Legge 40. La Corte Costituzionale smonta il limite dei tre embrioni: viola la Costituzione

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
kelly70
00sabato 9 maggio 2009 22:05
Avere previsto la produzione di non piu' di tre embrioni per volta, da impiantare contemporaneamente, viola l'art. 3 della Costituzione 'sotto il duplice profilo del principio di ragionevolezza e di quello di uguaglianza, in quanto il legislatore riserva il medesimo trattamento a situazioni dissimili', e viola anche l'art. 32 per 'il pregiudizio alla salute della donna - ed eventualmente (...) del feto - ad esso connesso'. Sono questi i motivi per cui la Corte Costituzionale ha parzialmente bocciato la legge 40 sulla procreazione assistita.



La sentenza, scritta dal giudice Alfio Finocchiaro, e' stata depositata stamani e fissa due importanti principi: l' 'autonomia e responsabilita' del medico' nello stabilire di volta in volta il numero necessario di embrioni da impiantare, 'riducendo al minimo ipotizzabile il rischio per la salute della donna, ed eventualmente del feto'; il ricorso al congelamento di quegli embrioni 'prodotti ma non impiantati per scelta medica' (sino ad oggi, invece, la legge consentiva la crioconservazione solo in caso di non prevedibile malattia acuta della donna).

Secondo la Corte Costituzionale resta 'salvo il principio secondo cui le tecniche di produzione non devono creare un numero di embrioni superiore a quello strettamente necessario', tuttavia a stabilire tale numero saranno 'accertamenti demandati, nella fattispecie concreta, al medico', con l'esclusione della previsione dell' 'obbligo di un unico e contemporaneo impianto e del numero massimo di embrioni da impiantare'. In questo modo - sottolinea la Corte nella sentenza n. 151 - si elimina 'sia la irragionevolezza di un trattamento identico di fattispecie diverse, sia la necessita', per la donna, di sottoporsi eventualmente ad altra stimolazione ovarica, con possibile lesione del suo diritto alla salute'.

La 'logica conseguenza' della bocciatura del limite di tre embrioni (art.14 comma 2) e' - aggiunge la Consulta - una 'deroga al principio generale di divieto di crioconservazione'; deroga che 'determina la necessita' del ricorso alla tecnica di congelamento con riguardo agli embrioni prodotti ma non impiantati per scelta medica'. Per questo motivo, dunque, la Consulta ha dichiarato illegittimo anche l'art.14 comma 3 della legge 40 'nella parte in cui non prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile, come stabilisce tale norma, debba essere effettuata senza pregiudizio per la salute della donna'.

Nel motivare la sua decisione la Consulta parte dalla considerazione che la 'tutela dell'embrione non e' comunque assoluta, ma limitata dalla necessita' di individuare un giusto bilanciamento con la tutela della esigenza di procreazione'. Il fatto che la legge 40 abbia fissato un limite di tre embrioni da impiantare contemporaneamente puo' determinare 'la necessita' della moltiplicazione dei cicli di fecondazione': 'le possibilita' di successo - sottolinea la Corte - variano infatti sia alle caratteristiche degli embrioni, sia alle condizioni soggettive delle donne (....), sia all' eta' delle stesse, il cui progressivo avanzare riduce gradualmente la probabilita' di una gravidanza'. Il limite di tre embrioni, dunque, finisce per favorire, per un verso, 'l'aumento dei rischi di insorgenza di patologie' da iperstimolazione ovarica nel caso in cui siano necessari reiterati cicli; e per altro verso 'determina, in quelle ipotesi in cui maggiori siano le possibilita' di attecchimento, un pregiudizio di diverso tipo alla salute della donna e del feto, in presenza di gravidanze plurime'.

Tutti questi rischi si verificano perche' - spiega la Corte - la legge 40 'non riconosce al medico la possibilita' di una valutazione, sulla base delle piu' aggiornate e accreditate conoscenze tecnico-scientifiche, del singolo caso sottoposto al trattamento, con conseguente individuazione, di volta in volta, del limite numerico di embrioni da impiantare, ritenuto idoneo ad assicurare un serio tentativo di procreazione assistita, riducendo al minimo ipotizzabile il rischio per la salute della donna e del feto'. A tale proposito i giudici costituzionali tornano a ribadire che 'in materia di pratica terapeutica la regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilita' del medico, che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali'.

COMMENTI

"Le motivazioni della sentenza della Corte costituzionale sulla legge 40 chiariscono un concetto che il centro-destra sembra ignorare totalmente: in materie delicate che riguardano la medicina e le implicazioni sulla vita e sulla morte delle persone non e' possibile ignorare la scienza.". E' il commento di Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul Ssn.
"La legge 40 - aggiunge in una nota - e' una legge priva di fondamento scientifico e per questo ha ricevuto un giudizio negativo da parte della Consulta. A tale proposito vorrei sottolineare che un'altra legge fortemente legata all'evoluzione della scienza e della medicina, quella sul testamento biologico, rischia di fare lo stesso percorso. Il testo approvato al Senato, infatti, non tiene conto proprio di quei "limiti che alla discrezionalita' legislativa pongono le acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione e sulle quali si fonda l'arte medica" su cui insiste la Corte Costituzionale".
"Mi auguro che alla Camera il dibattito si possa svolgere partendo da presupposti diversi e che vengano ascoltate le indicazioni e i suggerimenti di scienziati e dei rappresentanti delle societa' scientifiche", conclude.

"Come magistrato e come studioso della materia non posso nascondere la mia indignazione per una decisione che mentre afferma di fondarsi sui principi di uguaglianza e ragionevolezza offende proprio la ragione e l'eguaglianza tra tutti gli esseri umani". Cosi' Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, commenta le motivazione della sentenza sulla legge 40 pubblicate oggi dalla Corte Costituzionale. "Una sentenza - continua Casini - che cancella fatti documentati ed accusa di irragionevolezza leggi italiane e straniere, come quella tedesca, che in modo identico alla legge italiana continuano a prevedere il limite dei tre embrioni". Inoltre, secondo Casini, la sentenza "dimentica che la sindrome da iper ovulazione e' nettamente diminuita per effetto della legge 40 e che ancor piu' nettamente e' diminuito il ricorso delle donne a prelievi ripetuti, con grande vantaggio per la salute della donna. Ed a proposito di uguaglianza la sentenza afferma in sostanza che la vita degli esseri umani perche' piccoli ed indifesi non ha una dignita' uguale a quella degli esseri umani piu' grandi e piu' forti".

Quindi, aggiunge il presidente del Movimento per la vita, "speriamo che nuove linee guida possano attutire il danno, ma nel frattempo il Movimento per la vita intensifichera' la sua azione educativa e culturale per scoraggiare donne e uomini sensibili al principio di uguaglianza ed al valore della vita umana non ricorrano a metodiche che calpestano questi principi.
I pochi medici che sperano di incrementare i propri vantaggi economici in forza di una decisione che lascia sostanzialmente libere le loro mani sulla vita altrui, si dovranno rendere conto che alla lunga un'azione culturale contro le tecniche utilizzate senza la mediazione che il Parlamento ed il popolo avevano esercitato finiranno per ridurre il ricorso alla fecondazione artificiale". Il Movimento, conclude Casini, "continuera' anche a svolgere un'azione di monitoraggio sui centri che effettuano la Pma per portare a conoscenza del pubblico quanti di essi meritano un minimo di rispetto e quanti, invece, violano regole fondamentali del nostro vivere civile. Abbiamo rigorosamente documentato le parole forti e nette che ora pronunciamo. Continueremo da subito a fornire la nostra documentazione, del resto gia' abbondantemente presentata ma oggetto di una inaccettabile censura che non esito a considerare elemento di quella 'congiura contro la vita' di cui ha parlato Giovanni Paolo II".

"E' compito della Corte costituzionale censurare la legge ordinaria, nelle parti in cui confligge con la Costituzione. Non è compito della Corte costituzionale riscrivere una legge ordinaria sulla base della propria ideologica non condivisione". Cosí il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, commenta la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40.
"Dalla motivazione della sentenza sulla legge 40 - dice Mantovano - emerge che la Consulta ha preferito la seconda strada alla prima. Quando infatti essa richiama il principio di eguaglianza per censurare le norme sulla fecondazione artificiale trascura che uno dei soggetti coinvolti è il concepito, che il primo articolo della legge riconosce espressamente titolare di diritti; se la Corte introduce la crioconservazione, e quindi ammette la futura distruzione di un numero consistente di concepiti, con questo non garantisce l'eguaglianza dei diritti riconosciuti".

"In realtà - conclude Mantovano - è evidente che per la Corte il concepito non è soggetto di diritti, ed è in questa posizione ideologica, prima che giuridica, che essa si sostituisce arbitrariamente a un legislatore del quale non condivide le scelte. Quanto alla salute della donna, sarebbe bastato un esame attento delle relazioni annuali sull'attuazione della legge 40 per convincersi che proprio le disposizioni censurate dalla Corte finora sono andate nella direzione della tutela di quella salute.
Ma anche questo dato di realtà ha ceduto alla ideologia della Consulta".

"Le motivazioni della sentenza confermano pienamente la fondatezza e le ragioni dei ricorrenti, e di tutti coloro che da subito avevano denunziato la evidente irragionevolezza ed iniquita' di una legge ispirata da principi e finalita' ideologiche, senza rispetto alcuno per la logica, la liberta' della scienza e la salute della donna". È quanto dichiarano Giandomenico Caiazza, avvocato dei ricorrenti, Radicale, presidente della Camera penale di Roma, e Marco Cappato, deputato europeo, capolista della lista Bonino-Pannella. "La sentenza, continuano, dopo avere ribadito che la tutela dell'embrione non e' assoluta, ma invece temperata dalla esigenza di bilanciamento con 'la tutela delle esigenze di gravidanza', chiarisce che sia la previsione del limite dei tre embrioni fecondabili, sia l'obbligo di contemporaneita' dell'impianto, violano innanzitutto la liberta' del medico ed il suo diritto-dovere di adeguare i protocolli terapeutici alle peculiarita' e diversita' dei casi concreti che egli e' chiamato a risolvere. La Corte ribadisce con fermezza il principio per il quale la discrezionalita' del legislatore non puo' spingersi al punto da fissare protocolli medici, pena il sacrificio - oltre che della funzione stessa del medico- della liberta' di ricerca scientifica e di evoluzione della scienza medica".

"Inoltre, aggiungono Caiazza e Cappato, la Corte ribadisce che il limite massimo dei tre embrioni e l'obbligo di contemporaneita' dell'impianto producono effetti irrimediabilmente pregiudizievoli per la salute della donna, costituzionalmente tutelata, attesa la conseguente necessita' di ripetizione delle pratiche di stimolazione e fecondazione embrionali. La cancellazione dell'obbligo di contemporaneita' dell'impianto, e la restituzione alla responsabilita' ed alla valutazione del medico del numero degli ovuli da fecondare (sempre nel rispetto del principio di fecondabilita' di un numero di embrioni mai superiore a quello 'strettamente necessario') e, tra questi, di quelli da impiantare, comporta come conseguenza - chiarisce la Corte- la deroga al principio di crioconservazione degli embrioni che il medico dovesse ritenere non necessario impiantare. Risultano dunque accolte integralmente, senza riserve ed eccezioni, tutte le questioni poste a base dei ricorsi, e sostenute nella discussione avanti la Corte Costituzionale. Ai giudici della Consulta va dunque il riconoscimento per avere scritto una pagina importante per la liberta' e la laicita' del nostro paese".

La Corte Costituzionale nelle motivazioni della sentenza ha ridato rispetto e riconoscimento alle donne, a tante coppie che chiedevano rispetto del diritto alla salute per loro e per i loro figli e anche alla professionalita' dei medici della fecondazione assistita: il medico e' "depositario del sapere tecnico del caso concreto".
Lo sostiene il Direttore del 'Centro mediterraneo medicina della riproduzione' di Salerno e consigliere generale dell'Associazione Coscioni, Domenico Danza per il quale con la sentenza della Corte "e' stato scritto un pezzo di storia importante nel rispetto dei diritti sanciti nella Costituzione: un grazie alla Corte Costituzionale".

Diagnosi preimpianto per tutti, possibilita' di ricerca sulle cellule fecondate residuali, determinazione di un limite d'eta' per i trattamenti di procreazione medicalmente assistita e diritto alla fecondazione eterologa.
Archiviato il primo ricorso alla Corte Costituzionale, che ne ha accolto le richieste dichiarando la legge 40 parzialmente illegittima, Severino Antinori, presidente della World Association of Reproductive Medicine (Warm) promette di rivolgersi di nuovo alla Consulta nei prossimi mesi per 'smontare' altre parti importanti della normativa sulla fecondazione assistita.

"Le motivazioni della sentenza della Corte, pubblicate oggi - dice all'ADNKRONOS SALUTE - appaiono coerenti ed unanimi nell'indicare l'illegittimita' costituzionale della legge 40. La Consulta ha inoltre rimesso il medico al centro delle scelte da intraprendere. Sara' lui a decidere se si debbano impiantare uno, sei o 10 embrioni, a seconda del singolo caso. Credo che i politici si debbano umilmente inchinare davanti a queste decisioni e non pensare di poter emanare linee guida che modifichino i dettami della Corte Costituzionale".
"Tanto piu' - aggiunge il ginecologo - che molte paure cattoliche vengono meno con le nuove tecniche di vitrificazione, che consentono di conservare il 99% delle cellule fecondate in eccesso. Le linee guida dovrebbero piuttosto occuparsi della qualita' dei centri specializzati in fecondazione assistita. Se la Corte accogliera' i nostri prossimi ricorsi - conclude il ginecologo - credo che la legge 40 iniziera' a essere accettabile".

"Altro che ideologica, come sostiene il sottosegretario all'Interno Mantovano. La sentenza della Corte Costituzionale sulla Legge 40 rimette a posto pezzi importanti del panorama dei diritti". A dichiararlo e' stata Vittoria Franco, responsabile Pari opportunita' del Pd, in una nota.
"Viene ripristinata la centralita' della salute della donna, viene rilevata la precedenza della maternita' rispetto ad altri aspetti, si rimette in campo la responsabilita' del medico, del tutto mortificata e ignorata dalla Legge 40, circa i rischi che possono pregiudicare la salute della donna", ha aggiunto, "si reintroduce il principio del bilanciamento dei diritti, completamente mancante nella legge".

Le motivazioni della Consulta sulla della sentenza che ha dichiarato parzialmente incostituzionale la legge 40, sembrano 'una forzatura interpretativa' della legge. E' il sottosegretario con delega alla Bioetica Eugenia Roccella a sostenerlo spiegando che 'non esiste alcuna deroga alla legge' sul congelamento degli embrioni.
'Faremo le linee guida - ha detto Roccella - e sentiremo le richieste degli operatori, ma e' anche importante fornire criteri di qualita' e trasparenza come richiesta dalle direttive europee'. Ma il ginecologo Severino Antinori, da parte sua si dice pronto a presentare nuovi ricorsi.

'Grande soddisfazione' viene espressa dal legale dell'associazione Madre provetta, Gianni Baldini, che ha seguito il ricorso della coppia dal Tribunale di Firenze sino alla Corte costituzionale, per il quale 'a questo punto la questione deve ritenersi chiarita'.
Sono tre, per il legale i punti salienti della ricostruzione della Corte: si realizza 'un giusto bilanciamento' fra tutela dell'embrione ed esigenze di procreazione; si rileva che 'la regola di fondo deve essere l'autonomia e la responsabilita' del medico, che con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali'; la Corte stabilisce che il medico dovra' congelare gli embrioni ogni volta che il trasferimento e l'impianto, tenuto conto delle condizioni della paziente nel caso concreto, risultino pregiudizievoli per la sua salute.

Il presidente del Movimento per la vita Carlo Casini esprime invece 'indignazione' per la sentenza della Consulta sulla legge 40 perche' 'mentre afferma di fondarsi sui principi di uguaglianza e ragionevolezza offende proprio la ragione e l'eguaglianza tra tutti gli esseri umani'. Casini denuncia poi che la documentazione a sostegno della positivita' della stessa legge e' 'oggetto di una inaccettabile censura'.
'La sentenza - dice Casini - dimentica che la sindrome da iper ovulazione e' nettamente diminuita per effetto della legge 40 e che ancor piu' nettamente e' diminuito il ricorso delle donne a prelievi ripetuti, con grande vantaggio per la salute della donna.

'La Corte costituzionale ha scelto correttamente un approccio non ideologico'. Lo affermano gli avvocati Maria Paola Costantini, Marilisa D'Amico, e Sebastiano Papandrea componenti il collegio di difesa che ha sostenuto, per conto dell'associazione Hera e di Cittadinanzattiva i ricorsi sulla legge per la fecondazione assistita.
'La creazione degli embrioni - aggiungono i legali - deve essere fatta con riferimento allo stretto necessario e cioe' alle condizioni soggettive della donna. Il divieto di crioconservazione e' mitigato dal fatto che il medico non deve consentire pregiudizio alla salute della donna. In questa direzione risulta evidente la legittimita' della diagnosi pre-impianto per il rischio di malattie genetiche e la necessita' di fecondare piu' embrioni per effettuare la diagnosi, la possibilita' di crioconservazione per evitare di creare un pregiudizio alla salute della donna'.

Secondo il collegio di difesa la Corte ha ritenuto di confermare che 'in materia di pratica terapeutica la regola deve esser l'autonomia e la responsabilita' del medico'.
'Nello stabilire il principio di bilanciamento, la Corte - sottolineano i legali - ha quindi affermato che il valore della tutela dell'embrione non puo' essere considerato assoluto, ma sempre in relazione a quello della salute della donna e comunque anche del feto'.

'La Corte Costituzionale restituisce al medico il ruolo centrale nella fecondazione assistita': commenta cosi' le motivazioni della sentenza sulla Legge 40 Anna Pia Ferraretti, direttore scientifico di Sismer (Societa' italiana di Studi di Medicina della Riproduzione), che ha sede a Bologna. Ora 'le coppie - aggiunge - non dovranno piu' sentirsi costrette ad andare all'estero'.

'Sono veramente soddisfatta - prosegue - perche', pur nel pieno rispetto della Legge 40, credo fermamente che possiamo offrire alle coppie una terapia con maggiori possibilita' di successo e minori rischi per la salute della madre e dei futuri nascituri'. Il dibattito sulle migliori procedure da seguire e' gia' aperto, continua Ferraretti: 'Con un gruppo di centri, sia pubblici sia privati, abbiamo gia' avuto un incontro dove abbiamo definito un comportamento che, nel rispetto della Legge 40 e con le chiare indicazioni date dalla Corte costituzionale, ci permetta di decidere con ogni singola coppia il piano terapeutico a lei piu' indicato'.
Evitare di andare all'estero, poi, 'mi rende veramente felice perche' credo - conclude - che l'esilio per motivi riproduttivi sia una lesione dei diritti civili'.

'Una prima lettura della sentenza depositata oggi pomeriggio ci porta ad una valutazione positiva della scelta fatta dai giudici, una scelta di coraggio compiuta, come avevamo detto gia' al momento della pubblicazione del dispositivo, con serenita', nonostante le pesanti pressioni politiche che sono arrivate da ogni parte e i numerosi tentativi di condizionamento partiti da oltre Tevere'. Lo afferma in una nota Antonino Guglielmino, direttore dell'Unita' di Medicina della Riproduzione del Centro Hera di Catania.

Con la sentenza, spiega Guglielmino, 'la Corte chiude ogni discussione riguardo ai temi che sono stati oggetto del ricorso.
Ribadisce in particolare la centralita' del rapporto medico paziente e la sua autonomia e responsabilita' nell'applicazione delle buone pratiche mediche. Con questa sentenza si ristabilisce un corretto equilibrio tra la tutela del concepito e la tutela della salute della donna. Si demolisce il principio, di ispirazione teologica, secondo il quale alla base delle attivita' medica possano esserci precetti estranei a quelli scientifici e di tutela della salute del paziente, questo in particolare emerge dal dettato della Corte che riguarda l'incostituzionalita' del limite di tre embrioni da produrre e trasferire in un'unica soluzione. Un precetto assurdo ed antiscientifico - conclude - che oggi non potra' piu' esser riproposto in nessuna forma e sotto alcuna veste'.

'La' dove non era riuscito un referendum fallito, ci ha pensato la Corte Costituzionale che ha di fatto riscritto alcune parti della legge 40 contro le scelte del legislatore, peraltro passate indenni al vaglio della volonta' popolare'. Cosi' l'Associazione Scienza & Vita reagisce alle motivazioni della sentenza della Consulta che 'di fatto sembrano insidiare la legge 40 e stravolgere l'effetto di bilanciamento fra la madre e il concepito. Da un lato la madre si riserva di rifiutare il concepito e questo le viene oggettivamente consentito dalla interpretazione della Consulta, mentre il concepito stesso e' un soggetto inerme, privo di diritti, nelle mani di chi lo ha chiamato alla vita e del medico. E questo sarebbe il nuovo bilanciamento dei diritti nella versione della Consulta?'.

'C'e' poi un secondo elemento preoccupante che fa sorgere il sospetto di un'iniquita' potenziale: come viene scelto il singolo embrione da impiantare? Le motivazioni eludono la domanda, ma nel frattempo offrono al medico la possibilita' di produrre un numero di embrioni superiore a tre. Ribadiamo la domanda: come il medico scegliera' quel singolo embrione da impiantare? Insomma, il rischio della selezione embrionale e' dietro l'angolo. E ricordiamo a chi non lo avesse percepito che questa altro non e' se non una moderna pratica eugenetica'.

'Piu' in generale - osserva Scienza & Vita - in diverse parti le motivazioni sembrano spingersi sin la' dove la sentenza in se' non lascerebbe presumere ci si potesse avventurare. Di qui la domanda: i medici dovranno adeguarsi alla sentenza o inseguire le piu' ardite motivazioni? E poi come si compongono queste motivazioni con tutta la rete dei divieti e delle precauzioni presenti nella Legge 40 e di cui anche la Consulta ha riconosciuto la fondatezza? Un'altra bella grana e tanta materia per avvocati e giudici. Non e' detto che alla fine qualcuno si trovera' a rimpiangere le certezze che la Legge 40 sino a ieri garantiva. O forse, a pensar male, qualcuno tifa per un nuovo Far West'.

www.aduc.it/dyn/eutanasia/noti.php?id=259122
=omegabible=
00domenica 10 maggio 2009 07:54
RE

E pensare che basterebbe mandare all'estero il Vaticano per risolvere tutti questi problemi!!!!! [SM=x789075] [SM=x789075]


omega [SM=x789054] [SM=x789056] [SM=x789054]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 08:51.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com