Rispondi al messaggio
Nick
Titolo
Messaggio
Smiles
+ Opzioni Messaggio
Copia il codice di controllo qui sotto


   
Messaggio Iniziale
Jon Konneri

06/07/2010 12:01
del R. P. Schouppes S.J. - Modena - Via de' Servi, 10 - Modena – 1883 - Con approvazione Ecclesiastica
Eccovi uno di tali fatti, provato giuridicamente nel processo della canonizzazione di san Francesco di Girolamo, e deposto con giuramento da gran numero di testimoni oculari L'anno 1707 predicava il Santo, secondo l'usato, per le contrade di Napoli, parlando dell'Inferno e dei castighi terribili che attendono i peccatori ostinati. Abitava lì vicino una donna di mala vita, la quale importunata da quella voce che destava in cuore i rimorsi, cercò di sopraffarla con ischerni e gridi, accompagnati dal suono di romorosi strumenti. E com'ella stavasi sfrontatamente alla finestra, il Santo le gridò su: Badate, figliuola, che se voi resistete alla grazia, il Signore prima di otto giorni vi punirà! Ma la infelice seguitò anche peggio. Trascorsi gli otto giorni, il Servo di Dio tornò a predicare di rimpetto alla medesima casa, che questa volta era in silenzio, a finestre chiuse; e gli uditori costernati gli si fanno incontro dicendo: Caterina, tal era di nome la mala femmina, è morta subitaneamente poche ore sono. È morta! rispose il Santo; ebbene, or ella ci dirà che abbia guadagnato a beffarsi dell'Inferno. Su, andiamo ad interrogarla. - Le quali parole, scolpite con accento da ispirato misero tutti in aspettazione di un miracolo. Ed egli, seguito da gran folla, sale di presente al camera mortuaria; dove fatta breve preghiera, scopre la faccia della estinta, chiedendo a gran voce: Caterina, di' ove ora tu sei! A tale domanda, la morta solleva il capo aprendo le truci pupille, si ricolora in volto, contrae i lineamenti in aspetto di orribile disperazione e con lugubre voce risponde: All'Inferno, sono all'Inferno! E ripiomba cadavere. - Io fui presente a tale spettacolo, depone uno dei testimoni nei processi, ma non potrò mai spiegare l’impressione da esso prodotta in me e negli astanti; né quella che provo tuttora, ogni qualvolta passo davanti a quella casa e riguardo a quella finestra, parendomi udire risonar tuttavia da quella sinistra dimora il grido lugubre: All'Inferno, sono all'Inferno!

Radbodo re dei Frisoni, del quale si parla nella storia ecclesiastica al secolo ottavo, avea detto a san Vulfrando di non temere l'Inferno, e di volervi essere coi re suoi antenati ed altri illustri personaggi, aggiungendo: Del resto, potrò sempre ricevere il battesimo più tardi. Signore, gli rispose il Santo, non trascurate la grazia offertavi, mentre quel Dio che offre perdono al peccatore, non gli promette il domani. - Il re non diede ascolto e differì la conversione; ma un anno appresso, saputo l'arrivo di san Villibrordo, gli andò un messo pregandolo di venire in corte a battezzarlo. Troppo tardi, rispose il Santo all'inviato, il vostro signore, dopo la vostra partenza, è morto. Ha sfidato il fuoco eterno, e vi è caduto. Questa notte appunto l'ho io visto carico di ardenti catene in fondo all'abisso.




Ultime Risposte
Jon Konneri

26/07/2010 22:51
Archivi storici
Pasquale Baylon, patrono dei Congressi Eucaristici, era talmente innamorato di Gesù Eucaristia, che spesso riceveva la grazia di vederlo anche mentre pascolava il gregge. Da morto, mentre era nella bara, passava un sacerdote col SS. Sacramento. Il cadavere del Santo sollevò il busto e fece l'inchino a Gesù eucaristico.


Luigi IX, re di Francia, viveva così intensamente la presenza di Gesù eucaristico, che quando la servitù corse da lui per avvertirlo e invitarlo a correre in Cappella ove Gesù, sotto l'aspetto di vezzoso bambino, si mostrava visibile e sorridente, egli rispose: “Io ho sempre creduto e credo fermamente che Gesù è presente nell'Eucaristia, e non è necessario che io Lo veda per credere". Ma la servitù insisteva: “Maestà, presto, correte venite a vedere...". E il re di nuovo: “Figliuoli, vi ho già detto che non è necessario che io Lo veda, perchè credo fermamente che Gesù è sempre vivo e vero, in anima, corpo, sangue e divinità, vero Dio e vero Uomo nella SS. Eucaristia". E non andò a vederlo.

Imelda Lambertini, patrona della Prima Comunione. Mi pare di ricordare che morì a 12 anni. Era in un monastero di suore e desiderava ardentemente ricevere Gesù Eucaristia. Ma la risposta era sempre negativa, perchè doveva aspettare altri 2 anni (allora i bambini potevano comunicarsi non prima dei 14 anni). Il desiderio di Imelda era troppo ardente. Era in coro che pregava Gesù di accontentarla. Le suore erano scese in Chiesa per la S. Comunione. Finite le S. Comunioni in Chiesa, il celebrante vide fuggire una particola dalla pisside che aveva in mano. Tutti meravigliati osservavano il prodigio. La particola volò in coro e si pose a poco più di un metro dalla testa di Imelda. Il sacerdote capì, prese la particola e fece la Comunione a Imelda. Finito il ringraziamento le suore, al suono della campana, andarono via dal Coro. Imelda, al suono della campana era sempre la prima ad alzarsi per obbedienza, ma quella mattina Imelda, le braccia al sen conserte, stringeva il Tesoro che era sceso nel suo cuore. La chiamarono, la scossero, ma Imelda non si muoveva. In un'estasi d'amore la piccola innamorata di Gesù Eucaristia era passata dall'esilio alla patria celeste.




Jon Konneri

24/07/2010 23:16
Il più acerbo rammarico dei riprovati, dice san Tomaso, sarà quello di essersi perduti per un niente, mentre era loro sì facile il conseguire una eterna felicità. Gionata venne condannato a morte per avere, contro il divieto di Saulle, gustato un tantino di miele. Ma come sarà più amaro il cordoglio dei reprobi, al vedere come per poco miele, per godimento fuggevole, hanno incontrato la eterna morte! Il re Lisimaco, assediato dagli Sciti che gli aveano tagliato il corso a tutte le fonti, non potendo più reggere ai bruciori della sete, si arrese, ed ebbe salva la vita. Avuta dal nemico una tazza di acqua, bevette avidamente, ma subito esclamando: «Deh come presto trascorse il piacere, a comperare il quale ho perduto il regno e la libertà!» Così ripeteranno i dannati, ma con amaritudine immensamente maggiore: Oh come presto passò il piacere colpevole, a cagione del quale ho perduto una corona di eterna felicità! Tornava Esaù stanco dalla caccia, e per ottenere da Giacobbe una scodella di lenti, gli cedette il suo diritto di primogenitura, e poi se ne andò, poco dandosi pensiero di quello che avea fatto. Ma oh quanto rimase costernato, e quali disperate grida levò, allorquando venuto a raccogliere l'eredità, vide il molto lasciato al fratello ed il pochissimo a sè rimasto! Irrugiit clamore magno, dice la Scrittura. Quali saranno però le urla dei reprobi, quando riconosceranno di avere venduto la celeste loro eredità per manco di un piatto di lenticchie? Quando vedranno di avere per un niente perduto i beni eterni, per un niente incorsi gli eterni supplicii? Geremia profeta predisse a Sedecia re di Giuda la futura sua sorte con queste parole: «Ecco la vita e la morte. Se ascolterai il Signore, rimarrai sul trono tuo in pace; se lo disprezzerai, sarai dato nelle mani al re di Babilonia.» Sedecia non tenne conto del divino avvertimento, ed in breve gli piombò sopra il minacciato castigo; perché caduto in potere di Nabucodonosor, venne accecato e carico di catene gittato nelle prigioni di Babilonia. Quale allora esser dovette l'atrocissimo suo rammarico al ricordarsi della predizione di Geremia? Troppo sparuta imagine dei tardi rammarichi, delle angosce crudeli, onde invano si consumeranno i riprovati! Piangeranno il tempo sprecato in vani sollazzi e nell'obblio di loro salute. Un'ora, ripeteranno per sempre, un'ora ci avrebbe acquistato quello che una eternità non potrà darci giammai! Racconta il padre Nieremberg di un servo di Dio, che trovandosi in un'abbandonata solitudine udì lugubri gemiti, che non poteano provenire se non da cagione soprannaturale; il perché domandò chi fossero gli autori di quelle dolorose grida, e che volessero. Noi siamo riprovati, sì udì risposto da una lamentevole voce, che deploriamo nell'Inferno il tempo perduto, il tempo prezioso
Jon Konneri

22/07/2010 19:04
Santa Cristina vergine

giustamente sopranomata l'Ammirabile, nata a Santrond nel 1150, risuscitò da morte, e visse di poi quarantadue anni, sopportando inauditi patimenti per sollievo delle anime purganti e per la conversione dei peccatori. Dopo la giovinezza passata nell'innocenza, pazienza ed umiltà, morì ella di trentadue anni in odore di santità, e ne fu portato il cadavere scoperto nella chiesa di Nostra Signora per celebrarvi le esequie. Or mentre i fedeli, concorsivi numerosi, le stanno pregando requie, all'Agnus Dei; la defunta si solleva dal feretro, e pochi momenti appresso si lancia leggiera come piuma in alto, e tranquilla si asside sopra una cornice. A tale portento tutta la gente fugge atterrita, lasciando soli la maggior sorella della morta ed il parroco celebrante. Il quale, compiuta la messa, ordina a Cristina di calare; ed ella scende all'istante soavemente, come non avesse peso il suo corpo, e colla sorella tornasi tranquillamente a casa; dove interrogata dai parenti e dagli amici, ella rispose così: «Quando ebbi dato l'estremo sospiro, l'anima mia uscita dal corpo trovossi attorniata da uno stuolo di angeli, che la trasferirono in luogo buio e pauroso, dove accoglieasi moltitudine innumerevole di anime umane. Ed io vidi pene e tormenti da non potersi esprimere da lingua creata. Fra' tormentati ravvisai parecchi da me conosciuti in vita; all'aspetto dei crudi loro supplizii mi senti a compresa da vivissima compassione, e chiesi alle mie guide che luogo fosse quello. Io lo riputava l'Inferno; ma mi fu risposto che era il Purgatorio. Appresso mi furono dati a vedere i tormenti dei reprobi, e là pure ravvisai alcuni di mia conoscenza. Poscia gli angeli mi trasportarono in Paradiso al trono di Dio; e lo sguardo pieno di amore, a me da lui rivolto, mi ricolmò d'ineffabile allegrezza, che mi facea sentire come per tutta l'eternità io avrei goduto di quella beatissima presenza. Ma il Signore, in risposta a' miei pensieri, disse: Sì, o figliuola, tu sarai meco eternamente: ma per ora lascio a tua scelta, o di goder subito della beatitudine, o di tornare anche in vita, a soffrire in corpo mortale le pene delle anime immortali, senza però che possano queste arrecargli guasto alcuno. Per tali pene libererai tu le anime testè vedute con sì grande tua compassione, e contribuirai validamente alla conversione e santificazione dei vivi, compiuto il tempo di tua missione, qua ritornerai al possesso del mio regno. - Non esitai punto a scegliere la parte della carità, e Dio mostrandosene contento ordinò agli angeli di ricondurmi sulla terra. E voi, o miei cari, non vi maraviglierete ai grandi portenti che vedrannosi nella mia persona; poiché saranno opera del Signore, il quale fa ciò che gli piace, secondo i suoi disegni, sovente occulti, ma sempre adorabili». A tale narrazione, ben si capisce, gli astanti rimasero colpiti di un santo sbigottimento, e mirando sbalorditi a Cristina, tremavano al pensiero dei patimenti serbati a questa risorta figliuola. E di fatto, ella da quel punto venne a parere un'anima del Purgatorio in corpo mortale, di maniera che la vita sua riuscì un tessuto di prodigii e di dolori non più veduti. Si ritrasse dal commercio degli uomini, vivendo abitualmente in solitudine. Dopo udita messa, ove sovente comunicava, si vedea fuggire verso i boschi e le selve, a durarvi giorno e notte in orazione; e com'era dotata dell'agilità, volava da un luogo all'altro colla prestezza del lampo, lanciavasi al sommo degli alberi, sui tetti delle case, sulle torri dei castelli e delle chiese; sicché spesso i passaggeri la vedeano posare sui rami di una pianta, e tosto dileguavasi via al loro approssimarsi. Non usava di ricovero alcuno; ma vivea come gli animali del bosco, esposta a tutte le ingiurie del cielo, anche nella più rigida stagione: il suo vestire era modesto, ma grossolano e poverissimo: mangiava, come gli animali, ciò che incontrava per via. Se vedeva un fuoco acceso, v'introducea le mani, i piedi, e, se potea, tutto il corpo, durando nel tormento quanto più le era possibile: spiava le occasioni di gittarsi nelle ardenti fornaci, nei forni arroventati, nelle caldaie bollenti. D'inverno passava le notti nelle gelate acque dei fiumi: talvolta lasciavasene portare dalla corrente sotto le ruote dei mulini, ad esserne travolta, sbattuta, conquassata. Altra industria della insaziabile sua brama di tormenti era di stuzzicare le frotte di cani, perché la mordessero e straziassero; o di ravvoltolarsi fra sterpi e spine, fino a grondare tutta di sangue. Sono questi alcuni dei modi, ond'ella non cessava di tormentare il proprio corpo; e cosa mirabile, ma conforme alla promessa fattagliene da Dio, all'uscire del suo supplizio non ritenea veruna piaga, né si vedea tocco il suo corpo dalla minima lesione. La quale vita di patimento tornò ad edificazione di un numero grandissimo di fedeli, che ne furono testimonio per tanti anni; ed ella dopo convertiti moltissimi peccatori, volò infine a goder della gloria degli eletti, l'anno 1224. Ora se rigori somiglianti ci fanno fremere, che pensare dei tormenti dell'altra vita? Là un'ora di pena sarà più tremenda che cento anni passati quaggiù in rigorosissima penitenza, dice l'autore della Imitazione
Jon Konneri

19/07/2010 23:41
San Pier Damiano parla di un cotale che vivea solo per godere e sollazzarsi, né per quanto l'avvisassero di pensare all'anima, in pericolo di finire come il ricco malvagio, volle mai ravvedersi. Dopo morto fu visto da un santo anacoreta, sommerso in uno stagno di fuoco, somigliante a immenso mare, ove: andavan travolti innumerevoli dannati, che mandavano disperate grida, sempre in isforzi per guadagnare la riva, e sempre da orribili demonii impediti di approssimarsi e risospinti in quell'oceano di fiamme.

Nicolò di Nizza, parlando del fuoco dell’Inferno, attesta che se di tutti gli alberi delle foreste si formasse una immensa pira e si accendesse, tanto incendio non varrebbe una scintilla di quello, e però niuna cosa della terra ce ne può fornire una conveniente idea.

Vincenzo di Beauvais, al ventesimoquinto libro della sua Storia, racconta il fatto seguente, avvenuto egli dice nel 1090. Due giovani libertini si erano, o davvero o da burla, insieme accordati che chi di loro morisse il primo, venisse a dar notizia del suo stato al superstite. Morì dunque l'uno, e Dio permise che apparisse al compagno: era in orribile stato, tormentato come da una febbre divampante. che ne spremea copiosi sudori. Asciugandosi egli con una mano la fronte, lasciò cadere una goccia sul braccio dell'amico, dicendo: Ecco il sudor dell'Inferno; tu ne porterai il marchio fino alla morte. Quella goccia bruciò il braccio del vivo e ne penetrò le carni con ispasimo inaudito. Ma buon per lui, che approfittò del terribile avvertimento, raccogliendosi in un monastero.

Pietro il Venerabile, abbate di Cluny, racconta un caso del medesimo genere. Un moribondo ostinato nella colpa era per finire impenitente. Bruciava di febbre, ed a refrigerio della sete chiedea dell'acqua fresca; e grazie alle preghiere fatte per lui, il Signore permise che due spiriti dannati gli si presentassero in forma visibile, con una tazza contenente un liquido, di cui gittarono una goccia sulla mano dell'infermo, dicendo: Ecco l'acqua fresca, onde ci refrigeriamo nell'Inferno! La stilla trapassò la mano da parte a parte, bruciandone carni ed ossa. Gli astanti videro sbalorditi l'orribile effetto e le violenti convulsioni, nelle quali per indicibil tormento il misero si contorceva. Ma se l'acqua fresca di laggiù cuoce a tal segno, che farà l'acqua bollente ed i solfi divampanti?
Jon Konneri

18/07/2010 22:35
Re: Re:
kelly70, 17/07/2010 23.07:




Ma guarda, e adesso andò sta la porta? L'hanno bruciata?

Ma perfavore Konneri, risparmiaci, queste sono BUFFONATE. Ti rendi conto che sono inventate ad arte per spaventare e tenere buoni i creduloni come te? E vorresti convincerci con questi argomenti che l'inferno esiste?

[SM=g2283909]

Kelly



Credevo che la madre badessa avesse testimoniato [SM=x789063] evidentemente forse si sbagliavano [SM=x789051]
kelly70

17/07/2010 23:07
Re:
Jon Konneri, 17/07/2010 22.22:

Laonde per autorevole sentenza le cose su esposte vennero confermate per vere. La porta colla sua impronta si conserva religiosamente da quelle monache, e la madre Badessa, già testimonio del fatto, compiacquesi ella medesima di farla vedere anche a me.




Ma guarda, e adesso andò sta la porta? L'hanno bruciata?

Ma perfavore Konneri, risparmiaci, queste sono BUFFONATE. Ti rendi conto che sono inventate ad arte per spaventare e tenere buoni i creduloni come te? E vorresti convincerci con questi argomenti che l'inferno esiste?

[SM=g2283909]

Kelly
Jon Konneri

17/07/2010 22:22
Il fuoco dell'Inferno è fuoco reale, fuoco che brucia come il nostro, ma incomparabilmente più attivo. Non vi sarà fuoco reale nell'Inferno, mentre vi è nel Purgatorio? «Lo stesso fuoco, afferma santo Agostino, tormenta i dannati e purifica gli eletti. «Questa verità si dimostra da gran numero di fatti; ed eccone uno attestato da monsignore di Ségur. Nell'aprile del 1870, scrive egli, ho veduto, a Foligno, e toccato una di quelle impronte di fuoco, talora prodotte dalle anime che appariscono e attestano che il fuoco dell'altra vita è fuoco reale. Nel convento delle Terziarie Francescane morì di apoplessia fulminante, al 4 novembre 1859, una buona suora, Teresa Gesta di nome, da molti anni maestra delle novizie e custode delle povere vesti del convento. Due giorni appresso suor Anna Felicia, succedutale in questo ufficio, all'entrare in guardaroba, udì gemiti che pareano provenienti dall'interno della stanza. Ne fu scossa, aperse tosto l'uscio, ma non vide alcuno. Intanto nuovi gemiti le vennero all'orecchio, sì spiccati, che malgrado il suo coraggio ordinario, ella ne prese paura, e: Gesù, Maria! gridò, che è questo! Non avea finito, che sentì una voce lamentevole, accompagnata da dolenti sospiri, che diceva: Oh Dio, che peno tanto! La religiosa stupefatta riconobbe tosto la voce di suor Teresa. Allora tutta la stanza riempissi di denso fumo, e l'ombra della defunta comparve, strisciandosi lungo la parete, diretta verso la porta. Come vi giunse, gridò con forza: Ecco un testimonio della misericordia di Dio! E insieme diede un colpo nella superior parte della porta, lasciandovi spiccata nel legno riarso l'impronta della sua destra, e disparve. Suor Anna Felicia era rimasta mezzo morta di spavento; poi si mise a gridare aiuto! Accorre una delle consorelle, poi un'altra, poi tutta la comunità, che si serra intorno a lei e stupisce al sentire odor di bruciato. Suor Anna racconta l'accaduto, mostrando la terribile impronta; e tutte riconosconvi la mano, notabilmente picciola, della già suor Teresa. Fuggono sgomentate in coro a pregare, passano così la notte in penitenza, e la mattina si comunicano per la defunta. Intanto se ne sparge al di fuori la novella, le altre religiose famiglie della città si associano con loro pregando, ed il giorno appresso, che fu il 18 novembre, suor Anna, sul punto di coricarsi, udissi chiamar nettamente per nome dalla voce di suor Teresa. Nel medesimo istante le si presenta uno splendido globo ad illuminar la celletta come di pieno giorno, e la voce della defunta si spicca in accento di gioioso trionfo: Sono morta di venerdì, giorno della Passione; e di venerdì me ne vado alla gloria! Siate forti a portare la croce, siate coraggiose a patire, amate la povertà! E aggiungendo con amore addio, addio, addio! si trasforma in una leggiera nuvoletta di smagliante candore e dispare, volandosene al cielo. Apertosi tosto dal Vescovo e dai magistrati di Foligno regolare processo del fatto, il 25 novembre si scoprì alla presenza di numerosi testimonii la tomba di suor Teresa, e confrontata l'impronta dell'uscio colla mano di lei, si trovò rispondere perfettamente. Laonde per autorevole sentenza le cose su esposte vennero confermate per vere. La porta colla sua impronta si conserva religiosamente da quelle monache, e la madre Badessa, già testimonio del fatto, compiacquesi ella medesima di farla vedere anche a me.
Jon Konneri

16/07/2010 12:51
Re: Re: Re:
Cristianalibera, 15/07/2010 17.32:




Jon, ma dove sei andato a finire, ora che sono arrivati i rinforzi cristiani, tu sparisci????


[SM=x789048] [SM=x789049]





Cristiano cattolico? cristiano valdese ? protestante , pseudo protestante o pseudo cattolico?????????

ti racconto un altra storia preso dall'archivio

del R. P. SCHOUPPES S.J. - Modena - Via de' Servi, 10 - Modena – 1883 - Con approvazione Ecclesiastica

Il fatto seguente, accaduto nel 1604, venne raccontato al padre Andrada, missionario gesuita in Giappone, da quel medesimo che ne fu testimonio e parte. Era questi fra Riccardo, religioso francescano, martirizzato poi colà stesso nel 1626 col tormento del fuoco. Ed in pruova dello straordinario fatto mostrava il proprio abito, vestito appunto in conseguenza di quello. Egli dunque, giovine ancora, ebbe la disgrazia di praticare con un reo compagno, dal quale trascinato per la via del vizio, smise ogni pratica di pietà, salvo che recitava tutte le sere tre Ave. Una volta i due si erano trattenuti fino a tarda notte, in una casa di peccato, e Riccardo, non potendo menarne seco il compagno peggiore di lui, si ridusse da solo a casa, dove recitata la solita preghiera, si pose a letto. Ed era già immerso nel primo sonno, quando ripetuti colpi lo fecero destare di soprassalto; riguarda egli, e senza che l'uscio si fosse aperto, si vede innanzi un giovane, che riconosce per l'amico suo. Sì, certo, son io, disse colui con voce spaventevole, son io, morto e dannato. All'uscire da quel covo, rimasi pugnalato, e tu ne troverai disteso alla soglia il mio corpo. L'anima è nell'Inferno, e tu vi saresti meco, se non fossero state le tue preghiere alla santissima Vergine. Ahi che io sono molto più di te infelice! Mira! E così dicendo, aperte le vesti, si mostra tutto in fiamme e dispare. Riccardo allora, sciogliendosi in lacrime, balzò a terra, rese grazie a Maria, domandò perdono de' suoi peccati e promise di mutar vita. In questi pensieri ode la campana dei Padri di S. Francesco suonare a mattutino, e tosto esclama: Là Dio mi chiama ad espiare le mie colpe! E di fatto corre difilato al Guardiano del convento, supplicando dì esservi ricevuto. Ma perché, a cagione della conosciuta sua mala vita, non si voleva esaudire, egli narrò il recente fatto; e due religiosi, andati alla via segnata, trovarono realmente il cadavere dell'infelice, nuotante nel proprio sangue, tutto nero e di orribile aspetto in volto. Con ciò Riccardo fu accolto nell'Ordine, dove condusse una vita esemplare, ed andato a predicare il Vangelo nelle Indie passò al Giappone, dove incontrossi col padre Andrada, e con tanto zelo affaticò, da meritare in ricompensa la beata corona del martirio
Cristianalibera

15/07/2010 17:32
Re: Re:
Cristianalibera, 09/07/2010 10.34:




Oppure io pensavo che il rè delle lenzuolate fosse pyccolo ( pyccolo non me ne volere [SM=g27838] )


Ma Jon li supera tutti... [SM=g27817]



Per te Jon [SM=g9495]






Jon, ma dove sei andato a finire, ora che sono arrivati i rinforzi cristiani, tu sparisci????


[SM=x789048] [SM=x789049]


Cristianalibera

09/07/2010 10:34
Re:
Max Cava, 08/07/2010 21.43:

KONNERI!!!


RISPARMIACI!!!!


ABBI PIETÀ...

Ma che t'abbiamo fatto?

[SM=x789055]




Oppure io pensavo che il rè delle lenzuolate fosse pyccolo ( pyccolo non me ne volere [SM=g27838] )


Ma Jon li supera tutti... [SM=g27817]



Per te Jon [SM=g9495]



Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:58. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com