Un quarantenne di Como ha spiato per anni la corrispondenza della moglie, scoprendo che era lesbica e per questo riuscendo a far annullare il matrimonio religioso presso la Sacra Rota, portando come documentazione proprio email scaricate e stampate e fotocopie di altre lettere in cui si palesavano certi comportamenti, tutte indirizzate privatamente alla moglie. L’uomo si era rivolto persino ad uno psichiatra portandogli la corrispondenza in questione: quest’ultimo si è prestato a stilare una relazione da presentare alla Sacra Rota per l’annullamento. Anche lo psichiatra è stato però assolto.
L’uomo, che fa parte di una famiglia legata all’Opus Dei, non aveva nemmeno consumato il matrimonio con la moglie, dato che era “pienamente consapevole […] del valore sacramentale del matrimonio”, scrive il giudice.
La donna si è rivolta alla giustizia civile per violazione della privacy, ma il giudice Giuseppe Cernuto della terza sezione del tribunale di Milano ha sentenziato che l’agire dell’ex marito non è da considerarsi reato perchè sul diritto alla privacy prevale “il diritto fondamentale di libertà religiosa”, che può esprimersi anche nell’azione in giudizio e nel “difendersi anche innanzi a un tribunale ecclesiastico”.
L’uomo quindi è stato assolto dalle accuse di trattamento illecito di dati personali sensibili, “perchè il fatto non sussiste”. Nelle motivazioni alla sentenza il giudice sostiene di fatto che il diritto del marito di “agire dinanzi alla giurisdizione ecclesiastica” è “di rango pari a quello alla riservatezza del coniuge e come tale idoneo a giustificare il trattamento di dati sensibili senza il consenso dell’interessato”.
“L’interesse all’accertamento giudiziale della validità” del vincolo matrimoniale rientrerebbe nella “libertà dell’esperienza religiosa” che “rappresenta, sotto il profilo giuridico costituzionale, un aspetto della dignità della persona umana, riconosciuta e dichiarata inviolabile dall’art. 2 della Costituzione”, anche se i tribunali ecclesiastici non hanno carattere nazionale o statuale. Anzi, “il principio, riferibile a qualsiasi confessione religiosa, si pone vieppiù nel solco del riconoscimento del valore della cultura cattolica”.
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