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La cultura del male

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2007 22:46
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30/09/2007 22:46
 
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Ugo Bonanate. La cultura del male. Bollati Boringhieri, Torino 2003, pp. 118, € 12,00


Davvero l’unica alternativa possibile alla fede nel trascendente è un pensiero negativo, destinato a sfociare nel più disperato nichilismo? Lo sostiene da sempre la burocrazia vaticana, cui oggi vengono in soccorso gli intellettuali ossessionati dalla crisi dell’Occidente: quelli di sinistra, secondo i quali il capitalismo e l’individualismo sono le sorgenti di tutti i mali, e quelli di destra, che lamentano la decadenza della società secolarizzata, a loro avviso impotente di fronte alla sfida del fondamentalismo islamico.

Accomuna tutti costoro una visione dell’uomo come irrimediabilmente contaminato dal male, che lo si faccia derivare dal peccato originale, dall’economia fondata sul profitto privato, da una cultura relativista priva di valori forti. Eppure, obietta Ugo Bonanate, studioso di Filosofia morale dell’Università di Torino, è possibile anche una diversa interpretazione del mondo, caratterizzata da un’antropologia positiva: si tratta di concepire la dimensione della finitudine propria dell’uomo (destinato a un’esistenza breve e travagliata) non come una condanna, ma come un’opportunità da vivere senza recriminazioni.

Per i gran sacerdoti di tutte le religioni, è assurda ogni visione dell’uomo che non lo inserisca in un disegno trascendente definito da Dio. E poiché Dio è per definizione infinitamente buono, se l’uomo vive l’esperienza quotidiana del male dev’essere per forza a causa di una colpa originaria dell’uomo stesso. Bonanate è invece fautore di un’impostazione laica, che valorizza le prospettive del conflitto e dell’imperfezione, tipiche della vita di ciascun essere umano.

«Un’etica del finito» – scrive – «è consapevole di non saper proporre se non indicazioni e suggerimenti. Essa non si prefigge di tracciare percorsi che portano sempre alla meta. Al contrario, sa che il cammino su cui guida è quello dell’approssimazione. Le mete che addita e alle quali può avvicinare appartengono però integralmente all’umanità e nascono da aspirazioni comuni a ogni uomo. In quanto tali, sono sottratte al miraggio (cui più fonti cercano di costringere a prestar fede) del possesso di un valore che va al di là dell’umano».
Piccole pillole di saggezza, un salutare antidoto alla retorica confessionale e al piagnisteo distruttivo che ci bombardano dai mass media.


Epicuro
ottobre 2005


www.uaar.it/ateismo/opere/90.html
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