I professori che si oppongono al Papa diventano 1500

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kelly70
00mercoledì 6 febbraio 2008 09:44


Parole d’ordine: «laicità» e «diritto al dissenso». Con in dote 1.479 nuove firme raccolte fino a ieri tra docenti, ricercatori e dottorandi di tutti gli atenei italiani. Molti i firmatari celebri: dalla grecista Eva Cantarella al «premio Strega» Alessandro Barbero (storico medievale oltre che narratore), dal filosofo Gianni Vattimo al matematico autore di bestseller Pierluigi Odifreddi, da Luigi Bobbio (figlio di Norberto) fino alla storico Nicola Tranfaglia, dal sociologo Luciano Gallino al giurista Ugo Rescigno.

A diciannove giorni di distanza dai clamori suscitati per la mancata visita di Benedetto XVI all’università La Sapienza, ecco che si ricompatta (e cresce) il fronte contrario all’intervento del Pontefice per l’inaugurazione di un anno accademico, inizialmente previsto per il 17 gennaio scorso. «Anche noi cattivi maestri»,
Appello di solidarietà con colleghi (e studenti) della Sapienza di Roma», si legge in testa al documento di cui primi firmatari sono i docenti Angelo d’Orsi (Storia del pensiero politico) e Lucia Delogu (Diritto privato), entrambi dell’università di Torino. E d’Orsi domani alle 11 interverrà nell’aula Calasso della facoltà di Giurisprudenza della Sapienza per una tavola rotonda intitolata «Diritto al dissenso», promossa da «Sinistra critica » e alla quale partecipano anche le due anime della protesta anti-Ratzinger di inizio gennaio: gli studenti dei collettivi (il loro portavoce Giorgio Sestili modera l’incontro) e almeno uno dei 67 scienziati di Fisica firmatari dell’ormai celebre lettera al rettore Renato Guarini, Carlo Cosmelli, che in merito all’appellativo «cattivi maestri», affibbiato dal rettore ai docenti della protesta, disse subito: «Spero che il rettore ritiri questa espressione. Forse non ricorda l’uso che se ne faceva negli anni di piombo». Ed è proprio intorno a questo slogan che ancora oggi si stanno raccogliendo gli oltre mille e quattrocento docenti di università e istituti di eccellenza, firmatari del nuovo documento: «I sottoscritti — si legge nell’appello — esprimono la più ferma e convinta solidarietà ai colleghi sottoposti a un linciaggio morale, intellettuale e persino politico senza precedenti ». «Noi firmatari — prosegue il testo — affermiamo che ci saremmo comportati come i 67 in nome della libertà della ricerca e della scienza. Se essi sono cattivi maestri, ebbene lo siamo anche noi».

Sul tema e sull’opportunità di quell’espressione ieri non è voluto tornare il rettore Guarini, che in una nota del primo febbraio ha già fatto una parziale marcia indietro, sostenendo che «era legittimo il diritto di critica da parte dei docenti, così come di alcuni gruppi di studenti». Una lettera del rettore giunta in concomitanza con un documento in cui 41 professori di Matematica gli chiedevano di dare solidarietà ai 67 docenti, e all’indomani di un’altra mozione in difesa della laicità approvata con 233 voti dal consiglio di facoltà di Ingegneria, dove si chiedeva a Guarini di «esprimere pubblicamente » solidarietà ai 67 «per le ignobili accuse di intolleranza» ricevute «per la semplice espressione delle loro opinioni ». […]

Fonte: Corriere

www.corriere.it/cronache/08_febbraio_05/professori_anti_papa_9f472308-d3be-11dc-b97b-0003ba99c6...
MauriF
00mercoledì 6 febbraio 2008 22:01
“L’OSSERVATORE ROMANO” ATTACCA I 67 PROF ANTI-PAPA: CREDETE ANCORA A WIKIPEDIA?

(ASCA) - L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, in un breve articolo pubblicato nell’edizione odierna attacca i professori firmatari di un appello di solidarieta’ ai 67 docenti dell’universita’ La Sapienza che, con la loro lettera al rettore Renato Guarini, hanno innescato le polemiche che hanno portato alla rinuncia, da parte di papa Benedetto XVI, della visita all’ateneo romano. ’Forse - scrive il quotidiano pontificio - i 1.479 firmatari non sanno che, ’in nome della liberta’ della ricerca e della scienza’, hanno preso per buono un falso, cogliendo un’affermazione senza verificarne l’affidabilita’’.

L'articolo ricostruisce la genesi della citazione del discorso in cui papa Benedetto XVI, a sua volta citando Feyerabend, sembra giudicare favorevolmente la condanna di Galileo da parte della Santa Inquisizione nel XVII secolo.

’Se prima di affrettarsi a sottoscrivere la solidarieta’ ai 67 qualcuno dei 1.479 avesse verificato tale affermazione - spiega l’Osservatore Romano -, avrebbe scoperto che chi ha scritto la lettera ha tratto la citazione del discorso di Ratzinger dalla voce Papa Benedetto XVI di Wikipedia, la nota enciclopedia della rete che viene redatta dai lettori che navigano in rete e che nessun uomo di scienza utilizzerebbe come fonte esclusiva delle sue ricerche, se non verificandone accuratamente l’attendibilita’’.

’Ciascuno - conclude l’articolo - e’ libero di giudicare se questo modo di usare la ragione sia corretto o non piuttosto un atto di slealta’: il rischio di piegare la ragione davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilita’, e’ esattamente cio’ da cui il Papa avrebbe messo in guardia il corpo docente de La Sapienza, se avesse potuto parlare. Ognuno giudichi chi ha difeso davvero la ragione’.

Asca






Il giornale della Santa Sede

Attacco ai prof anti Pontefice: «Hanno preso un falso per buono»

CITTÀ DEL VATICANO — L'Osservatore romano attacca i prof firmatari di un appello di solidarietà ai 67 docenti della Sapienza che con la loro lettera al Rettore innescarono la polemica che portò poi alla rinuncia da parte del Papa a visitare l'ateneo.

«Forse — scrive il giornale — i 1.479 firmatari non sanno che hanno preso per buono un falso, cogliendo un'affermazione senza verificarne l'affidabilità».

L'articolo ricostruisce la genesi della citazione del discorso in cui papa Benedetto XVI, a sua volta citando Feyerabend, sembra giudicare favorevolmente la condanna di Galileo da parte dell'Inquisizione.

In realtà, quella citazione è stata copiata da Wikipedia dalla voce Papa Benedetto XVI.

Corriere della sera, 6 febbraio 2008









PAPA ALLA SAPIENZA, OSSERVATORE ROMANO: SCIENZIATI COPIANO ERRORI WIKIPEDIA

Docenti universitari, ma con la propensione superficiale dei loro studenti a prendere per oro colato ciò che sta scritto su Wikipedia, senza prendersi la briga di controllare e verificare. L'Osservatore Romano rileva come i firmatari della lettera al rettore della Sapienza contraria all'invito a papa Ratzinger abbiano dato per buona l'attribuzione al Papa di una citazione che invece non era sua. "Forse - scrive il giornale vaticano - i 1.479 firmatari non sanno che, 'in nome della libertà della ricerca e della scienza', hanno preso per buono un falso, cogliendo un'affermazione senza verificarne l'affidabilità".
L'articolo ricostruisce la genesi della citazione del discorso in cui papa Benedetto XVI, a sua volta citando il filosofo della scienza Feyerabend, sembra giudicare favorevolmente la condanna di Galileo Galilei da parte della Santa Inquisizione nel XVII secolo. "Se prima di affrettarsi a sottoscrivere la solidarietà ai 67 qualcuno dei 1.479 avesse verificato tale affermazione - spiega l'Osservatore Romano -, avrebbe scoperto che chi ha scritto la lettera ha tratto la citazione del discorso di Ratzinger dalla voce Papa Benedetto XVI di Wikipedia, la nota enciclopedia della rete che viene redatta dai lettori che navigano in rete e che nessun uomo di scienza utilizzerebbe come fonte esclusiva delle sue ricerche, se non verificandone accuratamente l'attendibilità". "Ciascuno - conclude il quotidiano - è libero di giudicare se questo modo di usare la ragione sia corretto o non piuttosto un atto di slealtà: il rischio di piegare la ragione davanti alla pressione degli interessi e all'attrattiva dell'utilità, è esattamente ciò da cui il Papa avrebbe messo in guardia il corpo docente de La Sapienza, se avesse potuto parlare. Ognuno giudichi chi ha difeso davvero la ragione".

Avvenire online



SOMARI!! Tutti e 1500!! [SM=x789052] [SM=x789052]
MauriF
00mercoledì 6 febbraio 2008 22:10
Copia e incolla da Wikipedia: 67 docenti per un errore

Svela “L'Osservatore Romano”

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 6 febbraio 2008 (ZENIT.org).- Di fronte alla raccolta di firme – tra professori, ricercatori e dottorandi delle università italiane – in segno di solidarietà con i 67 professori la cui lettera ha impedito la visita del Papa all'università “La Sapienza” di Roma, “L'Osservatore Romano” (6 febbraio 2008) avverte della diffusione di un errore sottoscritto, ora, da altre 1.479 persone.

Riportiamo integralmente l'articolo del quotidiano della Santa Sede dal titolo “Copia e incolla da Wikipedia: 67 docenti per un errore”.

* * *

I 1.479 firmatari dell'appello di solidarietà coi 67 docenti de La Sapienza che con la loro lettera hanno, di fatto, impedito a Benedetto XVI di parlare in università, hanno scritto: «Noi firmatari affermiamo che ci saremmo comportati come i 67 in nome della libertà della ricerca e della scienza» (ne dà notizia il «Corriere della sera» del 5 febbraio). Forse i 1.479 non sanno che, «in nome della libertà della ricerca e della scienza», hanno preso per buono un falso, cogliendo un'affermazione senza verificarne l'affidabilità.

Nella lettera dei 67 si legge: «Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato».

Se prima di affrettarsi a sottoscrivere la solidarietà ai 67 qualcuno dei 1.479 avesse verificato tale affermazione, avrebbe scoperto che chi ha scritto la lettera ha tratto la citazione del discorso di Ratzinger dalla voce Papa Benedetto XVI di Wikipedia, la nota enciclopedia della rete che viene redatta dai lettori che navigano in rete e che nessun uomo di scienza utilizzerebbe come fonte esclusiva delle sue ricerche, se non verificandone accuratamente l'attendibilità.

Che Wikipedia sia con tutta probabilità la fonte da cui è tratta la citazione lo testimonia il fatto che nella lettera dei 67 si fa riferimento a una conferenza del cardinale Ratzinger del 15 marzo 1990 a Parma. La conferenza ci fu, ma si svolse a Roma, all'Università «La Sapienza», esattamente in quella data.

Il testo di quella conferenza è contenuto in un libro, pubblicato nel 1992 dalle Edizioni San Paolo col titolo Svolta per l'Europa? Chiesa e modernità nell'Europa dei rivolgimenti. A piè di pagina c'è la seguente «Avvertenza» dell'Autore: «La prima stesura di questo contributo fu presentata il 16 dicembre 1989 a Rieti – ancora sotto la viva impressione degli eventi appena verificatisi nell'Europa orientale – come tentativo di un'iniziale riflessione sulle cause e le conseguenze di quanto accaduto. La versione qui riportata è quella utilizzata per una conferenza all'Università "La Sapienza" di Roma, lo scorso 15 febbraio 1990. In occasione della celebrazione del millequattrocentesimo anniversario del terzo concilio di Toledo ho presentato a Madrid, il 24 febbraio 1990, un'ulteriore stesura, modificata in relazione alla specifica circostanza».

Ora, la cosa sorprendente è che chi ha preso la citazione di Feyerabend non può non avere letto la continuazione di quel brano, contenuta in Wikipedia, dove ci si può rendere ben conto che il senso della frase di Ratzinger è esattamente il contrario di quello che i 67 professori hanno preteso di attribuire al Papa.

Ciascuno è libero di giudicare se questo modo di usare la ragione sia corretto o non piuttosto un atto di slealtà: il rischio di piegare la ragione davanti alla pressione degli interessi e all'attrattiva dell'utilità, è esattamente ciò da cui il Papa avrebbe messo in guardia il corpo docente de La Sapienza, se avesse potuto parlare. Ognuno giudichi chi ha difeso davvero la ragione.

[Ndr: la versione originale del paragrafo in questione di Wikipedia, prima della sua modifica, era la seguente: “Il 15 marzo 1990 Ratinger, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, riprese un'affermazione di Paul Feyerabend: «All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto»[21], aggiungendo però : «Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande.Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica»; mostrando quindi di criticare le idee di Feyerabend su Galileo, sul cui processo Giovanni Paolo II aveva chiesto ufficialmente scusa per l'errore della Chiesa”; it.wikipedia.org/wiki/Papa_Benedetto_XVI].

Adattamento a cura di ZENIT




CIUCHINI CHE NON SIETE ALTRO!!



pcerini
00mercoledì 6 febbraio 2008 22:33
Nulla di piu' falso e contorto di quello riportato da Avvenire e affiliati,visto che che sia su Galileo che su Feyerabend hanno toppato clamorosamente(intendo dire l'Avvenire e affilitai ideologici)....l'Avvenire con una ennesima cialtroneria mediatica ritiene di ingannare la gente comune facendo passare la categoria dei professori della Sapienza come dei dilettanti citazionisti alla Wikipedia,e MauriF che gli da' pure credito a questo giornaletto di incompetenti.

A fronte delle pesanti storture operate dall'Avvenire sulla realta' di questi due personaggi (oltre alla pesante stortura strumentale che viene operata sulla lettera dei firmatari di cui ogni commento sarebbe inutile) ecco qui un'illuminante articolo su Feyerabend (i professori avevano ragione,il senso che il Papa dava a Feyerabend era quello che viene contestato dai professori della Sapienza),un'articolo su Feyerabend ad opera dell'amico Andrea:

da www.animelibere.net/modules.php?name=Forums&file=viewtop...

Poiché Feyerabend pare sia divenuto il paladino degli scettici radicali o dei peggiori relativisti cognitivi, cioè i relativisti fondamentalisti del “tutto va bene”, ho deciso di trattare sommariamente ma, spero efficacemente, il pensiero di questo epistemologo rifacendomi al lavoro del fisico Sokal nel suo “imposture intellettuali” e agli articoli di altri fisici tra cui il Prof. Renzetti (fisicamente.net).

Feyerabend è stato un personaggio ambiguo e complicato specie per i suoi atteggiamenti politici e personali. Una cosa che pochissimi sanno è che verso la fine della sua vita Feyerabend, autore tra l’altro di “addio alla ragione”, ritrattò molte delle sue idee antirazionaliste e relativiste prendendo le distanze dagli atteggiamenti antiscientifici di alcuni suoi seguaci, come si evince da questo passaggio:

“Come può un’attività [la scienza] dipendere dalla cultura in così tante maniere, ed ancora produrre risultati così solidi ? [..] La maggior parte delle risposte a tale questione sono incomplete od incoerenti. I fisici prendono il fatto per acquisito. I movimenti che vedono la meccanica quantistica come un punto di svolga nel pensiero e che includono mistici ciarlatani, profeti della New Age, e relativisti di ogni sorta , si eccitano per la componente culturale e dimenticano le predizioni e la tecnologia. (Feyerabend 1992, p.29)

E’ da evidenziare, inoltre, che il testo “Contro il metodo” è fondamentalmente una provocazione intellettuale, una sorta di gioco-burla tra lui e il suo amico/interlocutore Lakatos con il quale si confrontava lungamente proprio sulla filosofia della scienza. Feyerabend era un provocatore ed era considerato un po’ un “buffone della filosofia” perché scriveva iperboli e concetti del tutto paradossali per smuovere il dibattito intorno all’attendibilità della scienza. Addirittura arrivò a dire che i suoi scritti non avrebbero dovuto essere presi alla lettera e, qualora lo si facesse, si peccherebbe di ingenuità e superficialità, leggiamo cosa dice, a tal proposito, egli stesso:

“Imre Lakatos mi chiamava, un po’ scherzando, un anarchico e io non avevo obiezioni contro il fatto di mettermi la maschera da anarchico” (Feyerabend 1993, p. VII)

“Le principali idee di questo saggio sono piuttosto banali e appaiono banali quando siano espresse in termini adeguati. Io preferisco formulazioni più paradossali tuttavia, dato che niente annoia la mente in modo così profondo come l’udire parole e slogan familiari” (Feyerabend 1993, p. XIV)

“Il lettore dovrebbe ricordare sempre che le dimostrazioni e la retorica usate non esprimono alcuna mia ‘profonda convinzione’. Esse si propongono solo di dimostrare quanto sia facile menare per il naso la gente in un modo razionale. Un anarchico è come un agente segreto che giochi la partita della ragione allo scopo di minare l’autorità della ragione (della Verità, dell’Onestà, della Giustizia, ecc…)” (Feyerabend 1991, p.29)

Dunque, pare che non si possa sapere quando Feyerabend va preso sul serio e quando invece sta “provocando” o facendosi beffe dei suoi lettori e aggiungerei dei relativisti cognitivi che ne accolgono letteralmente e ingenuamente le tesi. Il filosofo ammette candidamente che coloro che ritengono vere le sue tesi più estremiste e provocatorie sono dei sempliciotti che vengono presi per il “naso” dal suo, solo apparente, argomentare razionale !

Questo la dice lunga sulla capacità scientifica, filosofico-epistemologica e critica in generale, di coloro i quali si fanno paladini di alcune idee strampalate e provocatorie di Feyerabend credendo che siano ragionevoli e serie !

Entrando ora nello specifico delle questioni di analisi storica e scientifica utilizzate da Feyerabend per sostenere la sua tesi “contro il metodo”, occorre sottolineare che oltre alle provocazioni e beffe, vi sono anche delle questioni di fisica trattate dall’epistemologo in maniera scorretta come ad esempio la rinormalizzazione (F. 1991 p. 46) e l’orbita di Mercurio (F. 1991 pp 47-49). Non sappiamo se questi errori siano stati esposti volutamente per la solita “provocazione”, sta di fatto comunque che chi non possiede le opportune conoscenze di fisica e il senso critico adatto per valutare le opere di Feyerabend diventa facilmente vittima dei suoi errori e/o paradossi.

Non sappiamo nemmeno se la sua frase del 1991 a p. 241 “qualsiasi cosa può andar bene” sia una provocazione o no, in ogni modo ovviamente questo concetto deriva da una deduzione del tutto scorretta ed arbitraria che nasce dalla constatazione, questa corretta, che non esiste un metodo scientifico completamente codificato, ma vi sono unicamente regole generali ottenute sulla base delle esperienze scientifiche precedenti.

Qui i relativisti cognitivi radicali mostrano il loro volto, poiché è comune, nel loro argomentare, partire da una premessa corretta “tutte le metodologie hanno dei limiti” per giungere ad una conclusione completamente falsa: “qualsiasi cosa può andar bene”. Scrive Sokal al riguardo:

“Ci sono molte maniere di nuotare, e ognuna ha i propri limiti di applicazione, ma non è vero che tutti i movimenti del corpo vadano ugualmente bene se non si vuole andare a fondo. Non c’è un unico metodo di indagine di polizia, ma questo non significa che tutti i metodi siano ugualmente affidabili”

Ad esempio, se dessimo retta a Feyerabend (o alla sua provocazione) un metodo corretto di indagine potrebbe essere quello di rivolgersi ad un prete per chiedergli di interrogare lo Spirito Santo affinché ci indichi il nome del colpevole, tanto “qualsiasi cosa può andar bene” ! Ma vi domando, questa metodologia di indagine è secondo voi ugualmente affidabile dell’analisi del DNA ?

Feyerabend stesso, tuttavia, successivamente prese le distanze dal suo “tutto va bene”:

“Un anarchico ingenuo [ed io aggiungerei un relativista cognitivo radicale ndr] dice che (a) sia le regole assolute che quelle dipendenti dal contesto hanno i propri limiti ed inferisce che (b) tutte le regole ed i criteri sono senza valore e dovrebbero essere abbandonati. La maggior parte dei miei recensori mi vedono come un anarchico ingenuo in questo senso.[..][Ma] sebbene io sia d’accordo con (a) non lo sono con (b). Io concludo che tutte le regole hanno i propri limiti e che non c’è una “razionalità” omnicomprensiva, non concludo che dovremmo procedere senza regole e criteri” (F. 1993, p.231)

Come è facile capire, in pratica Feyerabend si è rimangiato la sua precedente affermazione, o comunque, ha cercato di uscirne facendo credere che le sue non erano altro che provocazioni.

Ovviamente Feyerabend si guarda bene dall’entrare nel merito dei metodi e delle regole nonostante pare che sostenga l’efficacia concreta di qualche metodologia.

In conclusione, la critica di Feyerabend non è alla scienza in se, ma al fatto che le scoperte scientifiche non trovano giustificazione in nessun metodo perfettamente codificato e su questo si può concordare. Ciò non significa ovviamente, come abbiamo visto, che non esistano regole o metodi. Difatti occorre distinguere la fase di “scoperta” da quella della “verificazione/falsificazione” o giustificazione che dir si voglia. Feyerabend non critica di fatto nei suoi scritti la razionalità alla base dei metodi di verifica e falsificazione, non si sogna di dirci infatti perché, ad esempio, l’evoluzione delle specie o la relatività ristretta debbano essere false !

Ma il sospetto è che Feyerabend ragioni più con la pancia che con il cervello, soprattutto quando scrive: “l’amore diventa impossibile per la gente che insiste sull’oggettività” (Feyerabend 1987, p.263) oppure: “La mia principale motivazione nello scrivere questo libro è stata umanitaria, non intellettuale. Io voglio sostenere la gente, non far progredire la conoscenza” (F. 1988, p. 3)

Da queste parole traspare la motivazione ideologica che muove l’esimio epistemologo, egli non vuole far progredire la conoscenza, ma mira a ridimensionare il potere cognitivo della scienza perché, secondo lui, attraverso di essa la gente non sarebbe “sostenuta” a causa della mancanza di amore !

Rileggendo le sue opere alla luce di quanto analizzato: provocazioni, inferenze errate, paradossi, fini ideologici, pare difficile prendere sul serio il percorso epistemologico di questo filosofo, a meno di non accogliere unicamente quelle tesi ancorate al buon senso e alla ragione e rifiutare le esagerazioni e i paradossi.

Prima di congedarmi, vi regalo una chicca di quel giullare della filosofia che era Feyerabend. Nel 1987 la CCR lo invitò a Cracovia durante un congresso. L’epistemologo lesse una relazione dal titolo “Addio alla ragione” (ne ho accennato sopra). Ebbene, qui Feyerabend da il meglio di se:

“Galileo non rivendicava solo la libertà di pubblicare i suoi risultati, voleva imporli agli altri. Sotto questo aspetto era altrettanto dogmatico e totalitario di molti moderni profeti della scienza, e anche altrettanto disinformato. Dava semplicemente per scontato che metodi particolari e molto limitati usati dagli astronomi (e da quei fisici che li seguivano) costituissero il modo corretto di avere accesso alla Verità e alla Realtà. “

Ricordiamo che ci si sta riferendo all’eliocentrismo in opposizione al geocentrismo. Di fatto Feyerabend sta sostenendo che Galileo era totalitario e dogmatico perché sosteneva che la terra non fosse al centro dell’universo e che girasse intorno al sole ! Come si può prendere sul serio chi scrive tali idiozie ?

Ma quello che voglio far notare non è tanto questo quanto il volta faccia di cui è capace l’esimio epistemologo. Il testo sopracitato continua così:

“ La Chiesa, non solo era sulla via giusta quando usava le preoccupazioni umane come metro della realtà, ma era notevolmente più razionale di molti scienziati e filosofi moderni che tracciano una netta distinzione fra fatti e valori e danno per scontato che il solo modo per arrivare ai fatti, e quindi alla realtà, sia quello di accettare i valori della scienza. (...)
Dunque, gli scienziati possono contribuire alla cultura, ma non possono fornirle un fondamento; e, vincolati e accecati come sono dai loro pregiudizi “esperti”, certamente non possono essere autorizzati a decidere, senza controllo da parte degli altri cittadini, quale fondamento i cittadini dovrebbero accettare.
Le Chiese hanno molte ragioni per sostenere un simile punto di vista e usarlo per criticare risultati scientifici particolari come anche il ruolo della scienza nella nostra cultura. Dovrebbero superare la loro cautela (o è paura?) e ridare vita all'equilibrata saggezza di Roberto Bellarmino, proprio come gli scienziati costantemente traggono forza dalle opinioni di Democrito, Platone, Aristotele e del loro presuntuoso Patrono San Galileo."

Insomma una condanna netta di Galileo ed una adulazione incondizionata verso la Chiesa cattolica. Bene, ma cosa scrisse in altre occasioni lo stesso Feyerabend ?

"Procedendo in questo modo Galileo esibì uno stile, un sense of humour, un'elasticità [ma non era dogmatico e totalitario ? ndr] ed eleganza e una consapevolezza della preziosa debolezza del pensiero umano, che non è stata mai eguagliata nella storia della scienza. Nell'opera di Galileo abbiamo una fonte quasi inesauribile di materiale per la speculazione metodologica e, fatto molto più importante, per il recupero di quei caratteri della conoscenza che non soltanto ci informano ma anche ci deliziano" (Contro il metodo, 1979, pp. 131-132).

Non basta: “il cristianesimo è la religione assetata del sangue dei fratelli” (ibid. pag. 243).


Un cambiamento radicale di vedute, ripeto la domanda retorica, come può essere preso sul serio un personaggio del genere ?

Saluti
Andrea


Ed ecco qui un'altro illuminante articolo in merito a Galileo,sempre dell'amico Andrea

da www.animelibere.net/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=852&postdays=0&postorder=asc&...

Caro Paolo, ebbi modo di dialogare via mail con il Prof. Renzetti (fisico e studioso di storia della scienza in particolar modo esperto del caso Galileo che studia da oltre 35 anni) quando dibattei con un utente catotlico prorpio sul caso Galileo, vi riporto un sunto del dialogo con il professore:


Premetto che sono un fisico ed ho lavorato per 35 anni in storia della fisica, avendo insegnato presso l’Istituto di Fisica dell’Università di Roma per 10 anni, a fianco del prof. Salvo D’Agostino. Miei lavori sono stati pubblicate in varie riviste specialistiche come documentato da quanto scritto nel sito. Spero che questo sia sufficiente come lettera di presentazione.

I pretesi studi di questa congrega di personaggi [si riferisce ai teologi della commissione della congregazione per la dottrina della fede su Galileo]sono a tesi. In tempi recenti abbiamo assistito ad altri processi del genere, quelli stalinisti ed anche quegli storici erano grandi storici (naturalmente dipende dal punto di vista). Tra l’altro sarebbe d’interesse conoscere i contributi scientifici e/o storici dei pretesi studiosi. Il fatto che emerge in gran parte di questi pretesi studi è l’impronta teologica e delle pretese epistemolgogiche completamente sballate (nessun epistemologo mai si è sognato di richiedere un certo risultato a priori; gli studi storici ed epistemologici si indirizzano su cosa è stato fatto e non su cosa si sarebbe potuto fare.

Citazione:
- era possibile parlare di copernicanesimo presentandolo solo come teoria?
- Galileo dimostrò il copernicanesimo?


Il copernicanesimo di Copernico era una sciocchezza in un mondo completamente aristotelico. L’opera di Aristotele è consistente e priva di contraddizioni interne. Assegnare il moto alla Terra e farla ruotare intorno al Sole, in quella visione, è una completa sciocchezza. La Terra, materiale e dotata di pesantezza non disporrebbe del motore sufficiente; sfonderebbe le varie sfere cristalline che servono da sostegno agli altri pianeti eterei; eccetera.
Ma l’idea solleticò molti studiosi della Filosofia della Natura. Alcuni teorizzarono sopra questa fantasia (Bruno, ad esempio). Galileo fu il primo che tentò di mostrare la validità del copernicanesimo. Poiché la cosa sembra indimostrabile a seguito del fatto che da qui si vede il Sole ruotare intorno alla Terra, Galileo si mosse su strade molto complesse che raggiunsero lo scopo. Occorreva mostrare che ciò che si vede qui si sarebbe visto dal Sole (principio di relatività: quando due navi si incrociano camminando parallele in versi opposti, non si sa mai con certezza quale delle due è in moto o se lo sono tutte e due). Occorreva mostrare che le obiezioni al moto della Terra non erano fondate. Una di queste voleva che tutti gli oggetti che stanno sulla Terra dovrebbero essere scagliati fvia da essa za seguito del moto. E qui Galileo sviluppò un qualcosa già intuita da Bruno, il principio di Inerzia (tutte le cose che hanno attinenza con un oggetto in moto si muovono con esso). Quest’ultimo successo di Galileo è quello illustrato dal celebre brano della stiva della nave nel Dialogo (qualcosa di simile aveva scritto Giordano Bruno).

Ma il grande merito di Galileo non risiede tanto nell’aver dimostrato il copernicanesimo (anche se ciò non fosse stato la sua fama sarebbe stata ugualmente immensa). Egli, dato il copernicanesimo, costruì una fisica impensabile in un mondo geocentrico e regolato dalla fisica aristotelica. Egli studia la caduta dei gravi mostrando che lo spazio percorso da un oggetto in caduta è proporzionale al quadrato del tempo ed è indipendente dalla sua massa (contrariamente a quanto ammetteva Aristotele: un oggetto di massa grande impiegava meno tempo a cadere di uno di massa più piccola (nel far questo passa attraverso un pezzo di fisica molto avanzata. la distinzione di principio tra massa inerziale e massa gravitazionale: se lasciamo cadere due pietre piane, l'una sovrapposta all'altra, le due non si separano durante la caduta anche se quella che sta sopra ha massa metà di quella che sta sotto ed inoltre la pietra superiore non esercita 'peso' sulla pietra che sta sotto. Per realizzare tali esperienze in una situazione un cui la misura del tempo era molto precaria e la caduta di un oggetto avviene appunto in tempi brevissimi, Galileo dà mostra di tutto il suo talento "rallentando" il moto di caduta. Come è possibile ciò ? Attraverso l'introduzione di piani (poco) inclinati su cui era realizzata una sottile scanalatura lungo cui si facevano rotolare delle sferette di varia massa. Ad ogni data distanza un campanellino urtato dalla sferetta in caduta dava il tempo. È l'esempio del "metodo" di Galileo: l'esperienza è ideata come appropriata domanda posta al termine di un processo deduttivo, il quale prende le mosse da determinate ipotesi di significato più generale. Svariate altre questioni di cinematica e meccanica sono poste ed alla fine la fisica aristotelica ne esce distrutta mentre si aprono enormi brecce ad una fisica appena abbozzata ma tutta da costruire. Anche qui insiste con le maree come prova del moto della Terra.
Ora capisco che a dei teologi queste cose non creino emozione, ma in questo è la nascita della fisica moderna che, da questo momento può iniziare a volare. L’opera sarà completata con la Rivoluzione Francese che stabilirà definitivamente la separazione tra libero pensiero e religione.


Si cerca subito di far passare l'essere cattolici come qualcosa che debilita l'obiettività, un insulto a tutti i ricercatori e alle università cattoliche del nostro pianeta. (Per non parlare del fatto che le università stesse sono un'invenzione medioevale della Chiesa).

La visione cattolica delle vicende di Galileo è una visione quantomeno sospetta. Sta allo studioso far emergere le bugie che abbondano nei pretesi studiosi: far descrivere le vicende di Galileo da personaggi della gerarchia corrisponde a far fare la storia dello stalinismo da storici dell’Accademia delle scienze dell’ex URSS.

Come prova per l'eliocentrismo occorre la scoperta della parallasse stellare con strumenti ottici evolutissimi (rivoluzione industriale). La cosa fu realizzata circa 200 anni dopo (aveva iniziato Cassini nel 1738 a capire che le stelle non sono fisse con misure accurate, aveva proseguito Lambert nel 1761 stabilendo un metodo per determinare la posizione reale e quella apparente di una stella, altri contributi li dette Bradley nel 1783 capendo che occorreva tener conto del fenomeno dell’aberrazione stellare, aveva concluso Bessel nel 1837 osservando con gli eccellenti telescopi di Herschel la prima parallasse stellare che, spiegata ai filosofi, consiste nell’angolo sotto cui è osservata una data stella osservata dalla Terra sei mesi di distanza.

E’ evidente che se quell’angolo è nullo, non vi è movimento della Terra. E senza gli strumenti perfezionatissimi sarebbe stata impossibile l’impresa, quell’angolo era di 1/3 di secondo!

Insisto poi sul fatto che Galileo cercava. E la cosa (il copernicanesimo) la rese completamente plausibile. Si dica in quale testo o trattato o Bibbia o ciò che si vuole è scritto che il ricercare significa trovare. Si dica anche perché Galileo sarebbe stato assolto dalla Chiesa se avesse trovato (invece di aver reso plausibile).

Riguardo alle prove della rotazione terrestre, evidentemente i catotlici non riescono a capire l’immensa portata dell’inerzia e della relatività. Ma questo è un problema di chi non lo capisce.

Le accuse a Galileo sarebbero che il chiodo fisso del fisico pisano era di dimostrare il moto della terra attraverso le maree, questo è semplicemente falso.

Non è vero che Galileo voleva dimostrare il moto della Terra solo attraverso le maree. Ho già detto come Galileo prova la diversa possibilità di osservazione dei fatti naturali attraverso relatività ed inerzia. Riguardo alle maree debbo osservare che i teologi sanno tutto di Bibbia e zero di fisica. A cosa si crede siano dovute le maree ? Mi riferisco al fatto che vanno spostandosi seguendo la Luna ed al fatto che esiste quella sciocchezza chiamata quadratura. Al fatto cioè che la marea cresce o no a seconda si come è situata la terna Sole, Terra, Luna.
Ho letto il Dialogo ma, proprio nel Dialogo, la cosa è del tutto marginale (non a caso Galileo inserisce la discussione sulle maree nell'ultima parte del suo celebre Dialogo..., quale possibile "prova" del moto reale della Terra: <>). Credo comunque che si dimenticano le fasi di Venere. Esse sono possibili SOLO se il centro del moto è il Sole. COmunque occorre rimarcare che il fatto che sia stata o meno trovata la prova dell'eliocentrismo è del tutto inessenziale per giudicare il processo a Galileo perché tale richiesta non era venuta da nessuno.

Insistere su una Chiesa che aveva ragione nel processare Galileo in quel tempo o è un lapsus o è un’affermazione di relativismo per altri versi negato dal Papa. In realtà continua a processarlo ma grazie a quel male universale chiamato ipocrisia non riesce a dirlo a chiare lettere.

E’ legittimo per una religione parlare di verità rivelata. Il fatto è che tale religione non riuscirà mai ad ammettere che vi siano altri modi di pensare, di interpretare il mondo. Per questo è fondamentale che la Chiesa sia libera con i suoi seguaci o fedeli, lasciando liberi tutti gli altri di pensarla in modo diverso. In questo senso la libertà di ricerca deve solo rispondere alla coscienza dello scienziato. L’applicazione del prodotto della ricerca scientifica spetterà alla società. La si può pensare in modo diverso ma non si deve imporre un credo religioso come legge dello Stato."

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Questi due splendidi articoli fanno capire la cialtroneria mediatica strumentale del giornaletto di Avvenire una volta per tutte,perche' gli articoli provengono da persone (come Sokal) che hanno letto le opere di Feyerabend dandone un sunto molto breve e da un Fisico(Renzetti) che si occupa di Galileo da molti anni.

E io torno a ripetere che I PROFESSORI AVEVANO RAGIONE,sia su Galileo che su Feyerabend,sopratutto nel contestare quell'accenno della "ragionevolezza piu' grande" che vorrebbe incorporare fede e ragione....Leggendo l'articolo su Feyerabend si scopre quanto costui fosse alquanto ambiguo sulla presunta "ragionevolezza" auspicata dal Papa.

Rainboy
00mercoledì 6 febbraio 2008 23:33
Dubito francamente che quei professori abbiano utilizzato Wikipedia, cosa che l'Osservatore Romano presuppone (come suo solito) senza prove, ma cosa c'entra?
Cambia qualcosa se la conferenza è stata fatta a Roma invece che a Parma?


Questo è il testo del discorso di Ratzinger:


Nell'ultimo decennio, la resistenza della creazione a farsi manipolare dall'uomo si è manifestata come elemento di novità nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile.

Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo.

Questo fatto, ancora poco considerato nel XVII secolo, venne -già nel secolo successivo- elevato a mito dell'illuminismo. Galileo appare come vittima di quell'oscurantismo medievale che permane nella Chiesa. Bene e male sono separati con un taglio netto. Da una parte troviamo l'Inquisizione: il potere che incarna la superstizione, l'avversario della libertà e della conoscenza. Dall'altra la scienza della natura, rappresentata da Galileo; ecco la forza del progresso e della liberazione dell'uomo dalle catene dell'ignoranza che lo mantengono impotente di fronte alla natura. La stella della Modernità brilla nella notte buia dell'oscuro Medioevo (1).

Secondo Bloch, il sistema eliocentrico -così come quello geocentrico- si fonda su presupposti indimostrabili. Tra questi, rivestirebbe un ruolo di primo piano l'affermazione dell'esistenza di uno spazio assoluto; opzione che tuttavia è stata poi cancellata dalla teoria della relatività. Egli scrive testualmente: «Dal momento che, con l'abolizione del presupposto di uno spazio vuoto e immobile, non si produce più alcun movimento verso di esso, ma soltanto un movimento relativo dei corpi tra loro, e poiché la misurazione di tale moto dipende dalla scelta del corpo assunto come punto di riferimento, così ?qualora la complessità dei calcoli risultanti non rendesse impraticabile l'ipotesi? adesso come allora si potrebbe supporre la terra fissa e il sole mobile» (2).

Curiosamente fu proprio Ernst Bloch, con il suo marxismo romantico, uno dei primi ad opporsi apertamente a tale mito, offrendo una nuova interpretazione dell'accaduto.
Il vantaggio del sistema eliocentrico rispetto a quello geocentrico non consiste perciò in una maggior corrispondenza alla verità oggettiva, ma soltanto nel fatto che ci offre una maggiore facilità di calcolo. Fin qui, Bloch espone solo una concezione moderna della scienza naturale. Sorprendente è invece la valutazione che egli ne trae:
«Una volta data per certa la relatività del movimento, un antico sistema di riferimento umano e cristiano non ha alcun diritto di interferire nei calcoli astronomici e nella loro semplificazione eliocentrica; tuttavia, esso ha il diritto di restar fedele al proprio metodo di preservare la terra in relazione alla dignità umana e di ordinare il mondo intorno a quanto accadrà e a quanto è accaduto nel mondo» (3).

Se qui entrambe le sfere di conoscenza vengono ancora chiaramente differenziate fra loro sotto il profilo metodologico, riconoscendone sia i limiti che i rispettivi diritti, molto più drastico appare invece un giudizio sintetico del filosofo agnostico-scettico P. Feyerabend. Egli scrive:

«La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione» (4).

Dal punto di vista delle conseguenze concrete della svolta galileiana, infine, C. F. Von Weizsacker fa ancora un passo avanti, quando vede una «via direttissima» che conduce da Galileo alla bomba atomica.
Con mia grande sorpresa, in una recente intervista sul caso Galileo non mi è stata posta una domanda del tipo: «Perché la Chiesa ha preteso di ostacolare lo sviluppo delle scienze naturali?», ma esattamente quella opposta, cioè: «Perché la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di Pandora?».

Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande. [...]

Qui ho voluto ricordare un caso sintomatico che evidenzia fino a che punto il dubbio della modernità su se stessa abbia attinto oggi la scienza e la tecnica".

(1) Cfr. W. Brandmüller, Galilei und die Kirche oder das Recht auf Irrtum, Regensburg 1982.
(2) E. Bloch, Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt/Main 1959, p. 920; Cfr F. Hartl, Der Begriff des Schopferischen. Deutungsversuche der Dialektik durch E. Bloch und F. v. Baader, Frankfurt/Main 1979, p. 110.
(3) E. Bloch, Das Prinzip Hoffnung, Frankfurt/Main 1959, p. 920s.; F. Hartl, Der Begriff des Schopferischen. Deutungsversuche der Dialektik durch E. Bloch und F. v. Baader, Frankfurt/Main 1979, p. 111.
(4) P. Feyerabend, Wider den Methodenzwang, FrankfurtM/Main 1976, 1983, p. 206


Qui si dice tutto ciò che è necessario; è un testo che stigmatizza perfettamente le posizioni di Ratzinger, e per questo è stato assunto dai firmatari della lettera come bandiera delle sue opinioni. Non è certo per questo singolo episodio che è stato criticato, ma per il pensiero antiscientifico e antirazionale della sua intera vita.
kelly70
00giovedì 7 febbraio 2008 00:00
Per Pcerini e Rainboy:

Ip ip...




Urrààààààààààààààààààààààààààààààààààààà

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Grandi ragazzi, siete due colonne [SM=g27811]

[SM=x789057] [SM=x789057]
-Nazgul-
00giovedì 7 febbraio 2008 22:33
Osservatore romano ai 67: credete ancora a wikipedia?

io a tutti gli italiani: credete ancora all'osservatore romano???
kelly70
00giovedì 7 febbraio 2008 22:35
Re:
-Nazgul-, 07/02/2008 22.33:

Osservatore romano ai 67: credete ancora a wikipedia?

io a tutti gli italiani: credete ancora all'osservatore romano???




[SM=x789052] [SM=x789052]

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[SM=g27811] [SM=x1468553]

=omegabible=
00giovedì 7 febbraio 2008 22:42
re x Naz
[SM=x1468553] [SM=x1468553] [SM=x1468553]


omega [SM=x789054] [SM=x1414848] [SM=x789054]
pcerini
00venerdì 8 febbraio 2008 08:50
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spirito!libero
00venerdì 8 febbraio 2008 10:16
Il problema di MauriF è che è vittima della disinformazione di Polymetis, Trianello e congrega cattolica annessa. (che tra l'altro mi piacerebbe molto che partecipassero a questo forum. MauriF visto che sei l'unica voce dissidente perhcè non chiedi aiuto ai tuoi mentori sopra citati e li inviti a inervenire ?)

Rigrazio Paolo per aver riportato anche quì il mio articolo e il dialogo con il professore giacchè in questi scritti sono puntualmente confutati i soliti cavalli di battaglia dei cattolici sopracitati che attecchiscono perchè i non specialisti non sanno ne possono sapere come stanno realmente le cose e quindi è per i cattolici disinformatori gioco semplice e agevole menarli per il naso citando ad hoc epistemologi, storici, ecc....

La cosa che più mi sconcerta è che costoro non sono certo tanto ingoranti da non comprendere lo sporco gioco a cui partecipano e dunque questo mi fa comprendere come la "strategia teocratica" atta a convincere anche con le menzogne sia considerata moralmente accettabile, anzi forse doverosa. Come può insegnarmi come comportarmi eticamente una istituzione i cui accoliti e rappresentanti falsificano la verità per insegarmi la Verità ?

Saluti
Andrea
Rainboy
00venerdì 8 febbraio 2008 11:06

Come può insegnarmi come comportarmi eticamente una istituzione i cui accoliti e rappresentanti falsificano la verità per insegarmi la Verità ?


Questa è da incorniciare...
=omegabible=
00venerdì 8 febbraio 2008 14:19
Re:
Rainboy, 08/02/2008 11.06:


Come può insegnarmi come comportarmi eticamente una istituzione i cui accoliti e rappresentanti falsificano la verità per insegarmi la Verità ?


Questa è da incorniciare...




Davvero !!!!!! [SM=x789052]


omega [SM=x789054] [SM=x789054]


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