Ennesima conferma scientifica

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Claudio Cava
00venerdì 17 novembre 2006 11:34

DECIFRATA UNA PARTE DEL DNA DELL'UOMO DI NEANDERTHAL

ROMA - La 'paleogenomica' fantascienza? Macche', ha ricostruito e sequenziato una enorme parte del Dna (oltre un milione di lettere di codice) dell'estinto uomo di Neanderthal, svelando che lui e i nostri antenati si sono separati prima del previsto, circa 500.000 anni fa e non hanno avuto 'contatti ravvicinati' pur nella loro lunga convivenza.

A smorzare la teoria che le due specie abbiano avuto scambi di materiale genetico e' la notizia del sequenziamento di una parte del genoma di Neandertal, annunciata dalle due principali riviste scientifiche mondiali, Nature e Science che questa settimana pubblicano i lavori eseguiti con due tecniche diverse rispettivamente da Svante Paabo del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, Leipzig, Germania e da Edward Rubin del Department of Energy Joint Genome Institute in Walnut Creek, California.

L'equipe di Paabo ha analizzato oltre un milione di paia di basi di DNA da un fossile di Neanderthal di 38.000 anni fa rinvenuto a Vindija in Croazia, confrontandolo con il genoma umano e di scimpanze', mentre quella di Rubin ha ricostruito 65.250 paia di basi. I due lavori, che portano a risultati coerenti tra loro, segnano anche l'alba del ''progetto genoma'' Neanderthal in quanto dimostrano che con le tecniche oggi a disposizione e' possibile ricostruire la sequenza completa del codice della vita di specie estinte. E Paabo promette di completare il lavoro su Neandertal in due anni. Homo neanderthalensis e Homo sapiens, ovvero la nostra specie, sono ominidi derivati da un antenato comune e che hanno coabitato in Europa ed Asia occidentale fino a circa 30.000 anni fa.

Da qui l'accesa diatriba tra chi vuole e chi invece nega che le due specie si siano incrociate nel corso della coabitazione. Che il miglior test per provare o smentire questa ipotesi sia il confronto del genoma umano con quello di Neandertal, i ricercatori lo sanno da sempre. Nondimeno questo confronto non e' qualcosa che tutti ritenevano possibile dato che il Dna di Neandertal, recuperato in cattivissime condizioni (com'e' ovvio data la sua antica eta') in resti fossili della specie, non sembrava prestarsi al sequenziamento come si fa oggi molto semplicemente con quello di organismi viventi. Grazie a nuove tecniche di sequenziamento anche quei malconci resti di codice genetico hanno 'ripreso vita' cominciando a rivelare preziose informazioni su Neandertal e i nostri antenati.

L'equipe di Paabo ha usato un nuovo metodo di sequenziamento, il 'pirosequenziamento', che permette di decifrare il Dna anche quando e' rovinato e in frammenti. Con questo metodo, che e' anche piu' rapido e consente quindi di ripetere piu' volte e in poco tempo il sequenziamento (possibilita' che aumenta l'accuratezza dei risultati), Paabo ha sequenziato oltre un milione di paia di basi dando prova di poter procedere al sequenziamento di tutto il genoma di Neandertal. L'equipe di Rubin ha usato invece il metodo classico per la genomica decifrando oltre 65 mila paia di basi. I due gruppi di ricerca hanno poi operato il confronto con il genoma di scimpanze' e quello umano.

I due studi hanno fornito risultati concordi rivelando che il genoma di Neandertal e il nostro sono identici per oltre il 99,5 per cento, che le due specie si sono originate a partire da un antenato comune circa 516 mila anni fa e che Neandertal deriva da una popolazione ancestrale molto piccola di circa 3000 individui analogamente a quanto gia' supposto per la nostra specie. Infine i dati raccolti sembrano escludere un fenomeno di incrocio tra le due specie, di cui altrimenti sarebbe rimasta traccia sul Dna. Il genoma completo di Neandertal, cui Paabo promette di arrivare in due anni, fornira' un quadro preciso delle differenze tra noi e il nostro parente piu' vicino. Questi studi mostrano che, quando si specula sui limiti della scienza, mai dire mai, ha commentato su Nature David Lambert del Allan Wilson Centre for Molecular Ecology and Evolution, Institute of Molecular BioSciences, Massey University in Nuova Zelanda.

www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inbreve/visualizza_new.html_2027952...
)Mefisto(
00venerdì 17 novembre 2006 14:29
Ecco spiegato da dove "derivano" i parlamentari italiani, adesso si capisce molte cose, specie sulla Loro lingua e mentalità diversa dalla nostra.

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