. La racconti giusta: la Costituzione non dice un bel nulla sul crocifisso, che non è previsto da alcuna legge, ma solo dal regolamento ministeriale sugli “arredi scolastici”.

Alla stregua di cattedre, banchi, lavagne, gessetti, cancellini e ramazze. Se dobbiamo difendere il crocifisso come “arredo”, tanto vale staccarlo subito. Gesù in croce non è nemmeno il simbolo di una “tradizione” (come Santa Klaus o la zucca di Halloween) o della presunta “civiltà ebraico-cristiana” (furbesco gingillo dei Pera, dei Ferrara e altri ateoclericali che poi non dicono una parola sulle leggi razziali contro i bambini rom e sui profughi respinti in alto mare).

Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. È, da duemila anni, uno “scandalo” sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”).

Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta. Gesù Cristo è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta. Infatti fu proprio l’ideologia più pagana della storia, il nazismo – l’ha ricordato Antonio Socci - a scatenare la guerra ai crocifissi. È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riescano a trovare le parole giuste per raccontarlo.

Eppure basta prendere a prestito il lessico familiare di Natalia Ginzburg, ebrea e atea, che negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente… Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli.

A me sembra un bene che i bambini, i ragazzi lo sappiano fin dai banchi di scuola”. Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso. Ma, all’uscita della sentenza europea, nessun uomo di Chiesa è riuscito a farlo.

Forse la gerarchia è troppo occupata a fare spot per l’8 per mille, a batter cassa per le scuole private e le esenzioni fiscali, a combattere Dan Brown e Halloween, e le manca il tempo per quell’uomo in croce. Anzi, le mancano proprio le parole. Oggi i peggiori nemici del crocifisso sono proprio i chierici. E i clericali.




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