Irlanda, legge sulle unioni civili

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kelly70
00sabato 12 gennaio 2008 15:35


Prima dell’estate nella repubblica d’Irlanda, l’Eire nella lingua ufficiale, entrerà in vigore la legge sulle unioni civili che riconoscerà ufficialmente anche le coppie irlandesi che si sono unite nella vicina Gran Bretagna, secondo la norma detta Civil partnership .

Il provvedimento è lo stesso che ha consentito a Sir Elton John di poter “convolare a nozze” con il suo compagno Robert Furnish e così è stato anche per il noto europarlamentare Michael Cashman che ha visto riconosciuto il rapporto con il suo compagno Paul Cottingham. Un altro Paese europeo dalla forte identità religiosa, soprattutto cattolica, si avvia significativamente verso la legalizzazione delle unioni di fatto, omosessuali ed eterosessuali.

Già a metà novembre Brian Lenihan, ministro della giustizia del governo irlandese, aveva dichiarato di voler presentare un disegno di legge entro il 30 marzo 2008 con l’impegno solenne a farlo diventare legge al più presto. «Sarà un provvedimento che fornirà protezione a tutte le relazioni che si collocano fuori dal matrimonio tradizionale» ha dichiarato Lenihan, rispettando le promesse fatte dalla coalizione di centro sinistra che ha vinto le ultime elezioni. La repubblica dell’Eire ha, tra i pochi stati al mondo, una presidente donna, Mary MacAleese, al secondo mandato - che scadrà nel 2011 - e succeduta a Mary Robinson: al termine della loro staffetta il Paese avrà avuto una guida femminile per ben 21 anni di seguito.

L’altro ieri è giunta anche la notizia che Tel Aviv, la “città rosa” israeliana nota per la sua immagine relativamente spensierata, notevolmente laica e con una comunità glbtq molto numerosa, ha deciso di attribuire gli stessi diritti e gli stessi doveri del matrimonio alle coppie lesbiche e a quelle gay unite con il rito ebraico. Lo riferisce il sito italiano gay.tv che informa dell’istituzione delle cosiddette “partnership cards” che verranno assegnate dalla New Family Organization che rappresenta le coppie omosessuali e quelle di religione diversa da quella ebraica che non possono sposarsi nel resto del paese dove l’unico matrimonio riconosciuto è quello religioso rabbinico. New Family da tempo organizza cerimonie civili alla presenza di un avvocato facendo firmare un apposito registro: le coppie registrate avranno le stesse prerogative delle coppie eterosessuali sposate e avranno lo stesso trattamento tributario. L’anno scorso la Corte Suprema aveva imposto al governo di riconoscere le coppie omosex sposate all’estero e gli eventuali figli adottati o nati da precedenti relazioni. A Tel Aviv le unioni civili laiche hanno legittimità fin dal 2004 dopo che vari tribunali hanno riconosciuto il valore sociale e giuridico delle convivenze tutte.

Poco prima di Natale anche un altro governo di centro sinistra europeo ha approvato in Ungheria, preceduta all’Est da repubblica Ceca e da Slovenia, una legge che garantisce alle coppie dello stesso sesso molti diritti concessi finora solo con il matrimonio eterosessuale. Bisognerà soltanto aspettare l’anno prossimo affinché entri in vigore il registro delle partnership: la legge prevede la dichiarazione congiunta dei redditi, l’assistenza sanitaria, la reversibilità della pensione, i diritti di successione ma non consente le adozioni né l’assunzione del cognome dell’altro partner.

I leader del partito di maggioranza, socialista, hanno dichiarato che questa legge è solo il primo passo verso il riconoscimento dell’istituto del matrimonio per le diverse unioni: il governo ha un ministro gay dichiarato, Gabor Szetey. Alla vigilia del Pride di Budapest che si è tenuto a luglio, Szetey ha fatto coming out, ha cioè dichiarato il proprio orientamento sessuale davanti una folla di gay e lesbiche in festa. Il gaio ministro ha rivelato la sua convivenza di sei anni con uno chef e ha così spiegato la sua decisione di venire allo scoperto:«L’ho fatto perché altri possano farlo. L’onore di un paese sarà vero solo così, la libertà di un paese deve essere anche la libertà dei gay».

Quasi nelle stesse ore dell’Ungheria anche il Congresso dell’Uruguay, cattolicissimo Paese sudamericano, ha approvato la legge che riconosce come coppie di fatto sia quelle eterosessuali che quelle omosessuali. La Ley de Unión Concubinaria voluta fortemente dal presidente Tabarè Vaquez, approvata in Senato il 18 dicembre non solo con i voti della maggioranza ma anche di una parte dell’opposizione, dovrebbe essere già in vigore da pochi giorni e prevede l’apertura di un registro al quale potranno iscriversi le coppie che convivono da almeno cinque anni senza interruzioni. La norma regola anche la fine dell’unione e obbliga all’aiuto reciproco per un certo periodo seguente al “divorzio”. Entrambi i membri della coppia hanno l’obbligo di contribuire alle spese necessarie al loro sostentamento sulla base della rispettiva situazione finanziaria. Un vero e proprio record per tutta l’America Latina poiché finora soltanto i governi locali di Città del Messico e di Buenos Aires hanno legalizzato le unioni tra persone dello stesso sesso.

(Saverio Aversa)


Mi raccomando, Italia, sempre ultimi. Dài, che forse ce la facciamo anche questa volta, col santo aiuto del santo padre…


Fonte: Liberazione
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