APOCALISSE Controinformazione su Chiesa e Cattolicesimo

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    damaride
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    00 16/01/2009 22:49
    Grazie per la risposta che ho posto in altro forum.

    E mi è particolarmente gradito salutare in particolare una persona che stimo tantissimo e che non leggevo da tanto tempo.

    Ciao Topsina, TVB

    [SM=x789058]

    MARIA

  • pcerini
    00 16/01/2009 23:22
    Re:
    damaride, 16/01/2009 22.49:

    Grazie per la risposta che ho posto in altro forum.

    E mi è particolarmente gradito salutare in particolare una persona che stimo tantissimo e che non leggevo da tanto tempo.

    Ciao Topsina, TVB

    [SM=x789058]

    MARIA






    Se ti interessa,il suo forum (dove partecipo anche io) e' questo:

    freeforumzone.leonardo.it/forum.aspx?c=150998&f=150998 (Genizà Forum)
  • pcerini
    00 23/07/2009 12:16
    Riprendo un'attimino questo thread per postare un'articolo che mi pare illuminante.

    da www.uaarbergamo.it/index.php?itemid=574

    Una laicità malintesa
    Vale la pena soffermarsi su un articolo di P. Roma apparso in prima pagina sulla Eco il 18 luglio 2009.
    Trovate l'articolo qui.
    L'autore fa una riflessione sul concetto di laicità, interpretandolo alla maniera del pontefice ora regnante. Questa interpretazione della laicità si basa su una dicotomia che non è mai esistita nella storia del pensiero politico sino all'ascesa di Joseph Alois Ratzinger al soglio di Pietro: quella fra “laicità” e “laicismo”.
    La laicità, sovente condita con gli aggettivi “sana”, “buona”, “corretta”, si riduce a una generica attitudine al dialogo fra religiosi dell'una o dell'altra fede e a un rapporto collaborativo fra istituzioni statali e religione cattolica. In alcuni casi alla laicità viene addirittura attribuito il significato di “vita laicale”, contrapposta allo stato sacerdotale: indica quindi la vita del buon cattolico che non ha preso gli ordini sacri né ha fatto una scelta di vita consacrata.
    Il laicismo invece è il peggiore dei mali possibili: una dottrina vecchia, ottocentesca, statalista e anticlericale. In realtà il laicismo, come lo chiama Ratzinger, non è altro che la laicità, per come è intesa nell'Europa continentale ininterrottamente dai tempi del Conte di Cavour, del Kulturkampf bismarckiano e della legge francese del 1905.
    Laico è lo Stato che non prende posizione rispetto a fedi religiose e a credenze filosofiche e che considera queste faccende affare dei cittadini privati; da ciò consegue che lo Stato:
    - deve lasciare a ciascuno la libertà di avere la fede che vuole, o di non averne alcuna;
    - non deve incorporare una morale fideistica nelle sue leggi;
    - non deve finanziare confessioni religiose con il denaro dei contribuenti.
    Un concetto di cristallina chiarezza, che costituisce uno dei pilastri delle democrazie liberali.
    Gli stessi cattolici hanno idee ben distinte sulla natura di questo classico concetto, come dimostra lo stesso Roma, che infatti scrive:

    Per costoro [i laicisti, ndr], in uno Stato laico le religioni non devono avere influenza sulla società nel suo complesso, in quanto hanno rilievo solo rispetto alla dimensione privata. [...] Non ci si rende conto che in tal modo viene ingigantito il ruolo dello Stato nel regolare la vita delle comunità fino ad impedire loro di avere un ruolo pubblico.

    Qual è l'accusa che Roma muove alla laicità classica, cioè al cosiddetto laicismo, secondo il lessico ratzingeriano?
    Di fatto è quella di non rispettare i “corpi intermedi”, le “comunità”, quelle aggregazioni di uomini che un certo pensiero politico vede come precedenti (e prioritarie) rispetto allo Stato, fra cui le comunità religiose, i gruppi di interesse economico, i gruppi etnici ecc. Ciò viene sostenuto proprio quando lo Stato come lo conosciamo oggi, ancor prima di divenire liberale con la Rivoluzione Francese, si è costituito lottando contro queste strutture sociali, di solito ben più opprimenti nei confronti delle libertà individuali dello Stato assolutista stesso, ed esautorandole. Quanto allo Stato liberale, esso si basa su una dialettica fra due poli: l'individuo, portatore di diritti inalienabili che lo Stato non può toccare e agente politico in quanto cittadino, e lo Stato, che risulta dalla volontà sovrana dei cittadini stessi, esercitata attraverso una Costituzione rigida. Qualsiasi altra dimensione della vita sociale, in un'ottica liberale, non ha riconoscimento se non nella misura in cui deriva dalla libera associazione dei cittadini: i “corpi intermedi” sono dunque gruppi privati che risultano dall'unione di cittadini altrettanto privati. La rivendicazione di un'importanza prioritaria dei corpi intermedi, o di un loro ruolo costitutivo nella struttura dello Stato, appartiene a teorie politiche reazionarie, come la filosofia del diritto di Hegel a cui fortemente si ispirò Giovanni Gentile nella sua teorizzazione dello stato fascista come stato totalitario e corporativo.
    Da ciò risulta che la teoria politica che Roma schizza non è compatibile con la democrazia liberale e che, nella dicotomia posta da Ratzinger, un solo corno è compatibile con l'assetto della Costituzione del 1948, cioè la laicità classica o “laicismo”, che la Corte Costituzionale stessa definì principio supremo dell'ordinamento nel 1989.
    La dicotomia posta dal pontefice è un modo per confondere le acque e per snaturare alcuni concetti politici a proprio uso e consumo. Purtroppo nel nostro paese i clericali godono, specie nella TV pubblica, di un'egemonia mediatica, cosicché in Italia, diversamente che nel resto del continente, questo lessico è ora invalso.
    La medesima strategia volta a impadronirsi delle parole e dei concetti dell'avversario, tecnica in cui i cristiani son maestri sin dal loro confronto con il paganesimo ellenistico nei primi secoli della loro religione, è utilizzata da P. Roma in alcune citazioni che cercano di volgere il pensiero di esponenti laici contro la laicità classica. Ma, come diceva Marcel Proust, “méfiez-vous des morceaux choisis”, diffidate dei brani scelti. Roma cita infatti un brano di Claudio Magris:

    Laico non vuol dire affatto, come ignorantemente si ripete, l'opposto di credente, o di cattolico, e non indica di per sé, né un credente né un ateo né un agnostico. Laicità non è un contenuto filosofico, bensì una forma mentis; è essenzialmente la capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è oggetto di fede, a prescindere dalla adesione o meno a tale fede.

    Sebbene questo testo affronti il problema della laicità dal punto di vista individuale (quando un uomo è “laico”?) e non da quello statale (quando uno Stato è “laico”?), è del tutto compatibile con la laicità tradizionale, che non è irreligiosità, bensì il contrario del confessionalismo. Laico è chi vuole che lo Stato sia laico, che la cosa pubblica non imponga a nessuno un certo modo di vedere le cose, una particolare Weltanschauung, proprio perché alcune cose sono dimostrabili razionalmente (e su queste lo Stato può prendere posizione), mentre altre no (e su queste lo Stato deve tacere). E' rimarchevole come Roma usi una citazione come questa per cercare di avvalorare la visione della “corretta laicità” elaborata da J. A. Ratzinger.
    Ma in che cosa si sostanzia questa pseudo-laicità, la corretta laicità che deve essere conforme al magistero della chiesa romana, pena degradare nel pericoloso laicismo nichilista e anarcoide?
    Stando all'articolo, in questo:

    Il dialogo tra lo Stato, la Chiesa e le altre religioni, come anche il dialogo tra individui di diversa estrazione sociale, culturale e religiosa, nel rispetto delle convinzioni e delle pluralità di opzioni, nonché della libertà di manifestarle. Questo spirito laico significa tolleranza, dubbio rivolto anche alle proprie certezze, capacità di credere fortemente in alcuni valori sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili. Altra cosa è il laicismo, che non ha sufficiente serenità nel pensare le relazioni tra credenti e non credenti, tra Stato e religione e nel perseguire una laicità compiuta, perché influenzato da pregiudizi antireligiosi o anticlericali.

    Queste belle parole, con l'esclusione dell'ultimo periodo, sono compatibili con la visione classica della laicità e, di per sé, non costituiscono neppure un concetto di laicità politicamente utilizzabile. E questo perché mancano il punto fondamentale: la legislazione statale. La laicità si occupa solo di ciò: le leggi e i valori che le ispirano. Vi è laicità se questi valori non sono dettati da una religione o da una filosofia, come il materialismo dialettico. Non vi è laicità se invece le leggi sono l'impronta di una visione del mondo chiaramente ravvisabile e se limitano la libertà dei cittadini di pensare con la loro testa. Le parole di Roma non dicono nulla di come le leggi dovrebbero essere nell'Italia “correttamente laica” del papa. E nulla dicono perché su ciò cascherebbe l'asino: il pontefice sarebbe costretto a rivendicare leggi esemplate sul magistero cattolico, con conseguente crollo dei suoi ingannevoli giochi di parole. Il suo clericalismo si paleserebbe in piena luce.
    Il dialogo fra credenti e non-credenti non deve mai venire meno, ma ciò non ha nulla a che fare con l'accettazione di leggi confessionali che impongono indebitamente a tutti la volontà di una parte, ancorché maggioritaria. La laicità infatti pone limiti, in quanto principio costituzionale, alla stessa sovranità popolare. Religione e filosofia riguardano l'individuo e la sua coscienza e lo Stato su di esse deve tacere: questa è la laicità, condizione necessaria di una democrazia liberale. In sua assenza si scivola nella teocrazia, o meglio nella ierocrazia, nel governo dei sacerdoti, visto che Dio non è mai stato capace di parlare da solo ed è sempre stato costretto ad avvalersi, per manifestare la sua volontà, del prezioso aiuto di un clero. E una simile discesa nella ierocrazia è precisamente ciò che P. Roma e, attraverso di lui, il romano pontefice invocano con la grande, pluriennale campagna mediatica di cui questo articolo è un piccolo tassello. Una campagna che dunque ogni sincero democratico di questo paese ha il dovere morale di contrastare.

    Tommaso Bruni – Coordinatore Circolo UAAR Bergamo
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    =omegabible=
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    Utente Gold
    Padre Guardiano
    00 23/07/2009 13:16
    RE
    Molto bene!!!! Grazie Paolo.

    omega



    O=============O===========O

    Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

    Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

    Apocalisse Laica

    Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


    Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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