Giancarlo Bosetti: Il Fallimento dei Laici Furiosi

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Vito.Pucci
00sabato 12 settembre 2009 10:54


IL FALLIMENTO DEI LAICI FURIOSI: COME STANNO PERDENDO LA SCOMMESSA CONTRO DIO
di Giancarlo Bosetti


libreriarizzoli.corriere.it/libro/bosetti_giancarlo-il_fallimento_dei_laici_furiosi_.aspx?ean=9788817034302&utm_source=Corriere&utm_medium=Box_letture%20&utm_campaign=Box...







Dio è morto? Sembra proprio di no.

Gli appartenenti a una delle quattro maggiori confessioni sono passati dal 67 per cento della popolazione mondiale del 1900 al 73 per cento del 2005 e si ritiene possano diventare l'80 per cento nel 2050.

È solo uno degli aspetti di quel ritorno del sacro che è stato definito come post-secolarismo, e che risponde alla crescente confusione e solitudine dell'individuo nella vita contemporanea: non è un caso che negli Stati Uniti Obama abbia vinto le elezioni riaffermando in senso progressista la propria fede.

In Italia, invece, il dibattito rimane sul terreno dello scontro fra truppe acriticamente fedeli alla Chiesa e indiscriminati combattenti per la laicità, una guerra inutile e dannosa per tutti.

I laici che rifiutano di prendere atto del ritorno identitario delle religioni finiscono con il perdere consensi nella società, anche quando portano avanti giuste battaglie.

Mentre la Chiesa, arroccata in una difesa disperata e a volte prepotente, ignora una richiesta di spiritualità che rischia di venir soddisfatta altrove.

L'unica salvezza è cambiare rotta in nome dell'apertura reciproca.

E forgiare una nuova cultura laica, un liberalismo al plurale che sappia lottare contro ogni integralismo ma anche accettare il ruolo delle religioni come rafforzamento e complemento dello Stato liberale.

E affrontare la vera sfida che attende i laici: riempire di senso il vuoto lasciato dalle ideologie, che minaccia di inghiottire le nostre società.





[SM=j1609194]




=omegabible=
00sabato 12 settembre 2009 13:07
RE x Vito Pucci

Caro Vito,
In Italia la nuova cultura laica avrebbe senso e alimento solo confinando nell'isola di S. Elena tutto lo stato vaticano.
In un regime collusivo come ora non c'è speranza di onesta convivenza.
Il resto,libro compreso, è aria fritta!!!! [SM=x789053]

Se l'isola di S. Elena andò bene per Napoleone Bonaparte figuriamoci per una "chiesa" come abbiamo noi che in 2000 anni ha scritto una cattiva parte.

Buona domenica. [SM=x789055]

omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


ps. Trattandosi di cosa vecchia ho scritto con carattere Century Gothic. [SM=x789055] [SM=x1936756]

Claudio Cava
00sabato 12 settembre 2009 15:23
Re:
Vito.Pucci, 12.09.2009 10:54:


COME STANNO PERDENDO LA SCOMMESSA CONTRO DIO




Dimenticare Dio

L' ateismo non e' una "fede" e non si propone di fare opera di de-conversione, di de-cristianizzazione, di de-islamizzazione o di altro. Semplicemente l' ateismo ignora il concetto di dio e rifiuta tutte le falsita' che sul suo conto, nel corso di millenni, sono state astutamente ed ingannevolmente diffuse da gruppi di astuti parassiti che, in suo nome, si sono attribuiti titoli quali: padre, iman, rabbi, guru ed altre vuote qualificazioni del genere.


L' ateismo è una forma di ragionamento razionale che si oppone, da millenni, alla truffa perpetrata dai "furbi" ai danni di chi non è in grado, o non vuole, ragionare. L' unico dio, se così si puo' chiamare, e' la vostra innata coscienza;

e' la vostra capacità di vivere in seno alla societa' alla quale appartenete, rispettando ed evitando di danneggiare il vostro prossimo.



Tutto qui!

L'incontrastabile ed assoluto potere della morte e la conseguente paura che essa genera in tutti gli esseri animati (istinto di conservazione) è stato la fonte di tutte le religioni.
L'idea insidiosamente indotta dai preti sulla esistenza e sull'immortalità dell'anima ha resistito e si è diffusa solo perchè sopiva, in parte, il timore (istintivo) della morte e soddisfaceva, artatamente, ad una illusione molto potente coltivata dalla presunzione stessa degli uomini: un desiderio assurdo di immortalità:

il desiderio di essere "ricordati".
Ricordati da chi e perchè?

Mettiamocelo bene in testa: solo pochi uomini che hanno lottato per il trionfo della scienza, del razionalismo e l'affermazione delle arti (Newton, Copernico, Galileo, Shakespeare, Lavoisier, Einstein, Mozart, ecc.) hanno conquistato il meritato diritto di essere ricordati. Solo loro ed ...alcuni altri brutti ceffi che si sono distinti negativamente per le loro opere devastanti e per i loro comportamenti che hanno oscurato le pagine della storia: da Attila a Gengis Khan, a Carlo Magno, a Hitler, Stalin, Costantino I ...ed altri gentiluomini di questa risma.

Dobbiamo abituarci a pensare che la morte non è niente per noi, perchè il bene ed il male risiedono nel senso e la morte è la privazione del senso. Perciò la giusta consapevolezza che la morte non è niente per noi ci rende apprezzabile la caducità della vita, non prolungandone il tempo all'infinito ma togliendoci il desiderio dell'immortalità. (Epicuro)

Come si può credere seriamente, tranquillamente ad un "aldilà" di cui non si conosce nulla?
I riti funerari, secondo Voltaire, sono solo dei gesti consolatori. Un modo di onorare il defunto e, nel contempo, di sbarazzarsi del suo ingombrante cadavere, secondo modalità, rituali e costose abitudini che i vostri vicini di casa e una "interessata, ricca industria funeraria" si aspettano da voi.

Domandatevi: perchè gli uomini dovrebbero avere un'anima e il vostro cane, o il vostro gatto, no!
Chi sono i furbi che l'hanno deciso per voi?

Si è persino cercato astutamente di "dimostrare" l'esistenza dell'anima, basandosi sul fatto che, qualche volta, una persona defunta possa apparire in sogno!!
Esiste una ben orchestrata confusione tra il concetto di anima e quello di una "pesante digestione notturna"!

Diciamolo ancora e più chiaramente: dio non esiste, non è mai esistito e non esisterà mai; non è luce, non è ispirazione, non è regola sacra; non esistono regole dettate ed allineate ad una sua presunta ed imposta condotta di vita e di comportamenti.



"La natura basta a sè stessa" e quindi non ha bisogno di queste regole assurde.

Dio è solo una favola; è il mostruoso caos intellettuale che i preti vi hanno scaricato addosso insidiando il vostro pensiero con capziose, quanto inutili domande: chi siamo, perchè siamo, da dove veniamo, perchè esiste il mondo ..., ben sapendo che nessun intelletto umano



(proprio perchè di questo mondo è parte)

può dare loro risposta e quindi facilmente riducibile in fertile terreno per il loro parassitismo.
Nella storia dell'umanità dio è solo un grande imbroglio, uno strumento di comodo, una nozione affiorata e maturata dagli imbroglioni in tempi relativamente recenti,



all'inizio del III millenio prima dell'era volgare.

In fondo dio è un grande ritardatario se vogliamo dare un peso all'incerto ed ingannevole concetto di tempo, legato al breve scorrere della vita umana, ma privo di significato se rivolto alla realtà dell'universo.

L'idea del dio unico (grammaticalmente: forma singolare di "dei") è nata da un naturale, quasi impercettibile, passaggio da primitive forme di magia spicciola, esorcizzante (coltivata da sciamani-stregoni) a forme più evolute, ma non meno bugiarde di pensiero, indotte dai furbi e poi riprese da "astuti ebrei" che sono disinvoltamente passati dagli Elohim (spiriti), ad El (demiurgo?), ad Eloi, ad Adonai per poi accomodarsi definitivamente e altrettanto disinvoltamente su Yhwh.
Provate dunque a chiedervi dov'era dio, prima del III millennio a.e.v.; prima che fosse inventato 5000 anni or sono!

Durante la sua esistenza l'uomo segue determinate regole che nascono dal fatto stesso di dover convivere con i proprii simili, di collaborare con loro facendo attenzione a non crearsi troppi problemi di convivenza. In fin dei conti l'uomo è un animale sociale che deve confrontarsi con il suo prossimo evitando particolari motivi di attrito; gli eventuali attriti vengono risolti mediante le leggi e le norme di comportamento che l'uomo stesso si è date, senza scomodare nessun dio. Già intorno al 1770 a.C., ci aveva pensato Hammurabi che, tenuto conto delle esigenze sociali dei suoi tempi, formulò il primo codice della storia dell'umanità.

Quando il fantomatico Mosè (o chi per lui) disse, nel primo comandamento:

"Non avrai altro dio al di fuori di me"
era perfettamente cosciente di gettare le basi per la più grandiosa truffa mai operata ai danni del genere umano del mondo occidentale.

Affermare: "non avrai altro dio al di fuori di me" è una regola che affonda le sue radici nella paura dei sempliciotti e, quindi, una legge fatta da scaltri individui, che sfruttano questa paura, e perciò non è attribuibile a nessuna particolare divinità.

Thomas Jefferson, a suo tempo, affermava: Parlare di esistenze immateriali significa parlare di nulla. Dire che l'anima umana, gli angeli, dio sono immateriali significa dire che non sono nulla e che non ci sono nè dio, nè gli angeli nè l'anima.

Constatazione che dovrebbe essere abbastanza ovvia, ma che non ha impedito, nel corso dei millenni, a capziosi parassiti, ammantati di falsa saggezza e di prosopopea, di elaborare quella enorme sciocchezza nota come teologia, non scienza, non disciplina e non filosofia che è servita a dare una base falsa ed inconsistente sulla quale perpetrare l'inganno a danno di poveretti succubi di ancestrali paure e della loro ignoranza.

Alcuni chierici, o pseudo filosofi, si sono affannati anche a dimostrare, con tortuosi giri di parole, l'esistenza dell'inesistente.
Dopo essersi inutilmente affaticati su argomentazioni speciose quali quella cosmologica, quella ontologica, quella teleologica o quella di natura morale e sulla nozione assai relativa e inconsistente di bene e di male, alla fine si sono resi conto della loro impotenza e hanno cercato di ribaltare il problema:
se è vero che l'esistenza di dio non è dimostrabile, allora è anche vero che non è dimostrabile la sua inesistenza.
Argomentazione di comodo; una trappola nella quale sono caduti parecchi studiosi scettici i quali non hanno tenuto conto che, razionalmente parlando, la dimostrazione compete a chi afferma qualcosa e non a chi la nega.
Già ai suoi tempi Euclide aveva messo in chiaro che "Ciò che è affermato senza prova, può essere negato senza prova".

La premessa, falsa, che dio esiste è la base fondamentale per l'esistenza di diverse forme di religione. Ma se questa premessa viene a mancare, che altro resta? Per fortuna, già dal XVIII secolo, il Barone d'Holbach, con la sua opera "Il Buon Senso" ha posto fine a queste assurde affermazioni. Ma bisogna purtroppo constatare che il buon senso è di pochi.

Ricordatevi sempre di Seneca: la religione è vera per la plebe, falsa per il saggio e redditizia per quelli che ne fanno un mestiere.

Perciò mangiate, bevete, fumate, fate all'amore nei limiti di un responsabile comportamento ma, soprattutto, non versate soldi alle chiese ingorde e parassite che chiedono continuamente il vostro supporto. A tutte le vostre azioni c'è un limite ragionevole che dovete razionalmente percepire, al di fuori della insidiosa morale del prete sfruttatore e, ormai troppo sovente, pedofilo.
Godetevi al meglio questa vita che la natura vi ha casualmente assegnato. Non dovete aspettarvi nulla dopo la morte; il vostro spirito vitale non andrà da nessuna parte esattamente come quello di un topo, di un cane, di un bue o di qualsiasi altro essere animato.

Il resto qui:
apocalisselaica.it/varie/ateismo-anticlericalismo-e-libero-pensiero/la-storia-sacra-alla-luce-della...

Ciao
Claudio
Max Cava
00sabato 12 settembre 2009 17:19
X Claudio Cava. Messaggio criptato.... inutile scervellarsi, capirà solo lui.
Caro frat,

bisch frisch!!! [SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]


Massimo [SM=x789055] [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]
flabot
00sabato 12 settembre 2009 19:02

Giancarlo Bosetti (Varedo, 1946) è un giornalista e scrittore italiano.


Biografia [modifica]
Giornalista dal 1969, nel 1972 si laurea in Filosofia all'Università Statale di Milano.

Lavora all'Unità divenendone caporedattore, responsabile del settore culturale e infine vicedirettore.

È direttore di Reset, rivista di cultura politica fondata nel 1993 insieme a studiosi di scienze sociali di varia estrazione, e scrive per la Repubblica.

Già docente di Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico a Roma Tre, attualmente insegna Giornalismo politico alla Sapienza Università di Roma e fa parte del comitato scientifico di Biennale Democrazia.


Bibliografia [modifica]
Socialismo liberale. Il dialogo con Bobbio oggi, a cura di G. Bosetti, Roma, Editrice l'Unità, 1989
G. Bosetti, Il legno storto. Saggi sulla crisi dello statalismo e del collettivismo, Venezia, Marsilio, 1991
G. Bosetti, K. Popper, La lezione di questo secolo, Venezia, Marsilio, 1992
Giornali e tv negli anni di Berlusconi, a cura di G. Bosetti e M. Buonocore, Venezia, Marsilio, 2005
G. Bosetti, Spin. Trucchi e tele-imbrogli della politica, Venezia, Marsilio, 2007







Ma è per caso questo l'autore del libro, non mi sembra un esperto dell'argomento, almeno nel suo passato professionale non lo da a vedere [SM=g27817]
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