Testamento biologico, il medico può dire no» - proposta di legge

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@nounou@
00giovedì 13 novembre 2008 10:21
La proposta di legge firmata Veronesi: possibile l’obiezione di coscienza sulla decisione del paziente
MILANO

Se la morte è il termine naturale della vita umana, di fronte alla possibilità di allontanare questo confine chi deve porre limiti e a quali condizioni? La tecnologia? Le istituzioni? I medici? «Io penso che ognuno di noi ha il diritto di autodeterminarsi e di esprimere cosa vuol fare nel caso si trovasse in condizioni che lo privano della sua identità e dignità.

Ognuno deve essere libero di scegliere». E’ il senatore Umberto Veronesi a parlare. Il Veronesi medico si ferma di fronte al confine tra vita artificiale e morte naturale.

E affida a uno stringato disegno di legge il suo modello di testamento biologico. Il caso Eluana Englaro ha fatto cambiare idea all’ex ministro della Sanità («Non serve una legge, basta il notaio», diceva fino a poco tempo fa).
Ora la legge occorre. «Disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di volontà», è il titolo del ddl 972 che porta la sua firma. Nove articoli in tutto. Si aggiunge alla decina di altri testi in attesa di giudizio... parlamentare.

«La mia legge — spiega — non riguarda il tema dello stato vegetativo permanente nella sua globalità, ma solo il diritto di ogni cittadino di rifiutare questo modo innaturale di terminare la propria vita.

Oggi la decisione di come e quando prolungare l’assistenza è completamente nelle mani dei medici, mentre invece è diritto inalienabile di ogni cittadino decidere se iniziare o quando lasciare il trattamento di sostegno». A Veronesi non piace il termine accanimento terapeutico («E’ un controsenso linguistico»). «Compresa l’alimentazione e l’idratazione artificiale».

«In passato—aggiunge il senatore Pd — c’era la paura di morire anzitempo. Oggi c’è quella di sopravvivere oltre il limite naturale della vita, in una condizione artificiale, priva di coscienza e di vita di relazione ». Conseguenza dell’ipertecnologica medicina moderna. Un limbo che «pone la società di fronte a dilemmi sconosciuti alla storia e al pensiero».

E che ha portato a un movimento, negli Stati Uniti e in Europa, favorevole alla possibilità di esprimere, in condizioni di normalità e di lucidità mentale, le «direttive anticipate» che i medici devono rispettare «nel caso che un danno cerebrale grave impedisca la consapevole espressione di assenso o di dissenso alle cure proposte». Un movimento che ha scatenato il dibattito tra medici e pazienti, tra laici e credenti, tra politici appartenenti agli stessi partiti.

Per i medici contrari al testamento biologico c’è l’obiezione di coscienza: «E’ data la possibilità al medico che ha in carico il paziente di non seguire le indicazioni di volontà anticipate, se questo contrasta con le sue convinzioni etiche, affidando il paziente ad altri medici». E ai veti del Vaticano risponde: «Chi ha fede sceglierà di affidarsi a Dio. O, ancora per fede, rifiuterà trattamenti che potrebbero salvarlo (le trasfusioni di sangue per i Testimoni di Geova). Chi non ha fede, potrà affidarsi ai poteri della scienza medica o scegliere di stabilire dei limiti».

Mario Pappagallo per il Corriere.it



pcerini
00giovedì 13 novembre 2008 12:45
Veronesi e' un grande.

[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

pcerini
00mercoledì 28 gennaio 2009 15:56
Brutte notizie
da www.uaar.it/news/2009/01/28/senato-partita-discussione-sul-testamento-bi...

Senato, partita la discussione sul testamento biologico
E’ infine partita, presso la commissione Sanità del Senato, la discussione parlamentare sui diversi progetti di legge concernenti il testamento biologico. Il testo-base, redatto da Raffaele Calabrò, è molto vicino alle posizioni espresse dal presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco: sostenuto dalla maggioranza, prevede il divieto di inserire nutrizione e idratazione nelle dichiarazioni anticipate di trattamento, in quanto “sono forme di sostegno vitale, la cui sospensione configurerebbe un’ipotesi di eutanasia passiva”.
La maggioranza si è finora mostrata abbastanza compatta a sostegno di tale testo. Più diviso il PD: nove senatori teodem l’hanno definito “una buona sintesi”, laddove Ignazio Marino lo giudica “lontano dalle sofferenze dei pazienti”.
Nel frattempo, secondo anticipazioni di stampa la casa di cura “La Quiete” di Udine avrebbe inserito Eluana Englaro nella lista di attesa.

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Commento personale:la solita presa per il culo,e la dittatura della maggioranza che intende imporre la sua visione etica sulla vita e sulla morte su tutti gli italiani in conformita' al pensiero cattolico.Una tale proposta,diversamente da quella di Ignazio marino (PD) che venne resa nota dalla dottoressa Ilaria, contiene il cosiddetto principio della "indisponibilita' della vita", principio eminentememte cattolico perche' ispirato da etica divina,in secondo luogo,l'alimentazione non verrebbe considerata "terapia" in contrasto con il parere di altri medici (tra cui alcuni del CNB) che invece la considerano terapia a tutti gli effetti.

Be',allora ha ragione Veronesi,ma che si fa a fare una tale legge se poi rimane tutto come prima?

Al diavolo la destra,al diavolo la politica,al diavolo i teodem che voglioni impormi la loro visione,informando la legge sul TB non sul principio pluralistico ma bensi' su un'unico elemento assoluto (l'indisponibilita' della vita).
=omegabible=
00mercoledì 28 gennaio 2009 18:57
RE x Paolo

Copio/ incollo la risposta che ho dato su So.Spi

Grazie Paolo di questi "remenber". Tu sai quanto anch'io ho dato e darò per la soluzione del problema.
Viviamo in un paese clericale e purtroppo i risultati si vedono.
Non demordiamo; io spero che gli altri stati della CE decidano in tal senso non avendo il vatic-ano in casa e allora ,magari con 20 anni di ritardo, pure noi potremo beneficiarne!!!

Un abbraccio. [SM=x1061918]

omega [SM=x1061912] [SM=x1061912] [SM=x1061912]

@nounou@
00mercoledì 28 gennaio 2009 21:35
evviva la democrazia [SM=x789073]
pcerini
00mercoledì 4 febbraio 2009 12:41
giovedì 29 gennaio 2009
Testamento biologico, la truffa è servita

C’è un nuovo colpo di scena nella saga (o dovremmo dire soap opera vista l’interminabile durata?) del dibattito parlamentare sul testamento biologico, altrimenti definito direttive anticipate (DAT) o liwing will. Verrebbe da commentare: chiamatelo pure come vi pare a condizione che siano garantite le scelte delle persone - ragione per cui sarebbe importante una legge al riguardo, e non perché si sente la mancanza di una legge inutile o dannosa. Garantire il rispetto delle decisioni di ciascuno di noi quando non siamo più nelle condizioni di esprimere le nostre preferenze, questo dovrebbe regolamentare una buona legge.

COME DOVREBBE ESSERE - Pur rischiando di essere noiosi lo ripetiamo: il testamento biologico dovrebbe assicurarci la possibilità di esprimere oggi le nostre volontà per un tempo in cui non è più possibile farlo, perché abbiamo subito un incidente o perché l’aggravamento di una malattia ce lo impedisce. Dovrebbe, in altre parole, protrarre nel tempo un diritto che ci è già garantito e che è ben espresso nel consenso informato. Quando acconsentiamo ad un intervento già “estendiamo” le nostre volontà per il tempo della anestesia e del tempo che passeremo in stato di incoscienza (si pensi ad interventi che richiedono molte ore di anestesia generale e molte ore, se non giorni, di sedazione tale da impedire una manifestazione attuale del nostro volere). Scegliere se e come curarci, decidere come vivere a patto che la nostra decisione ricada su di noi è un diritto fondamentale. Il patto di non recare danno a terzi è rispettato se decido, ad esempio, di non nutrirmi, di non sottopormi alla chemioterapia o di non essere trachestomizzata.Il cuore della normativa sul testamento biologico dovrebbe essere la garanzia dell’autodeterminazione del singolo, sostenuta da articoli spesso citati, raramente presi sul serio. Basti pensare all’articolo 13 e 32 della Costituzione Italiana.

E INVECE, CIPPERIMERLO - Veniamo al colpo di scena: in commissione Igiene e Sanità viene presentata la proposta di legge del senatore Raffaele Calabrò recante norme su “disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato, e di dichiarazioni anticipate di trattamento“. Questo disegno di legge rispetta le condizioni necessarie per garantire la nostra libera scelta? Sorvoliamo i passi non controversi e quelli più “sottili“, per arrivare a quelli più esplicitamente lesivi della nostra autodeterminazione, pur mantenuta come panorama di riferimento da tutti. Perché è troppo impopolare affermare che le persone dovrebbero essere espropriate della libertà di decidere riguardo alla propria esistenza. All’Articolo 5 (Contenuti e limiti delle dichiarazioni anticipate di trattamento), comma 3 si legge: “3. Il soggetto può, in stato di piena capacità di intendere e di volere e in situazione di compiuta informazione medico-clinica, dichiarare di accettare o meno di essere sottoposto a trattamenti sanitari sperimentali invasivi o ad alta rischiosità, che il medico ritenga possano essergli di giovamento, può altresì dichiarare di accettare o meno trattamenti sanitari che, anche a giudizio del medico avessero potenziale, ma non sicuro carattere di accanimento terapeutico“. Si intuisce quindi che il soggetto non possa decidere su quei trattamenti che siano “sicuramente” di beneficio. Si intuisce che questo costituisca una grave violazione dell’autodeterminazione.Un esempio illumina il problema forse meglio di una risposta teorica: (1) sono un Testimone di Geova, entro in ospedale in seguito ad un incidente, sono cosciente, rifiuto la trasfusione sebbene sia un trattamento adeguato e non straordinario e di sicura efficacia medica: se mi facessero la trasfusione, infatti, la probabilità che io possa vivere senza conseguenze è altissima. Nessuno può obbligarmi a sottopormi alla trasfusione. Nessuno. (2) sono un Testimone di Geova, entro in ospedale in seguito ad un incidente, sono incosciente, ma ho redatto un testamento biologico in cui scrivo le mie volontà; ovvero che rifiuterei la trasfusione sebbene sia un trattamento adeguato e non straordinario e di sicura efficacia medica: se mi facessero la trasfusione, infatti, la probabilità che io possa vivere senza conseguenze è altissima. Nessuno può (dovrebbe) obbligarmi a sottopormi alla trasfusione. Nessuno. Ma dal momento che la trasfusione non rientra nei “trattamenti sanitari sperimentali invasivi o ad alta rischiosità” e neppure “trattamenti sanitari che, anche a giudizio del medico avessero potenziale, ma non sicuro carattere di accanimento terapeutico” il mio volere sarebbe carta straccia.

FACCIAMOCI DEL MALE - Ma questo è solo l’inizio. Nello stesso Articolo 5, comma 4, si ribadisce che nella “DAT può essere esplicitata la rinuncia da parte del soggetto ad ogni o ad alcune forme particolari di trattamenti sanitari in quanto di carattere sproporzionato, futili, sperimentali, altamente invasive e invalidanti. Possono essere altresì inserite indicazioni da parte del redattore favorevoli o contrarie all’assistenza religiosa e alla donazione post mortem di tutti o di alcuni suoi organi”. Non si possono rifiutare dunque trattamenti “proporzionati“. Si dimentica che la decisione di curarmi, di come e di se non è una decisione solo medica; l’esempio spesso citato della donna che decise di non farsi amputare la gamba pur sapendo di andare incontro alla morte è, ancora una volta, più efficace di molte spiegazioni teoriche. Se siamo a favore della libertà di scelta dovremmo inorridire di fronte all’idea che quella donna, una volta incosciente, sarebbe stata obbligata a subire l’amputazione in base alle idee di Calabrò e molti altri. Con il comma 6 entriamo in una delle discussioni più assurde degli ultimi mesi: lo statuto di nutrizione e idratazione artificiali. In barba alle dichiarazioni delle associazioni mediche (come la SINPE; si legga anche una interessante lettera sullo stato vegetativo, la nutrizione e i prematuri) i fautori del paternalismo sostengono che siano trattamenti non medici. “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. Basterebbe il buon senso per disattivare lo scopo del definirle “sostegno vitale”: sottrarle alla decisione del paziente. Ma definire la nutrizione e l’idratazione artificiali come “sostegno vitale” è inutile perché, anche se non fossero un trattamento non medico, non dovrebbero essere coercibili. L’alimentazione naturale si può rifiutare - lo sciopero della fame è un diritto garantito anche ai detenuti - e nessuna azione può essere imposta, anche se non è di carattere medico. Nemmeno la carità può essere imposta, o la compagnia! Negando la possibilità di rifiutare la nutrizione (o l’idratazione) si limita ingiustamente la libertà dei pazienti, proprio come se fosse violata la libertà di rifiutare il cibo o la libertà di scegliere cosa leggere. La condizione di non danneggiare nessun altro è rispettata in tutti questi casi, e in tutti questi casi limitare la volontà personale è immorale e inammissibile.

NORME ILLIBERALI, MA PER IL VOSTRO BENE - Facciamo altri due esempi. Ho una neoplasia in stadio avanzato; decido di non alimentarmi, sono cosciente ed esprimo questo mio volere. Non si può che rispettarlo. Lascio scritto che non vorrò essere nutrita e idratata. Non appena perdo conoscenza un medico coscienzioso mi fa una peg perché la nutrizione parenterale non è un trattamento sanitario e quindi mi deve essere imposto come sostegno vitale. Il caso di Eluana Englaro: sono molti quelli che condannano la decisione della Corte di Cassazione in base al fatto che la ragazza non avrebbe lasciato nulla di scritto. Pertanto la sua volontà non è ricostruibile con un margine di certezza accettabile. Molti di questi sostengono un disegno di legge come quello di Calabrò, ovvero un disegno di legge in cui non si potrebbe lasciare scritto nulla sulla nutrizione e l’idratazione artificiale. Risultato: Eluana Englaro, pur se avesse redatto un testamento biologico, sarebbe costretta a mantenere il sondino nasogastrico. Oltre a suggerire l’uso del termine “nutrizione” quando si parla di questi scenari al posto di alimentazione, insomma, sarebbe doveroso suggerire di riflettere sulle affermazioni e sulle conseguenze delle affermazioni. Soprattutto quando rischiano di diventare una legge. All’articolo 6 (Forma e durata della dichiarazione anticipata di trattamento), comma 4, si propone l’aspetto più godibile di ipocrisia nostrana: “Salvo che il soggetto sia divenuto incapace, la Dichiarazione ha validità di tre anni, termine oltre il quale perde ogni efficacia. La DAT può essere indefinitivamente rinnovata, con la forma prescritta nei commi precedenti”. Potrebbero almeno scriverlo esplicitamente che i cittadini vengono considerati come degli individui irresponsabili e un po’ sciroccati, ai quali devi imporre delle norme illiberali, ovviamente per il loro bene!

LO STATO PAPA’ - Basterebbe quanto scritto finora per capire quanto sia inutile redigere un simile documento. E quanto sia una presa in giro. Ma se non bastasse si può leggere quanto si stabilisce sul ruolo del fiduciario (Articolo 7, Fiduciario, comma 4): “Il fiduciario, in stretta collaborazione con il medico curante con il quale realizza l’alleanza terapeutica, si impegna a garantire che si tenga conto delle indicazioni sottoscritte dalla persona nella Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. “Si tenga conto”: adorabile eufemismo per dire che le indicazioni del paziente non sono vincolanti, ma sono indicative, come è indicativo l’oroscopo letto al bagno prima di andare a lavorare, e possono essere ignorate se il medico la pensa diversamente. Buffa alleanza quella in cui a decidere è solo uno, e sempre lo stesso: il medico. Infatti (Articolo 8, Ruolo del medico, comma 4 e 5): “4. Nel caso in cui le DAT non siano più corrispondenti agli sviluppi delle conoscenze tecnico-scientifiche e terapeutiche, il medico, sentito il fiduciario, può disattenderle, motivando la decisone nella cartella clinica. 5. Nel caso di controversia tra fiduciario ed il medico curante, la questione è sottoposta alla valutazione di un collegio di medici: medico legale, neurofisiologo, neuroradiologo, medico curante e medico specialista della patologia, designati dalla direzione sanitaria della struttura di ricovero. Tale parere non è vincolante per il medico curante, il quale non sarà tenuto a porre in essere prestazioni contrarie alle sue convinzioni di carattere scientifico e deontologico”.

Bentornato paternalismo!

(Giornalettismo, 29 gennaio 2009)



Rainboy
00giovedì 5 febbraio 2009 01:08
E' scandaloso.

Semplicemente scandaloso.
=omegabible=
00giovedì 5 febbraio 2009 06:56
Re:
Rainboy, 05/02/2009 1.08:

E' scandaloso.

Semplicemente scandaloso.






Certamente; repubblica di Franceschiello !!!! [SM=x789071]


omega [SM=x1468240]


pcerini
00giovedì 5 febbraio 2009 14:40
Scandaloso? Ecco perche' la chiamano Vaticalia (Ossia,repubblica vaticana d'Italia)...

Sapete,credo che a questo punto abbiano tutto l'interessa a introdurre la teocrazia nel nostro ordinamento politico-istituzionale,perche',non si limiteranno solo all'etica ma a quanto pare hanno deciso di ignorare quello che dice la scienza nel merito del caso Eluana facendo prevalere un'interesse meramente ideologico.

Coumque,guardate cosa scrive un teologo valdese (che condivido in parte):

dahttp://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090204/pagina/04/pezzo/241247/

di Ermanno Genre (professore di teologia valdese)
Contraddizioni di Chiesa
La Quiete è il nome della clinica di Udine che ospita da qualche ora Eluana Englaro. Un nome simbolico che chiuderà, si spera, una storia incredibile che ha messo a nudo la miseria spirituale di una nazione, delle sue autorità politiche come di quelle religiose. In nessun altro paese europeo sarebbe potuta accadere una storia simile. In Italia sì, perché il bel paese è ancora, sotto molti aspetti, una provincia vaticana in cui si osa mettere in questione i princìpi della Costituzione che regolano la vita civile e sono veramente rari gli uomini (e le donne) capaci di parole chiare.

[commento il grassetto: eh si',ai gerarchi cattolici la costituzione non piace quando la si invoca per sostenere delle cause come quella di Eluana? E allora contestiamola e cambiamola,ecco come ragionano,tra un po' infileranno l'accenno ad una costituzione fondata su Dio come accade in certi paesi]

Una chiesa che non rispetta al proprio interno i principi della democrazia pretende di dare lezioni di umanità a un intero paese. Quando un'autorità religiosa pretende di parlare nel nome di Dio in modo assoluto sulle questioni di vita e di morte senza più alcun distinguo, abbandona il terreno della credibilità, sia per chi non è credente, sia anche e forse prima ancora, per chi è credente. Qui bisognerebbe poter invocare la quiete, il silenzio, il rispetto, e invece continuano a piovere parole come pietre, irresponsabili. Si continua a usare il nome di Dio invano, parole vuote, screditate, sale insipido che non è più buono a nulla e che gli uomini calpestano. Cristianesimo screditato proprio da chi vorrebbe farsene strenuo e disperato difensore...
Sostenere che l'Italia è, sotto più di un aspetto, una provincia vaticana, non è una boutade, lo si può documentare appena si alza lo sguardo sull'Europa. Un esempio? Mentre da noi si litiga a destra e a sinistra su una legge sulle disposizioni anticipate di trattamento, in Germania esiste, sin dal 1999, un testo comune di cattolici e protestanti: «Disposizioni cristiane del paziente», che porta le firme del Presidente della Conferenza Episcopale tedesca cardinale K. Lehmann e del Presidente del Consiglio delle Chiese evangeliche tedesche M. Kock . Il testo ha avuto un tale successo (un milione e mezzo di copie) che ne è stata pubblicata una seconda edizione nel 2003. Un quaderno di circa 30 pagine che spiega con grande semplicità l'argomento in questione. Nel caso in cui io non sia più in grado di esprimere la mia volontà... «Non mi si deve applicare alcun intervento che prolunghi la vita se si accerta, secondo scienza e coscienza medica, che ogni intervento per mantenere la vita è senza prospettiva di miglioramento e prolungherebbe soltanto il mio morire». Ancora: «L'accompagnamento e l'assistenza medica come anche la cura devono in questi casi concentrarsi sull'alleviamento dei disagi, dolori, irrequietezza, paura, difficoltà di respiro o nausea, anche se con questa terapia non si può escludere un'abbreviazione della vita». Seguono altre precise indicazioni per il medico di fiducia, nome e indirizzo delle persone scelte come procuratori. Insomma la libertà di scelta è qui pienamente riconosciuta e rispettata, non servono i tribunali come in Italia. Domanda: come mai ciò che per la stessa Chiesa è possibile in Germania non può esserlo in Italia?
* Prof. teologia Facoltà valdese
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