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Islam-Etiopia-Somalia: E' quasi guerra

Ultimo Aggiornamento: 28/11/2006 19:36
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28/11/2006 19:36
 
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SOMALIA: RULLANO I TAMBURI DI GUERRA
(di Luciano Causa)

NAIROBI - La Somalia sembra ormai ad un passo dalla guerra totale. Che non avverrebbe tra Corti islamiche e Governo di transizione nazionale (Tng, che è politicamente debole e diviso, e militarmente inesistente), ma tra Corti ed Etiopia, le cui truppe sono da tempo massicciamente schierate all'interno del territorio somalo a difesa del Tng.

Addis Abeba, infatti, non potrebbe accettare una Repubblica islamica ai suoi confini: salterebbero i suoi già delicati equilibri interni; ed in tal senso il premier ed uomo forte etiopico Meles Zenawi ha già dichiarato che tutto è pronto per la guerra, e non c'é bisogno di alcuna 'autorizzazione', poiché è in gioco la sicurezza nazionale. Ma agli osservatori tutti non sfugge che una guerra tra islamici ed Etiopia in Somalia farebbe esplodere l'intero Corno d'Africa.

Oltre, infatti, a dare la stura di fatto certa all' insorgenza del jihaidismo in tutta la regione, secondo ogni evidenza darebbe la possibilità all'Eritrea (che non a caso appoggia tatticamente le Corti di Mogadiscio fornendo armi ed istruttori) di attaccare l'Etiopia, laddove le truppe di tale paese fossero massicciamente impegnate su un altro fronte. E su questa situazione già esplosiva si aggiunge un rischio ulteriore. Gli Usa, malgrado il parere diverso della gran parte delle cancellerie internazionali impegnate nella mediazione in Somalia, hanno deciso di appoggiare con forza la decisione di una missione militare regionale in Somalia. Ipotesi su cui dovrebbe esprimersi l'Onu fra due giorni.

Se mai ci fosse il via libera delle Nazioni Unite e la missione (approvata da tempo dai paesi regionali, e dall'Unione Africana, ma prudentemente mai avviata in concreto) prendesse corpo, l'esplosione di una guerra sarebbe probabilmente inevitabile. Soprattutto se dal Palazzo di Vetro non giungesse l'indicazione, data dai paesi regionali, che comunque di tale missione non dovrebbero far parte i Paesi frontalieri, messaggio rivolto specialmente all'Etiopia. Per gli islamici (che controllano ormai sette delle nove regioni somale: quasi tutto il Sud e buona parte del Centro), è fuori questione che truppe straniere, seppur africane, operino in Somalia. E hanno già dichiarato la 'jihad', guerra santa, contro "l'invasore etiopico". Ma, più in generale i somali non accetterebbe questa scelta; soprattutto considerando l'inimicizia storica -deriva da lunghe e sanguinose guerre, ferite non ancora cicatrizzatesi- tra loro e gli etiopici. In proposito è significativo che il Gruppo di crisi internazionale (Icg, gruppo di analisi e di approfondimento, con sede a Bruxelles, ed ufficio regionale a Nairobi) ha emesso un preoccupato documento.

Una decisione Onu in favore dell'invio di una forza di pace, vi si legge, "piuttosto che rinforzare il Tng (debole, ma internazionalmente riconosciuto, ndr), dissuadere gli islamici da nuove espansioni territoriali ed incoraggiare il dialogo e la pace potrebbe avere l'effetto inverso: innescare una guerra generalizzata in Somalia, destabilizzando l'intero Corno d'Africa, ed accentuare le tensioni tra Etiopia ed Eritrea". Intanto il premier del Tng Ali Gedi ha lanciato oggi a Nairobi bellicose dichiarazioni: "Andremo a Mogadiscio, siamo noi il governo legittimo". Ciò mentre il presidente del Parlamento sempre del Tng firmava un'intesa con le Corti per rilanciare il processo di pace: documento disconosciuto dal governo, che però rappresenta se stesso ed esiste perché esistono le baionette etiopiche. Ed intanto vengono diffuse notizie di imminenti attacchi suicidi da parte di islamici somali in Kenya (un quotidiano keniota ha pubblicato due supposte lettere di avvertimento) che Mogadiscio respinge con sdegno, ed anche un po' di ironia: "queste cose mica si annunciano..."

Un quadro nel quale la diplomazia internazionale si affanna sempre di più, ma al momento con sempre minori spazi alla ricerca di un utile rilancio negoziale. Infine, piove sul bagnato. "In tutto questo giochino di risiko -dice all'Ansa un diplomatico molto impegnato sul fronte somalo- ci si dimentica della tragedia umanitaria spaventosa che scuote la Somalia". In effetti, in poche mesi si sono create ondate di decine di migliaia di sfollati: dapprima, in luglio, fuggivano la siccità, quindi i rischi di guerra, ora anche le inondazioni senza precedenti negli ultimi 50 anni. Molte centinaia, forse migliaia, finora i morti.

www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/approfondimenti/visualizza_new.html_2050054...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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