00 11/01/2008 19:28


La lettera che segue è stata pubblicata, senza firma, sul numero di gennaio del Mucchio.

Ciao Max, ho seguito la questione del sequestro del Mucchio a Trani, e devo dire che esiste un qualcosa di più di una semplice “Trani Connection”: in Italia c’è un sistema consolidato e informale che tende a favorire anche a livello giuridico la Chiesa cattolica, che ci viene direttamente dal fascismo e che è molto difficile da scalfire.

Recentissimo, ad esempio, è un altro caso: quello di una sentenza del TAR del Veneto riguardante le visite pastorali nelle scuole. Bisogna premettere che, dopo un lungo ping pong giuridico, queste visite non sono più permesse. Il problema è che in Italia le scuole e le amministrazioni locali se ne fregano, continuando ad aprire le porte di fatto a visite pastorali durante gli orari scolastici fino a quando qualcuno non fa notare la cosa. Ma dato che vige una sorta di “omertà” specie nelle zone di provincia, per un singolo esporsi è un rischio a livello sociale.

Succede che l’UAAR è praticamente l’unica organizzazione laica che faccia notare tali abusi, e che si sia esposta in varie parti d’Italia per diffidare le scuole in cui erano previste visite pastorali. Circa un mese fa è intervenuta nella zona di Padova, dato che il vescovo locale aveva preventivato delle visite, diffidando le scuole. Queste avevano fatto sostanzialmente finta di nulla, dato che uno “sgarro” così al vescovo non lo potevano mica fare, per di più in una regione notoriamente “bianca”. L’UAAR ha quindi fatto ricorso al TAR del Veneto, e la sentenza che è seguita la trovo semplicemente paradossale, dato che si basa evidentemente su cavilli e serve per ostacolare la promozione della laicità. Praticamente, la sentenza afferma che l’UAAR non avrebbe facoltà di intervenire nell’area in cui è avvenuto il fatto (un piccolo comune veneto) perché lì non ci sono suoi iscritti e perché sostanzialmente nessuno dei locali ha denunciato la cosa. In pratica, se qualcuno nota una qualche irregolarità e la denuncia, potrebbe non essere legittimato a farlo: o perché la cosa non dovrebbe riguardarlo o perché le usanze locali, anche se violano le norme, vanno rispettate comunque (che grande messaggio di legalità che si dà al cittadino!). La sentenza mi fa venire in mente che, allora, le associazioni antiracket non dovrebbero intervenire nel caso in cui un mafioso chiedesse il pizzo ad un negozio il cui proprietario non è iscritto alla detta associazione, o che un caso di violenza domestica non dovrebbe essere denunciato da un’associazione di difesa delle donne perché nella comunità sussistono ancora tacite regole patriarcali.

C’è da dire però che l’UAAR è una APS, ovvero un’associazione di promozione sociale: significa che di fatto può rappresentare una certa parte della società, o particolari istanze, e per questo ha determinate prerogative giuridiche e organizzative. La legge sulle APS dice che queste possono promuovere azioni legali e intervenire in giudizi promossi da terzi, per tutelare gli interessi collettivi che riguardano le finalità dell’associazione (e l’UAAR, tra le finalità, ha proprio la difesa della laicità, violata nelle scuole in questo caso). E’ possibile rivolgersi all’UAAR per avere assistenza nei casi in cui – soprattutto in ambito scolastico – si vogliano far valere i principi di laicità contro le invadenze clericali.

www.uaar.it/laicita/visite_pastorali/



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