Profondo rosso: basta con il cinema inguardabile pagato dai contribuenti!

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kelly70
00lunedì 3 dicembre 2007 17:48


By Auron, Direttore editoriale | Ottobre 13, 2007


Vittorio Feltri e Renato Brunetta, nel loro nuovo manuale di conversazione politica dal titolo “Cinema, profondo rosso“, mettono bene in evidenza come l’egemonia della sinistra sulla cinematografia italiana abbia tramutato questa in un settore fallimentare, assistito e clientelare, dalla scarsissima qualità e dai poveri incassi al botteghino. La profonda crisi in cui versa il cinema italiano non può che indurci ad operare serie riflessioni politiche, poiché questo settore è ampiamente foraggiato dallo Stato, in particolare con i finanziamenti del ministero per i Beni culturali. Il risultato increscioso ed inaccettabile è quello di mettere a carico dei contribuenti, ovvero degli italiani, il mantenimento di un’immensa rete clientelare di produttori, registi, sceneggiatori ed attori di sinistra che producono film di sinistra letteralmente noiosi, orrendi ed inguardabili. Ciò lo si evince dal fatto che non sempre tali pellicole politicizzate, ideologizzate, propagandistiche ed auto-referenziali riescano a fare il proprio ingresso nelle sale cinematografiche, e, quando lo fanno, la gente che le va a vedere sono quattro gatti (rossi). Le sale sono infatti andate deserte ed i biglietti sono precipitati.

Le colpe che ha la sinistra nell’aver fatto (dagli anni Settanta in avanti) del cinema un apparato costosissimo e dalla qualità scadente, si spiegano anche col fatto che nell’immediato dopoguerra il nostro cinema andasse a gonfie vele e fosse di livello internazionale, dunque tutt’altro che in crisi. I registi e gli autori erano ottimi sotto il profilo tecnico e non ci si esimeva dal puntare sulla qualità, sincerità e capacità di rappresentare la realtà concreta, descrivendo un’Italia magari in difficoltà ma fatta anche di persone geniali e coraggiose. L’occupazione delle casematte culturali e comunicative del Paese da parte della sinistra comunista ha invece stravolto tutto. Dal Sessantotto in poi la televisione, le università, i giornali, il cinema ed il teatro sono a mano a mano finiti sotto la cappa egemonica del Pci, complice anche una sorta di crescente disinteressamento verso in mondo (importantissimo) della cultura da parte della Dc. I fatti sono che per colpa della cattiva gestione della sinistra il cinema italiano è ora sceso in fondo alla classifica mondiale. Il consumo cinematografico in Italia è sceso sotto la media europea. La sinistra si è impadronita delle commissioni erogatrici dei finanziamenti pubblici, facendo mettere al primo posto, da parte degli stessi produttori di film, non il gradimento del pubblico e la qualità delle pellicole ma i politici in grado di garantire una valanga di finanziamenti.

Tra i politici di sinistra che hanno più foraggiato il cinema rosso con il denaro pubblico figura il nome di Walter Veltroni, il quale è corresponsabile del fallimento oltre che del cinema italiano anche del teatro e della lirica, dove, a fronte di ingenti finanziamenti pubblici, le fondazioni sono al collasso e le produzioni al minimo. Egli non ha esitato ad usare ed occupare il settore del cinema per accrescere la propria carriera personale e la propria rete clientelare di consenso. Da sinistra, radical-chic, ideologicamente e demagogicamente buonista, pacifista e terzomondista, Veltroni ha costruito sin dagli anni Ottanta la sua carriera di uomo di cinema prestato alla politica con una campagna di demonizzazione nei confronti di Silvio Berlusconi proprietario della tv commerciale. Scatenando una vera e propria guerra ideologica e donchisciottesca verso la presenza degli spot nei film e dell’affollamento pubblicitario nei palinsesti tv, l’ex direttore dell’Unità non faceva che cercare invero astutamente di distogliere l’attenzione dei protagonisti del cinema (settore già da allora sempre più chiuso e fallimentare) dalle vere cause della crisi, che sono i film scadenti e di infima qualità, finanziati dall’erario, che il pubblico si rifiutava di andare a vedere, e che all’estero nessuno voleva prendere in considerazione.

Veltroni, quando è stato qualche anno addietro ministro dei Beni culturali, ha regalato centinaia di migliaia di vecchie lire a fondo perduto al cinema di sinistra, ed ha introdotto regole che hanno posto le premesse di un’immensa sprecopoli di celluloide e consolidato la triste prassi del prendere i soldi per poi scappare. E la Finanziaria del governo Prodi non fa che consolidare a danno degli italiani l’egemonia della sinistra sul cinema, trasformandone il finanziamento pubblico in vere e proprie regalie pagate anche coi soldi trattenuti dalla buste paga dei cittadini. La Finanziaria 2007, autentico incubo per il popolo italiano, perché aumenta le tasse e soffoca la libertà, rappresenta una manna dal cielo per le numerosissime clientele cinematografiche in quanto ha mutato i criteri di assegnazione dei finanziamenti pubblici al cinema in modo tale che vengano estinti tutti i colossali debiti che i produttori dei film-flop avevano con lo Stato. Inoltre, per i film non ci saranno più finanziamenti, che devono essere in parte restituiti, ma sovvenzioni, ossia soldi a fondo perduto (!!!), così che i produttori cinematografici di sinistra non restituiranno più i diversi milioni di euro allo Stato ma potranno rifarsi con nuove domande, finanziamenti e mance clientelari.

E’ arrivato il momento che il centrodestra si ribelli a questo sperpero di denaro pubblico e dirigismo d’accatto della sinistra, ne scardini l’inaccettabile egemonia culturale e difenda la riforma Urbani (dello scorso governo Berlusconi), che introduce finalmente elementi di libero mercato nel settore del cinema valorizzando realmente i migliori produttori cinematografici e costringendoli a concentrarsi di più sulla qualità del prodotto ed i gusti del pubblico, e meno sull’orientamento politico dei finanziatori.

www.crystalmemories.it/public/opinion/?p=85
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