Il Papa in missione nel Paese meno cristiano d’Europa

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kelly70
00sabato 26 settembre 2009 12:04

di Andrea Tornielli

Benedetto XVI parte domani per un viaggio di tre giorni nel cuore dell’Europa che ha dimenticato le sue radici cristiane e visita Praga, la capitale del Vecchio continente con la più bassa frequenza alla messa domenicale: vi partecipa appena il 2 per cento della popolazione.
È un pellegrinaggio difficile, che rientra pienamente nell’ottica del pontificato ratzingeriano, quella della ri-evangelizzazione delle società occidentali ormai scristianizzate. La capitale della Repubblica ceca è infatti abbellita da centinaia di chiese, per lo più trasformate in sale da concerti a pagamento, e aperte al culto soltanto in poche occasioni. Chiese-auditorium, chiese-musei: a Praga, nel cuore dell’Europa, sono evidenti le conseguenze estreme della secolarizzazione e dell’ateismo di Stato vissuto in epoca comunista.

Giovanni Paolo II l’aveva visitata tre volte, la prima nell’aprile 1990. E l’allora Cecoslovacchia fu il primo Paese dell’Est toccato dal pontefice slavo dopo la caduta del Muro di Berlino. Wojtyla vi fece ritorno cinque anni dopo e poi nel 1997, in occasione del millenario del martirio di Sant’Adalberto.

Il Papa ricorderà qui il ventennale della caduta del Muro e celebrerà l’annuale festa dell’identità della nazione legata a San Venceslao: a questa città - dove si conserva il famoso Bambin Gesù, meta di pellegrinaggi da tutto il mondo - e a questo Paese, Ratzinger, che ha personalmente voluto il viaggio, rivolgerà il suo messaggio invitando la Chiesa ceca a far rivivere le sue radici cristiane e a diventare nuovamente missionaria.

Prima dell’avvento del comunismo i battezzati erano circa il 75 per cento della popolazione. Oggi, secondo le statistiche ecclesiastiche, sono circa tre milioni e mezzo su dieci milioni di abitanti, ma coloro che all’ultimo censimento si sono autodichiarati cattolici invece che «agnostici» sono poco più di due milioni. I dati della frequenza alla messa domenicale vennero resi pubblici soltanto una volta dalla Conferenza episcopale, nel 2004. A Praga i praticanti erano il 5 per cento dei battezzati e appena il 2 per cento degli abitanti, che sono un milione e mezzo. E sono ridotti al lumicino anche i praticanti nella regione dei Sudeti, un tempo molto cattolica, dove oggi i battezzati sono tra il cinque e il dieci per cento della popolazione.

La Chiesa aveva conquistato molto credito durante gli anni del regime comunista, ma dopo la caduta del Muro e l’apertura del contenzioso con lo Stato per la restituzione dei beni ecclesiastici con relativi interessi, lo ha visto poco a poco svanire nei confronti dell’opinione pubblica. Dal 1991 si trascina la disputa sulla proprietà della cattedrale di San Vito a Praga, che il regime aveva incamerato negli anni Cinquanta. Il presidente Vaclav Havel aveva consigliato ai vescovi di chiedere la restituzione attraverso il tribunale, che aveva dato ragione alla Chiesa, ma la Corte di cassazione, dove ancora sedevano giudici dell’epoca comunista, hanno ribaltato il verdetto e la cattedrale è dovuta tornare di proprietà della presidenza della Repubblica.
Un altro problema, in mancanza di un concordato con la Chiesa, in discussione da molti anni, riguarda il clero, che è stipendiato dallo Stato secondo le tabelle minime. Accade così che un vescovo possa assumere due autisti, ma non possa permettersi di stipendiare un professionista di livello più alto.

L’attuale presidente della Repubblica, Vaclav Klaus, che si dichiara protestante evangelico e si sente rifiutato dall’estabilishment europeo, conta molto sul ritorno di immagine della visita e affiancherà sempre il pontefice. La visita papale segnerà anche l’ultimo atto dell’episcopato del cardinale Miroslav Vlk, settantasettenne arcivescovo di Praga, il cui successore sarà presto nominato. Oltre alla capitale, Benedetto XVI visiterà Brno, dove domenica celebrerà la messa. Il rientro a Roma è previsto per la sera di lunedì.

www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=385429
kelly70
00sabato 26 settembre 2009 12:06
Praga la atea aspetta il papa

Stranezze del mondo cristiano.
Vado alla chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove c’è la celebre statuina del Bambino Gesù venerata in tutto il mondo. Sto per entrare e noto sulla scalinata un signore con un cartello. Mi avvicino e leggo. In francese e in ceco c’è scritto: “Riabilitate Jan Hus”. O bella. Pensavo di trovare qui autentici esempi di devozione popolare e mi trovo davanti un polemico seguace del riformatore boemo mandato al rogo nel 1411. Che sta succedendo? Succede che il signore col cartello è francese, viene da Grenoble, si chiama Renaud Artru e si proclama amico e seguace di Hans Kung.

Ecco, mi dico, ci mancava solo Kung per complicare la faccenda. E scusi tanto, chiedo, perché lei sta qui davanti al Bambin di Praga chiedendo di riabilitare Hus? «Semplice», risponde monsieur Artru. «Il rogo di Hus fu un tipico caso di intolleranza cattolica. Lui voleva una Chiesa libera, guidata da Cristo, non da uomini di potere. Per questo fu ucciso, e per questo io chiedo al papa teologo, che verrà in visita qui, di riabilitare quel teologo perseguitato ingiustamente». E Hans Kung che c’entra? «Io l’ammiro molto – risponde monsieur Artru – e penso che se la Chiesa avesse lui come papa le cose andrebbero meglio».

Non mi sono ancora riavuto dallo sconcerto ed ecco apparire un carmelitano che in buon francese apostrofa il riabilitatore dell’eretico Hus: «Ma che cosa dice? Guardi che all’epoca la Chiesa cattolica fece di tutto per salvare Hus dal rogo, ma fu lui che volle finirci, perché il suo orgoglio gli impedì di abiurare». Mi avvicino al carmelitano francese per capire chi è e scopro che è italiano. È padre Anastasio Roggero, parroco della chiesa dov’è conservata la statuina del Bambin di Praga. Siamo tutti e tre sui gradini e formiamo proprio un bel terzetto: un contestatore con cartello, un carmelitano con il saio e un cronista con un taccuino che incomincia a riempirsi di annotazioni alquanto disordinate.

Dopo avermi consegnato il suo biglietto, Renaud Artrud se ne va a polemizzare da un’altra parte e resto col parroco. È raggiante per il fatto che il papa verrà qui, e ci verrà proprio all’inizio della visita nella Repubblica ceca. «Pensi, il grande teologo che si inginocchia davanti a Gesù Bambino! Non le sembra significativo?».
Per entrare in chiesa dobbiamo farci largo fra i pellegrini. Adesso l’ingresso è ostruito da un gruppo di vocianti brasiliani. «È così tutti i giorni», spiega padre Anastasio. «Arrivano da ogni parte del mondo. La devozione per il Bambino di Praga è universale». Sulla strada i tram che sferragliano sono carichi di praghesi indifferenti. Passano, se ne vanno, e quei volti impassibili inquadrati dai finestrini fanno venire alla mente le statistiche: dicono che la Repubblica ceca è diventata il paese più ateo d’Europa.

Una fuga in massa dalla religione proprio quando, vent’anni dopo la rivoluzione di velluto, è tornata la libertà di culto. Come mai? «Il fatto è che sotto il comunismo la Chiesa ha resistito ma la fede in molti si è indebolita. Poi, con la ritrovata libertà, abbiamo pensato più al benessere del corpo che alla salvezza dell’anima». L’analisi è dell’arcivescovo di Praga, il cardinale Miroslav Vlk, il pastore che negli anni della persecuzione fu costretto a fare anche il lavavetri per sopravvivere. Se il papa viene qui il merito è suo. È stato lui a invitare Benedetto XVI, che ha immediatamente accettato. Sua eminenza è felice.

Dice che la visita è una grazia, ma non nasconde i problemi. A vent’anni dalla caduta del comunismo non si è risolta ancora la questione della restituzione dei beni della Chiesa. «Ma soprattutto – spiega – c’è una secolarizzazione spinta. Noi cattolici dovremmo renderci capaci di dare una testimonianza vera. Non bastano le prediche».

Il papa visiterà Praga, dove sarà accolto dal presidente Vaclav Klaus, poi si recherà a Brno, per la messa di domenica mattina nella spianata accanto all’aeroporto. Tornato nella capitale, avrà un incontro ecumenico e uno con il mondo accademico. Infine, lunedì, la messa nella chiesa di San Venceslao a Starà Boleslav, il messaggio ai giovani e il rientro in Vaticano. Quando, questa sera, il papa reciterà i vespri nella cattedrale di San Vito sarà in casa sua o in casa dello Stato ceco? La questione da noi sembra incredibile ma qui non è così. A lungo la cattedrale è stata proprietà dello Stato dopo la fine del regime comunista che aveva sequestrato i beni della Chiesa nel 1956. Solo nel 2006 la Corte d’appello ha sentenziato che il luogo di culto è di proprietà ecclesiastica, ma ancora oggi qualcuno solleva dubbi.

“L’amore di Cristo è la nostra forza” è il motto della visita, la quarta di un papa in questo paese nel cuore dell’Europa.
Giovanni Paolo II ci venne tre volte, nel 1990, nel 1995 e nel 1997. È il tredicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI, e la Repubblica ceca è la sesta nazione europea ad accoglierlo, dopo Polonia, Spagna, Germania, Austria e Francia.

Aldo Maria Valli

www.europaquotidiano.it/dettaglio/113356/praga_la_atea_aspetta...
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