00 04/08/2008 18:23
filosofi, sacerdoti, streghe, inquisitori sullo stesso palcoscenico. recenti studi su falsa santita' , magia e stregoneria nel Rinascimento e nel 1600


Nella societa' cristiana, piu' raramente oggi, si e' imposto un modello di vita perfetta o per lo meno superiore: la santita' . Frutto di un convegno tenutosi a Udine nel 1989 e' il bel libro curato da Gabriella Zarri: Finzione e santita' tra Medioevo ed eta' moderna (editore Rosenberg e Sellier, Torino). Questo pregevole insieme di studi raccolto nella collana di saggi relativi alla storia sociale e culturale delle forme di vita religiosa, diretta da Sofia Boesch Gajano, ci rivela l' importanza, fra il Quattrocento e il Settecento, di un fenomeno di falsa santita' che, soprattutto in Italia, ha scosso la gente e turbato le autorita' ecclesiastiche. Alcune persone, uomini e donne, simulavano il comportamento attribuito di solito ai santi e alle sante che, fin dal Trecento, si esprimeva con l' estasi, il digiuno e la profezia.

L' implicazione del corpo nella santita' si manifestava talvolta negli "stigmatizzati": San Francesco d' Assisi rappresento' , all' inizio del Duecento, il primo caso. Cosi' , "alla meta' del secolo XVI, un' umile donna, la bolognese Giacoma Bartolini, presenta una piaga sanguinante nel petto simile alle ferite di Cristo e ne ha fama di santa". Contrariamente a quanto si potrebbe credere, il numero degli uomini corrisponde a quello delle donne in questa simulazione di santita' , che pero' si manifesta in maniera diversa. Secondo Jean.Michel Sallmann, "se il dono della profezia e quello di compiere miracoli costituiscono tappe obbligate di ogni processo di santificazione, nell' immagine della santita' femminile le qualita' mantiche prevalgono sempre sui poteri di guarigione, mentre gli uomini prima di essere indovini sono taumaturghi". In fondo, "la donna viene trattata dallo spirito diabolico e l' uomo dallo spirito umano". Un' inchiesta effettuata fra il Cinquecento e il Settecento dall' Inquisizione napoletana sulla simulazione della santita' rivela addirittura una superiorita' numerica maschile.

Spesso il motivo di questa commedia di santita' e' il desiderio di guadagnare danaro o di acquisire prestigio; ma il motivo che certamente s' impone e' il fascino di un modello socio.religioso. La tendenza all' imitazione prevale sulle motivazioni dell' inganno. L' interesse storico sta nel fatto che esiste una congiuntura della falsa santita' . Essa deriva da un fenomeno piu' generale che appare nel Trecento e, secondo me, gia' nei secoli XII e XIII, dalle accuse di menzogna, e piu' precisamente di ipocrisia, contro i cortigiani che frequentano le nuove corti principesche e contro quei religiosi di nuovo tipo che sono i fratelli mendicanti. Sul fenomeno della falsa santita' da inserire di nuovo nel comportamento delle falsificazioni, tanto diffuso nel Medioevo, qualche anno fa si svolse a Monaco di Baviera un grande congresso, al quale partecipo' anche Umberto Eco (Falschungen im Mittelalter).

A questo proposito bisogna inoltre ricordare La menzogna (a cura di Franco Cardini, Laboratorio di Storia I, Firenze, Ponte alle Grazie, 1989) e l' opera di Gianfranco Bettetini, La simulazione visiva, inganno, finzione, poesia, computer graphics (editore Bompiani, Milano 1991). Come giustamente scrive Gabriella Zarri, fra la meta' del Quattrocento e la meta' del Seicento, in Europa occidentale si sente sempre di piu' "la necessita' di distinguere il "vero" dal "falso", di indirizzare dall' alto i modelli comportamentali e disciplinare i culti... all' interno di quel processo di trasformazione che coinvolge la politica e la cultura europea nella prima eta' moderna e che si e' convenuto definire eta' della confessionalizzazione forzata e del disciplinamento sociale".

La Zarri ha ragione quando cita Il Tartufo di Molie' re o quando evoca le pagine di B.A. Uspenskij sull' area culturale russa nei secoli XVI e XVII, sui "falsi zar" (Lo zar e l' impostore. L' impostura in Russia come fenomeno storico.culturale, in Storia e semiotica, editore Bompiani, Milano 1988). Tutti pensiamo a Boris Godunov. In fin dei conti non c' e' da meravigliarsi se l' Inquisizione considera la falsa santita' come un' eresia. Dopo i sospetti su alcune sante spagnole, i primi casi conosciuti si riscontrano nel viceregno di Napoli nel decennio 1580.1590. Parecchi autori di questo libro parlano di "Sante come streghe". Cio' mi porta ad accennare anche ad un' altra opera appassionante scritta da Paola Zambelli, eccellente e nota storica dell' universita' di Firenze: L' ambigua natura della magia, filosofi, streghe, riti nel Rinascimento (editore Il Saggiatore, Milano). Non posso riferire qui sulla ricchezza di questo libro che, a dire il vero, ne comporta due. La sua originalita' sta proprio nel fatto che l' autrice, con erudizione e intelligente brio, ha saputo creare un intreccio fra i due libri.

Un volume e' sul metodo e sulla storiografia nel campo della storia delle scienze. Paola Zambelli presenta il suo metodo come una combinazione fra una storia intellettuale che solo indirettamente considera "dati e problematiche della storia sociale" e una "storia delle mentalita' " che dipende dall' "antropologia storica". E basa tale procedimento su una osservazione molto pertinente: "E stato detto che filosofi, inquisitori, intellettuali in genere condividono nella maggior parte dei casi la mentalita' delle streghe coeve anch' essi pur condannandola . credono reali diavoli e demoni, non dubitano delle influenze astrali, dell' efficacia degli scongiuri e di altre pratiche magiche... E vero che filosofi, sacerdoti, streghe, inquisitori entrano nello stesso orizzonte di discorso, ma a vari livelli...". Credo che questa nozione della diversita' dei livelli sia essenziale per vederci chiaro, soprattutto se si completa . come Paola Zambelli ci invita a fare e come lei stessa realizza . una storia "internista" della scienza attraverso una storia delle pratiche o, secondo i suoi propri termini, "per cosi' dire gli usi".

Partendo dalla constatazione che dopo il Malleus malificarum (Martello delle streghe, 1487) "non solo riti e cerimonie dei maghi, ma la stessa divinazione sconfinarono nel campo interdetto e perseguitato della stregoneria", la Zambelli pone la domanda giusta: "Come si affrontarono allora gli inquisitori e i teorici della magia?". E osserva la permeabilita' delle frontiere fra i due mondi, individuando, per esempio, "aristotelici fra i maghi, chiromanti fra i professori". Infatti gli inquisitori sono ben situati fra i due mondi, quello della magia dotta e quello della magia popolare, muniti delle teorie degli intellettuali, teologi e filosofi, ma in contatto con mentalita' e pratiche dei maghi e degli stregoni popolari. Immergendo le idee, senza dissolverle, nel grande bagno della societa' e delle mentalita' , Paola Zambelli riesce a definire la natura, la funzione, l' efficacia storica nel Rinascimento, delle teorie sull' astrologia, la magia, l' alchimia, la medicina, chiarendole anche attraverso il recente dibattito degli storici sul mito attuale dell' ermetismo.

Allora Paola Zambelli puo' scrivere sulla trama della sua riflessione metodologica e storiografica un secondo libro profondo e vero sulla magia nel Rinascimento. Magia ambigua, nera e bianca allo stesso tempo, naturale e spirituale, popolare e dotta. Il suo e' il libro di una storica cosciente del fatto che sotto il movimento della storia il passato diventa storia contemporanea. Paola Zambelli si chiede se nel dibattito attuale sull' ermetismo ci sia una critica "da sinistra" e un "antiermetismo reazionario". E con l' umorismo di Woody Allen (il dottor Yang in Alice) osserva la lunga durata delle credenze umane: "Cattolici credere in spiriti, . in grandi momenti di stress . talvolta spiriti apparire". Jacques Le Goff (trad. di D. Maggioni)

Le Goff Jacques


Pagina 7
(17 marzo 1992) - Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/
[Modificato da kelly70 04/08/2008 18:29]



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