00 06/10/2008 14:37
Ripropongo l'articolo del filosofo francese Yvon Quiniou

da cristianesimoprimitivo.forumfree.net/?t=32181421&st=30

Traduco dal francese di Quiniou (1) per pcerini:

E’ una vera regressione del modo di concepire la laicità quella che Nicolas Sarkozy ci ha appena proposto nel suo discorso di Roma, sotto il pretesto di offrircene una versione positiva e moderna. Ciò attiene a quello che la sua riflessione implica, allo stesso tempo un controsenso teorico, una ignoranza storica e un partito preso difficilmente accettabili.

Il controsenso, innanzitutto. La laicità, così come la Francia la rivendica dopo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, non si definisce in senso positivo tramite un’apertura di principio alle fedi religiose. Essa consiste piuttosto in un ritiro od una astensione che obblighi la Repubblica a non attentare alla libertà di coscienza e di culto e, conseguentemente, a non riconoscere o non sostenerne alcuno in particolare. Essa garantisce così, in opposizione al proselitismo religioso, la libertà assoluta di essere senza religione. Se la laicità ha un senso positivo, non è certo quello che le conferisce il nostro presidente. Essa non ha la funzione di liberalizzare le fedi, cioè di favorirle, ma di liberare dalle fedi istituite, che le differenti chiese hanno sempre, più o meno, voluto imporre. Basata sulla ragione, essa deve formare lo spirito critico e il libero giudizio di ognuno, in modo che egli prenda le distanze da tutti i contenuti dei pensieri religiosi che pretendono di sostituirsi al dibattito razionale e di fondare la loro legittimità su una fonte trascendente che sfugge all’intelligenza profana. Tale modo di procedere non preclude in nulla che lo si ritrovi e dunque lo si accetti anche nelle fedi religiose, ma controllate dalla ragione umana: delle fedi che non si oppongano alle acquisizioni scientifiche e morali, e ripulite allora dalle escandescenze irrazionali che troppo spesso le hanno caratterizzate.

E' qui che la presa di posizione del signor Sarkozy mostra una sorprendente ignoranza, se essa non è simulata. L’identità progressista della Francia repubblicana non si è costituita col retaggio cristiano ufficiale ma, essenzialmente, contro di esso. Lasciamo da parte il grave debito della Chiesa cattolica nei suoi rapporti con le scienze: in nome di una Rivelazione dogmatica essa si è regolarmente opposta alle grandi teorie scientifiche, come quelle di Galileo o Darwin, poiché mettevano sotto accusa la sua visione del mondo e dell’uomo. Parliamo dei grandi sconvolgimenti socio-politici che fanno ormai consenso : la Repubblica stessa, i diritti dell’uomo, l’uguaglianza dell’uomo e della donna, le conquiste sociali, la concezione civile del matrimonio, la libertà sessuale e l’accettazione del diritto alla differenza in questo campo (come l’omosessualità). Una concezione che esiga la laicità deve rapportarsi a questi fatti, e richiamarsi a una vigilanza costante, nella tradizione della filosofia dei Lumi, di fronte alle minacce di cui è portatrice la fede quando non è sottomessa all’esame critico.

Alla radice dell’approccio di Sarkozy alla laicità, che rompe con la tradizione repubblicana francese, vi è poi un partito preso di tipo ideologico : l’idea che l’uomo non saprebbe fare a meno della religione e del fondamento che essa è ritenuta apportare alle sue scelte morali. Egli raggiunge qui chiaramente Benedetto XVI che, nella sua ultima enciclica, difende uno scetticismo radicale relativamente alla possibilità che l’umanità possa migliorare la propria condizione storica senza il soccorso della fede. La storia dell’umanità ci dimostra che l’uomo ha saputo progredire senza l’aiuto delle religioni (anche se esse hanno potuto concorrere a questo processo) e che non ha necessità di alcun riferimento alla trascendenza per sapere cosa è il Bene e cosa è il Male : la ragione umana, facoltà naturale che si migliora nel tempo, è sufficiente, ed essa ha anche dovuto spesso sbarazzarsi dei pregiudizi religiosi per esercitare la sua libertà. Voler impiantare la morale nella religione è far dipendere i valori che devono riunire tutta l’umanità da credenze particolari, spesso in opposizione tra loro e la cui eternità non è per nulla assicurata; è esporre se stessi al relativismo e al nichilismo nello stesso istante in cui si crede di combatterli.

Una società veramente laica non troverà, dunque, nelle dottrine etiche delle diverse religioni che un elemento tra i tanti della sua discussione sulle norme che devono reggere la nostra vita collettiva e individuale, senza conferire loro il minimo dei privilegi. Essa farà, di conseguenza, del potere umano di giudicare, condiviso da tutti, il fondamento esclusivo delle sue prese di posizioni morali: solamente ciò che è universale può decidere di ciò che deve valere universalmente, al di là dalle fedi o non-fedi degli uni e degli altri.

Y. Quiniou