"Diana e Atteone"
Questo dipinto è una delle due “poesie” realizzate da Tiziano per Filippo II di Spagna rappresentanti “Diana e Callisto” e “Diana e Atteone”. I due miti sono strettamente legati tra loro per un comune riferimento alla profanazione dell’ideale di castità di Diana. I due dipinti, concepiti come un tutto unico dal punto di vista compositivo, presentano un gioco insistente di rimandi e simmetrie: la continuità del corso d’acqua e del paesaggio di fondo; il cane, l’arco e le frecce agli angoli estremi in basso; Diana che si copre davanti Atteone e la ninfa che copre Callisto; la cortina in alto agli angoli esterni; il pilastro in Atteone e la fontana in Callisto. In Diana e Atteone, Tiziano prende direttamente da Ovidio gli elementi della narrazione. Cambia il momento narrativo, Atteone qui si introduce dopo, e non prima, il bagno della dea. La sorpresa di Atteone e la casualità dell’evento sono ben rappresentati dalla gestualità dello stesso proprio come descrive Ovidio. Tiziano, a partire dalla fonte ovidiana, elabora un’interpretazione del mito che non trova riscontro letterale nelle fonti, tanto che elimina la metamorfosi di Atteone. La presenza della grande fontana con rilievi all’antica si discosta da Ovidio, che descrive una sorgente con la bocca circondata da un margine erboso, e sembra risalire ad una tradizione iconografica che si afferma tra la fine del Trecento e il primo Quattrocento. A Diana, a sottolineare il suo legame con l’elemento lunare-femminile, si contrappone la ninfa scura: sono due immagini complementari di un’unica divinità. Diana si identifica con la luna, e la luna ha una parte luminosa e una parte oscura. Il tema della ciclicità temporale adotta tradizionalmente un simbolismo cromatico bianco/nero; se Diana come Luna corrisponde dal punto di vista cosmologico alla notte, da un punto di vista mistico-religioso corrisponde al ciclo dell’esistenza umana identificandosi anche con Ecate, il suo graduale scomparire dal cielo sta ad indicare una morte lenta. L’iconografia temporale del gruppo di Diana con la ninfa nera rimanda anche alla rappresentazione allegorica della Verità scoperta dal Tempo, inoltre Diana si lega alla Verità in rapporto al simbolismo della brocca di vetro trasparente collocata al centro della fontana, a connotare lo spazio della contemplazione, della sapienza e della verità. Il gruppo sulla destra sta ad indicare il tema della ciclicità, al quale presiede Diana/Ecate nell’alternanza del giorno e della notte come della vita e della morte; qui è la notte e quindi la morte ad avere il sopravvento sul giorno e la vita. L’intero arco di significati connesso a Diana (giorno-notte, vita-morte, luce-tenebra) sta ad indicare la verità assoluta di natura la cui conoscenza non può ne deve competere all’esperienza umana: è per questo che Diana si copre. La posizione di stasi della dea contrapposto al movimento casuale e di sorpresa di Atteone annuncia la profezia di morte. La morte è rappresentata nel dipinto anche dalla testa di cervo posta sopra una sorta di cippo funerario e dalla pelle di cervo appesa sopra la figura nera ad indicare il destino di Atteone. Non v’è provvidenza nel mito, ma anzi la tragedia di un rapporto tra dei e uomini che rispecchia il rapporto tra dominanti e subalterni. Atteone ha scelto la dimensione eticamente negativa, in quanto attiva e non contemplativa, della caccia dunque è sottoposto alla fortuna. Diana è duplice in quanto rappresenta la natura, e la natura ha le sue verità e le sue tremende mutabilità.
Daphne Piras
www.iconos.it/index.php?id=2150