Se in Italia ci fosse una grande forza di sinistra laica

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kelly70
00giovedì 17 gennaio 2008 09:05


16 Gennaio 2008

Dunque, il professor Joseph Ratzinger-Benedetto XVI domani non sarà alla Sapienza per l’inaugurazione dell’anno accademico. C’è poco da festeggiare, cari compagni e cari amici. O almeno, c’è poco da festeggiare per chi, come noi, ha giudicato e continua a giudicare a dir poco incongrua la scelta del rettore Guarini di invitare per una simile circostanza Sua Santità (nelle intenzioni iniziali, addirittura per tenere una lectio magistralis); e ha reputato e reputa inquietante la campagna di stampa sui perfidi laicisti che, indottrinati dai cattivi maestri della facoltà di Fisica, avrebbero inteso negare, in barba a ogni principio liberale, la libertà di parola al Santo Padre.

Oggi nessuno chiederà conto a Guarini del perché si è cacciato e ci ha cacciato tutti nella parodia di una guerra dei mondi che non abbiamo mai dichiarato, ma che non è per questo meno devastante. E si leverà cento volte più possente il coro di sdegno dei clericali in servizio permanente effettivo e dei clericali di complemento. Che sono, a quanto pare, molti di più. Un’infinità.

Non c’è poi troppo da sorprendersi. L’agenda la dettano le gerarchie, il codazzo degli atei devoti, più ancora dei cattolici propriamente detti, ne rilancia i temi, le tv (ma anche i grandi giornali, basta scorrere il Corriere) li riprendono, li amplificano, li traducono in scelte di civiltà cui non è lecito sottrarsi. E i laici? I laici, o presunti tali, si dividono, un po’ alla rinfusa, tra chi prova a lucrarci su, chi si ingegna a ricercare, arretrando passo dopo passo, valori da condividere con un interlocutore che si pretende viceversa portatore di valori non negoziabili, chi finge di non vedere dando per scontato che nessun tentativo di riconquista potrà mai chiamare in revoca una secolarizzazione che, ormai, è un dato acquisito. È ovvio che, in un simile contesto, i fisici della Sapienza passino anche in buona parte del mondo laico per matti o, peggio, per pericolosissimi estremisti settari che fanno il gioco del Re di Prussia, pardon, della gerarchia e dei suoi sostenitori vecchi e nuovi, consentendo di rappresentare il papa come vittima delle proteste loro e di quelle preannunciate da alcuni collettivi studenteschi, e la Chiesa italiana come se fosse esposta al concretissimo rischio di venir ridotta a una variante moderna della Chiesa del silenzio.

A questo punto, sarebbe stato meglio per tutti che il papa alla Sapienza ci fosse andato, contestazioni o no, e che tutti, fisici e contestatori, si fossero fermati un attimo a riflettere sulle evidenti controindicazioni delle loro proteste, per pacifiche che fossero: da oggi i laici sono se possibile più deboli ancora. Ma il ragionamento non può esaurirsi qui.

I fisici della Sapienza e qualche manipolo di contestatori occupano il centro della scena perché è la politica che continua a latitare. Vi ricordate quando non si voleva “morire democristiani”? Sembra passato qualche secolo, adesso sempre più diffusamente si rimpiange, anche tra chi i democristiani li detestava, la laicità della politica così come la intendeva e la praticava la Dc, fatta eccezione per Dossetti e Fanfani: qualcosa significherà. E, a costo di passare per monomaniaci, qualcosa conterà, in questo scenario desolante, l’assenza, che mai abbiamo sentito così grave, di una grande forza di sinistra laica, democratica e riformatrice - se ci è lecito far ricorso a questa espressione tristemente novecentesca: di un partito socialista - capace di interpretare, di orientare e di dare un indirizzo e uno sbocco alle aspettative di una parte della società italiana che non sarà maggioritaria, ma certo è infinitamente più vasta di quanto in genere si creda. Che non vuole né sbertucciare il Papa né esporlo a pagliacciate volgari, ma non intende nemmeno accettare deferente il principio che il suo punto di vista e i suoi valori valgano meno degli altri.

Ci hanno rassicurato per anni: eviteremo la deriva zapaterista. Zapatero, che non ha perseguitato nessuno ma ha difeso nei fatti il principio che la fede non si legifera, molto probabilmente vincerà le elezioni, e i suoi avversari del Ppe, per contrastarlo, badano bene a non finire schiacciati sulle posizioni dei vescovi. […]

Il testo integrale dell’articolo di Paolo Franchi è stato pubblicato sul sito de Il Riformista

www.ilriformista.it/news/rif_lay_notizia_01.php?id_cat=4&id_n...
Eureka4
00giovedì 17 gennaio 2008 11:22
E sai quanto siamo dispiaciuti! Ci strapperemo i capelli. Quello meno parla meglio è per lui, anzi più parla e più dà argomenti.
kelly70
00giovedì 17 gennaio 2008 22:04
Sapienza: Pellegatta (PDCI) e Deiana (PRC) dalla parte della laicità


“E’ difficile cogliere fino in fondo i termini del dibattito vero che si profila sulla mancata visita di Joseph Ratzinger a La Sapienza, se non si apre una grande riflessione sul rapporto tra scienza e fede. Questo è, invece, il prodotto della meritoria lettera dei 67 scienziati, ai quali esprimiamo piena solidarietà, e ci auguriamo che, dopo quel gesto, possano continuare a contribuire a quella riflessione. Siamo di fronte ad un’ipotesi, quella ratzingeriana, che mette in discussione i fondamenti della cultura europea fondata sulla scienza e sulla Rivoluzione francese. Senza cogliere questo aspetto siamo al chiacchiericcio strumentale”. Lo dichiara la senatrice Pellegatta, vicepresidente della Commissione Cultura e Ricerca del Senato. “La contraddizione messa in risalto dalla recente enciclica di Benedetto XVI Spe Salvi, che si incentra proprio sul rapporto tra fede e scienza, avrebbe richiesto un confronto serrato e aperto, e non una lectio magistralis, nella quale Joseph Ratzinger, in solitudine, annunciasse la sua posizione culturale”.

Comunicato stampa della senatrice

Anche oggi la stampa alimenta una sceneggiata strumentale sulla vicenda di papa Ratzinger e della sua mancata visita all’università la Sapienza. L’ennesimo polverone che si focalizza sul diritto violato del Papa a manifestare il proprio pensiero nascondendo il vero nodo della questione: non è in discussione la libertà del papa a esprimere il proprio pensiero dove e come vuole, ma il tentativo di innalzare quel “pensiero” a fonte di verità morale e conoscenza filosofica indiscutibile criminalizzando pensieri, conoscenze soggettività orientate diversamente. Il polically correct nei confronti dell’attuale capo della Chiesa cattolica - aggiunge - è arrivato a livelli grotteschi e penosi. Grotteschi perché le voci di quasi tutto il mondo politico si sono levate a difendere la libertà di pensiero di una personalità potentissima che ogni giorno in Italia parla, ex-cathedra, attraverso tutti i canali televisivi e tutti i grandi organi di informazione. Penosi – prosegue - perché un tale orientamento accomuna, salve sparute eccezioni, tutto il mondo politico, con una partecipazione significativa anche della sinistra. Lo dichiara la deputata di Rc-SE, Elettra Deiana.

Dal sito di Rifondazione Comunista

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