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[POSTQUOTE][QUOTE:59156179=Claudio Cava, 23/06/2007 06:10] Norma Rangeri Un programma sulle religioni scritto e diretto dal presidente dell'agenzia vaticana Fides, Luca De Mata, con la supervisione editoriale di monsignor Mauro Piacenza, con la collaborazione di don Nicola Bux, padre Massimo Cenci, don Salvatore Vitiello, presentato dal presidente del senato Franco Marini alla presenza di esponenti della curia romana, dei movimenti ecclesiali e delle realtà religiose. La trasmissione, firmata da De Mata insieme a Teresa De Santis, vicedirettrice di Raiuno, si intitola Dio: pace o dominio (Raiuno, martedì, seconda serata). De Mata, tre anni fa, spiegava ai telespettatori i dieci comandamenti, puntando l'obiettivo contro l'ateismo comunista, mettendo sullo stesso piano Stalin e Hitler, l'olocausto e il gulag, evitando di interrogare, sull'argomento, le voci laiche. Le note di presentazione di questa nuova inchiesta dicono che l'autore ha impiegato tre anni per realizzare 88 interviste a esponenti di primo piano di tutte le fedi, non aggiungono quanto è costato questo giro attorno alle religioni del mondo. La tesi del nuovo lavoro è mostrare come chi uccide in nome di Dio è un impostore. Sul banco degli accusati ci sono le organizzazioni fondamentaliste che affliggono l'umanità con guerre e stragi. Il gioco linguistico consiste nel contrapporre le immagini del sangue e le parole dell'odio (come le tesi terroriste del capo dei musulmani thailandesi) ai testi sacri delle diverse fedi, recitati e spiegati, dalle massime autorità religiose, come messaggi di pace e dialogo. Il materiale è ricco, sovrabbondante, immagini e riflessioni si si giustappongono penalizzando lo sfondo che si appiattisce. Raccontare la convivenza religiosa in India già offre materia sufficiente per un'ora di televisione. L'intervista al guru induista, quella alla più alta carica dei Sikh, sono, come del resto le altre ai religiosi musulmani, risolte in sintetici francobolli con la traduzione che scorre velocemente al lato dello schermo, se guardi il personaggio perdi gran parte del testo. De Mata aggiunge, nella medesima puntata, le comunità religiose della Siria, le monache di clausura di Otranto, Don Benzi con le prostitute e la comunità di S.Egidio comprimendo cifre e concetti finché l'ecumenico dialogo tra le religioni assume il tono dell'affastellamento. Ma soprattutto l'inchiesta trascura di approfondire l'aspetto problematico, la radice di chiusura identitaria che ogni religione monoteista contempla. http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/21-Giugno-2007/art90.html[/QUOTE][/POSTQUOTE]
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Messaggio Iniziale
Claudio Cava
23/06/2007
06:10
Norma Rangeri
Un programma sulle religioni scritto e diretto dal presidente dell'agenzia vaticana Fides, Luca De Mata, con la supervisione editoriale di monsignor Mauro Piacenza, con la collaborazione di don Nicola Bux, padre Massimo Cenci, don Salvatore Vitiello, presentato dal presidente del senato Franco Marini alla presenza di esponenti della curia romana, dei movimenti ecclesiali e delle realtà religiose. La trasmissione, firmata da De Mata insieme a Teresa De Santis, vicedirettrice di Raiuno, si intitola Dio: pace o dominio (Raiuno, martedì, seconda serata).
De Mata, tre anni fa, spiegava ai telespettatori i dieci comandamenti, puntando l'obiettivo contro l'ateismo comunista, mettendo sullo stesso piano Stalin e Hitler, l'olocausto e il gulag, evitando di interrogare, sull'argomento, le voci laiche. Le note di presentazione di questa nuova inchiesta dicono che l'autore ha impiegato tre anni per realizzare 88 interviste a esponenti di primo piano di tutte le fedi, non aggiungono quanto è costato questo giro attorno alle religioni del mondo.
La tesi del nuovo lavoro è mostrare come chi uccide in nome di Dio è un impostore. Sul banco degli accusati ci sono le organizzazioni fondamentaliste che affliggono l'umanità con guerre e stragi. Il gioco linguistico consiste nel contrapporre le immagini del sangue e le parole dell'odio (come le tesi terroriste del capo dei musulmani thailandesi) ai testi sacri delle diverse fedi, recitati e spiegati, dalle massime autorità religiose, come messaggi di pace e dialogo.
Il materiale è ricco, sovrabbondante, immagini e riflessioni si si giustappongono penalizzando lo sfondo che si appiattisce. Raccontare la convivenza religiosa in India già offre materia sufficiente per un'ora di televisione. L'intervista al guru induista, quella alla più alta carica dei Sikh, sono, come del resto le altre ai religiosi musulmani, risolte in sintetici francobolli con la traduzione che scorre velocemente al lato dello schermo, se guardi il personaggio perdi gran parte del testo.
De Mata aggiunge, nella medesima puntata, le comunità religiose della Siria, le monache di clausura di Otranto, Don Benzi con le prostitute e la comunità di S.Egidio comprimendo cifre e concetti finché l'ecumenico dialogo tra le religioni assume il tono dell'affastellamento.
Ma soprattutto l'inchiesta trascura di approfondire l'aspetto problematico, la radice di chiusura identitaria che ogni religione monoteista contempla.
www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/21-Giugno-2007/ar...
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