luca rasoCi sono sentenze che appaiono spropositate, esagerate, motivate da criteri politici che poco hanno a che fare con la giustizia. E che riaprono ferite difficili da rimarginare, evidenziando i due pesi e le due misure della magistratura italiana. E’ il caso di Angela Raso, madre di Luca, ragazzo romano che all’età di vent’anni è precipitato dai bastioni del Forte Belvedere di Firenze. Era il 2 settembre 2006, 21 mesi dopo la stessa sorte toccherà a Veronica Locatelli. Due giovani ragazzi morti per la superficialità e le carenza delle misure di sicurezza. Per questo motivo, dopo 7 anni sono stati riconosciuti colpevoli di omicidio colposo prima il diringente dell’associazione “Teatro Puccini” che gestiva il complesso architettonico, Lorenzo Luzzetti, condannato a otto mesi di reclusione in primo grado e in Appello, poi in un altro processo il direttore della direzione Cultura del Comune di Firenze, Giuseppe Gherpelli, e l’ex assessore alla cultura Simone Siliani, condannati in primo grado rispettivamente a 10 mesi e un anno, mentre la pubblica accusa aveva chiesto dai due anni ai due anni e mezzo. Condanne blande, inaccettabili. E una ferita che si riapre dopo la condanna a 7 anni a Berlusconi per reati non certo paragonabili ad un omicidio colposo.

Angela Raso, le condanne per omicidio colposo per la morte di suo figlio non superano l’anno di reclusione. Cosa si sente di dire?
Sono state condanne per omicidio colposo, un reato che dovrebbe essere considerato grave. Dopo aver appreso la notizia dei 7 anni comminati a Berlusconi non ci ho più visto. Non voglio difendere Berlusconi, quello che fa lui in privato non è un problema mio. Ma non credo che questo sia il modo di fare giustizia.

La morte di suo figlio poteva essere evitata. Quali sono state le negligenze?
Innanzitutto è bene ribadire che né da parte di mio figlio né da parte di Veronica Locatelli ci sono stati imprudenze. Quel posto non era sicuro, l’aveva già rilevato il consigliere comunale Giovanni Donzelli, l’unico ad aver portato la questione in Comune. Prima che accadesse a mio figlio, erano già caduti dei cani, alcuni sono morti altri no: ci sono stati 5 o 6 episodi di questo tipo nell’arco di 3-4 anni. Poi è toccato a mio figlio, 21 mesi dopo a Veronica. Sul sito di Veronica Locatelli sono elencate tutte le segnalazioni rimaste inascoltate. Quel posto non era sicuro, il buio ha fatto il resto. Ma nessuno ha fatto mai nulla per evitare queste morti inutili.

E poi, la giustizia che non ha fatto giustizia…
Giustizia non è vendetta, sia ben chiaro. Perché in ogni caso ormai è impossibile fare giustizia sulla morte di mio figlio. Anche se mi dessero il via libera per decapitare i responsabili della morte di mio figlio, non otterrei nulla. Non servirebbe a riportarmelo indietro. Ma quello che fa più male è vedere come funziona in Italia. Per un omicidio colposo, viene ridotta la pena rispetto alla richiesta della pubblica accusa. Per il caso Ruby, invece, la pena è addirittura aumentata. E un ubriaco o drogato che uccide mettendosi alla guida finisce agli arresti domiciliari. Questa non è giustizia, vorrei urlarlo ai quattro venti.

Osservando le tempistiche, nel vostro caso stupisce anche la lentezza del processo…
Anche in questo caso, quando c’è la politica di mezzo i giudici bruciano le tappe, fissano udienze una dietro l’altra, anche nel week-end. Così è stato per Berlusconi. Per me, invece, la media era di un’udienza ogni 40 giorni circa. Sono passati 7 anni, abbiamo solo una condanna in primo grado e una in Appello. C’è tempo fino ad inizio 2015 per evitare la prescrizione, non vorrei che stiano rallentando apposta.

Insomma, se c’è da incastrare i nemici politici i processi corrono. Ma se c’è da difendere i semplici cittadini, se la prendono comoda…
In realtà anche il nostro processo è stato politico. La giunta coinvolta era di centro-sinistra. E il pm voleva addirittura archiviare il caso, tanto che all’epoca l’onorevole Gramazio presentò un’interrogazione parlamentare all’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella. E alla fine la richiesta di archiviazione fu respinta. Ogni tanto vado a vedere le udienze del processo per la morte di Veronica, che attende ancora una sentenza di primo grado. Gli imputati sono quasi gli stessi del processo per la morte di mio figlio, c’è anche l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici. Ecco perché dico che, purtroppo, anche questi processi sono politici. Ma nel senso opposto di quelli di Berlusconi.

La sperequazione tra le due sentenze ha aumentato la rabbia?
Sicuramente sì. Devo dire che senza la sentenza di ieri contro Berlusconi mi sarei anche tenuta l’anno di condanna a Siliani e i 10 mesi a Gherpelli. Ma vedere come funziona la giustizia in Italia e come viene strumentalizzata politicamente fa male. Molto male.