Vaticano: norme più severe per le santificazioni

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kelly70
00mercoledì 9 gennaio 2008 22:34


CITTA’ DEL VATICANO - Si fa più difficile e complicata la strada per ascendere agli onori degli altari. Benedetto XVI sta per varare nuove norme per meglio disciplinare, “con più rigore e maggiore sobrietà”, la fase diocesana dei processi di beatificazioni e canonizzazioni.

Ai vescovi e ai postulatori (gli ecclesiastici responsabili delle istruttorie) il Papa chiederà maggiore attenzione nel decidere di aprire un processo per proclamare un beato o un santo. E per meglio far capire le nuove norme - che saranno presentate nei prossimi giorni nella Sala stampa della Santa Sede - Oltretevere si organizzerà una serie di incontri di studio sulle nuove Instructiones aperti ai postulatori. Un vero e proprio cambio di rotta in materia di santificazione anticipato dal cardinale portoghese Josè Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei santi, con una intervista all’Osservatore romano in cui annuncia la prossima pubblicazione del documento. Un testo di circa 20 pagine, per “raccomandare ai vescovi locali più sobrietà e maggiore rigore nell’accogliere richieste di apertura di nuovi processi diocesani”.

Il cardinale esclude, però, che il Papa intenda in questo modo controbattere a quanti, negli ultimi tempi, hanno accusato la Chiesa di essere “una fabbrica di santi”. Un rilievo critico sollevato specialmente nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II, che in 27 anni ha fatto 1345 beati e 483 santi; ma anche durante i due anni e mezzo di “regno” di papa Ratzinger, il quale finora ha elevato agli onori degli altari 559 beati e 14 santi. “A chi parla di ‘fabbrica dei santi’ - afferma il cardinale - non vale nemmeno la pena rispondere se non altro perché si tratta di gente che non capisce la grandezza della santità e dunque non sa che i santi sono e non si fanno”.

Fabbrica o non fabbrica, si è “avvertita l’esigenza” di pubblicare le nuove “instructiones” - assicura Saraiva Martins - per meglio rispondere allo spirito nuovo introdotto da Benedetto XVI”. Come è noto papa Ratzinger, appena eletto, ha deciso che le beatificazioni avvenissero di preferenza nelle diocesi e non in Vaticano e ha delegato la celebrazione delle messe di beatificazione a un cardinale, riservando per sé, generalmente a Roma, i riti di canonizzazione.

Questa prassi, tradizionale fino a Paolo VI, era stata modificata da Giovanni Paolo II, che ha celebrato in tutto il mondo cerimonie per proclamare centinaia di beati. Tanto che, spiega il porporato, in alcune occasioni è stato modificato l’ordine cronologico nell’esame delle cause, per accelerare quelle collegate a un Paese che papa Wojtyla stava per visitare. Come pure, sempre per “motivi pastorali”, sono stati esaminati in anticipo dossier di Paesi “che ancora non annoverano i loro figli un beato o un santo”.

Nell’intervista il porporato fornisce anche una serie di spiegazioni sull’allestimento delle cause, chiarendo tra l’altro che i costi sono legati soprattutto ai compensi per medici e teologi e alla raccolta e pubblicazione degli atti, specialmente nel caso di personalità particolarmente rilevanti. Comunque “non è la Congregazione a determinare le spese; non interviene se non in modo indiretto: è il postulatore della causa ‘il cassiere’, quello che raccoglie i soldi necessari e salda i conti”.

Saraiva Martins conferma, infine, che c’è ancora tempo per la beatificazione di papa Wojtyla, dopo la conclusione, lo scorso aprile, della fase diocesana. Oltre alla causa di Giovanni Paolo II, nella Congregazione per le cause dei santi finora sono al vaglio oltre 2.200 processi.

Fonte: La Repubbblica

www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/norme-santi/norme-santi/norme-sa...
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