L’Ue vuole imporre agli stati le “sue ideologie”

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Jon Konneri
00lunedì 2 febbraio 2009 00:47
UE. I "nuovi diritti", cavallo di Troia per distruggere la tradizione

Da tempo la miglior dottrina giuridica denuncia l’esistenza di un alto rischio che la costruzione della casa comune europea avvenga non nel rispetto delle specificità nazionali o, meglio, “dell’identità nazionale degli Stati membri”, ma alla stregua di un centralismo, di stampo ottocentesco, che impone da Bruxelles le proprie ideologie nei confronti delle varie realtà locali…

di Mario Mauro




Ci sono casi in cui le convenzioni internazionali esercitano con forza un’azione che punta a sradicare la cultura giuridica di un paese. Negli ultimi 50 anni, anche a livello europeo, abbiamo avuto la prova di questo tentativo di introdurre, talvolta anche forzatamente, i cosiddetti “nuovi diritti”. La conferma ci arriva proprio in questi giorni in cui il Parlamento europeo, sovvertendo le urgenze d’intervento iscritte nelle agende internazionali, sta discutendo attorno ad una risoluzione del 14 gennaio scorso. Una dimostrazione di cui, francamente, non avevamo bisogno.
Da tempo la miglior dottrina giuridica denuncia l’esistenza di un alto rischio che la costruzione della casa comune europea avvenga non nel rispetto delle specificità nazionali o, meglio, “dell’identità nazionale degli Stati membri”, ma alla stregua di un centralismo, di stampo ottocentesco, che impone da Bruxelles le proprie ideologie nei confronti delle varie realtà locali. Con essa, ricorrendo al pretesto di una verifica sullo stato di attuazione dei diritti umani nel territorio dell’Unione europea, si cerca di stravolgere il significato e la portata originaria dei diritti dell’uomo, in contrasto con una visione personalistica che ha costituito il fondamento delle Carte costituzionali contemporanee, tra cui quella italiana.
Le competenze delle istituzioni comunitarie sono segnate con precisione nei Trattati che si sono susseguiti nel corso degli anni a fondamento dell’Unione europea. Lascia, pertanto, stupefatti il tentativo operato dal Parlamento di travalicare tali chiarissimi limiti, ribaditi, da ultimo, anche nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Se queste tendenze egemoniche delle Istituzioni comunitarie non mutano è inevitabile che si diffondano negli Stati membri reazioni analoghe a quelle del popolo irlandese, con prevedibili conseguenze in ordine al fallimento del processo di integrazione. Quest’ultimo, per essere rilanciato, necessita di attente operazioni “dal basso”, volte a restaurare il primato della “orbis civilis nostrae Europae communicationis” e non certo di imposizioni verticistiche di determinate ideologie come quelle legate al concetto di identità di “genere” o di “diritti riproduttivi”.
Si è venuta ad affermare una giurisprudenza che ha cambiato il concetto di vita e di persona. Gli strumenti attraverso i quali è stata compiuta questa forzatura si ricollegano spesso al metodo nominalistico. Si elabora cioè la decisione di non chiamare più le cose con il proprio nome e svuotare di significato quelle che possono essere aree di conflitto della giurisprudenza per favorire la diffusione di tali strumenti. Così facendo non si parla più di diritto alla vita, all’accoglienza della vita e della maternità, ma si parla di diritti della salute riproduttiva. Quando in una civiltà si ridenominano le cose, si cambia il significato delle cose. Nel momento della ridenominazione, effettuata soprattutto nelle carte internazionali, nei documenti prodotti spariscono i riferimenti fondamentali ai valori della famiglia (com’è peraltro avvenuto in Spagna con i termini padre e madre) o si addolciscono i termini che rimandano alle pratiche abortive o eutanasiche.
Ho esaminato punto per punto la risoluzione, proponendo in più parti emendamenti volti a modificare gli interventi contro il diritto e svelare le ambiguità. È significativo il fatto che l’Unione europea abbia ripreso gli Stati membri che continuano “a sottrarsi ad un controllo comunitario delle proprie politiche e pratiche in materia di diritti dell’uomo e cerchino di limitare la protezione di tali diritti ad un quadro puramente interno”. È chiaro che l’intenzione è quella di minare alla capacità di controllo sui diritti da parte degli Stati che dovrebbero così smettere di occuparsi di diritto alla salute, di famiglia, di previdenza sociale. Il ruolo degli Stati nella tutela dei diritti verrebbe così diminuita contrariamente a quanto si legge nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
La risoluzione si preoccupa anche che il rispetto di tali diritti sia garantito anche all’interno delle “istituzioni chiuse”, pretendendo così di esercitare una funzione di controllo e vigilanza nei luoghi in cui si svolge la vita sociale della gente, ovvero associazioni, chiese, famiglia in primis. Il termine volutamente generico fa capire come si cerchi di non scoprire le carte e, quindi, le reali intenzioni.
Il caso emblematico di ciò che sta accadendo a livello internazionale riguarda il tema della “salute riproduttiva”. È stata in questo caso adottata la tecnica del livellamento perché in alcuni paesi non accettare di promuovere legislazioni abortiste significa non ricevere gli aiuti internazionali. Un metodo poco democratico di costringere i Paesi ad adottare tali provvedimenti.
Abbiamo avuto secoli in cui la giurisprudenza ha fatto il suo percorso intellettuale e individuale; oggi la ragione di stato è molto più incidente sulla vita della giurisprudenza di quanto non fosse in passato. Se il profilo degli accordi internazionali può snaturare la cultura giuridica di un paese a tal punto di implicare che a costituzione vigente non vale quella costituzione bensì un’altra legge, questo indica la complessità del momento giuridico e internazionale. Oggi, purtroppo, come principio generale la giurisprudenza italiana ha accettato che gli accordi internazionali vengono prima di alcune leggi, teoricamente non della costituzione.
In generale, se dovessimo riassumere il percorso evolutivo dei diritti segnalati prima, dal 1948 ad oggi abbiamo avuto tre passaggi chiari: In primo luogo c’è stato un’evoluzione del diritto alla vita che è sfociato alla generazione dei cosiddetti diritti della salute riproduttiva. Poi, la trasformazione dei diritti d’uguaglianza dove la tematica del genere, relativa al principio di non discriminazione, ha avuto una parte da protagonista. Infine ci si è soffermati sui diritti di espressione.
Come noto, con il primo concetto, e cioè quello di genere, si cerca di introdurre l’idea che gli uomini e le donne non sono tali per determinate caratteristiche naturali, ma solo in forza di una scelta culturale, come tale sempre mutabile. L’accoglimento di una tale ideologia porta a introdurre, surrettiziamente, un “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, dal momento che sarà sufficiente che una persona affermi di essere del genere opposto rispetto a quello del partner per poter chiedere il matrimonio, come avviene oggi in Spagna. Quanto al secondo concetto, e cioè quello di “diritti riproduttivi”, esso costituisce il cavallo di Troia per l’affermazioni di politiche antidemografiche ed eugenetiche.
Quanto sia illiberale l’imposizione di tali ideologie attraverso un uso distorto delle Istituzioni comunitarie, ben al di là delle loro competenze, è comprovato dal tentativo di ricomprendere nella risoluzione anche quelle che, con un’operazione di vera e propria manipolazione terminologica, vengono definite “istituzioni chiuse”. Con tale termine , come evidenziato ieri da Marta Cartabia, si vogliono intendere “i luoghi dove si svolge la vita sociale della gente”, dalle scuole agli ospedali, dalle parrocchie alle associazioni.
I diritti dell'uomo, nella prima e piena formulazione, fotografano tutto quello che è irrinunciabile. Il primo dei diritti che si afferma è il diritto all'esistenza, il diritto alla vita. La vita è principio imprescindibile affinché l'uomo possa affermare la propria umanità. Se non è tutelata, non ci sarà nessun compimento della legge.
Oggi c'è la tendenza a fare della teoria del diritto una sorta di supermarket dei diritti, in cui i diritti finiscono col configgere e creare questa dispersione dell’umano, in cui nessuno si sente tutelato. Questa è la frontiera estrema di un complesso di norme che erano state generate per uno scopo ma che poi ne hanno raggiunto un altro. Chi si forma nella giurisprudenza deve avere il desiderio di riannodare dei fili. La casistica è minima, ma potremmo fare una lunghissima teoria di casi insoluti che sono alla cronaca da molto tempo.
In sostanza, mediante un’operazione esclusivamente politica, si cerca di imporre il rispetto d’ideologie di parte anche alle Chiese, alle comunità religiose, alle famiglie, secondo un’opera di propaganda che non solo contrasta con il principio di sussidiarietà, nelle sue dimensioni orizzontale e verticale, ma ricorda metodi e prospettive dei peggiori totalitarismi.
Il Sussidiario mercoledì 28 gennaio 2009

www.fattisentire.net/modules.php?name=News&file=article&...
=omegabible=
00lunedì 2 febbraio 2009 07:26
RE x Konnery dettto Jon Jon
Scrivi:
ANIMA CRISTIANA, NON FARTI DEL MALE! SE TI AMI... NON AGGIUNGERE PECCATO A PECCATO! TU DICI: "DIO È MISERICORDIOSO!" EPPURE, CON TUTTA QUESTA MISERICORDIA... QUANTI OGNI GIORNO VANNO ALL'INFERNO
------------------------

Ho capito, ti hanno messo a fare il bigliettaio all'ingresso.!!!!
Mi dici per favore ieri quanti ci sono entrati???? [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789051] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789052] [SM=x789052]


omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


ps. il sito da cui è tratto il brano tende al ristabilimento dell'etica confessionale cattolica,che ora si sente franare il terreno sotto i piedi e quindi erosione di potere sulle coscienze.
pcerini
00lunedì 2 febbraio 2009 10:27
Ho esaminato punto per punto la risoluzione, proponendo in più parti emendamenti volti a modificare gli interventi contro il diritto e svelare le ambiguità. È significativo il fatto che l’Unione europea abbia ripreso gli Stati membri che continuano “a sottrarsi ad un controllo comunitario delle proprie politiche e pratiche in materia di diritti dell’uomo e cerchino di limitare la protezione di tali diritti ad un quadro puramente interno”. È chiaro che l’intenzione è quella di minare alla capacità di controllo sui diritti da parte degli Stati che dovrebbero così smettere di occuparsi di diritto alla salute, di famiglia, di previdenza sociale. Il ruolo degli Stati nella tutela dei diritti verrebbe così diminuita contrariamente a quanto si legge nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

E' facile da replicare a questa valutazione.

Primo punto: e' ovvio che concetti e relative formalizzazioni giuridico-costituzionali siano soggetti a dei cambiamenti,per il semplice fatto che i diritti umani fondamentali che sono alla base di ogni costituzione,tendono ad allargarsi per comprendere nuove categorie,ma questo non significa affatto la negazione della famiglia,di chi intenda rifiutare l'aborto la contracceziono o l'eutanasia o il testamento biologico,le nuove categorie concettuali hanno l'intento di considerare a livello giuridico la formulazione di nuovi status giuridici per certe categorie.

Se il relatore di questo articolo ha simpatie cattoliche,tale relatore si dimentica del fatto che l'estensione per esempio di certi diritti come quello della contraccezione (non parlo dell'aborto verso il quale ovviamente nutro le mie perplessita') come quello relativo al diritto di morire (per esempio il caso Englaro) si basino sul fatto che i dibattiti scientifici contro la contraccezione o il tb non sono stati tali da mostrarsi convincenti,per esempio,non possono e non potranno mai dirci che un'embrione appena formatosi sia persona a tutti gli effetti dato che le caratteristiche di base del concetto di persona sono inapplicabili ad un'embrino (sistema nervoso,coscienza e specificita' della specie).


Secondo punto: non si tratta affatto di centralismo,ma bensi' di allargamento,cio' che la UE chiede e' la revisione delle costituzioni al fine di definire giuridicamente nuove realta'.

Se il relatore dell'articolo mi parlasse di centralismo a livello economico,lo potrei capire,ne vediamo oggi alcuni effetti,effettivamente il centralismo economico e' palese e anche controproducente,ma a livello di diritti il discorso cambia,la nostra costituzione ancora non prevede la tutela dei diritti per esempio degli omosex, come pure non tutela le persone che come me decidono di fare a meno del cosiddetto principio dellìindisponibilita' della vita per il Tb tanto caro al relatore dell'articolo di Jon,principio non condiviso da quelli come me,e che la UE,a quanto pare,intenderebbe prevedere come forma di tutela a livello comunitario.Rimane il fatto che se uno in Italia non puo' avvalersene a causa delle resistenza da parte di certi poteri forti come quelle teste di cazzo della CCR,uno comunque ha la possibilita' di andare in un paese dove gli venga consentito l'espletamento della sua volonta'.

Io ritengo che la UR intenda richiamare all'ordine la nostra classe politica per quanto riguarda un tale esempio.

Conclusione: il relatore dell'articolo ha simpatie cattoliche,anzi,e' un ciellino,tipico baciapile del vaticano.

[SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789048] [SM=x789048]


Se poi l'europa volesse imporre all'Italia modifiche che consentano l'utilizzo delle staminali per le varie sperimentazioni,per esempio,anche questo sarebbe indice di ideologia?

Fanculo, ecco qui il link di un'articolo che parla di staminali
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?c=64222&f=64222&idd...
Jon Konneri
00lunedì 2 febbraio 2009 12:30
pcerini
Nel post iniziale non parla di cure staminali ,
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:10.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com