Si dà il caso che una donna incinta all’ottavo mese venga trovata uccisa nella propria abitazione, e che l’omicidio venga unanimemente ritenuto il drammatico esito di una rapina.
Si dà il caso che una illustre editorialista dell’Avvenire scriva un articolo in cui imputa la responsabilità dell’efferato delitto, oltre che al suo materiale esecutore, al laicismo dilagante, per colpa del quale, a suo dire, il valore della vita umana è andato via via diminuendo nella considerazione generale.
Si dà il caso che l’ineffabile commentatrice, nelle conclusioni dell’articolo in questione, contrapponga quella disumana indifferenza, che si concretizza quotidianamente nel sostegno ad analoghi attentati contro la vita quali l’aborto, la pillola del giorno dopo, l’eutanasia, la ricerca scientifica sugli embrioni, alla letizia e alla fecondità della famiglia naturale, simbolo di serenità e amore, affermando che a quest’ultima, la famiglia, andrebbero destinate cura e attenzione, anziché ai diabolici argomenti dei relativisti, che minano le fondamenta della collettività.
Si dà il caso che il giorno dopo, per l’omicidio della donna, venga arrestato il marito.
Si dà il caso che io attenda con viva curiosità un cenno qualsiasi da parte della illustre editorialista.
Tanto per vedere, adesso, come la mette.
Articolo di Alessandro Capriccioli