La Sindone di Torino
XIV secolo. L'epopea delle lotte iconoclaste fratricide tra cristiani è ormai dimenticata, le Crociate in Terra Santa sono finite da poco e il monastico Ordine dei Cavalieri Templari, "Compagni d'armi di Cristo", è stato appena soppresso.
Ci troviamo nel pieno dell'era iconòdula paganizzante, quando, all'improvviso, a Lirey in Francia "appare" la prima volta, per volontà di Dio, nell'Anno Domini 1353, un telo - lungo oltre quattro metri e largo poco più di uno, del peso di un paio di chili - contenente una immagine frontale e dorsale della "Sacra Impronta" rimasta fissata nel lino in cui fu adagiato Cristo dopo la straziante "Passione" subita 1320 anni prima.
Accantonata la cronistoria delle Auguste Immagini di Cristo, troppo numerose per indagarle tutte, spostiamo la nostra attenzione sulla "Sacra Sindone" conservata nel Duomo di Torino, tenendo ben presente anche gli esiti degli esami radiometrici al C14 con gli accertamenti delle falsità riscontrate nelle Sacre Reliquie che hanno osato sottoporsi ai test fra gli anni 2004 e 2007: la Sacra Tunica di Argenteuil e il Santo Sudario di Oviedo.
L'esito negativo di questi esami ha vanificato il disperato tentativo della Chiesa di dequalificare la sacrilega condanna alla "Damnatio Memoriae" per frode ecclesiastica della Sindone di Torino.
La sentenza venne emessa, il 13 ottobre 1988, a seguito di tre verifiche effettuate contemporaneamente nei tre laboratori, diversi e indipendenti fra loro, di Oxford, Tucson e Zurigo, scelti dalle autorità ecclesiastiche della "Accademia Pontificia delle Scienze" assieme al relativo protocollo da seguire: il tutto con la benedizione di Papa Wojtyla ... ma non del C14, la cui risposta univoca dei tre Istituti datava la Sindone fra il 1260 e il 1390. Quindi "centrando" in pieno la prima "apparizione" convalidata da concreti riscontri storiografici.
Le ripercussioni negative sulla credibilità della Chiesa e la Sua dottrina non si sono fatte attendere: la domenica gli Stadi traboccano, mentre, via via che si susseguivano gli esiti del C14, le Chiese andavano sempre più svuotandosi e la religione un argomento ormai indifferente alla massa delle persone.
Una volta messo con le spalle al muro il Clero ha continuato ad ostentare un "millantato credito" grazie ai media, tutti compiacenti, facendo il possibile per affollare Piazza San Pietro con gite organizzate e la onnipresente settimanale "foto-memoria di piazza" trasmessa via TV.
Purtuttavia, ben sapendo che questa messa in scena non è in grado di ribaltare i negativi responsi della scienza sulle tre reliquie esaminate, la Chiesa Universale ha indetto una Santa Crociata Mediatica e chiamato a raccolta gli "Scienziati di Cristo", incitandoli ad elaborare teorie scientifiche di "ultima generazione" da esporre nel Concilio Iconòdulo sulle "Sacre Impronte" tenutosi a Torino fra il 18 e il 20 maggio 2010: anno della Grande Ostensione Sindonica.
Intanto, per far cessare le continue defezioni, il Clero studia una tattica di "contenimento" facendo entrare in azione i "Sindonologi Mistici" (SM) folgorati da "Rivelazioni Divine", utili a trattenere quei praticanti meno portati alla critica.
Al contempo, dall'Alto dei Cieli, l'Eterno Creatore rivela agli Eletti Scienziati Illuminati (ESI) che lo Strumento di Satana è riuscito ad ingannarli, sinora, tramite una "circonvenzione di incapaci": azione illecita punita dal Codice Penale, quindi tutti gli esami devono considerarsi "invalidati". Inoltre, stante la grave emergenza di Fede, dopo aver fatto miracolosamente apparire sulla Sindone di Torino la scritta "ENEA", l'Altissimo emette un rigido Protocollo Divino, da osservarsi scrupolosamente, equiparato a "Comandamento": "Tutti i Sindonologi Mistici e gli Eletti Scienziati Illuminati devono astenersi pubblicamente dall'entrare nei particolari neotestamentari, cessare di ricorrere a ulteriori "Rivelazioni Divine" ed evitare, tassativamente, di citare la storia patristica cristiana sino a tutto il IV secolo, nonché qualsiasi Concilio tenutosi su le "Sacre Impronte" dal VI secolo in poi ... pena le Fiamme dell'Inferno".E tutti gli Eletti Scienziati Illuminati assieme ai Sindonologi Mistici, in ottemperanza al Nuovo Comandamento, convocano conferenze, seminari, convegni, realizzano documentari televisivi e spiegano che si è trattato di un maligno complotto: l'esame radiometrico del C14 non poteva applicarsi. Punto e basta.
Viceversa, spiegano, è più valido il "metodo laser" in grado di dimostrare che la Sindone conserva ancora le tracce dell'Esplosione di Luce al momento della Resurrezione. Anche l'RPD è sacrosanto e affidabile, il Rilevatore Pollini Divini, quelli "compatibili con la Terra di Cristo", in grado di sopravvivere 2000 anni e provare il percorso fatto da Gerusalemme a Lirey in Francia dove "apparve" per volontà di Dio, la prima volta nel 1353, il lenzuolo funebre extra long con la Sacra Immagine di Cristo deposto dalla Santa Croce.
Viene poi introdotta la novità "storica" in assoluto, roba che neanche il Beatificato Karol Wojtyla riuscì a profetare durante il suo longevo papato: la Sindone di Torino e il Mandylion sono la stessa "Sacra Reliquia". Una "contorta indagine" inventata inizialmente dallo scrittore inglese Ian Wilson nel 1978, e come tale considerata dagli esegeti accreditati della Chiesa ... sino ai tempi recenti.
Alla data della sua prima apparizione, essendo un telo ignoto senza alcun richiamo storico, neotestamentario e neanche patristico, per superare il pericoloso "impasse" della assenza di "Tradizione", i Sindonologi Mistici per colmare l'ultra millenario silenzio sindonico riesumano la "Leggenda del Volto Santo" (il mito evolutosi dalla Sacra Lettera di Gesù ad Abgar) quindi ci spiegano che "la Sindone è in realtà il Mandylion di Edessa" il quale, inizialmente, fu opportunamente ripiegato quattro volte in modo da ottenere otto strati sovrapposti per lasciare visibile solo il Sacro Volto.
Se qualcuno poi obietta che la Sindone di Torino raffigura un Sacro Cadavere con gli occhi chiusi, mentre il Mandylion ritrae il Cristo vivo e vegeto ad occhi aperti, allora spiegano che basta concentrarsi intensamente e, ecco il miracolo: gli occhi di entrambi si aprono e si chiudono a discrezione poiché il Potere Divino ascolta la Fede del Giusto esaudendo il suo desiderio.
Chi non è fra questi non potrà vedere né capire.
Alleluia! Fra questi è il pio Giacobbo. Il 25 maggio 2010, appena cinque giorni dopo il Concilio Iconòdulo di Torino su le "Sacre Impronte", il programma "Voyager" manda in onda sulla TV di Stato Rai 2 "La Sacra Sindone". Una inchiesta ad "Alto Profilo Scientifico" con il palese fine di svelare l'arcano che aleggia sul Sudario che avvolse il Corpo esamine di Cristo: "un mistero difficile da spiegare".
Sin dall'inizio lo showman ammaliatore, accompagnato da un coro celestiale come sottofondo sonoro e da una voce narrante fuori campo, chiarisce subito il mistero e spiega che "da secoli, questo Telo Divino, conserva intatto il suo segreto: è la reliquia più importante della cristianità, la raffigurazione quasi tangibile della sofferenza e del Sacrificio di un uomo condannato a torture terribili e ad una morte atroce per crocifissione"... ma, consapevole dell'ultimo Comandamento dettato da Dio, Giacobbo non menziona gli esiti delle datazioni al C14 nonostante abbiano già chiarito definitivamente il "mistero".
Gli Eletti Scienziati Illuminati e i Sindonologi Mistici, in virtù delle Rivelazioni Divine ricevute, scatenano nella "Crociata Mediatica" un fuoco "in Crociato" di Sacre Tesi riportate su innumeri libri, lezioni, verbali, filmati e quant'altro le fantasie mistiche si sforzano di congetturare: da Costantino il Grande, su su nei secoli, fino ai Cavalieri Templari ... giungendo a contraddirsi l'un l'altro. In questo Sacro Bailamme altisonante di teorie strampalate, senza alcuna base storica e scientifica, si distingue una autorevole voce fuori dal coro: Andrea Nicolotti. Chi l'avrebbe mai detto?
L'insigne studioso, da molti anni impegnato a "rammendare" i numerosi "strappi" alla storia contenuti nelle Verità neotestamentarie, intravede nella Crociata Mediatica in atto il concreto rischio di una perdita di credibilità da parte di quel mondo intellettuale e razionale, poco incline a farsi prendere in giro.
Constatato che la schiera dei Sindonologi Mistici vede cresciuti a dismisura e fuori controllo quelli convinti che la Sindone di Torino e il Mandylion di Edessa siano la stessa reliquia, affronta seriamente la questione e nel 2011 pubblica un libro con uno studio approfondito* presentato al Congresso di Torino, attraverso il quale, avvalendosi di fonti storiche, letterarie e iconografiche, sconfessa la puerile teoria con precisi dati di fatto e, senza remore, ne cita molti, italiani ed esteri, con tanto di nome e cognome.
Il dottor Nicolotti sa, ed ha ragione (questa volta), che a lungo andare le argomentazioni sciocche hanno la peggio finendo col gettare ulteriore discredito sulla già traballante credibilità della Chiesa.
* "Dal Mandilio di Edessa alla Sindone di Torino. Metamorfosi di una leggenda"
Anche in rete pubblica uno studio specifico, consultabile liberamente, "Forme e vicende del Mandilio di Edessa"
La disamina contiene una ricerca iconografica che si allarga alle reliquie documentate sino a ricostruire la storia del famoso reliquiario custodito a Costantinopoli dagli Imperatori bizantini a partire dal 944 d.C.
Nel 1204 la città fu assalita e saccheggiata dai Crociati i quali salvarono il reliquiario divenuto proprietà di Baldovino I, nuovo Imperatore di Costantinopoli nel 1228, fu poi venduto da suo figlio Baldovino II dietro pagamento di una cifra esorbitante a (Ludovico) Luigi IX detto il Santo, Re di Francia dal 1226 fino alla sua morte nel 1270 (poi è' stato fatto veramente Santo). Al termine del particolareggiato excursus storico, Nicolotti conclude:
Siamo in grado di sapere con precisione quali furono le reliquie cedute al sovrano francese perché ci è pervenuto il testo di una dichiarazione, datata giugno 1247, che le elenca una ad una:
"La sacrosanta corona di spine del Signore, e la santa croce; poi del sangue del Signore nostro Gesù Cristo; i panni dell’infanzia del Salvatore, con i quali fu avvolto nella culla; un’altra grande porzione del legno della santa croce; il sangue che, per stupefacente miracolo, stillò da un’immagine del Signore percossa da un infedele; poi la catena, o vincolo di ferro, fatto quasi in forma di anello, con il quale, si ritiene, nostro Signore fu legato; la santa tela inserita in una tavola; gran parte della pietra del sepolcro del Signore nostro Gesù Cristo; del latte della beata vergine Maria; poi il ferro della sacra lancia con il quale il fianco del Signore nostro Gesù Cristo venne trafitto; un’altra piccola croce, che gli antichi chiamavano croce trionfale, perché gli imperatori erano soliti portarla alle guerre per speranza di vittoria; la clamide scarlatta che i soldati misero addosso al Signore nostro Gesù Cristo, a suo scherno; la canna che gli posero in mano al posto dello scettro; la spugna piena d’aceto che gli sporsero quando era assetato sulla croce;parte del sudario con il quale il suo corpo fu avvolto nel sepolcro; poi il lino di cui si cinse quando lavò i piedi dei discepoli, e con il quale asciugò i loro piedi; la verga di Mosè; la parte superiore della testa del beato Giovanni Battista, e le teste dei santi Biagio, Clemente e Simeone"* (Epistula Ludovico IX).
Questo documento storico conferma che sino al 1247 d.C. non esisteva ancora la ben più famosa Sacra Sindone in Francia ove, come sappiamo, farà la sua comparsa a Lirey un secolo dopo, "devotamente" integra. San Luigi, Re di Francia, grazie al potere e ai capitali a sua disposizione avrebbe certamente completata la sua già ricca collezione di reliquie sostituendo il "pezzo di Sindone", ovviamente falso, con la Sindone "autentica".
* San Biagio, ne abbiamo dimostrato l'invenzione all'inizio di questo studio; san Simeone anche lui inventato, vedi studio IV; san Clemente (Alessandrino) idem, vedi studio V.
L'analisi di Nicolotti, negando l'identificazione del Mandylion con la Sindone di Torino, di fatto (solo su questo punto), conferma le conclusioni dei maggiori sindonologi atei italiani, Antonio Lombatti, collaboratore del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) e Luigi Garlaschelli del Dipartimento di Chimica Organica dell'Università di Pavia.
Tutti insieme, pur "militando" in schiere contrapposte, i loro studi evitano, accuratamente ma con ragioni diverse, di entrare nel merito della cruenta storia scritta nei decreti conciliari sulle reliquie e la raffigurazione delle divinità cristiane. Così come, insieme, evitano la lettura comparata dei documenti neotestamentari con quelli afferenti la Tradizione patristica che trattano il momento della morte e risurrezione di "Nostro Signore", e il periodo seguente quando entrano in azione i Suoi successori.
Da quanto risulta, l'Ultimo Protocollo equiparato a Comandamento e rivelato da Dio dall'Alto dei Cieli ai Sindonologi Mistici ed agli Eletti Scienziati Illuminati, viene ottemperato anche dagli scienziati atei
(la minuscola è d'obbligo quando non si tratta di Santi) e dallo stesso CICAP.
Tanto peggio per loro perché l'apparizione miracolosa voluta dal Creatore, apparsa sulla Sindone in contemporanea con la Grande Ostensione del 2010, la scritta "ENEA", mai vista prima, viene scoperta, manco a dirlo ... dall'ENEA. Sì, avete capito bene, l'Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie Energia e sviluppo sostenibile. E quando la "Scienza" entra in campo contro la "Scienza" ... le cose si complicano per la "Scienza".
La notizia viene ufficializzata dal dottor Paolo di Lazzaro, responsabile del Laboratorio Eccimeri del Centro Ricerche ENEA di Frascati, il quale spiega subito che l'omonimia della scritta è un caso ma, la dichiarazione seguente chiarisce meglio la posizione dello Scienziato e dell'ENEA:
Centro Ricerche ENEA di Frascati. Ufficio Stampa.
“La Sindone è un enigma scientifico a molte facce”. Ci spiega il dott. Paolo Di Lazzaro, responsabile del Laboratorio Eccimeri del Centro Ricerche ENEA di Frascati “La misura di radio datazione effettuata con il carbonio 14, per esempio, ha collocato l’origine del telo in pieno medioevo (1260–1390) ma questa misura sembra aver sofferto sia di errori materiali di calcolo sia di problemi di contaminazione, ed è in contrasto con molti indizi tessili, iconografici, storici che suggeriscono che questo telo sia più antico di quanto dica la radio datazione”.
Non ci vuole molto a capire che l'Eletto Scienziato Illuminato ha emesso un Giudizio Divino basato sulla semplice Fede poiché "sembra" e "indizi" non hanno alcuna valenza probatoria scientifica, utili, questo sì, ad eccitare e indottrinare gli sprovveduti, e Di Lazzaro lo sa bene. Consapevolmente il dottor Paolo alimenta la credulità superstiziosa coinvolgendo la Scienza in quanto suo rappresentante, quindi "testimone" della inaffidabilità della stessa, ottenendo quanto si era prefisso: il Sacro diventa certezza, la Scienza no!
Dottor Di Lazzaro, prima di richiamarsi a "indizi storici", si legga la Storia, e al contempo si legga i Sacri Testi e la documentazione patristica dei "Successori di Cristo", poi, dopo una decina d'anni di studi a tempo pieno, stia certo, non oserà più fare "sparate" in cui miscelare Credo e Scienza al fine di insinuare pesanti dubbi su misurazioni fatte da tre Istituti di rilevanza mondiale che si sono avvalsi di strumenti scientifici ai quali Lei stesso, in ultima analisi, affida i suoi oracoli.
L'Illuminazione che ha folgorato lo Scienziato Eletto si concretizza con la "ricostruzione" del "Bagliore Divino della Risurrezione" che generò Cristo nel lenzuolo funebre entro cui fu avvolto lasciandovi la Sua Impronta nell'attimo in cui "sparì". "I ricercatori dell'ENEA credono sia stato un potente fascio di raggi ultravioletti a marcare indelebilmente il Sudario di Cristo" dice Giacobbo all'inizio dello show; e aggiunge "una potente luce si generò dal Corpo di Cristo all'interno del Sudario"; poi fa scendere in campo Di Lazzaro, che si presta ben volentieri, e il dottore, con un laser a eccimeri, produce un potente raggio di luce ultravioletta "di energia pari a quella di quel giorno di 2000 anni fa"(sottolinea Giacobbo).
Il laser, indirizzato su un piccolo campione di tessuto "riesce" a bruciacchiarlo facendogli una macchia o ombreggiatura (che i pii chiamano "impronta"). "Cambiando l'onda di emissione abbiamo ottenuto un colore molto più giallo e molto più vicino alla colorazione cromatica della immagine sindonica; l'azione coinvolge le fibre più esterne, quelle che guardano la luce laser" conclude lo Scienziato.
E allora? Cosa c'è di speciale nello strinare con un potentissimo raggio ultravioletto un pezzetto di telo bianco sino a macchiarlo? Lo Scienziato Eletto ci spieghi piuttosto come fa un "laser a eccimeri" a riprodurre la assenza di deformazioni geometriche tipiche di un corpo tridimensionale al quale aderisce un lenzuolo come una maschera al volto di un uomo.
Perché, quando spianiamo la maschera ben stirata come il Lenzuolo di Torino, quella che i Sindonologi Mistici chiamano "Impronta del Volto" finisce col risultare una grottesca faccia slargata a dismisura, e lo stesso vale per il resto del corpo ... ma chi realizzò il falso lo sapeva bene e fece in modo che il "Corpo Sacro" apparisse di proporzioni umane corrette. Già, ma molto più alto della media umana dell'epoca: come si conveniva a un Dio che sovrastava tutta l'umanità.
Roberto Giacobbo, avvalendosi di un intelligente montaggio unito ad una scaltra manipolazione mediatica finalizzata a dimostrare la veridicità della Risurrezione, è riuscito a incantare masse di ascoltatori, convinti di aver assistito a un documentario scientifico ... in quel momento ... poi, appena giunta domenica, gli stadi continuano a riempirsi, ma le Chiese a svuotarsi.
A seguito i "miracolisi" esperimenti compiuti dal Laboratorio ENEA in diretta TV, contiamo sull'interesse del pio scienziato divulgatore cattolico, il professore Antonino Zichichi, affinché, dopo aver raccolto le preventive necessarie adesioni dei fisici più famosi del mondo, promuova gli atti necessari a candidare il dottor Paolo Di Lazzaro presso il Comitato Norvegese di Oslo per l'assegnazione del Premio Nobel per la fisica "essendo riuscito a riprodurre l'energia che si sprigionò da Cristo al momento della Sua Risurrezione". Rimaniamo in devota attesa della conferma ufficiale del prestigioso riconoscimento, orgoglio dell'ingegno italiano.
Dopo questa fastidiosa sequela di "prove", "teorie", "confutazioni", "fantasie", "credenze", "convinzioni", sciocche e spesso puerili, ma soprattutto superstiziose e caparbie, rimangono semplici e brevi considerazioni dalle quali non si può prescindere. Particolari che qualsiasi prete o semplice studioso di testi sacri e tradizione patristica conosce alla perfezione ... ma che tace volutamente per calcolato opportunismo.
Una volta accettate per vere le narrazioni evangeliche canoniche neotestamentarie, basta leggerle con attenzione critica per ricavare i dati inerenti alle reliquie documentate nei Sacri Testi. Nel caso della Sindone e del velo usato per asciugare il volto di Cristo seguiamo cosa dice il vangelo di Giovanni dopo che Gesù fu deposto nel sepolcro da Giuseppe d'Arimatea seguito da Nicodèmo:
"Vi andò anche Nicodèmo e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libre. Essi presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con gli oli aromatici" (Gv 19,40. Bibbia CEI).
"Allora Simon Pietro, insieme all'altro discepolo (Giovanni) si recarono al sepolcro. Correvano insieme ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi vide per primo le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro ed entrò e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era statoposto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte"
(Gv 20,3/7. Bibbia CEI).
Questa è tutt'ora la traduzione ufficiale del vangelo di Giovanni da parte della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) conforme al "Codex Vaticanus Graece 1209": quindi una Sacra Scrittura in vigore da oltre 1500 anni, utilizzata per evangelizzare la intera Cristianità.
Scopo dello scriba di questo vangelo fu di rappresentare l'imbalsamazione della salma del Messia da parte dei due autorevoli Giudei, già forniti di trentadue chili (in libbre romane) di miscela balsamica, secondo rituali riservati ai Re e praticati nei paesi orientali, dall'India alla Persia fino all'Egitto. Erano salme sacre e dovevano essere preservate dalla decomposizione garantendo loro una vita eterna nell'aldilà dopo essere state cosparse di unguenti e avvolte con bende di lino intrise nella stessa sostanza.
La miscela di mirra e aloe aveva questa proprietà ma, come tutti i credenti riconoscono (in ossequio alla fantastica teologia dell'evangelista), il rituale per impedire la putrefazione del Suo cadavere non servì a Gesù: Egli risuscitò da morte entro il terzo giorno, prima di decomporsi.
Il vangelo di Giovanni, a differenza dei tre sinottici, non parla di lenzuolo nel quale fu avvolto l'intero corpo di Cristo quando fu deposto dalla croce: l'unico sudario era un telo posto sul suo capo, quindi di misura molto ridotta rispetto a quello utile a contenere l'intero corpo come una sindone di oltre quattro metri.
Infatti i vangeli sinottici non riportano la presenza del piccolo sudario, pertanto, mentre la tumulazione della salma è uguale in tutti i vangeli, viceversa, il procedimento rituale per l'imbalsamazione del corpo si realizza solo nel quarto vangelo.
La sepoltura più famosa dell'umanità viene descritta con due rituali funebri, diversi e contratanti fra loro, riguardanti lo stesso defunto, e il fatto non può che discreditare la successiva narrazione della risurrezione del cadavere, un fenomeno che viola le leggi naturali, ragion per cui: impossibile.
Sin dal 1979, sotto il neo eletto papa Karol Wojtyla, l'Accademia Pontificia delle Scienze manifestò l'intenzione, attraverso un protocollo pubblico, di sottoporre la Sindone di Torino a vari esami tra i quali la datazione al radiocarbonio. Da allora l'attenzione degli esegeti si è focalizzata sulle descrizioni degli evangelisti al momento della deposizione e preparazione per la sepoltura della salma di Cristo, evidenziando la diversità fra i sinottici, in cui si descrive un lenzuolo come sudario, e il vangelo di Giovanni che specifica "avvolsero il corpo in bende", non nella Sindone.
Le eminenze grigie, giustamente, paventavano che la pubblicità, scaturita da un esame pubblico della reliquia più famosa della cristianità, avrebbe aumentato la curiosità delle masse, cui sarebbe seguita l'inevitabile denuncia della grave contraddizione fra i vangeli, finendo col ridurne la credibilità. Inoltre, a peggiorare il giudizio, molti critici avevano iniziato ad insinuare che il falsario della Sindone fu obbligato ad ignorare il vangelo di Giovanni perché non poteva eseguire l'opera particolareggiata su delle bende. Ma la Chiesa era con le mani legate: se avesse modificato la traduzione del vangelo di Giovanni avrebbe scatenato la reazione dei critici e attirato ancor più l'attenzione sul grave contrasto fra le diverse testimonianze evangeliche della "resurrezione di Cristo". Come nel caso di Luca quando, nel suo vangelo, narra di un Gesù appena risorto che si intrattiene con gli apostoli giusto il tempo di consumare nel "cenacolo" una cenetta a base di pesce e ... "alzate le mani, li benedisse e si staccò da loro e fu portato verso il cielo" nel medesimo giorno
(Lc 24,51).
Ma lo stesso Luca, in "Atti degli Apostoli", rilascia una versione diversa: "Egli (Gesù) si mostrò ad essi (gli apostoli) vivo dopo la sua passione, con molte prove (sic), apparendo a loro per quaranta giorni ... e fu elevato in alto ai loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo" (At 1,3/9).
Nel 1988, quasi in sordina, un prete laziale, ossessionato dalla dubbia credibilità circa la "Resurrezione di Cristo" a causa le contraddizioni evangeliche, don Antonio Persili, banalizzando apertamente e con superficialità la millenaria versione ufficiale, decide autonomamente di "riparare" il vangelo di Giovanni e pubblica il suo studio in un volumetto che, non potendo fare altro, viene ignorato dalle autorità ecclesiastiche: "Sulle tracce del Cristo risorto. Con Pietro e Giovanni testimoni oculari".
Dovranno passare una dozzina d'anni di dispute interne sulla Sindone prima che qualche esegeta della Chiesa pensasse che era opportuno modificare il vangelo di Giovanni, in quel preciso punto. Al contrario, i veri esegeti ecclesiastici, le sottili Eminenze Grigie, hanno capito che il volenteroso prete era animato da un sincero "eccesso di fede" ed hanno fatto finta di niente, ben sapendo che se avessero iniziato a "correggere" i vangeli ... sarebbero stati costretti a riscriverli tutti dall'inizio, appunto per "l'eccesso di contraddizioni" in essi contenute.
Nel 2000 d.C., anno del Grande Giubileo Cattolico, è iniziata a circolare la versione, tuttora ufficiosa, in grazia della "Rivelazione Divina" ricevuta dall'evangelista don Antonio Persili, incentrata sul brano di Giovanni, corredata di nuove teorie e "dovutamente" caricata di tortuosi grecismi ricercati nel groviglio dei vocabolari disordinatamente sfogliati, ma, non essendo bastante estrapolare qualche parola, per corroborare la sua teoria le cambia con delle nuove.
Ignorando il preciso rituale dell'imbalsamazione e le motivazioni escatologiche rappresentate dallo scriba, il brano appena sopra letto viene modificato nel nuovo vangelo di don Antonio Persili ed entusiasticamente accettato dai saccenti dèditi a fare apostolato, ma frustrati dal vangelo di Giovanni "discepolo prediletto di Gesù", il quale viene fatto passare come "giovane inesperto" ... nonostante, quando scrisse il vangelo, era quasi centenario. Un particolare che l'evangelista Persili e gli avviliti sapienti, con Vittorio Messori "capocordata", si guardano bene dall'evidenziare.
Ecco il nuovo versetto "riparato":
"Giovanni ... chinatosi, scorge le fasce distese, ma non entrò. Giunge intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entra nel sepolcro e contempla le fasce distese e il sudario che era sul capo di lui, non disteso con le fasce, ma al contrario avvolto in una posizione unica".
Le motivazioni di chi ha scritto questo brano, e di chi lo condivide, sono evidenti dal momento che la stessa "necessità" di modificare un vangelo, già da sola, dimostra che chi lo fa sa che fu scritto da uno scriba senza alcuna "rivelazione" di Dio; quindi sa che può "correggerlo" per ridurre le contraddizioni con le altre "resurrezioni". Ma consigliamo i lettori di non "infilarsi" nel web in questa "ricerca" per evitare di ritrovarsi nel mezzo di una bolgia mediatica tipo quella relativa il Mandylion-Sindone e, soprattutto, perché ... è inutile.
Più i falsificatori si agitano per "salvarsi" dalle sabbie mobili delle sacre contraddizioni e più finiscono coll'affondarvi.
Non è un caso che Dio abbia dettato il Protocollo Divino equiparato a "Comandamento", in base al quale tutti i Sindonologi Mistici e gli Eletti Scienziati Illuminati devono astenersi dall'entrare nei particolari neotestamentari: «Evitare, tassativamente, ulteriori "Rivelazioni Divine" e smettere di citare la storia patristica cristiana sino a tutto il IV secolo, nonché qualsiasi Concilio tenutosi su le "Sacre Impronte" dal VI secolo in poi, pena le Fiamme dell'Inferno» ...
Sì, il Padreterno aveva delle ottime ragioni per impedire che il castello di sabbia delle menzogne si sciogliesse col sopraggiungere delle onde del razionalismo storico.
Dopo che la Chiesa Universale ha indetto l'ultima Santa Crociata Mediatica e chiamato a raccolta gli "Scienziati di Cristo", incitandoli ad elaborare teorie scientifiche di "ultima generazione" da esporre nel Concilio Iconòdulo sulle "Sacre Impronte" tenutosi a Torino nel 2010, la grancassa ha suonato così forte che, ormai, l'elenco delle "Impronte" rilasciate dalle "Sacre Reliquie" è talmente lungo che la immancabile, pedissequa Wikipedia, "Per Grazia Ricevuta" lo ha sciorinato compiutamente. E sappiamo tutti che qualsiasi informazione "entrata" nel web, lì resta ... anche a voler cancellare "la fonte".
Allora, a partire dai vangeli, limitiamoci a seguire il percorso delle due reliquie in essi citate e decantate a squarciagola dalla cristianità praticante: la Sindone, lungo sudario del Cristo defunto e il piccolo sudario che avvolse il Suo capo.
L'unico ad entrare nel Sacro Sepolcro fu Simone Pietro, lui vide i due sudari, intanto fuori era già risorto "Rabbunì, il Maestro" e parlava con Maria di Màgdala. Poi, nello stesso giorno, la sceneggiatura si sposta dal sepolcro alla casa dove si erano rifugiati gli apostoli, e lì Gesù si rivela anche a loro già risorto, per otto giorni. Poi si rivela ancora a loro sul mare di Tiberiade, e dal lago ... le rivelazioni proseguono nella Città Santa in "Atti degli Apostoli".
Ove leggiamo che i Successori di Cristo si riuniscono per quaranta giorni: prima nel Cenacolo sul Monte degli Ulivi, poi a Gerusalemme, assieme a Maria Vergine in attesa dello Spirito Santo "assidui e concordi nella preghiera". Fra essi è presente Simone Pietro, l'unico di loro ad essere entrato nel Sacro Sepolcro, quindi il solo ad avere il Sacro Dovere di salvaguardare le due reliquie del Figlio per consegnarle alla Madre di Cristo.
Ma, lo scriba di "Atti" che si firma Luca, non sa nulla della Sindone riferita dallo scriba del vangelo di san Luca. Pertanto questo amanuense non sente il dovere di far restituire da san Pietro alla Theotòkos "Θεοτόκος", la Madre di Dio, come è chiamata nel vangelo lucano, il lenzuolo funebre di Suo Figlio. Lo stesso vale per il piccolo sudario che avvolse la testa di Cristo.
A questo punto, per gli iconòduli reliquiaristi le cose si complicano davvero. Nella casa, assieme agli altri apostoli, è presente anche Giuda "non il Traditore", il quale, stando alla "tradizione" inventata durante le lotte iconoclaste tra cristiani, già possiede il fazzoletto con l'Immagine di Gesù vivo e, quanto meno, deve sentire il cristiano obbligo di farla vedere a Sua Madre ed agli stessi apostoli, perché essi riferiscano la parabola nei vangeli e nelle loro lettere, informandoli, inoltre, che lui stesso, dopo la discesa dello Spirito Santo, avrebbe ordinato all'apostolo Taddeo (ma, come sappiamo, san Luca non lo conosce, infatti lì non c'è) di recarsi a Edessa per consegnare ad Abgar il Mandylion e miracolare l'intera città affetta dalla lebbra, secondo la testimonianza di Eusebio riferita tre secoli dopo, ripresa ancora due secoli successivi dagli "Atti di Taddeo":
"Dopo l'ascensione di Gesù, Giuda, detto anche Tommaso, mandò ad Abgar l'Apostolo Taddeo".
Ma, nella narrazione sacra apostolica dei loro "Atti", neanche Giuda, lì presente, espresse alla Madre di Cristo questa "volontà" ordinata da Suo Figlio quando era in vita.
Ecco perché a Nicea II, come abbiamo sopra visto, tutti i presenti all'assemblea conciliare, indistintamente, sapevano che nessun Apostolo, Padre, Vescovo, Papa o storico cristiano, sino ad Eusebio di Cesarea, aveva mai sentito parlare, non solo di "Sacro Volto", ma neanche di semplice "lettera divina" che, nel giro di un paio di secoli dopo il menzognero Vescovo, si trasformerà in "Immagine Sacra di Gesù".
Intanto, mentre stiamo scrivendo queste righe, il frastuono della Crociata Mediatica indetta da Santa Madre Chiesa per comprovare l'esistenza delle Sacre Reliquie, non si placa, anzi, continua peggio di prima perché, ormai, i depositari iconòduli delle "Rivelazioni Divine" litigano fra di loro nella corsa serrata a chi le spara più grosse, perciò ... si è verificato quello che Dio aveva temuto e tentato di evitare con l'Ultimo Protocollo ...