Morale laica

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Cristianalibera
00mercoledì 7 febbraio 2018 14:43
In Francia arriva la morale laica. Laica, non atea



L’insegnamento della morale laica nelle scuole è già una realtà in diversi paesi d’Europa. In particolare in Belgio, dove ha già eroso in modo consistente i consensi dell’insegnamento cattolico. Ora, annuncia il ministro dell’Istruzione Vincent Peillon, dovrebbe arrivare anche in Francia. A quando in Italia?

Il ministro ha annunciato in un’intervista l’introduzione di corsi di etica laica nelle scuole per il 2013. Come punto cardine della “rifondazione” della sistema scolastico. “Morale laica”, ha spiegato il ministro, “significa comprendere ciò che è giusto, saper distinguere tra bene e male, che ci sono tanto dei diritti quanto dei doveri, delle virtù e soprattutto dei valori”. Per proporre una “morale universale fondata sulle idee di umanità e di ragione”. “La capacità di ragionare, di criticare, di dubitare: tutto questo si deve apprendere a scuola”, ha spiegato. Un’iniziativa quindi in linea con l’impostazione storicamente laica della Repubblica francese, come emerge dalle stesse parole del ministro.

Giudicata positivamente da figure come lo storico protestante Jean Bauberot, l’iniziativa è stata criticata soprattutto da intellettuali cattolici, che la vedono come concorrenziale rispetto alla morale religiosa e che contestano l’invadenza dello Stato. Non è mancata la polemica politica. L’ex ministro dell’Education Nationale dell’Ump, Luc Chatel, ha accusato con un tweet il detentore attuale del dicastero di riecheggiare la parole del maresciallo collaborazionista Philippe Pétain.

I contenuti del progetto sono ancora embrionali, per cui chi c’è anche chi paventa il rischio che venga imposta una morale “di Stato”, piuttosto che un insegnamento che insegni a ogni studenti a “costruirsi” la propria morale. E’ inoltre importante far notare come l’etica laica nelle scuole non sia di certo “atea”, sebbene i detrattori tendano a liquidarla in questo modo. Infatti ha il suo punto di forza nel non caratterizzarsi religiosamente, ponendosi quindi oltre gli angusti confini confessionali.

Questo insegnamento — incentrato sull’uso del pensiero critico, della logica e della razionalità, sul rispetto della tolleranza e dei diritti umani, sul confronto libero ed aperto delle idee — punta a contribuire alla crescita di persone che da adulte siano in grado di effettuare scelte consapevoli. Tutt’altra impostazione rispetto all’insegnamento strettamente religioso, che tende piuttosto a favorire la formazione di ghetti identitari. Come riscontrato in realtà quali le faith schools britanniche.

In Italia invece non esiste alcuna alternativa al monolitico insegnamento della religione cattolica. O meglio, dovrebbe esserci l’ora alternativa, ma difficilmente viene prospettata agli studenti e valorizzata, tanti sono gli ostacoli che vengono frapposti persino dalle stesse scuole. Ai liceali si insegna esclusivamente la storia della filosofia, e mai a usare la propria mente per ragionare filosoficamente. L’educazione civica, che dovrebbe offrire agli studenti alcuni rudimenti accostabili all’etica laica, dopo essere stata svuotata di significato è finita nel dimenticatoio.

Sembra proprio che l’istruzione italiana abbia come obbiettivo quello di non far crescere cittadini consapevoli. L’Uaar, per porre un argine laico, si è attivata con il progetto ora alternativa, che raccoglie esperienze di scuole e genitori e potrebbe fungere da catalizzatore per diffondere nelle scuole l’alternativa all’Irc. Il lavoro da effettuare è comunque enorme.

E’ questo dunque l’ennesimo ambito in cui l’Italia sconta un ritardo veramente consistente nei confronti degli altri paesi europei. Un paese proiettato nel futuro dovrebbe avere a cuore la necessità di formare uomini e donne in grado di pensare e vivere autonomamente e nello stesso tempo di confrontarsi con chi non la pensa come loro. Un paese proiettato nel passato continuerà invece in saecula saecolorum a voler utilizzare la scuola per trasmettere a ogni nuova generazione la religione ereditata dai propri antenati.

Fonte

Titti-79
00mercoledì 7 febbraio 2018 15:29

"...l’iniziativa è stata criticata soprattutto da intellettuali cattolici, che la vedono come concorrenziale rispetto alla morale religiosa e che contestano l’invadenza dello Stato."



E hanno usato il termine "laica".
Se usavano il termine "atea"... apriti cielo!!! [SM=x1414707]

Ma la sostanza... quella è! [SM=g27811]


Titti. [SM=x789061]
Cristianalibera
00mercoledì 7 febbraio 2018 16:41
Re:
Titti-79, 07/02/2018 15.29:


"...l’iniziativa è stata criticata soprattutto da intellettuali cattolici, che la vedono come concorrenziale rispetto alla morale religiosa e che contestano l’invadenza dello Stato."



E hanno usato il termine "laica".
Se usavano il termine "atea"... apriti cielo!!! [SM=x1414707]

Ma la sostanza... quella è! [SM=g27811]


Titti. [SM=x789061]




Non penso,

"


I contenuti del progetto sono ancora embrionali, per cui chi c’è anche chi paventa il rischio che venga imposta una morale “di Stato”, piuttosto che un insegnamento che insegni a ogni studenti a “costruirsi” la propria morale. E’ inoltre importante far notare come l’etica laica nelle scuole non sia di certo “atea”, sebbene i detrattori tendano a liquidarla in questo modo. Infatti ha il suo punto di forza nel non caratterizzarsi religiosamente, ponendosi quindi oltre gli angusti confini confessionali. "

E poi una morale atea non esiste. ..


[SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]


kelly70
00mercoledì 7 febbraio 2018 17:23
Re: Re:
Cristianalibera, 07/02/2018 16.41:




Non penso,

"


I contenuti del progetto sono ancora embrionali, per cui chi c’è anche chi paventa il rischio che venga imposta una morale “di Stato”, piuttosto che un insegnamento che insegni a ogni studenti a “costruirsi” la propria morale. E’ inoltre importante far notare come l’etica laica nelle scuole non sia di certo “atea”, sebbene i detrattori tendano a liquidarla in questo modo. Infatti ha il suo punto di forza nel non caratterizzarsi religiosamente, ponendosi quindi oltre gli angusti confini confessionali. "

E poi una morale atea non esiste. ..


[SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]





Ah, gli atei sono immorali? [SM=g27833]


Cristianalibera
00mercoledì 7 febbraio 2018 17:45
Re: Re: Re:
kelly70, 07/02/2018 17.23:



Ah, gli atei sono immorali? [SM=g27833]






No, no , no, non fraintendere di nuovo. Ne avevamo già parlato tempo fa,... mi ci ricordavo per questo me la ridevo.


Cristianalibera
00mercoledì 7 febbraio 2018 17:55
Cristianalibera
00mercoledì 7 febbraio 2018 18:10
Re:
Cristianalibera, 07/02/2018 14.43:

In Francia arriva la morale laica. Laica, non atea



L’insegnamento della morale laica nelle scuole è già una realtà in diversi paesi d’Europa. In particolare in Belgio, dove ha già eroso in modo consistente i consensi dell’insegnamento cattolico. Ora, annuncia il ministro dell’Istruzione Vincent Peillon, dovrebbe arrivare anche in Francia. A quando in Italia?

Il ministro ha annunciato in un’intervista l’introduzione di corsi di etica laica nelle scuole per il 2013. Come punto cardine della “rifondazione” della sistema scolastico. “Morale laica”, ha spiegato il ministro, “significa comprendere ciò che è giusto, saper distinguere tra bene e male, che ci sono tanto dei diritti quanto dei doveri, delle virtù e soprattutto dei valori”. Per proporre una “morale universale fondata sulle idee di umanità e di ragione”. “La capacità di ragionare, di criticare, di dubitare: tutto questo si deve apprendere a scuola”, ha spiegato. Un’iniziativa quindi in linea con l’impostazione storicamente laica della Repubblica francese, come emerge dalle stesse parole del ministro.

Giudicata positivamente da figure come lo storico protestante Jean Bauberot, l’iniziativa è stata criticata soprattutto da intellettuali cattolici, che la vedono come concorrenziale rispetto alla morale religiosa e che contestano l’invadenza dello Stato. Non è mancata la polemica politica. L’ex ministro dell’Education Nationale dell’Ump, Luc Chatel, ha accusato con un tweet il detentore attuale del dicastero di riecheggiare la parole del maresciallo collaborazionista Philippe Pétain.

I contenuti del progetto sono ancora embrionali, per cui chi c’è anche chi paventa il rischio che venga imposta una morale “di Stato”, piuttosto che un insegnamento che insegni a ogni studenti a “costruirsi” la propria morale. E’ inoltre importante far notare come l’etica laica nelle scuole non sia di certo “atea”, sebbene i detrattori tendano a liquidarla in questo modo. Infatti ha il suo punto di forza nel non caratterizzarsi religiosamente, ponendosi quindi oltre gli angusti confini confessionali.

Questo insegnamento — incentrato sull’uso del pensiero critico, della logica e della razionalità, sul rispetto della tolleranza e dei diritti umani, sul confronto libero ed aperto delle idee — punta a contribuire alla crescita di persone che da adulte siano in grado di effettuare scelte consapevoli. Tutt’altra impostazione rispetto all’insegnamento strettamente religioso, che tende piuttosto a favorire la formazione di ghetti identitari. Come riscontrato in realtà quali le faith schools britanniche.

In Italia invece non esiste alcuna alternativa al monolitico insegnamento della religione cattolica. O meglio, dovrebbe esserci l’ora alternativa, ma difficilmente viene prospettata agli studenti e valorizzata, tanti sono gli ostacoli che vengono frapposti persino dalle stesse scuole. Ai liceali si insegna esclusivamente la storia della filosofia, e mai a usare la propria mente per ragionare filosoficamente. L’educazione civica, che dovrebbe offrire agli studenti alcuni rudimenti accostabili all’etica laica, dopo essere stata svuotata di significato è finita nel dimenticatoio.

Sembra proprio che l’istruzione italiana abbia come obbiettivo quello di non far crescere cittadini consapevoli. L’Uaar, per porre un argine laico, si è attivata con il progetto ora alternativa, che raccoglie esperienze di scuole e genitori e potrebbe fungere da catalizzatore per diffondere nelle scuole l’alternativa all’Irc. Il lavoro da effettuare è comunque enorme.

E’ questo dunque l’ennesimo ambito in cui l’Italia sconta un ritardo veramente consistente nei confronti degli altri paesi europei. Un paese proiettato nel futuro dovrebbe avere a cuore la necessità di formare uomini e donne in grado di pensare e vivere autonomamente e nello stesso tempo di confrontarsi con chi non la pensa come loro. Un paese proiettato nel passato continuerà invece in saecula saecolorum a voler utilizzare la scuola per trasmettere a ogni nuova generazione la religione ereditata dai propri antenati.

Fonte





L'intervista


gloriaoriggi.blogspot.de/2013/02/che-cose-letica-laica-intervi...
Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 21:45


In Francia arriva la morale laica. Laica, non atea



E bravi i francesi... se ci riescono.

[SM=g2407711]
Titti-79
00mercoledì 7 febbraio 2018 22:04
Re: Re:
Cristianalibera, 07/02/2018 16.41:




Non penso,

"


I contenuti del progetto sono ancora embrionali, per cui chi c’è anche chi paventa il rischio che venga imposta una morale “di Stato”, piuttosto che un insegnamento che insegni a ogni studenti a “costruirsi” la propria morale. E’ inoltre importante far notare come l’etica laica nelle scuole non sia di certo “atea”, sebbene i detrattori tendano a liquidarla in questo modo. Infatti ha il suo punto di forza nel non caratterizzarsi religiosamente, ponendosi quindi oltre gli angusti confini confessionali. "

E poi una morale atea non esiste. ..


[SM=x789049] [SM=x789049] [SM=x789049]



Il termine laico nell'accezione moderna del termine ha significato di "aconfessionale", ossia dislegato da qualsiasi autorità confessionale, ecclesiastica (o non ecclesiastica), e quindi da qualsiasi confessione religiosa (o non religiosa).

Alla luce di questa definizione, dire "laico" o dire "ateo" cosa cambia...?
Laico suona più gentile, non è così definitivo e categorico come ateo.
Una morale atea non esiste. A sto punto manco una morale laica può esistere, se consideri la morale un'esclusiva della religione (qualunque essa sia).
Io preferisco parlare di "etica" più che di morale. [SM=g27811]


Titti. [SM=x789061]

Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 22:14
Re: Re: Re:
Titti-79, 07.02.2018 22:04:



Il termine laico nell'accezione moderna del termine ha significato di "aconfessionale", ossia dislegato da qualsiasi autorità confessionale, ecclesiastica (o non ecclesiastica), e quindi da qualsiasi confessione religiosa (o non religiosa).

Alla luce di questa definizione, dire "laico" o dire "ateo" cosa cambia...?
Laico suona più gentile, non è così definitivo e categorico come ateo.
Una morale atea non esiste. A sto punto manco una morale laica può esistere, se consideri la morale un'esclusiva della religione (qualunque essa sia).
Io preferisco parlare di "etica" più che di morale. [SM=g27811]


Titti. [SM=x789061]




Come dissi, vanno a braccetto.

Fatto é che per un credente DOCG una morale/etica senza un Dio che vede, provvede e distribuisce comandamenti, non può essere tale.

[SM=g2407711]


kelly70
00mercoledì 7 febbraio 2018 22:54
Re: Re: Re: Re:
Max Cava, 07/02/2018 22.14:



Come dissi, vanno a braccetto.

Fatto é che per un credente DOCG una morale/etica senza un Dio che vede, provvede e distribuisce comandamenti, non può essere tale.

[SM=g2407711]





E non si rendono conto che l'errore è proprio questo.
[SM=g2407710]


Freya
00mercoledì 7 febbraio 2018 22:57
Re:
[POSTQUOTE][QUOTE:135394397=Max Cava, 07/02/2018 21.45]
[QUOTE]In Francia arriva la morale laica. Laica, non atea [/QUOTE]

E bravi i francesi... se ci riescono.

[SM=g2407711] [/QUOTE][/POSTQUOTE]


Bravi si. [SM=x1468553]

Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 22:59
Re: Re:
Freya , 07.02.2018 22:57:




Bravi si. [SM=x1468553]




Per i prossimi 50 anni, la vedo dura. [SM=x789054] [SM=x789054]

[SM=g2407711]

Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 23:09

Le religioni, finché non cercano di imporre il loro credo, cosa che é avvenuta con il cattolicesimo fino a qualche anno fa e altre ancora oggi, non é che mi diano fastidio.

Ognuno dovrebbe essere libero di passare il tempo libero come più gli aggrada.

[SM=g2407711]

RicercatoreUniverso
00mercoledì 7 febbraio 2018 23:15
Re:
Max Cava, 07/02/2018 23.09:


Le religioni, finché non cercano di imporre il loro credo, cosa che é avvenuta con il cattolicesimo fino a qualche anno fa e altre ancora oggi, non é che mi diano fastidio.

Ognuno dovrebbe essere libero di passare il tempo libero come più gli aggrada.

[SM=g2407711]




Giusto, creare un regime laico non gioverebbe a nessuno.


Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 23:45
Re: Re:
RicercatoreUniverso, 07.02.2018 23:15:



Giusto, creare un regime laico non gioverebbe a nessuno.





Già il sostantivo stride con la mia idea di laicismo.

[SM=g2407711]


Titti-79
00mercoledì 7 febbraio 2018 23:48
"Regime laico" mi sembra un po' azzardato... io penso invece che laddove la religione non entra nelle ingerenze dello stato, ma si limita a curare le anime dei fedeli, si sta molto meglio. [SM=g27811]


Titti. [SM=x789061]
Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 23:52
Re:
Titti-79, 07.02.2018 23:48:

"Regime laico" mi sembra un po' azzardato... io penso invece che laddove la religione non entra nelle ingerenze dello stato, ma si limita a curare le anime dei fedeli, si sta molto meglio. [SM=g27811]


Titti. [SM=x789061]



Non dimentichiamoci che la separazione Stato-Chiesa la invocò anche il Vaticano il 20 settembre 1870.

[SM=g2407711]


Max Cava
00mercoledì 7 febbraio 2018 23:54

Perfino Zichichi, quello vero [SM=g27827] [SM=g27827] mi da ragione!



[SM=g2407711]
RicercatoreUniverso
00giovedì 8 febbraio 2018 11:14
La morale laica
Che cos'è la morale laica? Quali fondamenti ha? Da quanto tempo esiste? Da sempre la
filosofia s'interroga, facendo ricorso alla ragione, sulle maggiori questioni morali. Ed i
grandi filosofi classici hanno spesso posto importanti basi per la ricerca del buono oltre
che del vero. Ma, nel linguaggio moderno, per morale laica s'intende una morale “non
confessionale”, che non faccia riferimento a nessuna forma di teologia morale.
Quest'indipendenza dalla religione si traduce, almeno in occidente, come indipendenza
dal cristianesimo e dai suoi valori. La morale laica intende presentarsi come una libera
conquista della ragione che, disancorata dalla Parola di Dio, sarebbe in grado di definire
da sé il bene ed il male. I comandamenti ed il Vangelo non vengono pertanto più visti
come normativi del comportamento, anzi vengono spesso intesi come impedimenti verso il
raggiungimento di formulazioni universalmente condivise. Anche la Chiesa viene di
conseguenza vista come istituzione che condiziona la vera libertà di scelta. La morale
laica non ama però autodefinirsi come “morale non confessionale” o “morale non
cristiana”, perché si arroga il diritto di poter essere condivisa anche dai cristiani,
rivendicando a sé un ruolo “al di sopra delle parti”, e pertanto ponendosi come punto di
riferimento universale ed accettabile da tutti. E' la ragione umana, sostiene la morale laica,
a stabilire il metro di misura morale delle nostre azioni. L'appartenenza ad una
confessione religiosa è visto anzi, nella mentalità “laica”, come una difficoltà oggettiva
verso l'autonomia morale. Non a caso, infatti, la morale laica nasce in contemporanea col
grande fenomeno del secolarismo. Il tempo viene visto dai secolaristi non più come il
luogo di esperienza del sacro, dell'eterno, ma come semplice dimensione orizzontale,
saeculum appunto: ininterrotto svolgersi dei secoli lungo una linea orizzontale senza
principio né fine, e non una spirale ciclica che tende verso Dio. Questa visione laicista
della storia fu figlia dell'illuminismo più deteriore: non l'illuminismo italiano inaugurato dal
Muratori e giunto attraverso il Verri e il Beccaria fino al Manzoni, ma l'illuminismo
anticlericale di stampo francese che fece della ragione una dea da adorare, ed ai piedi
della quale sacrificare coloro che ancora si riferivano all'assoluto. Non a caso fu in quel
periodo che si tentò di ristrutturare il calendario degli anni, dei mesi, e dei giorni. Il tempo
ricominciava dall'anno zero secondo un nuovo ordine dei secoli. In contemporanea con
questo processo di scristianizzazione del mondo, si affermò sempre più, tra il settecento e
l'ottocento, l'idea che l'uomo non aveva più bisogno di Dio. Laicismo, razionalismo,
scientismo posero le basi teoriche di questo nuovo atteggiamento “religioso”. Anche la
natura, inizialmente dea, veniva poi piegata come strumento dell'utile. Erano gli anni in cui
tutto veniva sezionato e studiato con freddo spirito di catalogazione, mammiferi ed uccelli
esotici venivano impagliati a migliaia per il culto dell'osservazione, farfalle e coleotteri
venivano infilzati e racchiusi in bacheche; gli anni in cui il cranio di Bernadette di Lourdes
veniva misurato e tastato, mentre l'antropologia darwinista stabiliva quella superiorità di
alcune razze umane sulle altre, che tanto danno fece nelle mani delle ideologie
nazionaliste. Se non c'era più bisogno di Dio e della Chiesa, c'era ancora bisogno di una
morale? L'uomo secolarizzato non amava definirsi un immorale, ed anzi sosteneva che
una morale fosse possibile anche senza fare riferimento alla fede. Fu così coniato il
termine “morale laica”, e, per un po', la grande illusione di poter conservare e tramandare
ugualmente i grandi valori morali fu resa possibile dal fatto che, anche se la testa era atea,
il cuore conservava in sé l'educazione trasmessa dai padri. Ma quando emerse il
fallimento educativo di questa impostazione, le nuove generazioni si scoprirono atee sia
nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello
del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di
una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s'infrangeva contro totalitarismi e
fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto. La tempesta del '68 fece il
resto, e la morale “laica” con cui molti intellettuali avevano fatto orgoglioso sfoggio di sé,
naufragò nei suoi evidenti risultati. Oggi si è ridotta ad una sola affermazione ed un solo
principio: “la morale è che ognuno può costruirsi una propria morale”. Non è nemmeno più
importante che i valori siano “universalmente condivisi”: l'importante è che siano condivisi
da me. L'io diventa quindi l'arbitro assoluto del bene e del male, e le sue decisioni
comportamentali non devono essere messe in discussione nemmeno dall'io degli altri.
Persa la sua dimensione comunitaria, l'io si riduce così ad una monade isolata, che non
opera più per il bene comune, e non riuscendo nemmeno a raggiungere la propria felicità,
sprofonda in una solitudine sempre più abissale.



Non è mio. Preso dal web.Cosa ne pensate?
Titti-79
00giovedì 8 febbraio 2018 16:05

"...le nuove generazioni si scoprirono atee sia
nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello
del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di
una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s'infrangeva contro totalitarismi e
fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto."



Prendo spunto da qui per fare una riflessione: la morale laica e quella religiosa o comunque dettata da dio, hanno degli evidenti punti in comune.
Per esempio "non uccidere" o "non rubare", sono il minimo indispensabile alla base di una società vivibile.

Sono questi punti in comune il nocciolo della questione: serviva davvero l'intervento di dio che dettasse i comandamenti o l'umanità ci sarebbe arrivata da sola...? [SM=x1468240]


Titti. [SM=x789061]
RicercatoreUniverso
00giovedì 8 febbraio 2018 20:21
Re:
Titti-79, 08/02/2018 16.05:


"...le nuove generazioni si scoprirono atee sia
nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello
del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di
una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s'infrangeva contro totalitarismi e
fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto."



Prendo spunto da qui per fare una riflessione: la morale laica e quella religiosa o comunque dettata da dio, hanno degli evidenti punti in comune.
Per esempio "non uccidere" o "non rubare", sono il minimo indispensabile alla base di una società vivibile.

Sono questi punti in comune il nocciolo della questione: serviva davvero l'intervento di dio che dettasse i comandamenti o l'umanità ci sarebbe arrivata da sola...? [SM=x1468240]


Titti. [SM=x789061]




I comandamenti di Dio o degli uomini?

ZarzacoDranae
00giovedì 8 febbraio 2018 21:47
Re:
Titti-79, 08/02/2018 16:05:


"...le nuove generazioni si scoprirono atee sia
nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello
del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di
una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s'infrangeva contro totalitarismi e
fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto."



Prendo spunto da qui per fare una riflessione: la morale laica e quella religiosa o comunque dettata da dio, hanno degli evidenti punti in comune.
Per esempio "non uccidere" o "non rubare", sono il minimo indispensabile alla base di una società vivibile.

Sono questi punti in comune il nocciolo della questione: serviva davvero l'intervento di dio che dettasse i comandamenti o l'umanità ci sarebbe arrivata da sola...? [SM=x1468240]


Titti. [SM=x789061]


:..................
Mah! Ci sta a credere fideisticamente nei propri "carismi" e nelle proprie convinzioni personali, ma quando si imbocca la "strada dell'illuminazione personale si può cadere nella presunzione di ritenere per certo ciò che di certo non è.
Dal monopolio della ragione all'intolleranza il passo è breve.
Un saluto

Titti-79
00giovedì 8 febbraio 2018 23:43
Re: Re:
ZarzacoDranae, 08/02/2018 21.47:


:..................
Mah! Ci sta a credere fideisticamente nei propri "carismi" e nelle proprie convinzioni personali, ma quando si imbocca la "strada dell'illuminazione personale si può cadere nella presunzione di ritenere per certo ciò che di certo non è.
Dal monopolio della ragione all'intolleranza il passo è breve.
Un saluto




E va bene la presunzione, l'illuminazione personale o l'intolleranza... che indubbiamente vanno tenute a bada.
Ma neanche insinuare il dubbio in qualsiasi cosa va bene!
Dimmi, Zarzaco... c'è una cosa nella vita di cui sei sicuro? Almeno una...?


Titti.
Titti-79
00giovedì 8 febbraio 2018 23:58
Re: Re:
RicercatoreUniverso, 08/02/2018 20.21:




I comandamenti di Dio o degli uomini?



Bhè... si vocifera che sia stato dio in persona a dettarli a Mosè.
Sulle tavole della legge se ne contano 10, ma in realtà sono parecchi di più. [SM=g2407713]

Io penso che insegnare alle nuove generazioni la morale così come ci è stata propinata a noi, è sbagliato... perché rifiutando l'idea di dio (e pare che stia succedendo di frequente) si tende a rifiutare tutto quello a lui associato.
Quindi i comandamenti non sono più dei sani principi per vivere serenamente nella società, ma diventano delle regole da infrangere e rifiutare.


Titti. [SM=x789061]
ZarzacoDranae
00venerdì 9 febbraio 2018 21:01
Re: Re: Re:
Titti-79, 08/02/2018 23:43:



E va bene la presunzione, l'illuminazione personale o l'intolleranza... che indubbiamente vanno tenute a bada.
Ma neanche insinuare il dubbio in qualsiasi cosa va bene!
Dimmi, Zarzaco... c'è una cosa nella vita di cui sei sicuro? Almeno una...?


Titti.



:..........


Solo di UNA cosa sono certo, che mia moglie NON bruciacchierà più le patate al forno, dopo attenta riflessione maturata da un colloquio tet a tet, ha finalmente optato per il purè... Sa scherSa.

A parte le mini battute che rinfrancano sempre, possibile che non ti rendi conto che, qui, ora, vige la più profonda insicurezza? Il problema dell'esistenza della verità e del modo di cercarla, affanna, per così dire, l'umanità da tempi immemorabili. Il tuo (per quel pò che ti leggo) è un rischio (che NON dovresti accantonare) di relativizzare cioè la verità per cui questa diventa un fatto meramente soggettivo. Difficile Monna Titty, è oggettivarla al punto che essa si possa trovare, statica, da qualche parte...

Io NON ho risposte certe, forse qualcuna, ma restano pure queste del tutto soggettive. Non mancano chi, come me, ha cercato e cerca sicurezze in rapporti metafisici, metapsichici (anche) con entità disincarnate, QUASI in risposta alla sfiducia (NON totale...) verso i propri simili, verso confessioni religiose, verso autorità di varia natura... Ma c'è ben di più...
Un saluto. Titty è il "nomignolo" di una mia cugina, che all'anagrafe fa Anastasia.
Max Cava
00venerdì 9 febbraio 2018 21:24
Re:
Titti-79, 08.02.2018 16:05:


"...le nuove generazioni si scoprirono atee sia
nella testa che nel cuore: il soggettivismo prese il posto del relativismo, il nichilismo quello
del secolarismo, il cinismo quello del laicismo. Man mano si scoprì che il grande mito di
una morale fondata su valori “universalmente condivisi” s'infrangeva contro totalitarismi e
fondamentalismi, che quei valori non condividevano affatto."



Prendo spunto da qui per fare una riflessione: la morale laica e quella religiosa o comunque dettata da dio, hanno degli evidenti punti in comune.
Per esempio "non uccidere" o "non rubare", sono il minimo indispensabile alla base di una società vivibile.

Sono questi punti in comune il nocciolo della questione: serviva davvero l'intervento di dio che dettasse i comandamenti o l'umanità ci sarebbe arrivata da sola...? [SM=x1468240]


Titti. [SM=x789061]



Morale laica? Religiosa? Atea? Sinceramente, non capisco.

(Titti, nt'arrabbiare, [SM=g27827] [SM=g27827] ti ho quotato perché mi é piaciuta la risposta)


La Bibbia dice: "fai agli altri ciò che vorresti sia fatto a te"... più o meno.

Se fossi sadomasochisata... che goduria!!!! [SM=x789055]

I Greci erano più avanti:

"Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui" (Pittaco)[2]
"Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare" (Talete)[3]
"Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri" (Isocrate)[4]
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)[5]


Mi trovo in sintonia con tutti ma specialmente con Epitteto.

E se non ci avesse messo quel "cerca" lo avrei quotato al 100%.

Morale ed etica non sono altro che sinonimo di serena condivisione. Vivere insieme.

Tutto il resto, giratela come vi pare, sono pippe mentali.

[SM=g2407711]



Max Cava
00venerdì 9 febbraio 2018 21:30
X Zarzaco


Io NON ho risposte certe, forse qualcuna, ma restano pure queste del tutto soggettive. Non mancano chi, come me, ha cercato e cerca sicurezze in rapporti metafisici, metapsichici (anche) con entità disincarnate, QUASI in risposta alla sfiducia (NON totale...) verso i propri simili, verso confessioni religiose, verso autorità di varia natura...



Uno dei più grandi assilli di questo mondo é proprio questo:

cercare sicurezza.

Perché?

[SM=g2407711]
Titti-79
00venerdì 9 febbraio 2018 22:55
Re: Re:

Morale laica? Religiosa? Atea? Sinceramente, non capisco.

(Titti, nt'arrabbiare, [SM=g27827] [SM=g27827] ti ho quotato perché mi é piaciuta la risposta)


Ti dirò... neanch'io farei una distinzione.
L'ho fatto in questo caso perché la discussione in un certo senso lo impone. [SM=g27811]




La Bibbia dice: "fai agli altri ciò che vorresti sia fatto a te"... più o meno.


Non era: "Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te"...? [SM=x1468240]




I Greci erano più avanti:

"Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui" (Pittaco)[2]
"Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare" (Talete)[3]
"Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri" (Isocrate)[4]
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)[5]


Mi trovo in sintonia con tutti ma specialmente con Epitteto.

E se non ci avesse messo quel "cerca" lo avrei quotato al 100%.

Morale ed etica non sono altro che sinonimo di serena condivisione. Vivere insieme.

Tutto il resto, giratela come vi pare, sono pippe mentali.

[SM=g2407711]



Sono d'accordo. [SM=g27811]
E allora perché, mi chiedo, c'è ancora chi sostiene che senza dio = senza morale...? [SM=x789073]


Titti. [SM=x789061]
Titti-79
00venerdì 9 febbraio 2018 23:08
Re: Re: Re: Re:


Solo di UNA cosa sono certo, che mia moglie NON bruciacchierà più le patate al forno, dopo attenta riflessione maturata da un colloquio tet a tet, ha finalmente optato per il purè... Sa scherSa.


Bhè... è già qualcosa! [SM=g27828]



A parte le mini battute che rinfrancano sempre, possibile che non ti rendi conto che, qui, ora, vige la più profonda insicurezza? Il problema dell'esistenza della verità e del modo di cercarla, affanna, per così dire, l'umanità da tempi immemorabili.


Me ne rendo conto... ma non mi faccio sopraffare da essa. Che è diverso.
Inoltre cerco di non proiettare le mie insicurezze anche sugli altri.
Ciò che è incerto per me, potrebbe non esserlo per te. [SM=g27811]



Il tuo (per quel pò che ti leggo) è un rischio (che NON dovresti accantonare) di relativizzare cioè la verità per cui questa diventa un fatto meramente soggettivo. Difficile Monna Titty, è oggettivarla al punto che essa si possa trovare, statica, da qualche parte...


Ovvio, fino ad un certo punto.
Io personalmente ho una discreta capacità ad oggettivare "quasi" tutto.
Naturalmente non possiamo farlo sempre, ma la maggior parte delle volte è solo questione di dare la giusta priorità alle cose/fatti che ci riguardano.



Io NON ho risposte certe, forse qualcuna, ma restano pure queste del tutto soggettive. Non mancano chi, come me, ha cercato e cerca sicurezze in rapporti metafisici, metapsichici (anche) con entità disincarnate, QUASI in risposta alla sfiducia (NON totale...) verso i propri simili, verso confessioni religiose, verso autorità di varia natura... Ma c'è ben di più...


Anche questa assoluta necessità di trovare negli altri un rifugio sicuro... è una trappola! Perché immancabilmente gli altri ci deludono, scatenando in noi questo desiderio di cercare altrove, in qualsiasi altra cosa, la sicurezza che ci manca.
Quando invece l'unico posto in cui dovremmo cercare è in noi stessi. [SM=g2407713]



Un saluto. Titty è il "nomignolo" di una mia cugina, che all'anagrafe fa Anastasia.


Non mi chiamo Anastasia. [SM=x789063]


Titti.
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