Non bisogna pensare che il Vaticano sia contrario a prescindere al divorzio: da sette secoli è infatti attivo il Tribunale della Rota Romana (ex Sacra Rota), sorta di collegio giudicante divorzista che sancisce la nullità di matrimoni (generalmente di coniugi assai facoltosi e importanti) per le ragioni più impensabili. Attenzione: la Chiesa parla di «nullità» e non di «scioglimento», quindi per essa il matrimonio deve considerarsi nullo in quanto viziato all’origine.
Sentenze di nullità sono state proclamate in presenza di coniugi ninfomani, depressi, omosessuali, narcisisti, immaturi, mammoni. Esiste poi il caso famoso del matrimonio mai consumato (ci piacerebbe conoscere quali prove vengano addotte per corroborare questa tesi), annullabile con dispensa pontificia: situazione talmente assurda che la stessa Corte di Cassazione ha stabilito che una sentenza di annullamento così motivata non ha effetti civili. Al mantenimento delle strutture di questi “tribunali” (la Rota Romana è solo il terzo grado di giudizio) la Conferenza Episcopale Italiana destina una quota del gettito dell’Otto per Mille.
La vicenda è così scandalosa, e il comportamento vaticano così ipocrita, che lo stesso papa Wojtyla ha dovuto “richiamare all’ordine” i suoi giudici troppo permissivi. Sforzo inutile. Secondo quanto reso noto nel gennaio 2006, su 46.060 sentenze di prima istanza, 42.920 sono state favorevoli alla nullità. La trasmissione Report, trasmessa dai RaiTre il 20 aprile 2003, ha portato alla luce le vere ragioni alla base dell’aumento del numero di richieste di nullità. Che consistono, prosaicamente, nel conseguente mancato riconoscimento dell’assegno di mantenimento al coniuge economicamente più debole: se il matrimonio non è valido all’origine non esiste alcun obbligo nei suoi confronti, neanche dopo 30 anni di vita in comune. Il tutto, ovviamente, nell’inerzia del legislatore italiano e nel “silenzio” degli esponenti ecclesiastici.
Lo stesso papa e i suoi predecessori, però, non si sono minimamente preoccupati di sciogliere matrimoni celebrati presso altre confessioni religiose: cominciò Leone XIII nel 1894, annullando il matrimonio tra due ebrei. Pio XI sciolse in seguito il matrimonio tra due protestanti celebrato da un vescovo protestante. Nel 1950 Pio XII sciolse il matrimonio tra una parte cattolica e una non cattolica, su richiesta della parte cattolica, e sette anni più tardi sciolse il matrimonio tra due islamici.
Da allora si sono aperte le cataratte: la Chiesa cattolica, la stessa che pretende di vietare il divorzio a tutti per legge, consente tranquillamente la celebrazione delle nozze a chi ha già diverse separazioni alle spalle! Il canone 1143 del Codice di Diritto Canonico è, da questo punto di vista, irresistibile: «Il matrimonio celebrato tra due non battezzati, per il privilegio paolino si scioglie in favore della fede dalla parte che ha ricevuto il battesimo, per lo stesso fatto che questa contrae un nuovo matrimonio, purchè si separi la parte non battezzata».
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