Sbattezzo: quando diocesi e parrocchie negano un diritto umano

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kelly70
00venerdì 14 novembre 2008 14:25

Alla giornata dello sbattezzo hanno aderito oltre mille cittadini: oltre mille lettere, dunque, sono state contemporaneamente indirizzate a parrocchie o diocesi. Passati alcuni giorni, tanti sbattezzandi ci hanno già espresso soddisfazione per aver ricevuto la conferma ufficiale che la parrocchia ha annotato la loro volontà di non appartenere più alla Chiesa cattolica.

Per contro molti altri, nonostante la legge stabilisca che la parrocchia debba rispondere entro quindici giorni, non hanno ancora ricevuto la risposta: anche in considerazione del servizio offerto dalle poste italiane, riteniamo che la concessione di un breve periodo di tolleranza, da parte di individui tolleranti quali sono gli atei e gli agnostici, sia ancora ammissibile.

Non è ammissibile, invece, che un numero consistente di cittadine e cittadini stia ricevendo lettere interlocutorie. Ci sono state segnalate lettere di parroci che respingono la richiesta perché avrebbe dovuto essere indirizzata alla diocesi (falso), e di diocesi che respingono la richiesta perché avrebbe dovuto essere indirizzata alla parrocchia: e questo anche in casi in cui il richiedente ha specificato nella sua lettera di essere stato battezzato in un ospedale presso cui non insiste alcuna parrocchia (e la diocesi lo sa).

Ancora, abbiamo parroci che insistono perché il richiedente passi di persona presso la canonica, nonostante il Garante abbia già stabilito l’illegittimità di tale prassi fin dal lontano 2003. Un parroco ha perfino opposto una nota del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, che non solo, almeno per ora, non risulta essere una fonte giuridica riconosciuta dallo stato italiano, ma è stata obiettata dalla stessa Conferenza Episcopale Italiana.

A tutti coloro che si sono trovati o si troveranno in questa situazione, così come a tutti coloro che non ottengono risposta alcuna, ricordiamo che è già possibile presentare ricorso al Garante della privacy: se la parrocchia a cui è stata indirizzata la lettera è certa, certo è l’accoglimento del ricorso e altrettanto certo è il recupero delle spese, che saranno integralmente sostenute dal parroco.
Succede tuttavia anche di peggio. Alcuni parroci, nonostante la legge lo vieti e nonostante l’esistenza di tale legge sia stata loro ricordata nel testo della lettera, stanno compiendo illeciti penali, informando i parenti del richiedente dell’”insano gesto”. Da una parte si fanno forti del condizionamento sociale che la Chiesa qui e là ancora impone, dall’altro lasciano il richiedente nella scomoda condizione di dover subordinare la denuncia contro il parroco alla testimonianza del familiare credente. Più che a Nazareth, sembra di essere dalle parti di Predappio, o di Corleone.

Ricordiamo infine che anche la stravagante ‘clausola di ripensamento’ offerta da alcune diocesi (con la quale chi, per legge, deve provvedere a rispondere entro quindici giorni, ‘concede’ invece quindici giorni al richiedente per ripensarci) è legalmente assai opinabile, a maggior ragione quando essa è stata preventivamente respinta al momento dell’invio della lettera. Anche quando non si vuole procedere a un ricorso presso il Garante, è comunque opportuno che gli ulteriori quindici giorni di attesa non si trasformino in settimane o mesi di attesa. Invitiamo pertanto tutti gli sbattezzandi che stanno incontrando difficoltà a scrivere a soslaicita@uaar.it, il servizio di assistenza legale su temi laici offerto gratuitamente dall’UAAR.

In Uscire dal gregge abbiamo intitolato il capitolo dedicato alle risposte delle gerarchie ecclesiastiche Porgere la guancia del prossimo. La quotidiana pratica cristiana di tanti parroci e vescovi continua infatti a essere improntata alla demonizzazione di chi non è d’accordo con loro. Lo sbattezzo non è altro che la traduzione giuridica di un diritto dell’uomo, il diritto a cambiare religione o di non averne alcuna. La Chiesa cattolica, che ideologicamente continua a mantenere un rapporto controverso con i diritti umani, a livello pratico li ostacola sistematicamente. Dove la porteranno questi modi di fare è difficile prevederlo: ma è alquanto improbabile che, in una società democratica, possano aiutarla ad ampliarne il consenso.

Raffaele Carcano, segretario UAAR

www.uaar.it/news/2008/11/13/sbattezzo-quando-diocesi-parrocchie-negano-diritt...
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