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L'ostilità del cristianesimo nei confronti di quell'insieme di miti, credenze, rituali, che va sotto il nome generico di stregoneria, incomincia sin dal IV secolo. Di fronte alla "messa al bando" del paganesimo (390), ma alle prese col permanere delle sue pratiche soprattutto tra i ceti rurali, il cristianesimo vittorioso non può fare altro che "demonizzare" gli dei della tradizione popolare, che non si rassegnano facilmente a lasciare la scena. Li equipara allora a creature infernali e il loro culto è considerato uno dei tanti inganni del diavolo per allontanare gli uomini dall'ossequio all'unico vero Dio. Infatti alla stregoneria, come alla magia, di cui la stregoneria è parte, vengono rimproverati non tanto la pratica del male, quanto il rifiuto del Dio della Buona Novella e l'esercizio di "attività infami" poiché contrarie alla religione ufficiale.

Le donne che celebrano i culti agrari della tradizione non sono semplici continuatrici di un paganesimo contadino, ma, secondo la visione clericale, hanno venduto la loro anima al diavolo per poter avere poteri magici e trasformarsi in animali. Esse servono il loro signore (il diavolo) in una sorta di vassallaggio feudale al negativo, con ogni sorta di azione malvagia. Prima fra tutte vi è la minaccia all'infanzia, sia attraverso le pratiche abortive, sia attraverso l'infanticidio o il danneggiamento fisico dei piccoli. In tale visione misogina la strega è l'opposto della Madonna, che è vergine e madre; essa invece è lussuriosa e sterile; minaccia la capacità riproduttiva che infiacchisce con le sue arti (legamenti, fatture d'amore) perciò è nemica dell'intero genere umano.

Ma tanto forte è la persistenza di tali credenze, che ancora nell'Alto Medioevo la Chiesa e le istituzioni civili da essa influenzate si muovono in maniera cauta e incerta nei confronti della stregoneria, attente a riportare il problema nell'ambito della ragione, a togliere spazio a quelle superstizioni che nulla hanno a che spartire con la rivelazione di Cristo. Per coloro che hanno fatto ricorso ai servizi di una strega la legge dei Franchi prevede nel V secolo una semplice multa ed eventuali riparazioni finanziarie verso coloro che siano stati danneggiati da un intervento magico. In Inghilterra una risoluzione del concilio di Bergampstead del 697, adottata anche dalle autorità civili, stabilisce la sola confisca dei beni per quanti siano stati sorpresi a sacrificare al demonio. Nel VIII secolo S. Bonifacio afferma che credere alle streghe e ai lupi mannari non è cristiano; pochi anni più tardi Carlo Magno decreta la pena di morte per chiunque mandi al rogo una strega; un secolo più tardi S. Agobardo, arcivescovo di Lione, confuta l'idea che le streghe possano suscitare le tempeste, proponendo una interpretazione delle pratiche magiche tale da negare ogni valore agli incantesimi e ai malefici. Per Agobardo, infatti, le streghe e gli stregoni sono solo dei poveracci, più che altro degni della pubblica compassione: "Sono tante ormai le sciocchezze che si sono diffuse in questo misero mondo, che i cristiani ora credono ad assurdità a cui prima non credevano neppure i pagani, che pure ignoravano l'esistenza del Creatore". Il Canon Episcopi, del IX secolo, è il documento che espone nel modo più compiuto la posizione della gerarchia ecclesiastica: "Alcune donne scellerate, sedotte dagli inganni e dalle apparizioni dei demoni, credono e dichiarano di andare a cavallo di alcune bestie nelle ore notturne […]. I sacerdoti perciò nelle chiese a loro affidate devono continuamente predicare al popolo per far sapere che simili cose sono perfette menzogne e che queste fantasie vengono instillate nelle menti prive di fede non dallo spirito divino ma da Satana […]. Chi può essere tanto sciocco e tanto ottuso da credere che tutte queste cose che hanno luogo solo nella mente accadano anche nella realtà?"

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