La sottile linea rossa

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00mercoledì 28 gennaio 2009 20:10
tra Williamson e Tremonti


di Emilio Carnevali

Non bisogna commettere l’errore di considerare le aberranti parole del vescovo Williamson come una voce dal sen sfuggita, come una convinzione personale espressa avventatamente nella forma di una gaffe planetaria, come un accidente rispetto al corpus filosofico-teologico che costituisce la visone del mondo di questi settori dell’integralismo cattolico radicale di cui la Fraternità di San Pio X non è che una componete.
Come ha giustamente osservato Adriano Prosperi su Repubblica (27/1) l’itinerario dei seguaci di monsignor Lefebvre ha “un rap­porto molto preciso con lo stermi­nio degli ebrei. Ciò che spinse il prelato francese a ribellarsi alla Chiesa fu la dichiarazione sulla li­bertà religiosa e l'apertura verso l'ebraismo. Cercheremmo invano la sua firma sotto la ‘Nostra aetate’, il documento fondamentale sulle relazioni tra la Chiesa cattoli­ca e le altre religioni”.
Del resto il rifiuto del Concilio da parte di questa componente del cattolicesimo più tradizionalista affonda le proprie radici nel più generale rifiuto di una Chiesa aperta al mondo, capace di confrontarsi in maniera costruttiva con la modernità, la società laica, le altre grandi religioni e, non da ultimo, le istanze di giustizia che all’indomani del secondo conflitto mondiale muovevano straordinarie energie alla conquista di nuove frontiere del progresso civile, democratico e sociale.
Le parole d’ordine in nome delle quali questi gruppi hanno opposto la propria resistenza alla “satanica” alleanza tra la Chiesa di Giovanni XIII e il mondo laico sono state: “Tradizione”, “autorità”, “conservazione”, “identità”. Una galassia valoriale, insomma, del tutto coerente con il più classico armamentario ideologico della “destra profonda” del trittico “Dio, Patria, Famiglia”, della difesa delle “Radici Cristiane” nel sacro suolo europeo, della difesa della Nazione contro l’invasione dei nemici esterni e le forze disgregatrici interne (laicismo, secolarismo, relativismo).
E non è un caso che questo mondo abbia finito per incrociare la battaglia “antimoderna” che Joseph Ratzinger ha ingaggiato sin dal giorno della sua designazione sul soglio pontificio. Come non è un caso che questi stessi gruppi siano spesso fortemente legati ad organizzazioni politiche della destra identitaria e xenofoba (in Italia i collegamenti fra Lega Nord, Forza Nuova e Fraternità di San Pio X sono sotto la luce del sole).
Questo non significa in alcun modo che Benedetto XVI condivida le deliranti frasi di mons. Williamson sulla Shoah e le camere a gas. Ma fermarsi a quelle frasi può deviare l’attenzione da quel filo rosso che lega gli attuali vertici della Chiesa, i gruppi dell’integralismo cattolico più radicale, l’arcipelago dell’estrema destra e gli ambienti della destra istituzionale e “presentabile” che civettano con certe parole d’ordine e certi slogan. La fuoriuscita da destra dal pensiero unico globalista che Giulio Tremonti cerca di delineare nel suo ultimo bestseller “La paura e la speranza” si muove lungo lo stesso solco nel quale prima di lui si erano avventurati Oriana Fallaci e Marcello Pera. La devastante crisi economica verso la quale stiamo andando incontro non ci permette di sottovalutare chi a questa crisi sa contrapporre pericolose ed inquietanti “sicurezze”. La giornata della memoria si celebra anche così.

Fonte Micromega.net

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Pur non condividendo alcuni aspetti marginali lo posto perchè ci sono interessanti spunti di riflessione.


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