00 04/06/2007 20:18
Un interessante excursus della storia che ho trovato in un sito di un amico devoto del cattolicesimo come me,che forse non è più.Ve lo ripropongo a puntate (46) perchè è scritto in un modo piacevole e scorrevole e non stancante.
Buona lettura.

=omegabible=



VENTI SECOLI DI PAPATO


1


Cosa sappiamo della nostra Chiesa?

Traendo spunto da quanto altri hanno scritto prima di me, generalmente appartenendo ad altre confessioni religiose (p.e. protestanti), mi sono chiesto quale corrispondenza vi fosse tra la catechesi sull'evoluzione della Chiesa e la realtà storica.

Indagando in questo specifico contesto ho scoperto di sapere troppo poco della religione nella quale sono stato educato e quel poco di saperlo male.

Sull'aspetto storico della Chiesa Gerosolimitana, sulla possibile realtà storica del Cristo e sulle originarie divergenze interpretative (primi due secoli) ero abbastanza ferrato, pur con tutti i dubbi possibili, ma dei residui diciotto secoli, per quanto riguarda specificatamente la storia della Chiesa, mi sono reso conto di non saperne abbastanza.


Così ho deciso di buttare in rete il materiale che ho potuto consultare e verificare, cosa che farò a puntate (almeno fino a quando mi sarà permesso).

Ecco, più o meno, quello che ho scoperto: La prima cosa che ho rilevato è quella che, sfruttanto il titolo di un bel romanzo di R.Vacca, può essere veramente definita la "suprema pokazuka", cioé la più curiosa e visibile operazione di "camuffaggio" che abbia avuto luogo dal II secolo d.C. sino ad oggi. E, sostanzialmente, è costituita soltanto da un brandello di stoffa. Sulla croce è inchiodato un Cristo, rappresentato così, a parte qualche eccezione (nella quale appariva completamente vestito o, addirittura, a fianco della croce o in disparte), solo dal VI° secolo d.C., e con uno straccio intorno alla vita, a coprire le pudenda.

Perchè?

Vista l'aria che tirava direi soltanto per nascondere la circoncisione che Gesù, ebreo osservante e probabilmente patriota nel senso più religioso del termine (v.: Gesù il Cristo - la figura storica ), sicuramente esibiva.

E la necessità di nascondere questa particolarità anatomica derivava dall'incongruenza tra la persecuzione degli ebrei deicidi, richiesta a tutti i buoni cattolici dalla Chiesa su preciso, ma falsificato, incarico dello stesso Gesù, un ebreo, e l'essere il Cristo un giudeo nel senso più proprio del termine.

Occorre ricordare che la persecuzione degli ebrei, che durante i primi tre secoli dopo Cristo erano cittadini dell'impero con piena capacità giuridica (fatto salvo il periodo delle guerre ebraiche), comincia esplicitamente dopo Costantino.

Essi vengono esclusi dalle cariche civili ed amministrative. Viene loro proibito di impiegare gentili e dare o ricevere da cristiani assistenza medica, mentre i matrimoni tra cristiani e giudei vengono considerati alla stregua di adulteri.
(sempre tanto per rompere inserisco un link ad alcune pagine tratte da Summa Omnium Conciliorum et Pontificum del 1691, sempre sul trattamento dei giudei)

Innocenzo III diede loro un ulteriore stoccata
(da ricordare, a conferma, che nel Concilio IV di Laterano, tenutosi nel 1215 sotto di lui, oltre al resto, nel canone 68 si precisa: Statuimus ut Iudæi utriusque sexus in omni Christianorum provincia et in omni tempore qualitate habitus publice ab aliis populis distinguantur" ed al canone 69: Nec Iudæi...officiis publicis præficiantur", etc.etc. Ma già nel II di Nicea, 787, era proibito agli ebrei di avere servi cristiani e di partecipare alla vita della comunità)
e, forse, la botta finale, per così dire, arriva da Paolo IV, con la sua Bolla "Cum nimis absurdum" del 1555, nella quale vengono formalmente istituiti i "ghetti".

Gli ebrei vengono obbligati a cedere tutti i loro beni, viene loro vietato di esercitare attività commerciali e trattare granaglie, mentre possono vendere cibo in genere e abiti "di seconda mano" (alias stracci. Erano diventati stracciaroli). Viene loro permessa una sinagoga per città (dentro al ghetto). Tutti i loro libri vengono bruciati e vengono costretti ad indossare , in pubblico, un cappello giallo (non poi così diverso dalla stella nazista, anch'essa gialla). Possono parlare solo in latino o in italiano e non devono mai essere chiamati "signore".

Nel giro di pochi mesi ci furono ghetti dappertutto. Quello di Bologna era soprannominato "Inferno". Ed era obbligo di ogni buon cristiano, ove possibile, di portare via i figli agli ebrei per battezzarli e condurli sulla via del Signore.

La faccenda è andata avanti per un pezzo, se si pensa che nel 1823 Leone XII richiude di nuovo gli ebrei nei ghetti e nella 2A Guerra Mondiale il silenzio del Papato è stato più eloquente di una enciclica.



2


Il successore di Pietro?

Il Sommo Pontefice, Giovanni Paolo II°, è chiamato il 263° pontefice, almeno nelle liste Vaticane, ma il numero non sembra così certo.


Ci sono state molte occasioni nelle quali nessuno sapeva con certezza chi, dei diversi pretendenti al titolo, fosse il vero papa.

Soltanto nel 1073 Gregorio VI° proibì espressamente ai cattolici di chiamare "papa" una persona diversa dal vescovo di Roma. In precedenza molti vescovi erano affettuosamente chiamati ed invocati con il titolo di Papa o "pope".

Si sostiene che Pietro fosse il vescovo di Roma, ma non pare nemmeno certo che a Roma egli si sia fermato per un certo tempo (i più accreditati studiosi gli attribuiscono al massimo tre anni di permanenza nella città). E' invece sicuro che nella lettera di Paolo del 58 d.C., indirizzata ai Romani, egli menziona personalmente 29 individui, ma non saluta affatto Pietro. Omissione sconcertante se Pietro fosse stato formalmente il vescovo di Roma.

D'altra parte non c'era alcuna ragione per la quale Pietro dovesse essere vescovo a Roma. Non era nemmeno stato vescovo a Gerusalemme, dove , dopo la morte di Gesù, capo della Chiesa era diventato Giacomo, il fratello del Signore.

C'è poi anche il fatto stranissimo che il nome di Pietro non appare nei primi successivi (all'epoca di Pietro) elenchi dei vescovi di Roma. Ireneo, vescovo di Lione dal 178 al 200 d.C., che può citare con assoluta precisione la propria personale sequenza di "tradizione" vescovile sino a risalire direttamente all'apostolo Giovanni, elenca tutti i vescovi di Roma fino al dodicesimo, Eleuterio, ma, come primo vescovo, parte da tale "Lino".

Altrettanto si ritrova nella "Costituzione Apostolica" dell'anno 270, nella quale si precisa che Lino ottenne la sua nomina direttamente da Paolo.

Proprio nel tentativo di risolvere l'incongruenza in molti elenchi di pontefici seicenteschi i pontefici numero uno e due delle antiche liste, Lino e Cleto, vengono addirittura ridotti alla qualità vescovile, saltando a pié pari da Pietro a Clemente (e ricordiamo che, in realtà, la medesima idea "cattolica" di "papa" era in quel tempo senza significato alcuno).

Secondo alcuni la cosa si spiega soltanto con l'ipotesi che nella mente degli antichi commentatori gli apostoli costituissero una classe a parte, da non confondere con le normali gerarchie, e che essi, gli apostoli, non appartenessero a nessun luogo specifico ma a tutta la Chiesa in senso lato.

La Chiesa ha stabilito come essenziale elemento di "fede" (e di potere come vedremo) che i papi sono successori di S.Pietro come vescovo di Roma, ma egli non ha mai portato quel titolo, che gli fu attribuito solo molti secoli dopo.

Su questa esile ed inconsistente base il Papa è diventato l'ultimo sovrano assoluto sul pianeta, con poteri che hanno del fantastico.

Naturalmente, come tutti i regnanti di questo genere, la sua corte burocratica, la Curia, che alla fin fine ha sempre vinto tutte le sue battaglie, risulta in grado di condizionarne pesantemente le scelte sia direttamente sia indirettamente, filtrando opportunamente le informazioni destinate al Pontefice

Ancora più strano è che questo potere assoluto, costruito appunto sulla inesistente correlazione con Pietro con la straordinaria frase "Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam" (giustificata dagli studiosi con il fatto che in Aramaico "Pietro" e "rocca/pietra" sono entrambi "Cepha"), non abbia trovato fondamento teologico alcuno fino al XV° secolo.

A Cipriano, Origene, Cirillo, Ilario, Gerolamo, Ambrogio, Agostino, per citarne alcuni, non verrebbe mai in mente di applicarla al Papa, anzi proprio fino al XV° secolo era prassi costante riferirsi solo al Signore come unica "pietra portante" della Chiesa.

Inoltre Pietro non era nemmeno un grandissimo esempio in ordine alla "infallibilità" autoattribuitasi dai pontefici. Pietro fece terribili errori sia prima sia dopo la morte di Gesù (i vari tradimenti, il tentativo di impedirgli di andare a Gerusalemme,etc.) tanto che uno dei più grandi studiosi di diritto canonico, Graziano, nel 1150, dice:" Petrus cogebat Gentes Judaizare et a veritate evangeli recedere" , cioè "Pietro spingeva i Gentili a vivere come Ebrei allontanandosi dalla verità del Vangelo".



3


Potere sulla Chiesa?

E, per quanto riguarda la giurisdizione sulla Chiesa, sarà mai passato per la mente a Pietro, mentre predicava al suo minuscolo gregge ad Antiochia o a Roma (se mai ci si è recato), che in un giorno futuro avrebbe avuto il potere sull'intera Chiesa?


Un'idea del genere richiese un mucchio di tempo per prendere forma compiuta nella mente (?) della Chiesa romana stessa. Persino per cominciare a pensarla dovettero attendere che la Cristianità cominciasse ad integrarsi con l'Impero, ed anche allora il vescovo di Roma non rappresentava niente di più di un normale vescovo, come quello di Costantinopoli o di Antiochia, e nessuno avrebbe mai ritenuto opportuno o doveroso andare a chiedergli di dirimere questioni relative al proprio "gregge", di fede o laiche che fossero.
Solo dopo il traferimento della corte imperiale a Costantinopoli (la nuova Roma) si cominciò a separare Pietro da Paolo e a considerare l'idea di una qualche trasmissione di incarico da parte di Pietro (peraltro inesistente e non sufficientemente documentata né documentabile).

Solo per toccare alcuni punti, che vorrei meglio approfondire in seguito, evidenzio altre tre o quattro questioni che mi vengono subito in mente
a) il problema dell'infallibilità del Papa, inesistente nel primo millennio, durante il quale solo i Concilii Generali esprimono le idee, gli indirizzi e le decisioni della Chiesa.
Il primo documento papale indirizzato alla chiesa universale sembra essere, per vera sfortuna, la Bolla di Bonifacio VIII "Unam Sanctam" del 1302, che sollevò più questioni di quante ne risolvesse.
b)quello della ricchezza della Chiesa, organizzazione che sarebbe irriconoscibile ed incomprensibile per Pietro e Gesù, il cui Vicario abita un palazzo con "undicimila" stanze, possiede Gastel Gandolfo e si veste come Goldrake (a dire la verità anche i normali parroci lo fanno durante la messa). Gesù è vissuto povero ed è morto nudo. Il papa da secoli si ammanta d'oro e tessuti preziosi. Contrasto più grande sarebbe difficilmente immaginabile. Petrarca stesso scrisse nel XIV secolo "Mi vengono in mente gli antichi predecessori del papa, osservando questi uomini (vescovi e cardinali) vestiti d'oro e purpureo. Sembra d'essere presso i re Persiani o Parti...".
Che relazione materiale o spirituale ci può essere tra quei poveri apostoli e gli attuali vertici della Chiesa cattolica?
c) l'enorme numero di papi sostanzialmente "eretici" che si è susseguito nel corso di questi ultimi diciotto secoli, che hanno comportato continui sconfessamenti sostanziali di predecessori "in errore" flagrante , malgrado formalmente infallibili, con conseguenze a volte tragicomiche per il futuro della cristianità.(magari anche utili. Pensate se Clemente XI, invischiato nella lotta tra Gesuiti e Domenicani, nel 1715 con un atto di incredibile cretineria politica e di spaventosa intolleranza, non avesse proibito in Cina i riti tradizionali (peraltro nemmeno equivalenti teologicamente alla nostra visita al cimitero). Oggi, con la politica familiare della Chiesa non saremmo 6 miliardi ca. ma quattordici, alla faccia del controllo delle nascite. Saremmo belli che rovinati!). L'atto condusse alla espulsione immediata dei missionari cattolici e dei gesuiti da parte dell'Imperatore della Cina e ad una cruda repressione dei cinesi convertiti.
d) il colpevole ritardo della Chiesa (da sempre) nell'accettare quanto di positivo e nuovo l'evoluzione della scienza e della società offrono all'umanità.

Mi permetto di citare solo alcune delle proposizioni PROIBITE (DA CONSIDERARE FALSE) da Pio IX nel suo Syllabus degli Errori, pubblicato insieme a "Quanta Cura" nel 1864. (trovate una versione integrale qui: Syllabus )
15.Ogni uomo è libero di abbracciare e professare la religione che, guidato dalla luce della ragione, considera vera.
24.La Chiesa non ha il potere di usare la forza, anzi non ha potere temporale diretto o indiretto.
30.L'immunità della Chiesa e del Clero deriva trae le sue origini dalla legge civile.
38.I Pontefici di Roma hanno, con la loro arbitraria condotta, contribuito alla divisione della chiesa in orientale ed occidentale.
76.L'abolizione del potere temporale in mano alla Sede Apostolica contribuirebbe in grande misura alla libertà ed alla prosperità della chiesa
77.Oggi non è più vantaggioso che la religione cattolica debba essere considerata come unica religione di stato, con esclusione di tutte le altre fedi.
79.Da oggi è stato saggiamente stabilito in alcuni stati cattolici che persone che vengano a risiedere nello stato possano continuare a esercitare la propria particolare fede.
80.Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a patti con progresso, liberalismo e moderna civilizzazione.
TUTTO QUANTO SOPRA DOVEVA CONSIDERARSI "FALSO".

Senza soffermarsi troppo si passa da Bruno a Galileo, da Newton a Darwin (tutti scomunicati ed eretici?), dalla democrazia al diritto di voto, concesso persino alle donne, che hanno l'anima solo da qualche secolo (malgrado quanto sostenuto pubblicamente da Propaganda Fidei).


4


Brama di potere

Oggi la maggior parte dei cattolici dà per scontato il fatto che i papi abbiano come loro ideale la Via di Gesù. Gli ultimi papi peraltro, con tutte le possibili critiche, si sono gestiti in maniera da non discostarsi eccessivamente da un comportamento formalmente "cristiano".

I credenti possono aver sentito parlare di Alessandro VI, lo scandaloso Borgia, ma sembra che egli rappresenti un "unicum" nella storia del papato e , comunque, i fedeli assumono come garantito quanto disse de Maistre (storico del XIX secolo) a proposito dei papi più criticabili "In ogni caso le encicliche e le bolle di questi mostri erano irreprensibili".

In verità anche encicliche e bolle, a volte persino di papi unanimamente considerati santi, sono spesso più che reprensibili, ma non sembra questo il punto.

Molti papi non sono stati affatto santi o brave persone ed anche prima del 1870 (data in cui Pi IX perse il potere temporale) raramente erano amati. Più spesso erano odiati o temuti.

Alcuni di loro (i papi) si spacciavano anche per maghi o stregoni, come Gregorio VII e Giovanni XX, che sembra sacrificassero ai demoni per ragioni di lussuria e di donne, o Silvestro II, che aveva addirittura studiato stregoneria a Saint-Benoit de Fleury ed a Siviglia (lo dichiarò pubblicamente).

Le distorsioni cominciano con l'elenco dei papi, nel quale i primi trenta sono descritti come "martiri". Non esiste alcuna evidenza che tutti loro morissero per Cristo. Molti erano regolarmente sposati, alcuni di costoro si liberarono di moglie e figli in cambio dell'incarico papale. Molti erano figli di preti, vescovi e papi. Qualcuno era bastardo.Uno era un vedovo, un'altro un ex schiavo, diversi erano assassini, qualcuno era non credente. Ce n'erano eremiti, eretici, sadici e sodomiti. Molti divennero papi "comprando" l'incarico (simonia) e proseguirono vendendo le cose "sante" per rifarsi della spesa. Diversi ebbero figli illegittimi (quelli legittimi non possono essere considerati "irregolari"), alcuni erano fornicatori ed adulteri su grande scala. Ce ne furono di strangolati, avvelenati (esiste da millenni l'incarico di "assaggiatore" del cibo del papa), uccisi in vario modo e, forse, anche qualche sant'uomo.

Ma sorvoliamo un attimo su queste prime informazioni e prendiamo in considerazione il momento di passaggio tra il conforto e la guida "religiosa " ed il potere temporale. Dovrebbe più o meno corrispondere a quello della fatale alleanza tra Costantino e Silvestro, successore di papa Milziade, che non ebbe difficoltà alcuna ad accettare come fedele (posto che lo sia mai stato) uno (Costantino) che sgozzava ed eliminava fisicamente coloro che considerava nemici.

Come già detto, storicamente Costantino non rinunciò mai al suo titolo di "Pontifex Maximus", capo supremo del culto pagano di stato, ed in nessuna occasione fece della religione cristiana la religione ufficiale di stato. La sua alleanza con i cristiani era di natura esclusivamente politica e l'Editto di Milano, nel quale , con Licinio, stabilisce la libertà di fede, sembra dimostrare la sua indifferenza alle diverse confessioni religiose e la sua tolleranza in questo settore.

Colpisce il fatto che nessun documento nella storia della Chiesa sia altrettanto tollerante e generoso e saggio dell'Editto di Milano, predisposto da due sanguinari guerrieri (Costantino e Licinio), che stabiliva quanto segue: "Noi abbiamo da lungo tempo stabilito che la libertà di fede non debba essere negata. Anzi le idee ed i desideri di ciascun uomo gli debbono essere garantiti, rendendogli possibile il dedicarsi alle cose spirituali come egli meglio decida. Per questo ordiniamo che a ciascuno sia permesso avere le proprie credenze e praticare la propria fede come meglio desidera".

Nell'anno 380 il cristianesimo divenne religione formale dell'Impero Romano. All'inizio lo stato prendeva anche decisioni in campo ecclesiastico, a fini di ordine pubblico e di sicurezza o politica, ma, con il passare del tempo cominciò a verificarsi l'inverso.

Il momento cruciale resta comunque il passaggio da religione secondaria a fazione di potere. E con il potere, cominciò l'avvento di candidati che privilegiavano Mammone alla semplicità dell'originaria fede in Cristo.

Per esempio quando nel 366 morì papa Liberio, due diverse fazioni nominarono due diversi papi , Ursino e Damaso. Dopo aspre lotte per le strade i seguaci di Ursino si asserragliarono in Santa Maria Maggiore (allora conosciuta come la "nostra signora della neve") dove vennero sterminati dai seguaci di Damaso.

Ursino vene spedito in esilio dall'Imperatore, mentre Damaso, quasi per cancellare l'orrore del massacro, per la prima volta espose la teoria di aver agito in qualità di successore di Pietro (382). Già allora il vescovo di Roma era un ricco possidente e proprietario terriero. Il papa divenne Papa quando unì al ruolo religioso le funzioni secolari. Damaso rappresenta un esempio classico. Quando domandò al prefetto di Roma, un pagano con molti titoli religiosi, di convertirsi, il gentiluomo gli rispose "Volentieri, se tu mi fai vescovo di Roma".


Ammiano Marcellino sostiene che quella del vescovo doveva essere una posizione invidiabile: "Una volta che hai raggiunto l'incarico, uno se la gode, in pace, con una fortuna assicurata dalla generosità dei fedeli e delle matrone. Gira in carrozza, vestito splendidamente. Offre banchetti assai più lussuosi di quelli imperiali". Mentre San Geromio (ascetico segretario di Damaso), descrivendo il tipo di preti di cui si circondava Damaso, ne parla come di tizi che sembravano più che altro le mogli del papa.

Lo stesso discorso può essere fatto per Gelasio (san) (492-496), al quale è erroneamente attribuito il "Decretum Gelasianum" (VI° secolo) nel quale venivano indicati i libri proibiti e quelli consigliati (un INDEX ante litteram), ma che comunque diede inizio all'escalation del lusso nei paramenti e nelle forme delle cerimonie religiose. Lo stesso Gelasio iniziò la selvaggia guerra con il Patriarca di Costantinopoli, Akakios, troppo liberale verso i presunti eretici monofisiti, e contro Thiudareichs (Teodorico) il re goto che governò saggiamente l'Italia per alcuni decenni (re dal 493 al 526), cercando di imporre, senza riuscirvi per la ferma opposizione del re, una ambigua forma di supremazia della Chiesa sul laicato.

Teodorico degli Ostrogoti, tranne gli ultimi anni in cui fu colpito probabilmente da qualche forma di arteriosclerosi che lo portò ad alcune (poche per la verità, visti i costumi dell'epoca) inutili uccisioni e condanne, rappresenta anch'esso, con il suo "Editto", la superiore tolleranza e comprensione dell'elemento laico su quello religioso. Normalmente è solo l'aspetto civilistico delle sue leggi che viene considerato ma non bisogna dimenticare che tra le sue emanazioni normative si trova scritto, in latino ed in goto:"Religionem imperare non possumus, quis nemo cogitur ut credat invitus - Galàubeins ni mag weìs anabudàima ; ni aìns hun galàubjàith withra is wilja." (non possiamo imporre la religione con la forza; nessuno può essere obbligato a credere contro la propria volontà).

Fino all'undicesimo secolo i papi venivano eletti direttamente dal popolo di Roma e questo, senza dubbio, contribuiva a fare della nomina papale più un ufficio politico che religioso. Ma persino il cambiamento apportato dal rendere i soli cardinali elettori ufficiali del Papa non contribuì a risolvere il problema. Spesso anche durante il medioevo ci furono diversi papi contemporaneamente ed ancora più spesso, al fine di rinviare le lotte per il potere all'interno della Chiesa, vennero nominati papi in punto di morte o presunti tali (ci fu anche chi si finse morente per essere eletto).


5


La donazione di Costantino

La secolarizzazione della chiesa cominciò quindi con Costantino. Egli si era ben reso conto del potenziale della "gerarchia" come classe di governo. La Chiesa era discretamente organizzata ed aveva un suo proprio servizio "civile", che , con il tempo, venne rimpiazzato da corti e diplomazia debitamente "formalizzate".

Quando nel 330 l'imperatore spostò la sua Corte a Costantinopoli, l'antica Bisanzio, i vescovi di Roma (non ancora Papi) diventarono sempre maggiormente interessati negli affari civili. In questo periodo due papi emergono come particolarmente noti per la loro grandezza. Leone il Grande (440-461) , per il presunto salvataggio di Roma contro Attila l'Unno, e Gregorio il Grande (590-604), che occupò effettivamente sia la poltrona di capo materiale sia quella di Patriarca dell'Occidente.

Dopo che i Lombardi, una barbara tribù proveniente dal Baltico, si insediò definitivamente in Italia nel 568, il papato ebbe poca tranquillità.


Indifesi, con l'allontanamento della sede imperiale (trasferita a Costantinopoli), i papi dovettero cercare nuovi alleati militari, al fine primario di conservare gli enormi possedimenti terrieri di cui disponevano (occorre ricordare che, stranamente, nessuna delle varie invasioni barbariche succedutasi nel tempo, comportò particolari persecuzioni religiose o costrizioni sul terreno della fede per alcun cristiano. I Barbari erano cioè di gran lunga più tolleranti dei cristiani. Trattavasi quindi solo di interesse politico).

Dopo un anno di pontificato Stefano III, intraprese il viaggio per incontrare Pipino, re dei Franchi. In precedenza non era mai successo che un Papa chiedesse aiuto ad un sovrano Occidentale. Era la prima delle molte richieste di aiuto militare che si sarebbero verificate. Nell'abbazia di St.Denis, Stefano nominò Pipino e suo figlio Carlomagno "patrizi dei Romani".

Sembra che proprio in questa occasione Il Papa abbia mostrato al re un documento antichissimo, polveroso e spiegazzato, conservato per secoli negli archivi papali.

Datato 30 marzo 315, era chiamato la "donazione di Costantino". Si trattava di un legato o donazione da parte del primo cristiano(?) imperatore a papa Silvestro.

Il documento raccontava la storia commovente di come Costantino contraesse la lebbra e, mentre i preti pagani gli avevano suggerito di riempire una fontana appositamente costruita con il sangue di infanti, al fine di immergersi e guarire, cosa rifiutata dall'imperatore commosso dalle lacrime delle madri, gli fosse capitato di sognare Pietro e Paolo che gli imponevano di consultare papa Silvestro, allora rifugiato sul monte Soratte.

Il papa gli avrebbe mostrato la vera "fontana di pietà" ed una volta recuperata la salute, l'imperatore avrebbe dovuto costruire chiese in tutto l'impero e gettare via gli idoli pagani.

Insomma Costantino guarisce e, riconoscente, in nome del Senato e dell'intero popolo romano fa un dono al Vicario del figlio di Dio (notare la dizione "vicario del figlio di Dio") ed a tutti i suoi successori :

"In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare ed onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo....
Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le provincie, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali."

Costantino diede anche una spiegazione, fino ad allora assolutamente inedita, del perchè avesse tenuto per se l'Oriente. Lui desiderava che Roma, dove la religione cristiana era stata fondata dall'Imperatore del Cielo (Cristo), non avesse rivale alcuno sulla terra. La Roma pagana abdicava a favore della Roma cristiana.

Re Pipino rimase impressionato. Il documento provava che il Papa era successore di Pietro e di Costantino. L'imperatore aveva agito come fosse lo stalliere di Silvestro, ispirando in futuro molti imperatori e re ad imitare la sua umiltà nelle molteplici incoronazioni che avrebbero avuto luogo in seguito.

Quando Pipino entrò in campo con le sue forze e scacciò i Lombardi, rese al Papa tutte le terre che doverosamente gli spettavano sulla base della "donazione".

Si trattava di una straordinaria evoluzione dei vangeli: Gesù non possedeva nulla, mentre il suo capo discepolo non solo disponeva regalmente di enormi territori, ma aveva anche bisogno di alleanze militari per conservarli.

La "donazione" continuò ad essere importante anche in seguito. Per esempio l'unico papa inglese, Adriano IV°, si appellò ad essa quando regalò l'Irlanda ad Enrico II° d'Inghilterra. Adriano, tra l'altro, era Nicola Breakspear, figlio di un prete.

Tutto questo potrebbe anche passare..., ma la donazione è un falso palese e vergognoso.

Lorenzo Valla, studioso ed assistente papale, la esaminò accuratamente nel 1440, dimostrandone inconfutabilmente la falsità.

Valla lo dimostrò allo stesso pontefice, spiegandogli che il papa all'epoca della donazione non era Silvestro, ma Milziade. Costantinopoli non portava quel nome, ancora da venire, ma era chiamata ancora Bisanzio. La forma della scrittura non era latino classico (quello dell'epoca presunta) ma un latino bastardizzato utilizzato secoli dopo.

In cento diversi modi Valla fece letteralmente a pezzi il documento falso, risalendo anche ai probabili falsari, la curia Laterana poco prima del viaggio di Stefano III presso i Franchi.

Il libro di Valla venne pubblicato soltanto nel 1517, accettato e riconosciuto unanimamente dagli studiosi, mentre la Chiesa continuò ancora per secoli ad asserire l'autenticità di un documento assolutamente ridicolo.

La favola della lebbra di Costantino è una pietosa fiaba del V secolo. I fatti sono assai diversi. Costantino era "Vescovo dei Vescovi" (altro titolo di cui i papi si appropriarono), Capo assoluto del'Impero, era non cristiano e nemmeno catecumeno, tuttavia nessuno si elevava alla sua altezza e persino il vescovo di Roma (che sarebbe stato chiamato Papa diversi secoli dopo) costituiva una nullità, un niente per l'imperatore. Era infatti tecnicamente e praticamente un misero vassallo. All'epoca tutti i vari vescovi delle diverse sedi si riferivano a Costantino come al capo assoluto anche della Chiesa

E mentre egli costruiva splendide chiese in Oriente, edificava altrettanto magnifici templi pagani in Costantinopoli.

Allora non c'erano questioni di grado: l'Imperatore era "sacro", Pontifex Maximus. STOP. Capo supremo politico.STOP. Capo supremo religioso. STOP.

Ne conseguiva che solo l'imperatore poteva convocare assemblee religiose, come il Concilio di Arles nel 314. Come disse un vescovo contemporaneo:"La chiesa era parte dello Stato. Era nata all'interno dello Stato, e non lo Stato nella Chiesa."

Ultima curiosità di questa pagina è che fu Costantino ad inventare i concili generali, con il Concilio di Nicea (Bitinia) del 325, irritato dal fatto che dopo aver concesso ai cristiani libertà di fede, questi passassero il tempo litigando tra loro.

Il vescovo di Roma Silvestro, non solo non partecipò al Concilio, ma non ebbe alcuna voce in merito alle decisioni religiose, che furono prese integralmente e direttamente da Costantino, con una condanna formale dell'Arianesimo, probabilmente decisa solo per ragioni di prestigio, visto che non aveva alcun interesse religioso, o per dare una sberla morale ai vescovi ariani, che erano decisamente la maggioranza.

[Modificato da Claudio Cava 04/06/2007 23.21]






“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer