Ora sono io a dissentire dalle tue affermazioni, Un@ltrame. Anzitutto ho l'impressione da quanto hai scritto che tu immagini, che siccome la donna non ha rispettato quel precetto, allora improvvisamente abbia smesso di seguire ogni dettame religioso cattolico. Questo non è scritto da nessuna parte mi pare.
Ma soprattutto quella donna era un'insegnante, e come tale le si richiedeva una prestazione di insegnamento di una determinata materia. Se era stata assunta sulla base di determinate credenziali curricolari ed eseguiva il suo lavoro in modo corretto, che diritto aveva un datore di lavoro di licenziarla per motivi inerenti la sua vita privata? Avrebbe avuto ogni diritto se la separazione e la convivenza avessero intaccato la qualità del suo insegnamento o se tale notizia avesse influenzato la considerazione che gli alunni avevano di lei (guastandone irrimediabilmente la credibilità come docente) ma in assenza di tali fattori, dove sta il dramma?
Io pretendo che il mio insegnante di matematica mi insegni tutto il programma in modo da arrivare preparato alla maturità, ma se lui personalmente quando lavora come matematico detesta lo studio dei limiti di funzione e lo evita regolarmente nei suoi conti, a me che importa? Lui non smette per questo di essere un docente di matematica o di conoscere la materia, e se riesce a insegnamrmi quell'argomento con bravura standard come è suo lavoro, che titolo ho di lamentarmi?
[Modificato da Rainboy 28/07/2007 11.17]