È ancora possibile conciliare fede e scienza? Ne sono fermamente convinto, come biologo e come teologo. Finché le scienze naturali adempiono al loro compito non vedo alcuna contraddizione. La fede non deve nulla all'ignoranza. Non è che coloro che sanno molto debbano credere meno e coloro che credono molto debbano sapere meno.
E lei a cosa lega i suoi dubbi? Come studioso di scienze naturali penso che trascurino le tappe intermedie, che sono già utili e vantaggiose per altri processi evolutivi. L'evoluzione non passa saltando da terra al settimo piano. Se fosse così, i rappresentanti del disegno intelligente avrebbero forse ragione. E allora per la creazione dell'occhio nel segno della coincidenza dei casi, milioni di dadi dovrebbero "per caso" dare tutti contemporaneamente il sei. Invece la natura come gioca a dadi? Tiene per così dire i sei e continua a lanciare. Noi comunque sfruttiamo la casualità anche come elemento innovativo nel brainstorming: creiamo un insieme di soluzioni ai problemi e le verifichiamo. Il genoma agisce in modo molto simile. Con una parte continua a portare avanti i vecchi compiti, con l'altra si lancia nell'esplorazione genetica. Qui il caso avrebbe un "compito chiaro". Per dire, visto che in biologia non esiste la casualità, che ci può essere un progetto, ma non è vincolante. Noi stessi siamo soltanto parti di un processo (si vedano uccelli e pesci, che non capiscono fino in fondo che cosa accade loro). Potrebbe chiarire questo concetto con un esempio? Se domani mi trovassi sotto la vetrata di Gerhard Richter nel duomo di Colonia e vedessi lì dieci conoscenti con sottobraccio la teoria dei colori di Goethe, senza che ci siamo messi d'accordo prima, allora potrei dire: ma che caso! Se me lo chiedessero potrei comunque trovare una motivazione plausibile per la loro presenza lì: uno studia arte, l'altro è un germanista con una predilezione per Goethe, il terzo un semplice fedele e così via. Ma vi sono anche evidenti causalità. Dove sta la casualità? In questo caso si tratta di una "coincidenza soggettiva", che definisce solo l'incapacità di previsione del ricercatore, ma non l'assoluta mancanza di ragioni e di scopo del procedimento. Ecco, la casualità biologica è una casualità di questo genere, come si può leggere in Ernst Mayer, un "papa" della teoria evoluzionista. Non vi è quindi una casualità assoluta? No, nessuna casualità assoluta come nella fisica dei quanti, bensì una casualità soggettiva, una categoria delle scienze naturali che non si dovrebbe caricare di significati metafisici se si vuole restare nell'ambito delle scienze naturali. Inoltre la si può spiegare in modo naturale. Quindi l'idea del disegno intelligente è del tutto fuorviante? Forse il disegno intelligente sta nella singolarità del cosiddetto Big Bang. Con esso nacquero le quatto forze fondamentali: la forza nucleare debole e quella forte, la forza elettromagnetica e la forza gravitazionale. Se i valori di queste forze fossero solo minimamente diversi, non ci sarebbe stata tutta la chimica del carbonio (organica) sulla quale si basa l'evoluzione degli esseri viventi. Se dunque la vita è possibile solo attraverso questo stretto corridoio, questo può benissimo rinviare a un mistero che sta oltre la realtà delle scienze naturali.
Nell'intelligent design io vedo la "forma di evoluzione" di un creazionismo superato. Ma anche il neodarwinismo è superato dalla teoria sintetica. Il matematico Wiliam Demski ha calcolato che il contenuto informativo delle strutture biologicamente complesse è troppo elevato per svilupparsi completamente nell'arco di tempo della storia della terra solo per caso.