Il Vaticano e “La Questua”

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kelly70
00domenica 15 giugno 2008 21:01


Libera Chiesa in suddito Stato. Il rapporto tra le due entità, in Italia, non è affatto paritario come teoricamente dovrebbe. A questo tema il giornalista Curzio Maltese ha dedicato una serie di articoli, pubblicati da la Repubblica , centrati sugli aspetti economici della vicenda a partire dall’esenzione fiscale dei beni vaticani - al centro di un’inchiesta dell’Unione Europea - che riguarda ICI, IRAP, IRES e altre imposte, comprese quelle per l’attività turistica e commerciale. A segnalare il caso a Maltese sono stati Carlo Pontesilli e Maurizio Turco, che hanno poi collaborato a una successiva inchiesta su “Quanto ci costa la Chiesa”.

Per sostenere l’apparato cattolico i contribuenti ogni anno versano - senza saperlo - una sorta di mezza Finanziaria, cioè tra i 4,5 e i 5 miliardi di euro, secondo un calcolo prudente. Più di quanto spendano per “la casta” politica. E gli autori della ricerca si sono accorti che finora nessuno, nel nostro paese, aveva mai fatto i conti in tasca al Vaticano, il cui patrimonio immobiliare non è mai stato censito. «E’ questo - spiega Maltese - il vero tabù nazionale, sul resto si può dire tutto e criticare i politici di qualsiasi tendenza. Anzi, attaccarli tutti è ancora meglio, da un certo punto di vista. A indagare sulla Chiesa invece ti ritrovi da solo, senza copertura. Non c’è alcuna convenienza, da nessuna parte, a toccare il problema».

Tante sono state le domande dei lettori che hanno fatto seguito alla pubblicazione di queste inchieste e il materiale raccolto talmente copioso da pensare di organizzarlo in un libro, La questua (Feltrinelli, pp. 176, euro 14,00), appena uscito e già diventato un caso e un successo editoriale. Dei due aspetti su cui si concentra in particolare il testo, il primo è rappresentato dal sistema di prelievo legato all’8 per mille. Il 35% dei contribuenti sceglie di devolverlo alla Chiesa cattolica, alla quale finisce però oltre il 90% del totale. Di tale cifra, solo il 20% viene poi speso per opere di carità. «Il meccanismo - spiega ancora Maltese - studiato vent’anni fa da Giulio Tremonti, è del tutto anomalo, si tratta di un “voto fiscale”. Mentre le quote non assegnate, che sono la maggioranza, prima rimanevano allo Stato, ora vengono ripartite sulla base delle firme. E il discorso riguarda anche il 5 per mille».

Un altro buco nero è la Banca Vaticana, il famigerato Istituto per le Opere di Religione, «presente in tutti gli scandali finanziari da 30 anni a questa parte, dal crac del Banco Ambrosiano a quelli Parmalat e Cirio, dalle tangenti Enimont al riciclaggio di proventi mafiosi, dalla vicenda dei “furbetti del quartierino” ai depositi GEA di Calciopoli. Anche perché lo IOR ha una struttura perfetta per traffici poco chiari, ed è molto più sicuro dei “paradisi fiscali”: non emette assegni, non ha sportelli ed è protetto dal Concordato, che impedisce ogni intervento dello Stato negli enti centrali della Chiesa. I giudici di Milano e Palermo, indagando su tutt’altre faccende, si sono trovati più volte alle porte della Banca Vaticana, ma non hanno mai potuto varcarle. Nonostante sia provato che di là siano passati capitali illegali».

Ecco allora che il termine “questua” assume più valenze, e una “bi-direzionalità” riferita anche alla storica debolezza di una classe dirigente italiana servile verso lo Stato Vaticano, al quale delega quell’assistenza sociale che il welfare non è in grado di garantire, e dal quale accetta supinamente il diktat politico, che ogni volta scatena crociate. «Ruini - osserva Maltese - interviene su aborto, divorzio breve, stato di famiglia non in base ad un principio democratico, ma al fatto che per lui (come egli stesso ha dichiarato) la seconda natura, la vera identità degli italiani sia l’essere cattolici, e quindi certe leggi sono contro natura. Che poi siano approvate dalla maggioranza del Parlamento o no, dal suo punto di vista è del tutto irrilevante, perché quello stesso popolo - del quale il cardinale si è arrogato il diritto di interpretare l’essenza - in quanto umano può sbagliare e peccare». Il problema, però, è a monte.

«Il libro - precisa - non è contro la Chiesa (tra l’altro molte delle fonti sono cattoliche), ma in favore di uno Stato laico che non c’è. Formalmente, in Italia non esiste più il concetto di religione di Stato istituito con il Fascismo, però di fatto non è cambiato nulla. A mio parere è stato Antonio Gramsci, in particolare nei Quaderni del carcere , a descrivere meglio e in modo molto attuale questa mancata sovranità dello Stato borghese».

Rispetto al silenzio dei laici, il mondo cattolico ha reagito all’inchiesta in maniera ben più variegata. «Ho ricevuto - racconta Maltese - tantissime mail, anche di sacerdoti, che mi hanno ringraziato. Invece l’editoria cattolica è stata molto dura. In Italia ormai c’è questo andazzo per cui ti criticano mettendoti un’etichetta senza guardare alla sostanza. Tutti hanno detto: “è anticlericale”, mentre invece pone una questione molto concreta, ossia il perché l’Italia è l’unica democrazia del mondo dove esiste un aiuto di Stato ad una confessione religiosa, cosa che indigna anche una parte del cattolicesimo».

L’articolo di Federico Raponi è tratto dal sito di Liberazione

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