Voce di popolo, voce di Dio

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kelly70
00venerdì 28 dicembre 2007 13:08


mercoledì 19 dicembre 2007

Se dicessi che mia moglie è una vecchia maestra mi attaccherebbe al muro, quindi dirò che è una neopensionata con appena 37 anni di insegnamento alle elementari.
Questo per chiarire che anche io ho più di 30’anni di esperienza dell’ambiente e quindi conosco così bene la vita di scuola per non accontentarmi degli sbrodoleum apparsi sulla stampa riguardo alla vicenda della maestra di Firenze sospesa dall’insegnamento.

Quando mai una maestra, foss'anche un'atea assatanata, se ne uscirebbe con quanto denuncia il padre dell’infante “turbato” e “represso” per non aver potuto disegnare Gesù ovvero che sarebbe «“una scemenza” (testuali parole) voler rappresentare la nascita di Gesù Cristo ed associarla al Natale…». Atea sì, ma mica stupida: sa benissimo che c'è sempre un azzeccagarbugli pronto ad impalarla.

E quando mai avrebbe potuto affermare, sempre parole del padre, che «le insegnanti sarebbero obbligate ad impedire qualsivoglia rappresentazione religiosa, anche nei disegni e addirittura gli insegnanti di “Religione” non potrebbero parlare di Gesù Cristo agli alunni». Questa poi non se la beve nessuno. Basta un po' di gnegnero per sentire puzzo di bruciato.

Mi tornerebbe invece che una maestra avesse sbolognato più o meno bruscamente una mamma che, dopo una settimana di chissà quali rimuginii, pretendeva indispettita un'inattesa udienza in barba alla fila degli altri genitori in attesa del colloquio per cui si erano da tempo prenotati. E mi tornerebbe anche che altri insegnanti avessero affermato che «le maestre sono stufe delle “scemenze” delle mamme». Sì, perché in questi 30’anni ne ho sentite così tante di scemenze “parentali” da domandarsi come i pupi riescano a mostrare dignità e serietà nonostante certi genitori, loro sì “turbati” e “repressi”.

Ci son dunque tutte le premesse per una delle tante ripicche nate da una risposta sbrigativa ad una domanda “fatua” in un momento che più sbagliato non si può. Ma si sa che per certuni è difficile stare al proprio posto.

Comunque tutto può essere; quindi zitto zitto sono andato fuori della scuola, sconosciuto fra sconosciuti, a raccattar broccoli, a rubare un po’ i chiacchiericci, ad origliare la vox populi che si suol dire sia la voce di Dio. Come non credente, ovviamente, dovrei dargli poco credito, ma visto che la parte lesa era proprio Lui, almeno come babbo di Gesù, perché mai non sentire cosa ha da dire?

Be’, era proprio incavolato. Ma di brutto. Tanto per cominciare quella è una "sua" scuola dove la “sana laicità” ha sempre dettato le regole, in secondo luogo, proprio Lui che di comandamenti se ne intende, sarebbe stato il primo a pretendere che si rispettassaro le consegne e se la maestra dà un compito si fa quello: «Se IO decido che tu maschietto non devi desiderare la donna d’altri non vuol dire che in alternativa puoi desiderare un altro maschietto. Ma scherziamo?».

E così se si decide che per addobbare la classe ci vogliono stelline ed alberelli – e già spesso è un’impresa per dei fanciulli farne di decenti – facciamoli senza pretendere di misurarsi con estasi mistiche, anche per evitare che altri rivendichino il diritto di fare un dromedario o di sgorbiare altre estemporaneità pre-natalizie.

Ma le parole pronunciate dalla voce di Dio si fanno ancor più pesanti verso quei genitori che saranno anche del suo gregge, ma chissà perché non legano non solo col pastore (la maestra), ma neppure con le altre pecorelle (i genitori di classe) mentre viene accolta, almeno in apparenza, dal cane (il dirigente). Solo in apparenza però, perché lui abbaia ma non morde e quando arriva il lupo, invece di difendere a spada tratta le sue pecorelle, si mette a guaire un po' in qua e un po' in là con la coda fra le gambe. Già, perché qualcuno dice di aver sentito di un lupo nero col collare bianco che con voce "curiale" ha rizzato il pelo e digrignato i denti.

Qui la voce di Dio si fa un po’ più bassa (ma truce e cavernosa), perché gli sembra impossibile che un lupo nero, proprio uno dei suoi capibranco di zona, abbia potuto ringhiare furtivamente solo per grattare le pulci a un qualunque cane da guardia. Ma a guardia di che se non della propria immagine riflessa da uno specchio deformante? E non gli va proprio giù che una bega di corridoio, perché di questo si tratta, abbia dato il via ad un concerto di ululati sgangherati sentiti in tutte le aule. Perfino in quella del Parlamento. E tutto in nome suo ed in barba alla sua ottava consegna: «non dire falsa testimonianza».

Quando poi parla del pastore messo sul rogo da un inquisitore imbelle diventa veramente furente. Ma come? Per decenni frotte di bimbi fiorentini venivano divorati poco a poco nel più assoluto silenzio "curiale" da quel famelico lupaccio di periferia di don Cantini e ora basta una calunnia per sgunzagliare gli scherani! «Eh no! Sarà pure mio figlio, ma Gesù è un bimbo come un altro e questa ruffianata non gliela copro davvero. Voglio proprio ridere a vedere come se la sbrigano da sé».

E infatti c'è proprio da sganasciarsi viste le motivazioni raffazzonate dell'inquisitore che, non si sa con quanta impudenza o quanta vergogna, s'è inventato la scusa che la maestra avrebbe «limitato la creatività espressiva dell'alunno impedendogli di disegnare Gesù», cosa che, è proprio il caso di dirlo, non viene accolta né in cielo né in terra.

Purtroppo però c'ha poco da ridere la maestra rimasta schiacciata sotto questo rigurgito di miserie beghine: se va bene dovrà accontentarsi di un silenzioso reintegro senza scuse e senza risarcimento per il danno subito. Comunque sappia che può contare sulla vox populi, sulla stima delle colleghe e, perché no, sulla solidarietà di noi miscredenti se non altro perché riconosciamo a naso il puzzo di bruciato dei roghi pubblici. Quanto alle scuse non c'è furia: Galileo ha aspettato 500 anni.

Marco Accorti (Uaar Firenze)

Fonte: Resistenza Laica
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