Il Caravaggio, tra fiction, arte e storia

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
)lullaby(
00domenica 24 febbraio 2008 10:43
Fu omosessuale Michelangelo Merisi da Caravaggio?


Solo chi voglia ignorare l'evidenza potrebbe negarlo. La sua omosessualità è infatti un dato tanto palese, anzi addirittura esibito nei suoi quadri, da essere ormai data per scontata dalla maggior parte dei critici, con la sola eccezione di quelli cattolici (che negherebbero qualunque cosa) e quelli italiani (o di cultura italiana).

Il dibattito sulle intenzionali implicazioni omosessuali della sua opera è in effetti avvenuto tutto al di fuori dei nostri confini: la cultura accademica italiana è tale che mai i critici si insozzerebbero per parlare di cose volgari e poco "Sublimi" come la realtà (o i volgari documenti storici).

Per fare un esempio prendiamo il critico d'arte cattolico Maurizio Calvesi, che strepita indignato:

"In realtà la presunta omosessualità del Caravaggio, utile ad aggiungere un tocco al quadro del suo maledettismo, è probabilmente solo un abbaglio; e questo discende soprattutto da una discutibile esegesi di alcuni quadri del primo periodo romano, che presentano figure effeminate o ritenute provocanti".



Eppure le figure "ritenute" provocanti sono quelle in cui le intenzioni erotiche sono smaccate: le pose e gli sguardi dei ragazzi (e solo ragazzi: nudi femminili, zero), i richiami ad Amore: tutto è giocato ad un livello assolutamente esplicito. Questo perché

"Caravaggio si rivolgeva a Roma ad una subcultura apertamente omosessuale; sofisticata, sicura di sé e ricca al punto da poter indulgere nelle sue fantasie e da sviluppare propri codici e ironie. Il tono del lavoro del Caravaggio per questo gruppo è caratteristico. È, per la prima volta, "camp" in modo riconoscibile, nella sua sovversione ironica e teatrale degli stereotipi sessuali". (Margaret Walters, The male nude, Penguin, Harmondsworth 1978, pp. 188-189)

Christoph Frommel ha persino ricostruito l'ambiente in cui Caravaggio ottenne le sue prime commissioni, mostrando che si rivolgeva a una cerchia sensibile ai temi omoerotici.

A iniziare dal cardinale Francesco Maria Del Monte, sul quale esistono documenti che mostrano che era egli stesso attratto da giovanetti e giovanotti quale Caravaggio era o, per dirla con le parole stesse di Frommel,

"Del Monte fu, per il giovane Caravaggio, qualcosa di più che un protettore che gli offrì alloggio, commissioni e una ricca collezione da ammirare".


E tanto per tagliare la testa al toro e capire che tipo di persone fossero i committenti del Caravaggio, riporterò ciò che scrisse del cardinal Del Monte un suo biografo contemporaneo:

Era dotato di una singolare dolcezza di costumi, e si dilettava della frequentazione di ragazzi [juvencularium familiaritate delectabatur], non tanto, credo, per motivi illeciti, quanto per naturale affabilità.


O forse è palese che si può concludere che prima dell'elezione di Urbano al soglio papale scaltramente celasse tutto ciò, per non dare nessun appiglio ai suoi oppositori [obrectatores].


Ma dopo l'elezione di Urbano, sciolto ormai dal freno della speranza di essere eletto papa, assecondava apertamente il suo gusto: già vecchio e quasi privo della vista, più simile ad un tronco d'albero che ad un uomo, e di conseguenza non più in grado di cedere alle tentazioni, ciononostante un giovincello fu da lui reso ricco [iuvenculus tamen ab ipso bene fuit].

C'è forse bisogno di essere più espliciti?

Come se non bastasse, a Palazzo Madama, Caravaggio si portò dietro pure un altro giovanotto ventenne, suo convinvente dal 1594: il pittore (di secondo rango) siciliano Mario Minniti (1577-1640).

I due (o forse sarebbe meglio chiamarli: "la coppia"?) vissero assieme dal 1594 al 1600, quando Minniti lasciò il Caravaggio... per potersi sposare.

(Incidentalmente si noti che, dal poco che sappiamo, quello col Minniti è l'unico fra i rapporti del Caravaggio con le caratteristiche esteriori di vera e propria relazione, mentre gli altri si colorano dei connotati dell'abuso di potere ai danni dei garzoni sottoposti, o del ricorso a "ragazzi di vita" per nulla disinteressati).


Quello col Minniti fu solo il primo ma non l'unico di una serie di "ambigui" rapporti con garzoni e modelli (come Cecco di Caravaggio o il "Caravaggino"), messi in posa in modi in cui le allusioni al desiderio erotico sono esplicite.


In altre parole, "si vede" (dai quadri) che Caravaggio era omosessuale (perché fu lui a volere che si vedesse) esattamente nello stesso modo in cui "si vede" che Rubens o Tiziano erano eterosessuali (cosa questa che non scandalizza nessuno).

E poi, la fama del Caravaggio tra i contemporanei non era propriamente quella dell'eterosessuale impenitente, e la biografia stessa del Caravaggio lo dimostra.

Si può forse decidere di non tener conto della testimonianza resa nel 1603 (in un processo per diffamazione intentato al Caravaggio da Giovanni Baglione) dal pittore Tommaso Salini, il quale affermò che un certo Giovan Battista era bardassa (amante passivo) del Caravaggio. Tanto più che Caravaggio, a scanso di rischi, negò prudentemente di conoscere il ragazzo.

Ma non si può ignorare Francesco Susinno (1660/1670-ca. 1739), che spiegò che il Merisi dovette fuggire nel 1609 da Messina per i guai procuratigli il suo continuo ronzare attorno ai ragazzi:

"Andava perduto nei giorni festivi appresso a un certo maestro di grammatica detto don Carlo Pepe: guidava questi li suoi scolaj a divertimento verso l'arsenale. (...) In tal luogo Michele andava osservando gli atteggiamenti di que' ragazzi scherzanti per formarne le sue fantasie. Insospettitosi di ciò sinistramente quel maestro, ispiava perché sempre gli era di attorno.


Questa domanda disgustò fieramente il pittore, e quindi in tal ira e furore trascorse che, per non perdere il nome di folle, die' a quell'uomo dabbene una ferita in testa".


Insomma, la questione dell'omosessualità del Caravaggio è una "spina nella carne" che tormenta l'omofobia dei critici dell'arte fin dalle origini, cioè fin da quando Roberto Longhi (1890-1970), che riscoprì per noi moderni il Merisi, dedicò una vergognosa noterella all'"inversione sessuale" del pittore.



In essa Longhi se la prendeva untuosamente col critico d'arte rivale Bernard Berenson (1865-1959) per aver osato "insinuare" che Caravaggio fosse, "forse", omosessuale (rivelandosi in ciò osservatore più acuto, o più sincero, del Longhi).


Longhi ribatté che ciò è impossibile (senza spiegare perché), e che solo gli omosessuali amano coltivare tale equivoco.

Oggi per fortuna il tema dell'omosessualità del Caravaggio è discusso in modo più onesto, anche se per arrivarci si è passati attraverso omofobe letture "psicoanalitiche" le quali hanno voluto collegare a tutti i costi il carattere apertamente criminale del Caravaggio a un disagio derivante dalla sua omosessualità.



Ai giorni nostri il film di Derek Jarman, Caravaggio (1986) ha messo in scena un protagonista apertamente bisessuale senza causare scandalo.

Ed è di questi giorni la notizia di una fiction su Caravaggio diretto da Angelo Longoni e realizzato dalla Titania di Ida Di Benedetto insieme a Rai Fiction. Vedremo quali soprese questo film ci riserverà, magari faranno diventare il Caravaggio etero...!

fonte
kelly70
00domenica 24 febbraio 2008 12:25

Molto interessante questo articolo... [SM=g27811]

Ho letto qualcosa a proposito della fiction e credo che avremo qualche sorpresa... [SM=x789054]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:05.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com