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Claudio Cava
00mercoledì 6 settembre 2006 01:47

COSA BISOGNA FARE PER NON ESSERE CONSIDERATI PIÙ CATTOLICI?

se si conosce la chiesa presso la quale si è stati battezzati, bisogna semplicemente scrivere una lettera al parroco con la quale si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della Chiesa cattolica.

Non è necessario fornire alcuna motivazione. Disponiamo di una lettera modello, puoi scaricarla in formato *.RTF; è altresì disponibile in formato *.PDF.

se non la si conosce (oltre a fare un tentativo collegandosi a www.parrocchie.it), inviate un messaggio a soslaicita@uaar.it per esaminare le possibilità di inviare una richiesta al vescovo.

Consigliabile una raccomandata con avviso di ricevimento: indispensabile richiedere la conferma dell’avvenuta annotazione e allegare la fotocopia della carta d’identità. Non è necessario inviare ulteriori comunicazioni per gli altri sacramenti ricevuti (comunione, cresima, ecc), né l’abbandono della Chiesa cattolica invalida il matrimonio concordatario eventualmente contratto.


Nel caso vengano frapposti degli ostacoli, chiediamo a tutti di segnalarcelo a soslaicita@uaar.it per ottenere una consulenza sull’argomento. La campagna avviata dall’UAAR ha infatti provocato un discreto sgomento all’interno delle gerarchie cattoliche. Sul magazine dei sacerdoti Vita Pastorale del luglio 2002 mons. Battaglino, pur riconoscendo come «del tutto legittima la richiesta presentata per iscritto dall’avente diritto di far annotare a margine dell’atto di battesimo come parte integrante di esso il sopravvenuto rifiuto dell’appartenenza alla Chiesa cattolica e di pretendere dal responsabile dei registri la comunicazione scritta dell’avvenuta annotazione», è arrivato a sostenere che «mancando tutt’ora il regolamento attuativo, promesso ma non ancora stilato, di queste disposizioni, si suggerisce di accusare ricevuta della richiesta notificando la riserva di renderla operativa appena possibile». Una posizione arbitraria e giuridicamente non sostenibile.



Ricordiamo che - in mancanza di risposta da parte della parrocchia - è possibile presentare ricorso al Garante per la protezione dei dati personali: alcuni soci UAAR hanno già avuto soddisfazione proprio in virtù di un intervento del Garante stesso (estratto della Relazione sull’attività 2002 presentata dal Garante). Il 13 luglio 2003 il quotidiano La Repubblica ha pubblicato con grande rilievo l’articolo «La mia lunga battaglia per essere sbattezzato» a firma di Jenner Meletti, sulla storia di una richiesta formulata da un socio UAAR e sulla sua vittoriosa lotta contro il parroco che non voleva provvedere all’annotazione.



Il Vicariato di Roma aveva preso l’abitudine di contattare i richiedenti per avere conferma della richiesta nel corso di un colloquio. Questo colloquio non è assolutamente necessario per il buon esito della richiesta, come ha sancito ancora una volta il Garante della Privacy nel novembre 2003 (estratto della Relazione sull’attività 2003 presentata dal Garante).



Un esempio di annotazione su un atto di battesimo. Alcuni siti hanno pubblicato le lettere dei parroci che confermavano l’avvenuto “sbattezzo” (ad esempio Calogero) o le testimonianze di alcuni “sbattezzati” (ad esempio Briblo).



Negli ultimi anni, i cittadini che si sono “sbattezzati” sono stati migliaia. Sull’argomento, il nostro associato Andrea Albertazzi ha discusso nel dicembre del 2003 una tesi di laurea, che pubblichiamo con il suo permesso (PDF, 200 Kb).



Un altro socio UAAR, Ottorino Palomba, ci ha inviato copia della risposta inviatagli dal parroco, autorizzandone la pubblicazione sul sito. Analoga autorizzazione ci è giunta dalla torinese Elena Bianchini, il cui “sbattezzo” è avvenuto il 24 gennaio 2006.



LO “SBATTEZZO” ALL’ESTERO

Il problema dello “sbattezzo” non è solo italiano: lanciato in Belgio alcuni decenni fa da Alternative Libertaire, ha calamitato l’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto in Francia.



Qui la legge ha sancito sia il diritto alla cancellazione, sia il dovere dell’ente ecclesiastico di fornire prove della stessa: i vescovi di Carcassone e Mende hanno rischiato pesanti condanne per non aver provveduto nei termini stabiliti (aggiornamenti sulla campagna di “sbattezzo” in Francia: Europe et Laïcité; Vivre au Présent).



In Germania le cose sono ancora più semplici: una legge del 1919 impone alle religioni di "contare" i propri membri in base alla volontà dei propri fedeli di versare una somma variabile tra l’8 e il 10 per cento delle proprie imposte. Se non si vuole pagare questa tassa si è automaticamente fuori dalla Chiesa e cessano gli effetti del battesimo, mentre se si è battezzati si è invece obbligati a pagare le tasse alla propria Chiesa. La dichiarazione ufficiale di uscita dalla chiesa è effettuabile a partire dal raggiungimento della maggiore età (ovvero a quattordici anni, per quanto riguarda l’appartenenza religiosa).
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