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Nunzio Miccoli –
martedì 27 novembre 2007



Per tutta la sua vita, gli interlocutori più importanti di Carlo Magno furono i pontefici. Carlo era l’uomo della Provvidenza, anche se era permanentemente in guerra. Papa Paolo I (757-767), chiamava il re franco Pipino III con l’appellativo di compare, perché padrino di una sua figlia. Il Papa ha anche usato i Franchi contro i Longobardi che volevano unificare l’Italia.
Nell’VIII secolo Pipino I e Carlo Magno posero le basi del futuro Stato della Chiesa, che, con il sostegno dei germani, si separò prima dalla tutela di Bisanzio e poi da quella dei Longobardi, così il Papa ascese da Vicario di Bisanzio, a Vicario di Cristo, da capo di una repubblica, a sovrano elettivo. Infatti, all’inizio il Papa era eletto nel corso di un’assemblea popolare, furono i papi i primi a dare a Roma, emancipata da Bisanzio, il nome di Repubblica romana.

Ben presto però la Repubblica, prima gentilizia e poi popolare, si pose contro il Papa. Il principe Alberico, figlio di Marozia, rinchiuse Papa Giovanni XI (931-935) e si pose a capo di una repubblica gentilizia, circondato dal senato degli ottimati, cioè dall’alta nobiltà. L’aristocrazia romana aveva ridato vita al senato, con competenze amministrative e giudiziarie, ed ora rivendicava il diritto di eleggere imperatore e papa, diritti già appartenuti ai romani.

Il papato si riprese imponendosi sui nobili e poi cercò anche di prevalere sull’imperatore, infatti, quando divenne papa il monaco cluniacense Gregorio VII (1073-1085), questo teorizzò la teocrazia papale e il primato della Chiesa sull’Impero. Questo papa, come Innocenzo III (1198-1216), riteneva di essere un sovrano con il potere di scomunicare e nominare gli altri sovrani e di orientare la politica dei governi laici.

Naturalmente nel 1083 l’imperatore Enrico IV gli si rivoltò e arrivò minaccioso a Roma, allora Gregorio VII si rifugiò a Castel Sant’Angelo, sotto la protezione dell’aristocratico ebreo Pierleone. Un Pierleone si era convertito con il nome Benedetto Cristiano e si legò al monaco Ildebrando di Soana, poi divenuto Gregorio VII (1073-1085).

Urbano II (1088-1099) affidò ad un Pierleoni la difesa di Castel Sant’Angelo, questi Pierleoni erano banchieri o usurai, come si diceva in quei tempi, divennero uno dei casati più illustri di Roma, secondo alcuni, due Pierleoni, emigrati in Germania, vi avevano fondato la casa d’Asburgo.
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Nel 1106 il successivo imperatore Enrico V scese in Italia si macchiò di immani devastazioni. Un Pierleone era plenipotenziario di papa Pasquale II, che era contro l’investitura dei vescovi da parte dell’imperatore. I romani volevano sottrarre all’imperatore anche l’investitura del prefetto, Pierleone era sostenuto dal Papa: questa famiglia, originaria di Trastevere e dell’isola Tiberina, diede senatori, consoli, cardinali e l’antipapa Anacleto II.

A Roma l’ebreo Baruch finanziava aspiranti papi ed in città vi operava una banca ebraica dei Pierleoni. I papi si compravano la carica e Pasquale II (1099-1118) era salito al Soglio di Pietro con il denaro di un Pierleone, nipote dell’ebreo convertito Baruch Benedetto. Questo casato, da Nicolò II (1059-1061) in poi, aveva sostenuto una serie di papi e diversi cardinali. Pietro Pierleone divenne l’antipapa Anacleto II. I papi Vittore III (1086-1087) e Urbano II (1088-1089) trovarono protezione, dai romani e dall’impero, nella fortezza di questa famiglia, a Roma i Pierleoni erano osteggiati dalla famiglia aristocratica dei Frangipane.


FINE DELLA PRIMA PARTE

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