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kelly70

16/11/2007 21:09


Il Corriere della Sera ha pubblicato un intervento del cardinal Carlo Maria Martini sull’ateismo. Interessante, anche se è parecchio deludente l’equiparazione ateismo = ignoranza su Dio: a mio avviso, i non credenti sanno di religione anche più del cattolico medio. Può darsi che il cardinale volesse solo indicare, con espressione infelice, che l’ateo non ha avuto modo di conoscere Dio: al che l’ateo gli risponderebbe che è Dio a non essersi fatto vivo con lui.

Laddove però scrive che “c’è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere”, Martini dimostra un’onestà molto rara nelle gerarchie ecclesiastiche. Pare, stando ad alcuni studi di psicologia sociale, che i dubbi sulle proprie convinzioni siano più frequenti tra i credenti che tra gli atei: proprio per questo, ascoltare cos’hanno da dire rappresenta una bella sfida per i cristiani. Va detto che il cardinale l’ha affrontata per tanti anni, a Milano, attraverso la sua Cattedra dei non credenti: va anche detto che, negli stessi anni, Giovanni Paolo II ha prima ridimensionato e poi soppresso il Segretariato per i non credenti, creato in precedenza da Paolo VI. E Martini, nella Chiesa contemporanea, è sostanzialmente un isolato.

Link all'articolo

www.uaar.it/news/2007/11/16/ateo-potenziale-nascosto-nel-cardinal-...
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lupetta821

27/11/2007 00:31
io avevo letto che anche maria teresa di calcutta aveva avuto una crisi, comunque è vero, gli anticlericali conoscono il cattolicesimo meglio dei credenti.
inoltre gli atei sanno dare spiegazioni logiche o quantomeno prodotte dal loro cervello al loro "credo", invece i credenti non sanno come spiegarsi, arrivano al punto che ti dicono "io credo" la spiritualità dovrebbe nascere da dentro, non dovrebbe essere indotta.
pcerini

23/11/2007 22:30
Re:
Rainboy, 17/11/2007 9.56:


Pare, stando ad alcuni studi di psicologia sociale, che i dubbi sulle proprie convinzioni siano più frequenti tra i credenti che tra gli atei


La cosa non mi stupirebbe poi molto. Un credente in una religione rivelata come il cattolicesimo o l'islam non deve limitarsi a "credere" in senso generico, quanto piuttosto instaurare nella propria mente un intero sistema di pensiero basato sui principi della chiesa a cui si è aggregato. Logico che ogni tanto una parte di lui si chieda se davvero quella maschera gli aderisce bene oppure se gli stia stretta.




Ben detto,hai perfettamente centrato il punto,sembra che un credente fortemente convinto debba sacrificare parte di se' stesso,della propria personalita',esigenze di maturazione di tipo affettivo che a volte lo porta a stare in una sorta di corto-circuito perche' non riesce ad affrontare per esempio punti di vista diversi dal suo con la necessaria obiettivita' e aderenza alla realta' dei fatti(e che affronta sempre in maniera traumatica o negativa perche' tende a declassificare punti di vista altrui) perche' vorrebbe piegare la realta' alla sua sfera cognitiva ed emotiva strutturata in un certo modo.

Quando un giorno gli uomini capiranno che la vita non puo' essere omologata ad uno standard,allora se ne trarra' beneficio!
Rainboy

23/11/2007 21:17

Che rischia di mettere in pericolo la fede dei semplici


Voi lo conoscete quel detto, "benedetta la mente troppo piccola per contenere il dubbio"?

A me fa accapponare la pelle.
kelly70

23/11/2007 14:42
Ad “Avvenire” non piace come il cardinal Martini elogia “l’ateo che è in noi”


È un crittogramma difficile da decifrare l’articolo di Elio Guerriero a pagina 29 di “Avvenire” del 20 novembre. Ma una cosa si capisce al volo. Che è un rimprovero al cardinale Carlo Maria Martini per quello che ha scritto sul “Corriere della Sera” di quattro giorni prima.Parlando della fede in Dio in un articolo sulla rivista “Kos” del San Raffaele, anticipato dal “Corriere”, Martini aveva scritto:

“Nessuno di noi è lontano dall’esperienza dell’ateismo o meglio dell’ignoranza su Dio. C’è in noi un ateo potenziale che grida e sussurra ogni giorno le sue difficoltà a credere. Su questo principio si fondava l’iniziativa della ‘Cattedra dei non credenti’, che voleva ‘porre i credenti in cattedra’ e ‘ascoltare quanto essi hanno da dirci della loro non conoscenza di Dio’”.

Su queste parole il “Corriere” è andato a nozze. Ha titolato: “C’è una voce in ognuno di noi che ci spinge a dubitare di Dio”. E nel lancio in prima pagina: “Il cardinale e la fede: la tentazione dell’ateismo”.

Ma al giornale della CEI la sortita del cardinale non è piaciuta per niente. Nella sua replica, intitolata “Dibattito. Le tenebre di Dio e la beatitudine dei semplici”, Guerriero richiama la “notte oscura” attraversata da Madre Teresa di Calcutta e san Giovanni della Croce, da Meister Eckart e Angelo Silesio, da santa Caterina da Siena e santa Teresa di Gesù Bambino. Per dire però che in Martini c’è “un salto logico e un distacco da questa tradizione”. La direzione verso cui muove il cardinale è “una crescente indistinzione tra fede e non fede”. Che rischia di mettere in pericolo la fede dei semplici, invece che proteggerla come un pastore della Chiesa dovrebbe.

Così Guerriero conclude la sua nota:

“Gesù affidò i poveri di spirito, i miti e i puri di cuore delle beatitudini agli apostoli e ai vescovi, con il compito di proteggerli perché possano restare fedeli nella loro confessione preziosa per i credenti e i non credenti…”.

Fonte: L’Espresso

magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2007/11/20/ad-avvenire-non-piace-che-il-cardinal-martini-elogi-lateo-che-e...

[SM=x789054]
=omegabible=

17/11/2007 13:24
Re:
MauriF, 17/11/2007 10.03:

Che semplificazioni... :D



Davvero????

[SM=x1414702] [SM=x1414702] [SM=x1414702] [SM=x1414702]
[SM=x1426600] [SM=x1426600] [SM=x1426600] [SM=x1426600]



omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


MauriF

17/11/2007 10:03
Che semplificazioni... :D
Rainboy

17/11/2007 09:56

Pare, stando ad alcuni studi di psicologia sociale, che i dubbi sulle proprie convinzioni siano più frequenti tra i credenti che tra gli atei


La cosa non mi stupirebbe poi molto. Un credente in una religione rivelata come il cattolicesimo o l'islam non deve limitarsi a "credere" in senso generico, quanto piuttosto instaurare nella propria mente un intero sistema di pensiero basato sui principi della chiesa a cui si è aggregato. Logico che ogni tanto una parte di lui si chieda se davvero quella maschera gli aderisce bene oppure se gli stia stretta.

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