Le mogli di Giacobbe
E veniamo alle nozze di Giacobbe, altro episodio altamente educativo.
Abbiamo già detto che si ripete una storia nota. Giacobbe incontra una ragazza al pozzo la bacia e poi le dice di essere suo cugino. Condotto a casa lo zio Làbano lo accoglie dicendogli che "Tu sei mio osso e mia carne", stesse parole usate per certificare che Eva era cosa di Adamo. Làbano non può essere così tranquillo, altrimenti dove vanno i pregi della discendenza? Cosa ti combina il vecchietto?
Egli ospita Giacobbe dandogli lavoro. "Ora Làbano aveva due figlie: la maggiore si chiamava Lia e la più piccola si chiamava Rachele. Lia aveva gli occhi smorti, mentre Rachele era bella di forme ed avvenente di aspetto, perciò Giacobbe amava Rachele. Disse dunque: 'io ti servirò per sette anni in cambio di Rachele, tua figlia minore' " (29,16-18). Conclusi i patti e fatto il banchetto nuziale inizia l'imbroglio di Labano che è una sorta di antesignano del contrappasso dantesco. "Quando fu sera, Làbano prese la figlia Lia e la condusse da lui [Giacobbe] ed egli si unì a lei ... Quando fu mattina ... ecco, era Lia! Allora Giacobbe disse a Làbano: 'che mi hai fatto?' " (29,16-18). Lo zio chiuse la discussione di rito, analoga a quella di Abramo con il faraone e di Abramo con Abimelech, con un accordo "ragionevole" fra gentiluomini, dicendo a Giacobbe:" Finisci questa settimana nuziale poi ti darò anche quest'altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni" (29,27). Così Giacobbe si ritrova con due mogli (e 14 anni di lavoro per lo zio!) e ciò, naturalmente, sarà fonte di rivalità, anche perché Giacobbe amava dilettarsi anche con le schiave. Dopo qualche tempo si ritrovò con 12 figli maschi, così distribuiti: 6 con Lia, 2 da Bilha, schiava di Rachele, due da Zilpa schiava di Lia, e 2 soli da Rachele (dei quali due, il secondo, molto tardi). Da questi dodici maschi discenderanno, con i soliti pasticci del profeta, le dodici tribù di Israele (nome che ancora non esiste). A differenza dei discendenti di Abramo, tutta la discendenza di Giacobbe sarà considerata ebrea, anche se nata da mescolanze con schiavi. Non sono invece considerati ebrei i figli dell'ultralegittimo Esaù.
Non abbiamo i dettagli amorosi di Giacobbe. Solo poche cose, tra le quali merita di essere raccontata la nascita di Issacar, figlio di Giacobbe che sarà definito (in accordo con gli epiteti dell'epoca) un somaro.
Ruben, figlio maggiore di Giacobbe e Lia, coglie delle mandragole (frutto afrodisiaco conosciuto da secoli ed anche da Machiavelli) e zia (che altra parentela si può reclamare?) Rachele gliene chiede. Interviene mamma Lia per ripetere la solita litigata in famiglia. Lia dice a Rachele che già gli ha voluto togliere il marito e che ora tenta di rubargli anche le mandragole (interessante l'assimilazione di marito e mandragola ed anche l'argomento del marito rubato, n.d.r.). Rachele risponde che gli concede di coricarsi di Giacobbe con lei quella notte in cambio delle mandragole. E chi ha l'afrodisiaco va a letto sola, chi non lo ha va a letto in compagnia. Il figlio concepito quella notte tra Lia e Giacobbe, il quinto, Issacar, risulterà però deboluccio e scomparirà dalle tribù di Israele finirà tra i cananiti e vi resterà. Si è sentita la mancanza della mandragola! E nessuno si preoccupi per le 12 tribù, si conserveranno lo stesso per altra via!
Giacobbe decide di tornare dalle sue parti e Làbano gli chiede quanto gli deve (il profeta dimentica che Giacobbe doveva restare a lavorare per 14 anni con la mercede già avuta, le due mogli ma, entrati in questa logica, occorre solo osservare che Làbano si era accorto dell'alleanza tra Geova e Giacobbe). ). Giacobbe dice: "nulla" ma aggiunge in modo dimesso che si accontenta delle pecore nere o chiazzate del gregge (generalmente una piccola percentuale). E qui prepara l'imbroglio allo zio suocero. Scortica, in modo che mostrino parte di anima bianca, rami di platano, pioppo e mandorlo. Li mette vicino all'abbeveratoio (e qui il profeta ci dice una cosa che mi pare fantastica nel fantastico) in modo che le pecore concepiscano agnelli con le "voglie" di chiazzature. Nascono tanti agnelli neri e chiazzati e Giacobbe se ne va fregando il meglio del gregge allo zio suocero. Qui riappare Geova che si mostra preoccupato per i livelli di ira di Làbano. Ma con una chiacchierata da condominio con mogli, figli, zii, riesce a convincerli che è stato lui, Geova, a sottrarre le pecore a Làbano per darle a Giacobbe. Ma qui le liti continuano e, da condominio, diventano da cortile.
In definitiva Giacobbe scappa con le pecore e, per buon peso, Rachele si porta via gli idoli (forse una specie di reliquie degli antenati) del padre. Ma Làbano insegue e raggiunge. "Perché te ne sei andato senza permettermi di salutare le figlie? e perché mi hai rubato gli idoli?" Di questa ultima cosa Giacobbe non sapeva nulla e dice a Làbano che cercherà nella tenda. Rachele prende gli idoli e li nasconde sotto la sella del cavallo che immediatamente monta. dicendo al padre che non è il caso che la frughi sotto le gonne perché ha le mestruazioni. Il padre, naturalmente non lo fa e, non trovati gli idoli, rifà pace con Giacobbe (certo che è un bonaccione!), alzano insieme un muro di pietre e concordano che sia il confine tra le loro terre giurando Làbano sul dio di Abramo ed il dio di Nacor, e Giacobbe sul terrore di suo padre Isacco (dei diversi ed entità strane). Nella Bibbia vi sono molti dei ed i patriarchi non se ne accorgono ed i profeti non ne fanno mistero, salvo il fatto che tutti dicono di avere un solo dio.
Ma torniamo a Giacobbe che era scappato anni addietro dallo zio per sfuggire all'ira di Esaù. Giacobbe decide di andare incontro al fratello per fare pace (come?) ma viene a sapere che Esaù marcia verso di lui con 400 armati. Allora si rivolge a Geova chiedendogli: "salvami dalla mano di mio fratello Esaù, perché io ho paura di lui: egli non arrivi e colpisca me e tutti, madre e bambini!" (32,12). Caspita, di quale madre parla? Sono quattro! Ed i figli, per ora, restano 11. Così Giacobbe pensa di inviare degli schiavi che lo precedano dicendo loro che se incontrano Esaù dicano che sono essi stesi un omaggio di Giacobbe, che viene dopo di noi, per fare pace.
E qui altra suspence. Il discorso passa ad altro per un poco. "Durante quella notte egli si alzò, prese le due mogli, le due schiave, i suoi 11 figli, e passò il guado dello Iabbok" (32,23) [osservo che ora i conti delle mogli sono ben fatti. Ah! profeta, profeta!]. "Giacobbe restò solo, e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora colpendolo ad un certo punto all'articolazione del femore in modo da sciancarlo" (32,27). A questo punto l'uomo dice a Giacobbe: "Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora!" e Giacobbe gli diceva "non ti lascio andare se non mi avrai benedetto!". E quello a Giacobbe: "Dimmi come ti chiami". E l'altro: "Giacobbe". Ed il primo: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini, ed hai vinto!" (32,28 e 29).
Ed arrivati a questo punto davvero ci si chiede se il profeta, lui questa volta, abbia bevuto! Vediamo. Chi è l'uomo? Anticipa il vampiro che si deve ritirare prima della luce? Mena Giacobbe e questi lo trattiene (vabbé, con tante degenerazioni possiamo anche capire il masochismo)? Ma poi gli dice che non è Giacobbe ma è Israele? Mah! Resta il fatto che finalmente compare questo nome: Israele! Da qui discende il fatto pratico che, in ossequio alla sciatica di Giacobbe, non mangiano il nervo sciatico: "gli israeliti, fino ad oggi, non mangiano il nervo sciatico" (32,33). E tutta questa storia per concludere così? E' una vera follia. Per dire che non si deve mangiare il nervo sciatico? Resta un dato linguistico importante, israel in aramaico significa colui che lotta e vince; si tratta di rivendicare questo nome togliendosi di dosso l'eber, l'errante.
Ora però ritorna lo sciancato Giacobbe ad incontrare Esaù. Tutto ciò che aveva truffaldinamente rubato allo zio, lo dà al fratello che si tranquillizza. Allora prosegue il viaggio fino a Sichem e compera in contanti un terreno nelle vicinanze "dai figli di Camor, padre di Sichem" (un figlio di suo padre?). Altra patria comprata, in analogia con quanto fatto da Abramo. Viene ora una storia esemplare che vede protagonista Giacobbe-Israele in quel di Sichem. "Dina, la figlia che Lia aveva partorito a Giacobbe [settima ed unica femmina, ndr], uscì a vedere le ragazze del Paese. Ma la vide Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quel paese e la rapì, si unì a lei e le fece violenza" (34,1). Ma il profeta ci dice che però era un bravo ragazzo: "egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; amò la fanciulla e le rivolse parole di conforto" (34,3) quindi chiese al proprio padre Camor: "prendimi in moglie questa ragazza".
Giacobbe, saputo della violenza alla figlia si indigna ed aspetta il ritorno degli 11 figli maschi che :"ne furono addolorati e si indignarono molto ... così non si doveva fare!". Ma arriva Camor (con Sichem) e tenta il matrimonio riparatore. Ma qui viene fuori la doppiezza spietata di Giacobbe. I figli di Giacobbe, parlando con "astuzia" dicono: "Non possiamo fare questo, dare cioè la nostra sorella ad un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi. Solo a questa condizione acconsentiremo alla vostra richiesta, se cioè voi diventerete come noi, circoncidendo ogni vostro maschio. Allora noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con voi e diventeremo un solo popolo" (34,14-16). Un patto all'antica per pacificare due tribù. Sichem ed i suoi accettarono facendosi circoncidere (qui occorre ricordare che nelle istruzioni che Geova aveva dato sulla circoncisione vi era il fatto che essa doveva avvenire all'ottavo giorno di vita, infatti per gli adulti è una operazione fastidiosa e dolorosa). A tre giorni dalla circoncisione, quando tutti i maschi della città di Sichem "erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi [presumibilmente con servi e schiavi armati, n.d.r], fratelli di Dina, presero ciascuno una spada, entrarono nella città con sicurezza e uccisero tutti i maschi" (34,25). Poi tutti "i figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la sorella" (34,27).
Qui si tratta di un vero atto di terrorismo e barbarie. Perché coinvolgere tutta la città e non prendersela eventualmente con la famiglia dello stupratore? Tant'è! alla fine vi è pure il saccheggio dei beni e degli animali della città con la riduzione in schiavitù degli abitanti. Ma dove era Geova? Tutto bene? Inoltre: ma che popolo ha eletto tale dio? oppure: ma che dio ha un tale popolo? Assistiamo alla prima strage che il popolo di Geova realizza per impadronirsi di terra "promessa". Poiché manca sia Geova che dio, è Giacobbe che dice qualcosa: "Allora Giacobbe disse a Simone e a Levi: 'Voi mi avete messo in difficoltà, rendendomi odioso agli abitanti del paese ..., mentre io ho pochi uomini; essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno, ed io sarò annientato con la mia casa' " (34,30). Quindi nessun ripensamento morale ma solo un calcolo opportunistico al quale i figli rispondono: "Si tratta forse la nostra sorella come una prostituta?" Eh, è proprio ciò che hanno fatto i vari patriarchi incontrati. Prostituivano le mogli spacciandole per sorelle.