00 01/03/2008 01:05
Uniti per contare


di Giovanni Innamorati


ROMA - Il Pd è il partito dove è più numerosa la presenza di cattolici; anzi, è il partito che garantisce ai cattolici la maggior rilevanza e la possibilità di incidere davvero nella vita politica italiana, diversamente dai piccoli partiti identitari che avranno un ruolo di semplice testimonianza. E' questo il messaggio che arriverà dal Convegno che radunerà tutto l'arcipelago dei cattolici del Pd, dai Popolari ai teodem, dai cristiano sociali ai prodiani. Un messaggio pensato soprattutto per l'elettorato ma che le gerarchie non potranno ignorare.

L'appuntamento coincide un po' casualmente con la polemica per l'accordo con i radicali, visto che esso era stato programmato dopo Natale. Ma la coincidenza potrà tornare utile. "Dividersi tra laici e cattolici non è da Paese moderno", ha ammonito ancora stamattina Walter Veltroni. Nella platea della Sala Convegni antistante Montecitorio siederanno i circa 130 parlamentari cattolici del Pd: oltretutto non semplici, credenti ma tutti provenienti dal mondo associativo. Ma, fatto inedito, per una volta i politici non parleranno, bensì ascolteranno. A parlare saranno due storici, Andrea Riccardi e Guido Formigoni, il pedagogista salesiano don Carlo Nanni e il sociologo Franco Garelli.

Il tema è "l'educazione al bene comune", cioé lo stesso scelto dalla Chiesa italiana per la Settimana sociale dello scorso ottobre, sottolinea Pierluigi Castagnetti, uno dei promotori. Un messaggio di attenzione alle gerarchie? "Con le gerarchie si parla in privato - replica Castagnetti - mentre noi il messaggio lo vogliamo mandare all'elettorato cattolico". Ed è molto semplice, come sottolinea Dario Franceschini con una domanda che contiene già la risposta: "quale altro partito ha una presenza così rilevante per quantità e qualità di cattolici". Nessuno. Anche perché "non sono semplici battezzati, ma provengono dall'impegno associativo e sociale".

Un primo messaggio è difensivo, far capire cioé, come ha detto la teodem Paola Binetti, che i cattolici del Pd "vigilano affinché i radicali non portino il partito a una deriva laicista": insomma 130 contano più dei 9 candidati radicali. Anche perché è vero, come ammette Giorgio Tonini, cristiano sociale assai ascoltato da Veltroni, l'elettorato cattolico nutre qualche timore dopo questo accordo. Però, aggiunge il coordinatore dei Cristiano sociali, Mimmo Lucà "non abbiamo bisogno di fare i vigilantes. Il contributo che i cattolici del Pd possono dare all'Italia è quello di creare unità nel Paese, ponendo fine agli steccati tra laici e cattolici, riconoscedosi reciprocamente, e cercando di costruire delle sintesi nuove che uniscano il Paese?".

Insomma, sarà sì una prova muscolare ma che vuole imprimere nell'elettorato un senso di fiducia. Per far questo conterà anche la coreografia. Innanzi tutto il fatto, appunto che i politici non parleranno, tranne Veltroni alla fine: "In vista delle elezioni - spiega Francesco Garofani, coordinatore di Quarta fase e uno degli organizzatori del Convegno - vogliamo far capire che la nostra prima intenzione è quella di ascoltare quello che ci dice il Paese, quello che ci dice la rete dell'associazionismo".

E in platea siederanno il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, il presidente di Confcooperative Luigi Marino, quello delle Acli Andrea Oliverio, il presidente delle Comunità d'accoglienza Lucio Babolin e esponenti di tutte le associazioni, da Azione cattolica agli Scout (Agesci). Per questo, spiega Castagnetti, "ci aspettiamo da Veltroni un discorso importante". Dal segretario arriverà il riconoscimento dell'importanza del contributo di quanti si impegnano in politica illuminati dalla fede, ma anche un invito a non temere il confronto, vista la ricchezza della cultura politica dei cattolici. Insomma una iniezione di fiducia. La sfida del Pd sarà di "costituzionalizzare" i radicali, cioé porli nel circuito virtuoso del confronto tra laici e cattolici che nel Pd ha già dato i suoi frutti. L'altro messaggio del convegno e di Veltroni sarà quello al voto utile dei cattolici, come sintetizza Lucà: "I credenti non hanno bisogno di un partito di testimonianza, del 2%; se vogliono davvero incidere e contare il Pd, grazie alla sua vocazione maggioritaria, è la loro casa".

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