00 26/05/2013 22:46

Francesco Scrittore Ateo -
Gli adulti possono credere in quello che vogliono, ma i bambini devono crescere senza subire condizionamenti dai genitori e dalla società, soprattutto quando si parla di Dio.

La fede è qualcosa che possono avere e comprendere solo gli adulti, se un bambino viene influenzato dalla famiglia e dalla cultura dominante in cui cresce, nella maggioranza dei casi non riuscirà a scegliere in modo autonomo quale religione seguire, ma si limiterà a rimanere cristiano o induista solo perché, per puro caso, è nato in una famiglia cristiana o induista.

Al contrario di quello che cerca di far credere la religione, l’esistenza di Dio non è qualcosa di ovvio, si tratta di una credenza, e bisogna mettere le persone in condizione di scegliere se crederci o no in modo autonomo. Ad essere ovvia è solo l’innocenza e la semplicità dei bambini, tutto il resto è una questione personale.

Jean Piaget (1896-1980), considerato il fondatore dell’epistemologia genetica, (lo studio sperimentale dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo), studiò a fondo lo sviluppo cognitivo dei bambini, sviluppando una distinzione tra gli stadi dello sviluppo cognitivo, dividendoli in 4 parti:

Senso-motorio (dalla nascita ai 2 anni).
Pre-operatorio (dai 2 fino ai 6/7 anni).
Operazioni concrete (dai 6/7 gli 11 anni).
Operazioni formali (dai 12 fino ai 16 anni).

Fino al termine del terzo stadio, ovvero quello delle operazioni concrete, il bambino non è assolutamente in grado di fare tutte quelle operazioni astratte che sono necessarie per comprendere la natura dei discorsi filosofici, non è in grado di capire argomenti che hanno a che fare con il trascendente. Fino agli undici anni, il bambino non ha le capacità cognitive per capire i discorsi su Dio, solo durante l’ultimo stadio comincerà gradualmente a comprenderli davvero. Un bambino, al massimo, può credere in Dio proprio come crede in Babbo Natale, in realtà non ha la più pallida idea di cosa sia veramente Dio, la fede o la religione.

Ma cosa succede ad un bambino che nasce in una famiglia cristiana? I genitori lo battezzano a pochi mesi di vita, quando in pratica è capace solo di pisciarsi e vomitarsi addosso, non ha la minima idea di cosa gli stiano facendo, e pensare che si tratta di qualcosa che gli condizionerà per sempre la vita, eppure non gli viene concessa la possibilità di scegliere se ricevere quel sacramento, come se fosse una bambola vuota da riempire con i desideri dei genitori. In seguito, più precisamente verso i dieci anni, al bambino viene fatta fare la prima comunione, ma anche in questo caso sarebbe assurdo pensare che sia una sua scelta, un suo desiderio basato sulla fede. Col cavolo, un bambino di dieci anni non ha la più pallida idea di cosa sia Dio, per lui ricevere quel sacramento è solo una delle tante cose che bisogna fare perché lo dicono mamma e papà, niente di più.

Insomma, se vogliamo parlare di scelta consapevole e fede personale, dobbiamo dare la possibilità ai bambini di crescere senza subire condizionamenti su cose che non possono comprendere, altrimenti è normale che quasi tutti quelli che nascono in una famiglia cristiana diventino a loro volta cristiani: si tratta del risultato di un condizionamento psicologico, la fede non c’entra un benemerito cazzo, non serve una laurea in psicologia per capire una cosa del genere, serve solo buon senso, cazzo!

Potete pensare quello che volete, ma è incontestabile che i bambini assorbono tutto come delle spugne, se vengono condizionati fin da neonati potrebbero non riuscire, una volta adulti, a credere in Dio per vera fede. Rendetevi conto che i vostri figli non sono delle bambole vuote da riempire con i vostri ideali, va bene guidarli e consigliarli, ma senza condizionarli su tutte quelle cose che riusciranno a comprendere solo ad una certa età, altrimenti, lo ripeto, come risultato finale avremmo una persona incapace di fare una scelta con la sua testa a causa delle continue influenze subite.

Queste critiche valgono anche per la scuola. Nelle scuole bisognerebbe insegnare “Storia delle Religioni”, dovrebbe esserci una materia dedicata allo studio del fenomeno religioso, soprattutto da un punto di vista psicologico. In questo modo, non solo i ragazzi comincerebbero a valutare la credenza in Dio da diversi punti di vista, ma avrebbero anche una conoscenza generale delle principali religioni esistenti. Invece, cosa succede attualmente nelle scuole?

Viene insegnata la religione dominante da un punto di vista acritico, i ragazzi, già influenzati dalla famiglia, ricevono il colpo di grazia a scuola, la quale dovrebbe invece essere fonte di conoscenza e scetticismo. Inoltre, siccome Dio è sempre stato ed è rimasto una credenza, il professore di religione (proprio come il prete) dovrebbe essere considerato alla stregua di un astrologo. Pensateci, la scuola paga persone che insegnano ai ragazzi che esiste un essere nel cielo, una entità onnipotente che deciderà le sorti del nostro destino, proprio come gli astri che, secondo l’astrologia, influenzerebbero la nostra vita tramite forze trascendentali.

Esistono insegnanti di religione per ogni tipo di scuola, perché non ci sono anche insegnanti di astrologia? Forse perché la credenza in Dio ha ancora un grande potere sulle menti dei più deboli? Forse perché viviamo in un mondo nel quale gli adulti hanno un dannato bisogno di credere nel paradiso? Forse perché sono pochi quelli che si lamentano, e chi lo ha fatto in passato è stato mandato al rogo? La religione, soprattutto se imposta già in tenera età (e quasi sempre è così), può creare facilmente dei complessi legati alla paura del giudizio divino.

Noi siamo animali, abbiamo istinti che non devono essere repressi se vogliamo vivere con serenità e completezza. Uno degli istinti più forti che abbiamo è senza dubbio quello sessuale, ed è proprio questo istinto ad essere maggiormente criticato dalla religione, al punto che molte persone, nel profondo della loro intimità, si sentono “sporche” ogni volta che hanno a che fare con il sesso, che invece dovrebbe essere una delle cose più naturali.



«Per un fanciullo la religione significa semplicemente paura. Dio è un uomo potente che vede tutto; Egli può vederti dovunque tu sia. Per un fanciullo spesso ciò significa che Dio può persino vedere quello che avviene sotto le coperte. E introdurre la paura nella vita di un fanciullo è il peggiore di tutti i delitti.» (Alexander S. Neill)



Tratto dal quinto capitolo del mio pamphlet "Fiero Di Essere Eretico!"

ateocorporation.webnode.it/libri-pubblicati/fiero-di-essere-e...

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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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