Scuola dell'infanzia

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pcerini
00giovedì 28 agosto 2008 14:45
Neo-clericalismo
Un vecchio articolo del 2007

da www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=2502

W o ITALY: AMARE L’ITALIA!!!
SCUOLA DELL’INFANZIA. LE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI: UNO SCEMPIO E UNA VERGOGNA!!! COSTITUZIONE E TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA. Una nota di Bruno Moretto, del Comitato bolognese Scuola e Costituzione - a cura di pfls
venerdì 24 agosto 2007.

NEO CLERICALISMO E NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA
RIFLESSIONI SULLO SCEMPIO DELLE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI PER L’INFANZIA*

Sono uscite in questi giorni le nuove indicazioni nazionali per il curriculum della scuola dell’infanzia (3-6 anni), elementare e media, in pratica i nuovi programmi.

Nel testo, che propone una sostanziale continuità con i programmi predisposti dalla Legge Moratti, si legge che “la scuola dell’infanzia, scelta liberamente dalle famiglie, ha le sue origini nei comuni e intorno alle chiese....”. Poi che essa “si esprime in una pluralità di modelli istituzionali e organizzativi gestiti da diversi soggetti, la scuola promossa da ordini religiosi e comunità parrocchiali come esempio di sussidiarietà orizzontale e di risposta a specifici orientamenti valoriali delle famiglie, la scuola dei comuni e la scuola statale come manifestazione della volontà dello Stato di estendere a tutti i bambini il diritto di frequentarla”. Testualmente in questo ordine.

La scuola statale viene considerata aggiuntiva a quella privata religiosa e a quella comunale.

L’art. 33 della Costituzione si basa su due principi fondamentali: la libertà di insegnamento e l’obbligo di istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi. L’art. 34 afferma che “la scuola è aperta a tutti”.

Nelle indicazioni viene meno il ruolo istituzionale della scuola dell’infanzia statale e si considera indifferente l’accesso a scuole, che ispirano il loro insegnamento a logiche confessionali e sono a pagamento, oppure a scuole statali gratuite, ispirate al principio di laicità e pluralismo culturale.

Decine di migliaia di genitori sono già oggi costretti a iscrivere proprio figli alle scuole materne private per carenza di offerta pubblica. Nonostante ciò la percentuale di bambini che frequentano la scuola dell’infanzia statale è in continua crescita e raggiunge il 58%. A qualcuno evidentemente ciò non sta bene.

Gravi e non casuali sono poi le amnesie: non viene citata Maria Montessori, una delle fondatrici della nostra scuola dell’infanzia, che riteneva fondamentale la libertà del bambino, poiché "solo la libertà favorisce la creatività già presente nella sua natura". Altrettanto grave la dimenticanza del ruolo dell’associazionismo femminile U.D.I. nella nascita del modello emiliano di scuola dell’infanzia, che ha saputo collegare la spinta all’emancipazione sociale delle donne con quella alla promozione culturale dei figli. Questa esperienza è poi stata raccolta dai Comuni solo alle fine degli anni 60 ed è diventata un riferimento organizzativo e culturale per tutto il paese.

In pratica il testo riporta la scuola per i bambini da 3 a 6 anni a prima del 1968, anno in cui fu istituita la scuola materna statale, prevedendo una supremazia del privato, per di più lautamente finanziato con risorse pubbliche dello Stato, delle Regioni e dei Comuni per un totale annuale di 700 milioni di euro, 100 milioni dei quali sono quelli reintrodotti da Fioroni questo anno. E pensare che i tagli alle scuole statali previsti dall’ultima finanziaria sono di 1.400 milioni.

È totalmente assente nel testo l’idea della scuola della Repubblica, la scuola di tutti e per tutti, istituzione fondamentale per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Bruno Moretto
Comitato bolognese Scuola e Costituzione
pcerini
00giovedì 28 agosto 2008 14:47
Il vescovo Negri: “Il divario esiste e va cancellato”

da www.sanmarinonotizie.com/default.asp?id=1&opr=5&content=1...

[Il Giornale.it] «Mi auguro che il ministro Gelmini e il governo lavorino per rendere effettiva la parità scolastica». È il messaggio che il vescovo di San Marino e Montefeltro Luigi Negri, rivolge al ministro della Pubblica istruzione che oggi interverrà al Meeting di Rimini. Per le dichiarazioni sulle scuole del Sud il ministro…


… è stata accusata di razzismo. Che cosa ne pensa?

«Le sue mi sembravano osservazioni funzionali alla vita della scuola per un esercizio migliore della sua finalità educativa. Certi divari e certe differenze di risultati mi paiono evidenti, credo sia giusto impegnarsi per elevare la qualità del servizio».

Il Papa parla di «emergenza educativa». Perché?

«La Chiesa è sfidata a fare una proposta educativa credibile che sappia coinvolgere le giovani generazioni: dobbiamo ritrovare identità e novità di vita, capacità di coinvolgere, di offrire senso e valori, senza fare sconti a noi stessi prima che ad altri. Ma l’emergenza educativa riguarda tutta la società perché la scuola italiana che esce da un secolo di ideologie che l’hanno ingessata...».

A che cosa si riferisce?

«All'omologazione di carattere ideologico che per decenni ha impedito al popolo di riscoprire la sua identità culturale, che nel nostro paese è maggioritariamente cattolica».

Non sta dipingendo la realtà a tinte troppo fosche?

«La scuola statale è ancora erede delle stagioni ideologiche. Prima quella del laicismo risorgimentale, poi quella del fascismo, poi quella del nozionismo neutrale, una stagione per la quale i cattolici hanno una grande responsabilità in quanto hanno accettato che i problemi ideali fossero esclusi dalla scuola. Infine è arrivata la scuola progressista e marxista, soprattutto nei testi e nei professori. Adesso la scuola sembra non interessare a nessuno e sottostare a una concezione tecno-scientista dove regnano edonismo e nichilismo».

Che cosa chiede, dunque, al ministro Gelmini?

«Mi auguro che si apra una stagione nuova, con la creazione di un sistema paritario, un sistema di scuole statali e non statali tutte considerate pubbliche, anche se non gestite direttamente dallo Stato. Penso sia opportuno ristabilire un po’ di regole e di ordine, di fronte a fenomeni come il “bullismo”. Ma non basta. Don Giussani all’inizio degli anni Sessanta diceva ai politici di allora: mandateci in giro nudi, ma dateci la libertà di educare. Un popolo sa che cos’è la democrazia solo se sa cos’è il dialogo tra le culture, solo se è possibile un’educazione che parta da ipotesi positive. Mi auguro insomma che il ministro lavori per rendere effettiva la parità scolastica, facendo sì che le famiglie che scelgono la scuola non statale per i loro figli non siano sottoposte al doppio aggravio economico, condizione che Benedetto XVI ha definito insopportabile».

Andrea Tornielli – Il Giornale


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