“Il Papa è per la Comunione sulla lingua e non sulle mani”
di Bruno Volpe
CITTA DEL VATICANO - Comunione sulla lingua o sulle mani? Dibattito quantomai aperto, che fa discutere e anima il dibattito tra i fedeli anche in Internet. Ne abbiamo parlato con Monsignor Nicola Bux, Consultore della Congregazione della Dottrina della Fede, teologo di chiara fama e liturgista, amico personale e stretto collaboratore del Cardinale Joseph Ratzinger da prima ancora che questi divenisse Papa Benedetto XVI.
Monsignor Bux, da qualche tempo il tema di come amministrare il Sacramento della Comunione è tornato di stringente attualità. Lei conosce benissimo il Papa: il Santo Padre preferisce la Comunione sulla lingua o sulle mani?
“Guardi, non ho la presunzione di essere il portavoce o l’interprete del pensiero del Papa, ma posso dire che attento com’è alla liturgia ben eseguita e desideroso dell’assoluto rispetto verso l’Eucarestia, Benedetto XVI è senza la benché minima ombra di dubbio per la Santa Comunione amministrata sulla lingua”.
Veniamo ora al Suo parere personale…
“Sono per la Comunione sulla lingua: mi sembra molto più confacente ed armonica con il senso di sacralità e mistero che circonda tutta la celebrazione Eucaristica. In quanto alla Comunione sulle mani, bisogna considerare molti problemi quali, ad esempio, l’igiene -possono mani sporche toccare la particola? -, la venerazione con la quale ci si deve accostare al Sacramento, il senso del trascendente che spesso si dimentica e viene messo da parte”.
In quanto alla Comunione sulle mani, non bisogna poi dimenticare che per sacrileghi e satanisti è più facile impossessarsi della particola per oltraggiarla.
“Mi hanno detto, ed è stato anche pubblicato tempo fa da qualche quotidiano, che nella stessa Basilica di San Pietro, alla fine di una liturgia, sono state trovate sul pavimento diverse particole. Non mi sembra nè bello nè rispettoso per la Comunione che, mi permetto di ricordare, è Cristo stesso, rappresenta il sommo sacrificio dell’Altissimo e merita rispetto e venerazione”.
Teologicamente, cosa giustifica la Comunione amministrata sulle mani?
“Il tema è talmente lungo e complesso che richiederebbe ore di trattazione. Vorrei invece soffermarmi sulla genesi di questa moda. Si tratta di un’importazione liturgica d’Oltrealpe e proveniente anche dagli Stati Uniti. Ricordo che lo stesso Papa Paolo VI era al riguardo molto scettico e non ne aveva fatto mistero alcuno. Si tratta, in sintesi, di una visione protestante, e sottolineo protestante, dell’Eucarestia, come del resto alcuni autorevoli studiosi hanno evidenziato e la cui idea condivido. Invece nella Chiesa orientale, che abbonda di misticismo e spiritualità, l’amministrazione dell’Eucaristia nelle mani non è neanche lontanamente immaginabile”.
Perchè?
“Per la semplice ragione che bisogna sposare la ‘dottrina patristica’, che ha da sempre evidenziato la sublimità del gesto dell’Eucarestia quale meta verso il Divino e il trascendente in quanto dono che indegnamente riceviamo. No, la mia opinione, e ritengo anche quella del Papa, è che il modo giusto di comunicarsi sia quello di ricevere la particola sulla lingua, anche per sottolineare la nostra infinita miseria ed indegnità verso il grande ed incommensurabile dono che riceviamo con quell’ostia consacrata”.
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