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Cronache moderne
Bagnasco e il paradigma evoluzionistico
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[POSTQUOTE][QUOTE:92476833=kelly70, 24/03/2009 21:37]<table border="0" class="contentpaneopen"><tbody><tr><td colspan="2" width="70%" align="left" valign="top"><span class="small" style="cursor: pointer">Eleonora Gitto </span> </td></tr><tr><td class="createdate" colspan="2" valign="top">martedì 24 marzo 2009 </td></tr><tr><td colspan="2" valign="top"><img style="float: right" src="http://tbn1.google.com/images?q=tbn:ErUJ_7LI9Z1dHM:http://nuke.madonnadipompei.it/Portals/0/bagnasco.jpg" border="0" alt="Image" title="Image" hspace="6" width="97" height="120" align="right" />Il Presidente della Cei <strong>Bagnasco</strong> nel suo discorso di apertura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha preso le difese del Papa. Secondo Bagnasco le critiche sul Papa hanno travalicato ogni limite e si sono <em>“prolungate oltre ogni buon senso...un pesante lavorio di critica, dall'Italia e soprattutto dall'estero, nei riguardi del nostro amatissimo Papa”</em> e <em>“non accetteremo che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso”</em>. A tutto il resto, Bagnasco, ha aggiunto che non si tratta di un conflitto fra culture religiose diverse ma tra chi fa discendere l'uomo da Dio e chi ha <em>"un’interpretazione esasperata e unilaterale del paradigma evoluzionistico"</em><br /><br /><em>"Si fronteggiano sostanzialmente due culture riferibili all'uso della ragione, su un versante c'è la cultura che considera l'uomo come una realtà che si differenzia dal resto della natura in forza di qualcosa di irriducibile rispetto alla materia". Nell'altro versante, invece, "si esplica una cultura per la quale il soggetto umano è un mero prodotto dell'evoluzione del cosmo, risultato di un processo evolutivo mai concluso, privo quindi di riferimenti etici certi e universali, semplicemente uno sghiribizzo culturale fluttuante nella storia".</em> Queste le parole del Presidente della Cei riportate dalla stampa odierna.<br /><br />La Chiesa ha sempre osteggiato la teoria evoluzionista: il creazionismo è uno dei pilastri della fede cattolica. Per questo ha destato sorpresa l’articolo riportato dalla repubblica il 4 marzo 2009 che titolava <a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/04/ora-anche-la-chiesa-accoglie-darwin.html" target="_blank">“Ora anche la chiesa accoglie Darwin”</a>. Sembrava, di primo acchito, che ci fosse stata una “evoluzione” anche fra i cattolici, un tentativo di riconciliazione che poteva avere ricadute positive, almeno in termini di dialogo fra laici e cattolici. Ma se si legge bene l’articolo citato e ci si sofferma sulle dichiarazioni del Cardinale <strong>William Nevada</strong>:<em> “qualunque sia il modo in cui la creazione è venuta in essere e si è evoluta, alla fine crediamo sia comunque Dio il creatore di tutte le cose”</em>, ci si rende conto che, di fatto, non cambia nulla.<br /><br /><img style="float: left" src="http://tbn0.google.com/images?q=tbn:R9RIXPks1Fsj_M:http://blog.wired.com/wiredscience/images/2008/02/13/darwin213.jpg" border="0" alt="Image" title="Image" hspace="6" width="107" height="119" align="left" />Certo nessuno ha la pretesa che la Chiesa accetti la teoria evoluzionista in toto, sarebbe come negare l’esistenza di Dio e questo è inimmaginabile. Tutto sommato, ha affermat <strong>Ratzinger</strong>, <em>non c’è contraddizione fra darwinismo e fede</em>. Ha ragione non c’è contraddizione, ma, a nostro avviso, contrapposizione. <br />Noi apparteniamo alla categoria di persone che hanno <em>"un’interpretazione esasperata e unilaterale del paradigma evoluzionistico"</em>, che si fidano più dei dati scientifici che dei dogmi da accettare per fede, e che hanno anche la cattiva abitudine di porsi delle domande. E le parole di Bagnasco, unite al recente avvicinamento della Chiesa a Darwin, fanno riflettere e suscitano delle domande.<br /><br />La Genesi ci racconta la storia di Adamo ed Eva. Creati da Dio vivono felici e contenti nel Paradiso terrestre, fino a quando Eva coglie la “mela del peccato” disobbedendo al loro Creatore, il quale molto permaloso, si offende a morte e li condanna alla procreazione (con dolori!) e all’infelicità.<br />Quindi la loro progenie è frutto del peccato originale ed è condannata alla dannazione eterna, se non intervengono atti redentori di una ferocia inaudita, come uccidere qualche figlio, o l’indulgenza plenaria, a fargli conquistare la felicità celeste (mai terrena!).<br /><br />Ma, se la Chiesa abbraccia la teoria evoluzionista (probabilmente per forza di cose, l’evidenza non si può negare in eterno), anche se la fa discendere sempre da un “disegno divino”, che fine fa il <strong>peccato originario?</strong><br />Adamo ed Eva, in quanto creati da Dio, erano puri. Se si ammette l’evoluzione, pur ammettendo che Dio abbia “impastato” la prima coppia, significa ammettere che da loro, naturalmente sono nati altri esseri umani, che nascendo da esseri puri dovevano, essere necessariamente puri anche loro. Il “frutto proibito” diventa una <em>condicio sine qua non</em> per l’evoluzione, non più un peccato. Quindi, e si ritorna alla domanda iniziale: che fine fa il “peccato originario”?<br /><img style="float: right" src="http://tbn1.google.com/images?q=tbn:XCxBFkeMUA0LuM:http://www.bnnonline.it/attpro/teca6/imm/r2.jpg" border="0" alt="Image" title="Image" hspace="6" width="102" height="131" align="right" />E se non c’è peccato originario, l’umanità non nasce peccatrice, allora che bisogno aveva Cristo di immolarsi sulla Croce per “lavare i peccati del mondo”. E se “il frutto proibito” rientra nell’alveo della naturale evoluzione, anche fare sesso diventa naturale e non più una vergogna abominevole da punire con un numero indefinito di Pater noster e ave Maria.<br />Dal peccato originario discendono tutti i dogmi della Chiesa Cattolica. E di certo, non si può accettare la teoria evoluzionista in parte. Perché evoluzionismo e creazionismo si trovano ai poli opposti. L’uno nega l’altro. A meno che nella strada intermedia non si inseriscono “nuovi misteri della fede”. Se non ci si pongono domande e si accettano le verità preconfezionate, allora, tutto diventa possibile. Basta solo credere.<br /><br />Ma noi apparteniamo alla categoria che <em>"un' interpretazione esasperata e unilaterale del paradigma evoluzionistico"</em> e ne siamo contenti. Preferiamo credere all’evoluzionismo senza “disegni intelligenti”, alle verità scientifiche supportate da fatti e dati concreti, gli stessi dati che raccontano come l’uso del preservativo non debella l’Aids, ma sicuramente aiuta a combatterla. <br /><br /><a href="http://elegitto.blog.kataweb.it/" target="_blank"><u>Pensare Sognare Comunicare</u></a> <!-- JOM COMMENT START --></td></tr></tbody></table><a href="http://www.resistenzalaica.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1594&Itemid=1">http://www.resistenzalaica.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1594&Itemid=1</a>[/QUOTE][/POSTQUOTE]
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Messaggio Iniziale
kelly70
24/03/2009
21:37
Eleonora Gitto
martedì 24 marzo 2009
Il Presidente della Cei
Bagnasco
nel suo discorso di apertura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana ha preso le difese del Papa. Secondo Bagnasco le critiche sul Papa hanno travalicato ogni limite e si sono
“prolungate oltre ogni buon senso...un pesante lavorio di critica, dall'Italia e soprattutto dall'estero, nei riguardi del nostro amatissimo Papa”
e
“non accetteremo che il Papa, sui media o altrove, venga irriso o offeso”
. A tutto il resto, Bagnasco, ha aggiunto che non si tratta di un conflitto fra culture religiose diverse ma tra chi fa discendere l'uomo da Dio e chi ha
"un’interpretazione esasperata e unilaterale del paradigma evoluzionistico"
"Si fronteggiano sostanzialmente due culture riferibili all'uso della ragione, su un versante c'è la cultura che considera l'uomo come una realtà che si differenzia dal resto della natura in forza di qualcosa di irriducibile rispetto alla materia". Nell'altro versante, invece, "si esplica una cultura per la quale il soggetto umano è un mero prodotto dell'evoluzione del cosmo, risultato di un processo evolutivo mai concluso, privo quindi di riferimenti etici certi e universali, semplicemente uno sghiribizzo culturale fluttuante nella storia".
Queste le parole del Presidente della Cei riportate dalla stampa odierna.
La Chiesa ha sempre osteggiato la teoria evoluzionista: il creazionismo è uno dei pilastri della fede cattolica. Per questo ha destato sorpresa l’articolo riportato dalla repubblica il 4 marzo 2009 che titolava
“Ora anche la chiesa accoglie Darwin”
. Sembrava, di primo acchito, che ci fosse stata una “evoluzione” anche fra i cattolici, un tentativo di riconciliazione che poteva avere ricadute positive, almeno in termini di dialogo fra laici e cattolici. Ma se si legge bene l’articolo citato e ci si sofferma sulle dichiarazioni del Cardinale
William Nevada
:
“qualunque sia il modo in cui la creazione è venuta in essere e si è evoluta, alla fine crediamo sia comunque Dio il creatore di tutte le cose”
, ci si rende conto che, di fatto, non cambia nulla.
Certo nessuno ha la pretesa che la Chiesa accetti la teoria evoluzionista in toto, sarebbe come negare l’esistenza di Dio e questo è inimmaginabile. Tutto sommato, ha affermat
Ratzinger
,
non c’è contraddizione fra darwinismo e fede
. Ha ragione non c’è contraddizione, ma, a nostro avviso, contrapposizione.
Noi apparteniamo alla categoria di persone che hanno
"un’interpretazione esasperata e unilaterale del paradigma evoluzionistico"
, che si fidano più dei dati scientifici che dei dogmi da accettare per fede, e che hanno anche la cattiva abitudine di porsi delle domande. E le parole di Bagnasco, unite al recente avvicinamento della Chiesa a Darwin, fanno riflettere e suscitano delle domande.
La Genesi ci racconta la storia di Adamo ed Eva. Creati da Dio vivono felici e contenti nel Paradiso terrestre, fino a quando Eva coglie la “mela del peccato” disobbedendo al loro Creatore, il quale molto permaloso, si offende a morte e li condanna alla procreazione (con dolori!) e all’infelicità.
Quindi la loro progenie è frutto del peccato originale ed è condannata alla dannazione eterna, se non intervengono atti redentori di una ferocia inaudita, come uccidere qualche figlio, o l’indulgenza plenaria, a fargli conquistare la felicità celeste (mai terrena!).
Ma, se la Chiesa abbraccia la teoria evoluzionista (probabilmente per forza di cose, l’evidenza non si può negare in eterno), anche se la fa discendere sempre da un “disegno divino”, che fine fa il
peccato originario?
Adamo ed Eva, in quanto creati da Dio, erano puri. Se si ammette l’evoluzione, pur ammettendo che Dio abbia “impastato” la prima coppia, significa ammettere che da loro, naturalmente sono nati altri esseri umani, che nascendo da esseri puri dovevano, essere necessariamente puri anche loro. Il “frutto proibito” diventa una
condicio sine qua non
per l’evoluzione, non più un peccato. Quindi, e si ritorna alla domanda iniziale: che fine fa il “peccato originario”?
E se non c’è peccato originario, l’umanità non nasce peccatrice, allora che bisogno aveva Cristo di immolarsi sulla Croce per “lavare i peccati del mondo”. E se “il frutto proibito” rientra nell’alveo della naturale evoluzione, anche fare sesso diventa naturale e non più una vergogna abominevole da punire con un numero indefinito di Pater noster e ave Maria.
Dal peccato originario discendono tutti i dogmi della Chiesa Cattolica. E di certo, non si può accettare la teoria evoluzionista in parte. Perché evoluzionismo e creazionismo si trovano ai poli opposti. L’uno nega l’altro. A meno che nella strada intermedia non si inseriscono “nuovi misteri della fede”. Se non ci si pongono domande e si accettano le verità preconfezionate, allora, tutto diventa possibile. Basta solo credere.
Ma noi apparteniamo alla categoria che
"un' interpretazione esasperata e unilaterale del paradigma evoluzionistico"
e ne siamo contenti. Preferiamo credere all’evoluzionismo senza “disegni intelligenti”, alle verità scientifiche supportate da fatti e dati concreti, gli stessi dati che raccontano come l’uso del preservativo non debella l’Aids, ma sicuramente aiuta a combatterla.
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